Disclaimer: i personaggi sono
di Fujimaki Tadatoshi.
La canzone da cui la raccolta prende il titolo e le citazioni su cui è basata è
“What if” dei SafetySuit.
Note: sì. Avevo dimenticato di dover
aggiornare. *piange*
Teikou!Arc.
Che
importa se ti fa perdere fiducia in me?
Quando Aomine prosegue, tornando nella propria parte di
campo senza ricambiare il gesto di Kuroko – pugno contro pugno, era sempre
stato un gesto così loro, in un certo
senso –, Kise li vede anche se finge di no; capisce quanto, in quel singolo
istante, lui e Kuroko siano simili e immensamente distanti, più di quanto non
siano mai stati, più di quanto non saranno mai.
Aomine sembra il fulcro delle loro esistenze – quantomeno quelle sportive – e Kise
è abbastanza sicuro che il moro lo sappia, che lo abbia capito, almeno per
quanto riguarda Kuroko. E allora, si chiede, perché di tante persone la prima che sta
allontanando è quella che gli è più vicina?
Se lo spiega dicendosi che forse il problema è quello: che Aomine ha bisogno di
ferire per sopportare le ferite, come un malsano, inconscio bisogno di lenire
il dolore attraverso altro dolore.
Kuroko è la personificazione massima della cosa da cui Aomine si sente
minacciato in quel momento, di cui ha più paura, e Kise lo sa, perché Kuroko
sarà la sua ombra, ma il biondo è abbastanza certo di essere quello che ha
osservato il moro più a lungo. In quel momento Kise li guarda, e capisce – e forse
questo lo sa anche Kuroko – che Aomine non gli ha voltato le spalle per ora, ma per un tempo che sarà molto
lungo; che non le ha voltate solo a Kuroko “persona”, ma anche a Kuroko “amico”
e soprattutto a Kuroko “basket”, ed è certo che sia questo il timore che vede
negli occhi del numero quindici, anche se finge di essere troppo occupato a
riprendere fiato per accorgersene.
È quell’istante in cui si sente tanto vicino quello in cui capisce che loro –
lui e Kuroko – sono su due piani estremamente diversi: se Aomine sta voltando
le spalle solo a lui, se sta parlando solo a lui e non alla squadra è perché
una squadra – di quelle a cui essere legati – non lo sono stati mai.
È per quello, perché a nessuno tra di loro importa davvero che Aomine segni
cento punti a partita da solo, se non per una questione di orgoglio e
competitività – e nessuno bada allo sguardo deluso di quando un avversario si
arrende, e lo lascia passare, e Aomine si morde il labbro inferiore per
costringersi a non gettare la palla di lato e prenderli a pugni, tutti,
indistintamente, finché non sarà soddisfatto, finché non si sentirà libero da
quel peso insopportabile che non sa come condividere, né con chi.
E allora, comprende: se Aomine si allontana persino
da Kuroko, allora come può lui – lui che in fondo è solo Kise – anche solo sperare di raggiungerlo quanto basterebbe
per dirgli “sono qui”?