Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran
Segui la storia  |       
Autore: valah__    23/09/2012    1 recensioni
"Non riuscii a fare altro che sorridere mentre silenziosa e timida cercavo nuovi particolari che mai avevo notato prima. In quel momento sembrava come se il mondo si fosse fermato, come se in quell’istante esistessimo solo io e Edward, come se lui in quel momento avesse occhi solo per me."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quella sera io ed Edward sedevamo sui gradini di una scalinata sul retro e quasi silenziosi conversavamo di musica e di quello che il futuro avrebbe riservato alla nostra musica.
-Non sapevo sareste venuti anche voi- disse mentre strofinava le mani fra loro, cercando di allontanare il freddo di quella serata dal suo corpo. Nelle sue parole ritrovavo la voce che tanto amavo ascoltare in qualsiasi momento della giornata, le sue canzoni che tanto apprezzavo e che più di una volta mi ero ritrovata a canticchiare.
-Beh, lo abbiamo saputo oggi. Nemmeno io mi aspettavo di trovarti qui- risposi accennando un mezzo sorriso, troppo timida per guardarlo in volto. Lo schermo del mio computer era sempre stato una barriera nelle brevi conversazioni che ci era capitato di fare nei mesi precedenti e ora averlo così vicino mi causava un incredibile stato d’ansia causato dall’emozione.
-Lo avessi saputo avrei organizzato qualcosa- commentò fissando un punto nel buio. Non sapevo cosa intendesse, così decisi di chiederglielo.
-Cosa intendi?- domandai stupidamente mentre lui apriva un grande sorriso sul suo volto. Restò in silenzio per qualche istante, poi dopo aver sospirato si fece coraggio.
-Forse ti avrei invitata da qualche parte- mi rispose. Percepii le mie guance ribollire, ma non ebbi il tempo di coprirle, perché lui se ne accorse quasi subito.
-Scusa, non volevo metterti in imbarazzo- commentò smettendo di osservarmi; io gli lanciai un’occhiata.
-Non mi hai messa in imbarazzo- risi –avrei accettato volentieri un invito- dissi decisa donandogli un sorriso. Lui sembrò illuminarsi.
-Non so te, ma questa festa non piace- interruppe il silenzio imbarazzante che si era andato a creare. Sorrise, forse cercando di farmi intendere che voleva andarsene, così restai al gioco.
-Si, troppo rumore- dissi estremamente convinta, facendogli intendere che in quel momento mi sarei lasciata portare in qualunque posto avesse voluto.
-Allora… potremmo sparire per un’oretta. Sono sicuro che non se ne accorgerebbe nessuno- i suoi occhi luccicavano, era emozionato. Ridacchiai, poi annuii.
-Anche perché siamo seduti su questi scalini da un’ora e mezza- notai mentre lui ridacchiò. Mi lanciò lo sguardo, poi senza troppo indugi si alzò e cominciò a camminare lungo la stradina buia.
Restai ad osservarlo per qualche istante mentre con le mani in tasca si allontanava nel buio; si fermò e si girò cercandomi con lo sguardo, poi alzando un sopracciglio mi fece cenno di raggiungerlo.
 
-Forse non dovremmo stare qui- dissi mentre lui agilmente scavalcava la recinzione di un cortile privato. Atterrò provocando un rumore sordo, poi guardandomi dall’altro lato della barricata mi sorrise.
-Tranquilla. Dai, vieni- commentò.
Mi ci volle tutta la mia buona volontà per scavalcare quell’ostacolo che ai miei occhi appariva tanto imponente, ma alla fine ce la feci senza troppe difficoltà.
Il cortile era immerso nel buio più profondo, così come il buio che riempiva l’abitazione adiacente. Non sapevo di chi fosse quella casa e nemmeno sapevo in che zona di Londra fossimo, ma in quel momento la nostra posizione mi sembrava la cosa più stupida del mondo.
Ed si avvicinò alla porta d’ingresso sul retro e girando appena la maniglia aprì la porta.
-Ehm. In Inghilterra non è che esiste un nome per il reato che stiamo commettendo?- chiesi esitando sulla porta. Lui accese la luce e subito un gatto gli andò in corso, coccolandosi sulle sue caviglie.
