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Autore: xtaylorslaugh    21/09/2012    1 recensioni
La "international school of arts" è l'istituto più privilegiato del tennessee per lo studio delle arti. qui si incontrano personaggi come alex, charlie e brian, chitarrista della band più famosa della città: gli avenged sevenfold. Tra tradimenti e delusioni chi riuscirà a trovare se stesso?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Synyster Gates
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Threesome, Triangolo
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"eccolo lì" pensava. "il mio diploma".
-oggi tutto finisce, eh amico?- disse Matt posando la sua mano destra sulla spalla di Brian.
-tutto? solo la scuola, il resto rimane esattamente com'è, no?!- ribattè il chitarrista.
-non esattamente.- Jimmy si aggiunse alla conversazione alla mensa.
-ad esempio?
-tu ed alex non state più insieme, io che sono ufficialmente fidanzato, johnny che ha trovato l'amore della sua vita e matt e zacky che.. già, che cazzo avete fatto?
-partiamo.- si affrettò a dire zacky che si era appena seduto al tavolo.
-c-cosa significa che partite?- brian non aveva ben capito, credeva che i suoi amici sarebbero rimasti con lui quell'estate.
-andiamo un mese a los angeles.- dichiarò fiero matt.
-a los angeles?- brian era sconvolto, pure alex sarebbe partita per la stessa città e pareva che avesse invitato charlie ad andare con lei. 
-già. ma state tranquilli, è una cosa che farà bene anche a voi. dobbiamo incontrare un famoso produttore che ci informerà su come realizzare un album.
-un album?- jimmy rimase a bocca aperta e la sua voce tremava.
-già, per la band- concluse zacky sorridente.
Johnny accorse veloce e si aggiunse al gruppo, era già a conoscenza della notizia e risultava parecchio tranquillo a riguardo.
-lo sappiamo, siamo i migliori.- matt si atteggiava e sembrava piuttosto soddisfatto, fece l'occhiolino al suo ragazzo e sorrise ai suoi amici.

Charlie Alex e Rachel erano sedute ad un tavolo da sole poco più in là. Era la prima volta che Alexandra stava sola con altre ragazze e la cosa la elettrizzava abbastanza da renderla sorridente e disponibile con le due amiche. 
-non vedo l'ora di venire da tua zia!- disse rachel.
-non ho mai visto los angeles!- aggiunse charlie.
-sono felice che mi accompagnerete.- alex pronunciò le ultime parole con un'aria stranamente più positiva del solito, anche se non riusciva ancora a farsi trasportare dalle sue emozioni e appariva distaccata. Si sentiva più libera, eppure anche più vuota senza Brian che pesava sulle sue spalle. C'avrebbe fatto l'abitudine, se lo ripeteva sempre e provava a credere alle sue parole.
Dopo l'ultimo concerto commemorativo la campanella suonò.
Suonò per l'ultima volta. 

Arrivata a casa Alex buttò a terra la sua borsa di pelle nera e sopra vi appoggiò la sua giacca di jeans. Attraversò il grande atrio e il lungo soggiorno, in cucina si preparò una centrifuga di frutta e si sedette sul balcone sorseggiandola e fissando l'albero che scorgeva dalla finestra, gustandosi il caldo dell'estate. 
La sua quiete fu interrotta dal rumore dei tacchi di sua madre che si dirigeva verso di lei a passo svelto. Si sedette davanti alla figlia e la osservò in tutta la sua bellezza. Le assomigliava tremendamente, i folti e lunghi capelli mori e gli occhi verdi molto chiari le ricordavano sempre la sua giovinezza e i suoi anni di gloria al liceo. 
-dobbiamo parlare.- queste furono le sue parole che seriosa rivolgeva alla figlia.
-cos'ho fatto stavolta?- rispose in modo strafottente alexandra, che non era mai stata una buona figlia, ma che aveva sempre reso orgogliosa la sua famiglia.
-tuo padre.. ha combinato un casino.
"casino". Quella parola sembrava così volgare pronunciata da sua mamma, che era sempre stata una donna molto educata e comprensiva nei confronti della sua unica figlia.
-sarebbe?
-siamo in debito con la banca. di nuovo. ho parlato con la scuola e avrai una borsa di studio per il prossimo anno, visto i tuoi ottimi voti. ma dobbiamo diminuire le spese.
-aspetta.. vuoi che prenda una borsa di studio? non la voglio! non ne ho bisogno! non sono una poveraccia qualcunque. non puoi chiedere dei soldi alla zia?
-signorina harvey, non credo che una borsa di studio infangherà la sua reputazione. non posso più chiedere aiuto a mia sorella, non è carino, nè gentile.
-ohh, ma chissene frega..
Alexandra fece per andarsene ma fu trattenuta da sua madre.
-c'è un'ultima cosa, visto che dobbiamo risparmiare, non potrò più pagarti la clinica.
La frase echeggiò nella testa di Alex, la attaccò alle spalle, di sorpresa. Non era pronta.
"non pagarti la clinica" significava non avere più un posto dove andare. Alexandra fu seguita da uno psicologo, fin da quando era piccola. Ormai erano quasi sette anni che frequentava la clinica ogni settimana. Non ne parlò mai con nessuno, non voleva far sapere alle persone che era emotivamente disturbata. "disturbata". Alexandra appariva perfetta agli occhi degli altri e quel suo difetto non avrebbe più fatto onore al suo nome. Niente clinica significava niente cura. E niente cura significava malattia, quindi imperfezione.
-no, non puoi farmi questo!
-ho già sistemato tutto tesoro, il dottor Hudson potrà comunque riceverti all'ospedale di Nashville, anche se meno frequentemente. 
-in-in pubblico?
-beh, immagino di si. all'ospedale circolano molte persone..
-no.
Questa fu la risposta, subito dopo un mare di lacrime rigarono il viso roseo di Alexandra mentre correva in camera sua, chiamò Rachel e si sfogò con lei.
Si sfogò con un'amica.
Per la prima volta.
  
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