Storie originali > Epico
Segui la storia  |       
Autore: AthenaSkorpion    23/09/2012    3 recensioni
E se Teti fosse riuscita a salvare nella sua integrità il corpo del futuro eroe che sarebbe stato Achille?
Se il tallone che lo portò alla morte fosse stato immortale esattamente come tutto il resto?
Gli Dei avrebbero tremato.
P.S. Questa storia è in collegamento fuori trama con "La mela di Eris".
Genere: Avventura, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Achille cresceva nello splendore della sua bellezza, del suo ardore e della sua acerba intelligenza.

Il centauro Chirone, per desiderio di Peleo e Teti, l'aveva accolto a braccia aperte e aveva promesso che gli avrebbe insegnato ogni sua conoscenza, in occasione delle guerre che le profezie avevano stabilito per il giovane ragazzo.

Il centauro gli insegnava la seduzione, l'arguzia, il coraggio, la bontà d'animo, lo addestrava alle armi, lo nutriva con midolli di leoni e cinghiali confidando nella forza che gli avrebbero conferito e il miele non mancava mai, per addolcire quell'animo così inquieto ed entusiasta.

Ma c'era una cosa che non riusciva ad insegnargli e questo iniziava a mettergli dei dubbi indosso.

- Achille, oggi parleremo del materialismo.

- Ancora, maestro?-sbuffò il bambino.

Chirone si accigliò e disse:- Achille, mi preoccupa il fatto che tu non riesca a distaccarti dagli oggetti e dalle persone che ami. Devi avere equilibrio, gradire, ma mai adorare, essere incuriosito, ma mai desiderare. Il desiderio porta alla gelosia, all'invidia, alla vendetta. Sei un bambino dall'animo d'oro, davvero superi tuo padre- si abbassò al suo orecchio- non dire che te l'ho detto, però...-e si rialzò con un occhiolino e un sorriso benevolo. Poi si ricompose.

-... ma tu non riesci a distaccarti.

- Maestro Chirone, come posso distaccarmi? Dovrei ignorare i miei genitori e la mia famiglia? Dovrei diventare un burattino come tutti gli altri? Essere un mero contenitore privo di emozioni e prestarmi al nulla? La morte è l'eterno nulla, vuoi forse avvicinarmi alla morte?

Detto ciò da un ragazzino di sei anni, chiunque sarebbe rimasto sconvolto. Chirone fece un passo indietro e quasi trattenne il respiro, mentre Achille continuava a lucidare la sua fida spada, incurante.

Chirone scalpitò nervoso. Da una parte Achille aveva ragione. Comprendeva la sua visione delle cose. Ma temeva troppo per lui. Sapeva bene che il Fato era stato circuito e sapeva altrettanto bene che da esso, Achille avrebbe ricevuto la vendetta più crudele mai narrata. Se lo sentiva in ogni crine della sua lucida coda.

Con un agile movimento di zampe, si accovacciò e sospirò.

- Achille, voglio credere che tu non ti lascerai mai traspostare dalla possessività e dall'egoismo. Ma non posso fidarmi. Sei solo un bambino.

Achille alzò lo sguardo, conscio che il suo maestro gli stava per chiedere quello che sua madre Teti gli aveva sempre avvisato di non fare.

- Achille, giurami che non proverai mai invidia o gelosia o desiderio di vendetta.

Il bambino si alzò in piedi, Chirone rimase seduto.

- Vado a caccia, maestro.

Con una velocità disarmante, uscì dalla dimora di Chirone e fuggì nella foresta, lasciandolo a bocca aperta.

 

Strinse l'arco di legno flessibile e ruvido in mano, inspirando e richiedendo quasi convulsamente l'odore degli alberi e dell'umido terriccio, la sua casa, ciò che amava di più.

Il suo arco, quei tronchi possenti e quasi ammonitori, quelle foglie che all'intenso battere dei raggi solari diventavano diafani e proiettavano disegni incantevoli sulla coperta di fogliame giallo della subforesta, quel silenzioso e invitante silenzio carico di vita, quello era tutto ciò che lo rendeva felice.

Le orecchie perse nel cespuglio di ricci biondi captavano ogni minimo rumore, ogni scricchiolio mentre le gambe dai muscoli guizzanti erano già in attesa di scattare, proprio come l'agile mano sulla cocca della freccia che impugnava sereno.

Era la prima volta che cacciava senza cani, voleva dimostrare a Chirone di essere bravo in qualunque cosa, senza dover giurare di esserlo. E poi, solo quando si armava si sentiva se stesso e discendeva in una calma onirica.

Un rumore agghiacciante di ringhio alle sue spalle lo immobilizzò. Con tutta la lentezza di cui era capace, poiché sapeva che le belve si allarmano e attaccano ai movimenti rapidi, si voltò e nel contempo caricò l'arco.

Nel suo campo visivo apparve un cinghiale di dimensioni esagerate. Una freccia non sarebbe bastata.

Si raccontava di cinghiali mastodontici in quella foresta, ma lui non aveva e non avrebbe mai prestato orecchio ad alcuna voce di popolo.

