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Autore: babykit87l    15/09/2012    4 recensioni
I saiyan. Il leggendario popolo di guerrieri feroci e dalle straordinarie capacità combattive. Essi vivevano sul pianeta Vegeta, conquistando e commerciando i pianeti della propria galassia. Combattevano per vivere e vincevano. Sempre. La leggenda vuole che un feroce tiranno dopo averli soggiogati e costretti a servirlo, li abbia sterminati, tenendosi per sé il principe. Il resto della storia è cosa nota. Ciò che non si narra è che c’era una saiyan che sapeva sarebbe successo e attese in silenzio. Perché non parlò? Come faceva a sapere? Chi era? Solo molti anni dopo il mistero sarà svelato. Come? La storia parlerà da sé.
Genere: Generale, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bra, Bulma, Pan, Un po' tutti, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice: eccomi di nuovo qui! Scusate il tanto tempo che avete dovuto aspettare ma, come già qualcuno saprà, ho avuto qualche problema con la stesura di questo capitolo, ebbene sì lo ammetto, ho avuto quello che si dice "blocco dello scrittore" però sono riuscita a sbloccarmi e questo è il risultato, spero vi piaccia ;) Per cui, come sempre, se vi va di farmi sapere che ne pensate, lasciatemi una recensioncina, anche piccolina va bene, davvero ^^ Vabbè ora vi lascio al capitolo.
Buona lettura!
A presto,
Babykit


Capitolo 5.

La navicella spaziale viaggiava veloce nello spazio, superando pianeti e galassie, sempre più lontane dalla Terra. Erano in silenzio, assorti entrambi dai loro pensieri. Bulma pensava al viaggio che avevano intrapreso e alla figlia, dovevano assolutamente capire come comportarsi con lei e sperava non fosse un viaggio a vuoto. Era come un deja vu, la sua mente tornava di continuo a molti anni prima, quando pieni di speranza volavano alla volta del pianeta Namek alla ricerca delle sfere del drago. Vegeta invece aveva ben altro in mente, ancora scosso dall’incontro avvenuto qualche ora prima sulla Terra. Quando erano entrati nella macchina del tempo, non aveva minimamente pensato a come fare una volta arrivati su Vegeta-sei. Lui era facilmente riconoscibile con il suo aspetto così simile al padre, ma la donna, che ora sedeva accanto a lui, lo era ancora di più. Come poteva nascondere agli occhi indiscreti degli altri saiyan quegli occhi e capelli color del cielo terrestre e quelle forme, di certo sconosciute alle donne del suo pianeta?

- A che pensi?- Chiese Bulma vedendo il volto scuro del compagno.

- Con le tue forme, attiri troppo l’attenzione- Disse lui con tono burbero.

- Cioè?- Chiese lei, stupita.

- I saiyan non hanno mai visto una donna con i capelli e gli occhi azzurri, per non parlare del tuo fisico, sei troppo formosa, le donne saiyan sono muscolose e prive di qualunque forma femminile, perlomeno quelle che combattono- Spiegò con modo spicciolo.

- E cosa dovrei fare? Starmene rinchiusa nella navicella mentre tu te ne vai in giro come se niente fosse? Non se ne parla, se ho fatto questo viaggio è perché voglio partecipare attivamente. E non è colpa mia se sono fatta così- Rispose lei, irritata dalla situazione. Vegeta si irritò nel sentire la voce della compagna.

- È per questo che sto cercando una soluzione. Tappati quella bocca e lasciami pensare in santa pace- Le urlò lui, furioso.
Se ne stettero così, in silenzio, mentre lui si arrovellava il cervello in cerca di un’idea. Poi un beep dello schermo di comando indicò che il pianeta Vegeta-sei era vicino e serviva una manovra di atterraggio.

- Ci siamo. Solo c’è un piccolissimo problema- Annunciò Bulma, un po’ in ansia. Vegeta la guardò chiedendo spiegazioni.

- Sul tuo pianeta non c’era nessuno che monitorasse gli arrivi e le partenze? Come si fa in un aeroporto?- Gli occhi di Vegeta si spalancarono all’improvviso.

