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Autore: Lenni    18/09/2012    3 recensioni
Partecipa alla Think Angst Challenge | Skins Generation 1 - 2 - 3 ♥
#O1: Cook / Dr Foster - "Cook non credeva in Dio, Buddha o Allah: in quel momento avrebbe voluto esserne in grado più che mai."
#O2: Sid / Cassie - "Sei tu il mio fiore, Cassie."
#O3: Franky / Nick - "Ed è guardandola andar via che quel pensiero ti torna in mente, esattamente come quel giorno. Non l’hai neanche salutata."
#O4: Emily / Naomi - "Vola, Emily, vola: non importa avere le ali per farlo."
#O5: Chris / Jal - "Ti guardo, Chris, ed è straordinario il modo in cui sorridi sempre, anche quando va tutto a puttane."
#O6: Effy - "La paura si scioglie in lacrime di mascara e dolore: è inutile combattere, la guerra è finita."
#O8: Rich - "Lei è tua figlia. Lei è l'amore della mia vita."
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Quasi tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Set: 06
Frase: 06
Personaggi: Cook - Dr Foster - Freddie (menzionato) - Effy (menzionata)
Prompt: "Vedere gli occhi di un uomo che muore" - Fabrizio De André, Guerra di Piero
Raiting: Giallo
Genere: Angst, Drammatico
Avvertimenti: Nessuno
Note dell'autrice: ebbene, questa è la prima one-shot della mia personale visione della Think Angst Challenge. Ho scelto Cook come apripista perché se già in alcuni episodi della quarta avevo cominciato a rivalutarlo (vedi la rinuncia a Effy, la scena sul prato con Naomi e, giusto per gradire, l'episodio dedicato a lui), in questo episodio ho letto tutta la natura di Cook: incazzato, violento e fedele. Insomma, ancora non eguaglia il mio Chris - oh, ma quanto lo amo, anche a distanza di mesi? ç_ç 
♥ - , ma un posticino nel mio cuore se l'è ritagliato anche lui c: Bon, dopo 'sto sproloquio, vi lascio al capitolo: recensioni sempre gradite :D



 






«Cos’è che si prova?» gli chiese, lottando contro la bile.
La mazza scintillava irrisoria, spoglia di ogni minimo residuo di sangue rappreso.
«Nel far cosa?» domandò a sua volta l’uomo, sadicamente ingenuo. 
Cook padroneggiò a fatica l’impulso di colpirlo, frenato solo dal pensiero che forse alla base di quella domanda c’era solo quella tanto decantata follia che lui credeva di saper curare.. 
«Nel vedere gli occhi di un uomo che muore» disse piatto, guardandolo negli occhi.
Foster si sciolse in una risata composta. «Uomo? Quale uomo? Un ragazzo, vorrai dire.»
Il dottore si era premurato di catalogare ed impacchettare i vestiti della sua vittima con cura quasi maniacale, corredando ogni singola confezione di un’etichetta esplicativa che non creasse dubbi sul contenuto: di certo, un lavoro tanto ben svolto poteva essere opera solo di un uomo vero, non certo di un ragazzino con lo skateboard e le magliette larghe.
«Vedi James, è questo il punto.» commentò quindi, sorridendogli affabilmente e carezzando la mazza «Voi siete solo due ragazzi, dei bambini, direi: non sapete niente di come vanno a finire questo tipo di cose e perciò sarebbe inutile per lei continuare a frequentarvi, capisci? Lei ha bisogno di un uomo, qualcuno che le faccia comprendere i suoi sbagli. E voi due, mio caro James, presto sarete solo uno sbaffo di matita cancellato da una gomma.»
Un errore: quante volte gliel’avevano detto. Forse Foster aveva davvero ragione, perché alla fin fine lui era sul serio solo un misero cazzone che si sfaceva di seghe pensando agli occhi di Effy. Troppo stupido per la scuola e troppo ribelle per lavorare, non aveva un cazzo di futuro e solo poche certezze – l’affetto di JJ e lo sballo del sabato sera – a proteggerlo dalla sua stessa incoscienza. Cook le sapeva queste cose, le sapeva tutte, dalla prima all’ultima, e sapeva anche che niente sarebbe cambiato. 
«Non credo che tu sappia chi sono, bello.» si rifiutò di dare del “lei” ad un assassino.
«Io credo di si, invece.» controbatté il dottore «Sei una nullità.»
Quella parola pesava, pesava tanto, ma non era il momento di lasciarsi schiacciare: nessuno poteva parlare così né di lui né del suo amico. Erano ancora i tre moschettieri, grazie a JJ, quel fottuto bastardo doveva esserselo dimenticato. Non restava che risvegliare la sua memoria.
«Non ti meriti quella ragazza. » aggiunse Foster, ignaro più o meno volutamente della rabbia crescente del giovane di fronte a lui «E sai … io invece si.»
Cook avrebbe riso, se solo la tensione non fosse stata così pronunciata.
Quando si parlava di Effy la meritocrazia era inutile perché anche lui se l’era guadagnata, la bella Stonem, visto che le voci della lista le aveva soddisfatte tutte. Avevano scopato, certo – una gran bella scopata, oltretutto - , ma il punto non era quello: non c’erano liste che tenevano, quando quei due si guardavano a quel modo. Lei lo amava e lui era morto.

Cook non credeva in Dio, Buddha o Allah: in quel momento avrebbe voluto esserne in grado più che mai.

«Sono solo uno spreco d’ossigeno. Uno stupido ragazzino.» elencò il ragazzo, come per fare il punto della situazione «Non ho giudizio. Un criminale.»
Foster annuì compiaciuto, senza allentare la stretta intorno al legno.
«Sono un buono a nulla. Una nullità.» le offese non avevano più peso, ora che la rabbia ribolliva nelle vene insieme ai residui di stupefacenti «Quindi, per favore … per favore, mettiti nel tuo cervellino che tu hai ucciso il mio amico e che soprattutto, io non sono James.»
Foster sorrise ancora, mentre le nocche del ragazzo gli frantumavano il setto nasale.

Un grido echeggiò nel vuoto: «SONO COOK!»
 
 






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