-E’ casa mia- disse afferrando il gatto portandoselo al petto accarezzandolo dolcemente. Il senso di inquietudine che si era impossessato di me svanì e finalmente riuscii a rilassarmi.
-Sai, non ero preparato ad avere ospiti- commentò lasciando libero il gatto sul pavimento e iniziando a raccogliere bottiglie vuote e indumenti dal pavimento. Quella casa era il caos più totale, c’erano oggetti ovunque, segno che in quel luogo raramente si trascorreva una nottata tranquilla.
Soffocai una risatina e mi chinai al suo fianco a raccogliere qualche bottiglia di vetro.
-Seratine interessanti, eh?- commentai ironica notando l’etichetta di una vodka di provenienza russa. Lui lanciò un’occhiata alla bottiglia e rise.
-Mi piace bere- commentò con non calanche gettando quello che aveva raccolto nell’immondizia.
-Anche a me- dissi in risposta andandomi a sedere sul divano. Probabilmente bastò quell’occhiata per intenderci, anche perché a giudicare dall’espressione che entrambi avemmo nello stesso istante dovevamo aver avuto la stessa idea.
-Bicchierino?- chiese ridacchiando avviandosi ad un mobiletto; dopo aver preso una bottiglia dal contenuto rossiccio la aprì e me la passò. Bevetti qualche sorso, poi gliela ripassai e lui ripeté lo stesso gesto.
Doveva essere passata un’ora, o forse due, ma le immagini che prima erano così nitide cominciavano a sfocarsi e ogni singolo rumore sembrava rimbombare nella mia testa.
-Forse dovrei andare- dissi alzandomi barcollando. Mi sentivo così leggera che persino il pavimento mi sembrava ondeggiante. Lui mi prese il polso e poi mi si avvicinò.
-E’ tardi, è pericoloso. Resta- mi sussurrò osservandomi.
Fissai per qualche istante le sue labbra mentre si muovevano rilasciando parole che non riuscivo nemmeno a sentire e poi spinta da non so quale forza mi sporsi in avanti e lo baciai, perdendo l’equilibrio e finendo direttamente tra le sue braccia.
-Bess- ridacchiò distaccandosi da me, sorreggendomi –forse è meglio che tu vada a dormire- le sue parole mi rimbombarono in testa mentre mi lasciai cadere sul divano. Chiusi gli occhi e mentre sentii Ed coricarsi al mio fianco abbracciandomi mi addormentai.
 
Quando aprii gli occhi fui invasa quasi immediatamente da un’ondata di caldo insopportabile e senza aspettare molto corsi in bagno dove tutto l’acohol sorseggiato la sera prima si riversò nel gabinetto. Guardai il mio riflesso nello specchio e feci fatica a riconoscermi: i capelli sembravano un nido, il trucco sbavato tutto intorno agli occhi e il rossetto disteso fino al mento mi riportavano alla mente una notte a dir poco serena. Mi sciacquai il volto con dell’acqua ghiacciata e subito le mie idee sembrarono lucidarsi: una, due o forse tre bottiglie di alcolici non ben identificati mi avevano ridotto in quello stato.
Uscii dal bagno e mi avvicinai a Ed che ancora dormiva in un angolo di divano. Le sue labbra erano sporche del mio rossetto, quindi non mi fu difficile ricordare la memorabile figuraccia che la sera prima mi ero fatta con lui. E lui mi aveva addirittura rifiutata.
Gli sfiorai i capelli rossi arruffati e per un istante lui sembrò svegliarsi, ma nuovamente sprofondò nel suo sonno.
Estrassi il rossetto dalla borsetta e me lo misi sulle labbra, poi delicatamente gli diedi un bacio sulla fronte lasciandogli lo stampo. Sorrisi, poi afferrai la sua felpa lasciata sulla poltrona li di fianco e la indossai. Aprii la porta principale e stringendomi nella felpa cominciai a camminare lungo la via sperando di ritornare in albergo senza perdermi.
Quando rientrai nella mia camera notai che Samuel si era appisolato sul mio letto e per fortuna non era sveglio, quindi senza troppi indugi mi coricai nel mio letto sperando che nessuno si accorgesse della mia nottata lontana dalla band.
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran / Vai alla pagina dell'autore: valah__