- Hai ragione. Non possiamo atterrare così dove capita- Lei sbatteva freneticamente sui tasti della tastiera. Si erano fermati. Lei lo guardò come a chiedere cosa dovesse fare. Lui rifletté un momento, perché non sapeva bene come era costruito il suo pianeta. In fondo era solo un bambino quando esplose e non vi era rimasto granché nemmeno prima, buttato fin dalla più tenera età a combattere e a conquistare altri pianeti. Bulma aveva capito i pensieri del proprio compagno e attese in silenzio le coordinate per muoversi.

- Ok, allora digita 148° sud ovest, 382° nord ovest- Lei si mesi immediatamente all’opera e nel giro di pochi secondi la navicella si mosse rapida nella direzione assegnatale. Sorpasso veloce l’atmosfera del pianeta e atterrò con un assordante colpo su un terreno desertico e a migliaia di chilometri di distanza dal centro abitato.  Si prepararono a scendere dal veicolo.

- Ascolta, rimani qui.. Voglio vedere com’è la situazione per evitare che qualcuno ci scopra. Hai detto tu che è meglio evitare qualsiasi alterazione temporale. Giusto?- Lei lo guardò preoccupata e sospirò.

-  D’accordo, ma sta attento ok?- Gli disse poi abbracciandolo e dandogli un bacio intenso e passionale.

- Tze, figurati. Mi raccomando, non muoverti- Poi scese dalla navicella e veloce si addentrò nella vallata. Non poteva volare o qualcuno con i radar poteva scoprirlo e, nonostante parte della sua vita fosse stata solo dolore e sofferenza, non avrebbe cambiato nulla visto dove l’aveva portato e cosa gli aveva poi restituito: una famiglia che lo amava e che lui amava a sua volta. Anche se c’era voluto molto per accettarlo.

Arrivò fino al centro abitato, dove davanti a delle mura decisamente alte, vi erano due saiyan armati e protetti da un’armatura completa di casco. “Ottimo, proprio quello che fa al caso mio. In questo modo nessuno mi riconoscerà”. Si guardò intorno. Constatò che non vi era nessun’altro nei paraggi, per cui, se avesse fatto in modo che quei due nemmeno si fossero accorti di qualcuno che li stava tramortendo, avrebbe avuto campo libero. Veloce gli si parò davanti, un colpo secco, come quello che diede a Trunks prima del suo famoso sacrificio contro Majin Bu, stese il primo saiyan. L’altro fece appena in tempo ad accorgersi che quello stava cadendo a terra che Vegeta gli fu davanti anche a lui e, con lo stesso colpo, gli fece perdere i sensi. Prese una delle armature e se la infilò svelto, poi il casco gli coprì il volto, ora nessuno si sarebbe reso conto di chi fosse in realtà. Entrò nelle mura di quel centro e si accorse che non era nella capitale, la sua città, il centro del pianeta, dove vi era il suo enorme castello, ma in una piccola città armata che faceva da roccaforte insieme ad altre a protezione del pianeta.

Si aggirò furtivo, stando ben attento a non dare troppo nell’occhio, poi si avvicinò ad una bottega. Non aveva idea che anche sul suo pianeta la vita fosse organizzata in maniera così simile a quella terrestre. Entrò e vide un lungo mantello nero appoggiato su un fantoccio di legno, adibito a manichino. Ne sentì la consistenza e pensò che poteva essere perfetto per la sua compagna, in questo modo nessuno avrebbe potuto notarla. Una vecchietta con un bastone e una coda lunga dietro la schiena, segno distintivo che si trattava di una saiyan, gli si avvicinò.

- È bello non è vero?- vegeta si volse a guardarla. Non voleva parlare con nessuno, così annuì.

- È stoffa pregiata sai? Io vendo solo cose di qualità! Lo vuoi, guerriero?- Annuì di nuovo.

- A cosa ti serve? Devi nascondere qualche bella servetta che ti sei portato da un altro pianeta?- Vegeta ci pensò su un momento. In effetti quella poteva essere una buona scusa, anche per entrare a palazzo. Annuì.

- Bene, allora sei fortunato. Questo mantello è perfetto, per uno scopo del genere. E non ti costerà granché, in fondo è tempo di sconti ahahahhaha- Rise di gusto, ma la sua risata venne fuori come le unghie su una lavagna.