Fu tentato di cambiare freccia con una avvelenata, ma non avrebbe mai avuto il tempo.

Perciò cambiò tattica. Ripose l'arco e tenne salda la freccia in mano. Poi emise un ringhio spaventoso, quasi animale, proprio come gli aveva insegnato Chirone. Spaventava gli animali meno pericolosi mentre aizzava i più crudeli. Il cinghiale grufolò furibondo e caricò.

Quando iniziò a correre, Achille poté sentire l'adrenalina scorrere nelle vene mentre lo attendeva immobile. Era immortale, ma un po' di divertimento rischioso poteva averlo anche lui, no?

Ad un centimetro dal suo corpo, scartò di lato e conficcò con un grido di sfida la freccia nel collo possente dell'animale, che stramazzò a terra, quasi sorpreso dalla forza innaturale del ragazzo, che si alzò da terra tutto contento e se lo caricò in spalla per portarlo a Chirone. Che lo osservava da lontano, nella selva, con un sorrisetto sulle labbra.

 

Teti raggiunse la casetta di Chirone affannata, per quanto una dea di bellezza impareggiabile possa sembrare. Sembrava una coetanea del figlio, che ora aveva diciassette anni.

- Chirone, amico mio!

- Lo so, ti capisco. Ma lui è immortale, giusto?

Teti rimase immobile.

- Lo sapevo prima che tu arrivassi-spiegò Chirone. Teti si calmò.

- Come dicevo, lui è immortale. Tuttavia, se vuoi, il re di Sciro ospiterà Achille tra le sue figlie, a patto che lui somigli a loro. Ho già parlato con lui.

Teti, che non aveva ancora quasi parlato, annuì semplicemente, stordita.

- Cioè? Dovrei sembrare una donna? Chirone, vuoi scherzare, spero...-disse Achille scettico.

- Niente affatto.

- Io voglio combattere, non subire l'umiliazione di rifugiarmi tra donne!-esclamò il giovane.

Chirone abbassò lo sguardo e Teti lo imitò.

- Madre, non vorrai davvero infliggermi questo!

Achille iniziava ad infervorarsi e Teti sollevò le mani per calmarlo.

- Figlio mio, voglio troppo il tuo bene perché tu vada in guerra. Ma se è questo il tuo desiderio, allora ti lascerò andare. Ma ascoltami.

Achille rimase ad udire la madre, baciandole le mani in scusa per averle gridato.

- Non sarai il primo a toccar terra Teucra, capito? Per quanto tu sia immortale, il Destino fa brutti scherzi e ha dettato che il primo a mettere piede a Troia verrà ucciso.

Achille dovette reprimere la rabbia.

- Quindi mi dovrò comportare da codardo?-sbuffò.

- Ti aiuterò io-disse la madre.

I Mirmidoni attendevano di attraccare, agli ordini del grande Achille.

Il condottiero si rivolse all'amico Iolao e disse:- Gli uomini temono la profezia, nessuno riuscirà mai a toccare la sabbia nemica, sono troppo vinti dalla paura. Come possiamo fare?

Iolao si grattò la testa, pensieroso.

- Suppongo che il buon esempio possa essere d'aiuto. Qui l'unico immortale sei tu e tutti vantano di servirti. Porta lo stendardo e sputa sul nome troiano.

Achille annuì, quasi sapendo ciò che andava fatto. Non commentò sulla vigliaccheria di Iolao.

Si voltò e parlò ai suoi uomini.

- Soldati! Se è così che vi devo chiamare, battete sugli scudi e mostrate, ai Troiani che ci attendono, chi siamo!

Ogni uomo batté la propria arma sullo scudo. Dopo un secco ondeggiare, la nave giunse in secca. Achille e Iolao erano a un passo di distanza l'uno dall'altro. Achille stava per balzare giù quando vide l'amico cadere.

Teti, emersa dall'acqua per tirare il piede di Iolao, disparve.

Appena fu sulla sabbia, una freccia attraversò da parte a parte il torace dell'eroe, prontamente soccorso da Achille.

Appena giunti, già abbiamo dei caduti, pensò.

Alzò lo sguardo. L'arciere assassino depose l'arco mentre Iolao spirava, osservandolo dritto negli occhi, da lontano. Poi prese la spada e partì all'attacco.

Achille se lo sentiva nel sangue, prima o poi lo avrebbe incontrato in duello e allora non avrebbe avuto pietà.

Dunque, qui si intravedono i primi cambiamenti nell'andare delle cose... *chissà come la pensano le Parche, a riguardo, saranno certamente infuriate con me! XD*

Essendo immortale, non deve rifugiarsi, risponde solo ai suoi istinti.

E la prima battaglia già gli infligge la prima perdita. Un amico va via.

Chi credete che sia l'arciere? Se conoscete questo lato dell'Iliade sicuramente lo saprete, ma voglio mettervi alla prova... 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Epico / Vai alla pagina dell'autore: AthenaSkorpion