Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Shichan    24/09/2012    2 recensioni
1. Vedevi cose che non c’erano, e quelle che non vedevi, diventavano enormi, fragili castelli in aria.
2. Forse il problema è quello: che Aomine ha bisogno di ferire per sopportare le ferite, come un malsano, inconscio bisogno di lenire il dolore attraverso altro dolore.
[Raccolta di sei flashfic a tema AoKise + Kuroko qua e là]
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclaimer: i personaggi sono di Fujimaki Tadatoshi.
La canzone da cui la raccolta prende il titolo e le citazioni su cui è basata è “What if” dei SafetySuit.
Note: sì. Avevo dimenticato di dover aggiornare. *piange*
Teikou!Arc.

 

Che importa se ti fa perdere fiducia in me?

Quando Aomine prosegue, tornando nella propria parte di campo senza ricambiare il gesto di Kuroko – pugno contro pugno, era sempre stato un gesto così loro, in un certo senso –, Kise li vede anche se finge di no; capisce quanto, in quel singolo istante, lui e Kuroko siano simili e immensamente distanti, più di quanto non siano mai stati, più di quanto non saranno mai.
Aomine sembra il fulcro delle loro esistenze – quantomeno quelle sportive – e Kise è abbastanza sicuro che il moro lo sappia, che lo abbia capito, almeno per quanto riguarda Kuroko. E allora, si chiede, perché  di tante persone la prima che sta allontanando è quella che gli è più vicina?
Se lo spiega dicendosi che forse il problema è quello: che Aomine ha bisogno di ferire per sopportare le ferite, come un malsano, inconscio bisogno di lenire il dolore attraverso altro dolore.
Kuroko è la personificazione massima della cosa da cui Aomine si sente minacciato in quel momento, di cui ha più paura, e Kise lo sa, perché Kuroko sarà la sua ombra, ma il biondo è abbastanza certo di essere quello che ha osservato il moro più a lungo. In quel momento Kise li guarda, e capisce – e forse questo lo sa anche Kuroko – che Aomine non gli ha voltato le spalle per ora, ma per un tempo che sarà molto lungo; che non le ha voltate solo a Kuroko “persona”, ma anche a Kuroko “amico” e soprattutto a Kuroko “basket”, ed è certo che sia questo il timore che vede negli occhi del numero quindici, anche se finge di essere troppo occupato a riprendere fiato per accorgersene.
È quell’istante in cui si sente tanto vicino quello in cui capisce che loro – lui e Kuroko – sono su due piani estremamente diversi: se Aomine sta voltando le spalle solo a lui, se sta parlando solo a lui e non alla squadra è perché una squadra – di quelle a cui essere legati – non lo sono stati mai.
È per quello, perché a nessuno tra di loro importa davvero che Aomine segni cento punti a partita da solo, se non per una questione di orgoglio e competitività – e nessuno bada allo sguardo deluso di quando un avversario si arrende, e lo lascia passare, e Aomine si morde il labbro inferiore per costringersi a non gettare la palla di lato e prenderli a pugni, tutti, indistintamente, finché non sarà soddisfatto, finché non si sentirà libero da quel peso insopportabile che non sa come condividere, né con chi.
E allora, comprende: se Aomine si allontana persino da Kuroko, allora come può lui – lui che in fondo è solo Kise – anche solo sperare di raggiungerlo quanto basterebbe per dirgli “sono qui”?

   
 
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