- Cosa vuoi in cambio?- Lei smise di ridere. Lo guardò come se cercasse di capire chi fosse l’uomo con indosso un casco del genere. Fortunatamente la sua voce sotto quella protezione era uscita camuffata.

- Chi sei? Dimmi solo questo e puoi prenderlo- Vegeta rimase sorpreso dalla richiesta della vecchia. Aveva capito che lui non era come tutti gli altri? Oppure era solo curiosa di vedere chi si celava dietro quella protezione.

- Chi credi che io sia vecchia? Un saiyan che ha trovato una schiava che gli piace e non vuole dividerla con gli altri, tutto qui-

- E dove l’hai trovata? L’armatura è intatta, senza nemmeno i segni di una lotta svoltasi a tuo vantaggio-

- Non ho avuto bisogno dell’armatura- Non sapeva da dove riuscisse a trovare tanto sangue freddo e velocità di risposta, eppure riusciva a tenerle testa.

- E va bene, posso cedertelo questo mantello. Quando avrai finito, riportamelo, potrei rivederlo a buon prezzo- E riprese a ridere soddisfatta. Lui prese il mantello e uscì da lì senza neanche ringraziarla. Veloce come prima tornò alla navicella dove Bulma lo attendeva ansiosa. Era preoccupata, in fondo si trovavano a decine di anni luce dal pianeta Terra e per di più in un'altra epoca. È vero l’aveva scelto lei di accompagnarlo, però non poteva fare a meno di stare in ansia. Era in attesa sulla navicella e guardava dall’oblò davanti ai comandi, quando vide un uomo armato e con un grande casco in testa raggiungerla a passo spedito.  Chi diavolo era? Perché Vegeta non era lì? Cosa avrebbe dovuto fare ora? E se l’avessero scoperto e stavano andando a prenderla per renderla una schiava? Di corsa prese il kit d’emergenza e prese un fucile, sapeva che era poco e non l’avrebbe di certo fermato ma le avrebbe perlomeno dato il tempo di fuggire. L’uomo arrivò davanti il portellone e lei d’istinto sparò un colpo che centrò in pieno il petto del saiyan. Lui di scatto si tolse il casco e Bulma poté riconoscere il volto del suo compagno.

- Ma dico, sei impazzita? Perché mi hai sparato?- Sbottò lui vedendola poi con il fucile in mano.

- Io impazzita? Credevo fossi un saiyan del posto che voleva approfittarsi di me. Perché hai quel casco e quell’armatura?- Chiese lei terrorizzata, mentre il fucile cadeva a terra. Lui si rese conto che effettivamente per lei non era prudente rimanere sola, soprattutto conoscendo la natura dei saiyan.

- Mi dovevo confondere con quelli del posto. Ti ho preso questo, così nessuno potrà vedere come sei fatta- Le porse il lungo e pesante mantello nero che lei si mise prontamente addosso, poi si diede un’occhiata allo specchio posto nel bagno della navicella.

- È totalmente antiestetico- Vegeta sbuffò.

- È questo il suo scopo. Tra l’altro dovrò far credere che sei una mia schiava e che ti devo portare al cospetto del Re- Bulma al sentire quelle parole si girò di scatto verso il compagno.

- Una schiava? Io?-

- Sì, ci servirà una scusa per poter entrare a palazzo senza dare nell’occhio e questo è l’unico modo, una volta entrati io so rigirarmi lì dentro non sarà difficile trovare Ferisa- Lei sospirò dandosi un'ultima occhiata allo specchio.

- Dovrò far finta di essere intimorita e tenere gli occhi bassi?- Lui annuì mentre si rinfilava il casco.

- Andiamo, non voglio rimanere un minuto più del dovuto in questo posto-

Si incamminarono di nuovo nella direzione da cui era venuto Vegeta ma, alle porte di quel centro dove prima si era fermato, proseguirono oltre. A metà tragitto Bulma decise di parlare.

- Pensavo ti mancasse il tuo pianeta. Che avessi nostalgia-

- No- Rispose in maniera secca il saiyan.

