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Autore: _Milla3    16/09/2012    1 recensioni
Leòn nasce una notte, in anticipo.
Camelia arriva in ritardo, in una giornata di maggio.
Stella esce fulminando tutti con il suo sguardo.
Violetta fa il suo ingresso nel mondo rendendolo più profumato.
George nasce da una donna forte e coraggiosa.
Cassia non vedrà mai sua madre, e renderà felice suo padre.
Sun arriva a colorare la giornata di chi la vede.
Le nascite dei bambini che di Fairy Oak segneranno la storia.
Una nuova, meravigliosa, storia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fairy Oak..Dopo.[Camelia's and Stella's adventures]'
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Giallo come luce del sole.

Pervinca si stava chiedendo perché accidenti il nome per sua figlia doveva essere un affare di stato. Era stato difficile con Stella, e sembrava ancora più difficile con la bambina che stava per arrivare. Non solo Tomelilla era ritornata alla carica con nomi come Violaciocca, Lillà - viva la modestia! - e Fiorella, che a Pervinca facevano storcere il naso solo a sentirli, ma ci si erano messe, stavolta, anche Camelia e Stella, ansiose di dire la loro.
Secondo la figlia, ci sarebbe stato bene Margherita, Iris, Mirtilla. Mentre Camelia, sicuramente più tendente agli inglesismi, stravedeva per Jasmine e Alyssa.
Ma Pervinca aveva già scelto, e non avrebbe permesso a nessuno di interferire. Semplicemente, li lasciava a cuocersi nel loro brodo. Non aveva ancora comunicato a nessuno la decisione che aveva preso. Per dirla tutta, non aveva nemmeno detto di avere già in testa un nome da un bel po'.
Il giorno fissato per la nascita, la piccola si fece sentire. Vaniglia sbuffava, chiedendosi come mai i suoi bambini fossero stati così poco puntuali, e Pervinca ridacchiava, in preda ad una crisi nervosa, prendendo in giro la sorella. C'era unnervosismo generale, comunque meno intenso di quello per le nascite precedenti. Erano tutti più grandi, più maturi, meno emozionati da ogni cosa. La stessa futura madre era decisamente meno presa dagli eventi, più logica.

«Non voglio nessuno, stavolta!» Strillò, mentre stringeva convulsamente la maniglia della sua camera, piegata in due dal dolore.
Grisam e Vaniglia, già in piedi e pronti ad entrare, si ritrassero quasi spaventati, di fronte all'irritazione di Pervinca. Il dottor Chestnut rise.

«Ed ecco che Pervinca si fa valere, come al solito. Speriamo che la giovane streghetta non sarà come la madre, eh Grisam?»
Lui si limitò a sospirare: di certo non era il momento migliore per dire qualcosa che fosse a sfavore della moglie: sapeva che, anche in preda ai dolori del parto, Pervinca sapeva essere letale. Non era decisamente il caso di contraddirla.
E così entrò da sola. Improvvisamente, la relativa tranquillità che aveva accompagnato tutti si trasformò in agitazione. Era frustrante non sapere cosa stava succedendo, decisamente irritante e...Un disastro, senza dubbio. Le ore passavano lente, e niente arrivava dalla stanza, se non gli strilli di Pervinca. L'ansia creceva sempre di più.

«Secondo voi c'è qualche problema?» Mormorò ad un certo punto Stella, che stringeva da ore la mano di Camelia, ormai rossa e sudata.
«Mannò! Che dici, Stè? Molti parti durano così tanto.» Tentò di rassicurarla la cugina, senza sapere in realtà cosa stesse dicendo. Ma evidentemente le sue parole servirono, perché la bionda sorrise, ed iniziò a parlare di come voleva fosse la sorella.
Finalmente, dopo ancora altre ore, il dottor Chestnut uscì, sfinito. Neanche avesse partorito lui, pensò stizzito Grisam, nel vederlo.

«Allora?» Chiese Cicero, decisamente nervoso.
«Tutto bene.» Rispose il medico, dopo un momento di souspance che fece preoccupare tutti «Potete entrare.»
Si precipitarono dentro. La bambina piangeva, tra le braccia di Pervinca. Le guardarono, e nessuno seppe cosa dire. L'unica sicura sembrava proprio lei, che aveva appena superato ore ed ore di travaglio.

«Il primo che dice un nome, si consideri morto.» Sibilò, di fronte allo stupore generale «Abbiamo già la nostra Stella. Manca il sole della casa.»
Rivolse uno sguardo affettuoso alla bambina tra le sue braccia, che aveva smesso di piangere.
«Vedete? Piace anche a lei. Non è vero, Sun?»

Oddio. Lo ammetto, fa pena. L'ho scritta per sfinimento, dovevo finire. Sì, avete capito bene, è finita. Perché su Willow non ho niente da dire. Cioè, riflettiamoci: Di quelli fatti finora, tranne George, conoscevate i genitori. Per George c'è il fascino del mistero. Willow è solo un bambino come tanti, che nella storia ha una parte relativamente importante. Insomma, non c'è nulla da dire su di lui.
Credo che sarà l'ultima storia che scriverò su "Sette anni dopo", almeno per un bel po'. Un bacio a chi mi ha seguita, e mi ha apprezzata. Grazie di tutto.<3
_Milla3
  
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