- Perché no?- Lui rimase zitto. Non voleva parlare. Non voleva tornare di nuovo su quell’argomento. Ne avevano parlato anni prima, dopo la sconfitta di Majin Bu, e lui si era aperto con lei, come non aveva mai fatto fino ad allora. Ora non voleva rivangare ricordi che faticosamente erano stati rinchiusi in un angolo buio e silenzioso della sua anima. Lei capì e non aspettò alcuna risposta. Quando arrivarono davanti le mura dell’enorme castello di pietra, che era la reggia del Re e dei guerrieri di prima classe, il principe riprese il discorso come se non fosse passato che qualche secondo.

- Non ho mai sentito questo pianeta come casa mia. Nessun  posto lo è mai stato- Aspetto un attimo, come se quelle parole gli costassero molta più fatica di quello che sembrava- Prima di arrivare sulla Terra e conoscerti- Bulma sorrise. Questa le bastava come risposta. Non le serviva altro.

- Non parlare. Non fare alcun cenno. Tieni bassa la testa e le mani congiunte- Si raccomandò ancora una volta prima di arrivare davanti alle porte dove più di un soldato era di guardia.

- Sono qui per portare questa schiava in visione al Re- Disse Vegeta da dietro la sua protezione. Le guardie lo guardarono sospettose.

- Beh che volete una richiesta scritta. Fatemi passare- Fece Vegeta in modo brusco, sapendo che così gli avrebbero lasciato campo libero, senza chiedere spiegazioni. Le guardie di fatto si scansarono e lo lasciarono passare. Era fatta, ormai erano dentro e nessuno si era accorto di loro. Almeno non avrebbero alterato granché quella dimensione. Girarono molto tra corridoi e scale su cui era costruito l’edificio, finché non trovarono un enorme portone dove altri soldati facevano da scorte. Si nascosero dietro un angolo da cui non potevano essere visti.

- D’accordo, tu adesso rimani qui, io cerco di far allontanare quelle guardie con qualche scusa poi entriamo, ok?- Bulma annuì. Aveva paura a rimanere lì da sola, ma era l’unico modo con cui potevano adempiere la loro missione. Si trattava del futuro di sua figlia e questo le dava la forza necessaria per continuare. Vegeta diede un’altra occhiata al portone e pensò a cosa poteva dire loro per farli spostare da lì, quando la voce di un bambino alle loro spalle lì fece trasalire.

- E voi chi siete? Che ci fate qui?- Un bambino di circa 5 anni, braccia incrociate al petto e lo stemma reale sulla piccola armatura, li guardava tra l’arrabbiato e lo stupito. Entrambi riconobbero in quell’aspetto il piccolo principe Vegeta. Il saiyan più grande seppe immediatamente che l’unico modo che aveva per evitare guai era raccontare al piccolo una mista verità.

- Siamo in missione e dobbiamo parlare con Ferisa- Disse allora Vegeta.

- La mia nutrice?- Chiese sorpreso il bimbo. Entrambi annuirono.

- E mio padre lo sa? O è una missione contro di lui?- il suo sguardo si fece ancor di più indagatore.

- No, non è una missione contro di lui però non lo sa e non deve saperlo- Gli occhi del piccolo si illuminarono. Poi con un sorriso beffardo disse:

- Non riuscirete mai ad entrare nelle mie stanze. A meno che non entriate con me- Vegeta capì al volo cosa il se stesso versione chibi aveva in mente e stette a gioco.

- Bene, allora perché non ci conducete voi?- Chiese con calma. Il principino ci pensò su un momento.

- Solo se poi mi direte tutto quanto. In qualità di principe ereditario devo essere a conoscenza di ciò che avviene nel mio palazzo, e in particolare nelle mie stanze. E poi devo saperlo: tu sei un saiyan?- A Vegeta venne da ridere per il tono solenne con il quale quella pulce aveva parlato. Non ricordava di essere stato così da piccolo. Bulma invece era intenerita e si era tranquillizzata con la sua comparsa.

- Sì, sono un saiyan e va bene, vi diremo perché siamo qui. D’accordo?- Lo sguardo del giovane fu sorpreso dalla risposta dell’uomo col casco.

- Se sei un saiyan perché non hai la coda?- Bella domanda.

- Mi è stata staccata durante un combattimento- Il piccolo sorrise.

- Forte. Va bene, seguitemi!- il piccolo saiyan con il mento in alto e l’atteggiamento tronfio, che aveva mantenuto nel tempo anche da adulto, si mise davanti a loro e poi con tutta calma li diresse davanti alle guardie, che lo guardarono stupite.

- Beh che fate lì davanti immobili? Fatemi entrare immediatamente!- Disse il principino in modo brusco. Loro di contro si fecero subito da parte e lasciarono entrare i tre senza dire una parola. Ancora in silenzio attraversarono un lungo corridoio e Vegeta non poté fare a meno di far tornare vecchi ricordi alla memoria. Sottovoce sentì poi la voce di Bulma.

- Non credi che sia un po’ pericoloso farci accompagnare da lui, cioè da te?-

- No, non c’è pericolo, perché oltre al fatto che è comunque piccolo, non ci vede in volto e non può riconoscerci- Lei annuì e tornò nella posizione indicatale dal compagno. Il bambino però si accorse della conversazione anche se non aveva sentito che leggeri bisbigli.

- Perché la tua schiava parla?- Il saiyan trasalì. Non si aspettava una domanda del genere.

- Non è una schiava- Rispose però con sangue freddo.

- Perché è vestita da schiava se non lo è?- Quel piccolo se stesso era davvero impertinente e curioso. Gli ricordava Trunks quando era piccolo. Sempre attento a tutto ciò che lo circondava e non poté fare a meno di ricordare che suo padre lo aveva venduto senza alcuna remore a quella lucertola schifosa, e non poté non domandarsi come avesse potuto farlo. Nonostante quando suo figlio venne al mondo non era pronto per lui, non lo avrebbe mai venduto ad un essere del genere piuttosto meglio saperlo morto.

- Perché… Beh è una principessa di un altro pianeta, troppo bella per essere vista da occhi impuri- A quel punto il piccolo si voltò a guardarla. Non riusciva a vedere la faccia e il mantello nascondeva ogni forma.

- Non mi sembra questo granché- Disse poi schifato. A Vegeta venne di nuovo da sorridere.

- Non l’avete vista bene per via del mantello- Il principino si fermò.

- Allora fammela vedere- Non poteva vederla o avrebbe alterato il corso del tempo più del dovuto.

- Siete troppo piccolo per poterla vedere, principe- Sperava in quel modo di aver sistemato la questione.

- Ma scusa i miei occhi non sono impuri, sono ancora piccolo, e poi sono un principe. Chi ha più diritto di me di vedere questa principessa?- A quanto pare quel piccolo saiyan era più testardo di quanto immaginasse, anche se ripensandoci forse non era poi così strano, visto che era sempre sé stesso.

- Solo colui che la sposerà può vederla e solo lui ha occhi puri- Il bimbo lo guardò non molto convinto ma accettò la risposta senza ribattere. Continuarono a camminare in quel lungo corridoio poi finalmente arrivarono davanti alla stanza del principe. L’enorme portone si aprì ed entrarono nella stanza, grande quasi quanto tutta la Capsule Corp. dove al centro era posto un enorme letto a due piazze e un enorme armadio ricopriva un intera parete. Bulma rimase stupita da tutta quella magnificenza e si dispiacque molto del fatto che, a breve, quel piccolo saiyan avrebbe perso tutto e avrebbe conosciuto il vero dolore. Da una porta all’interno della stanza uscì una donna, aveva un lungo mantello a coprire le forme, come quello di Bulma, sulle mani rugose aveva più di un anello e diversi bracciali in oro e metalli preziosi, lunghi capelli corvini le contornavano il viso anch’esso ricolmo di rughe, dietro la schiena dominava una lunga coda. La vecchia donna li guardò con aria circospetta poi, dopo aver ordinato al piccolo di togliersi l’armatura regale, si rivolse ai due ospiti.

- Benvenuto mio signore- Disse inchinandosi davanti a Vegeta- Mia cara- I suoi occhi incrociarono quelli della terrestre- Vi stavo aspettando- Ferisa fece così la sua comparsa.

   
 
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