Serie TV > Xena
Segui la storia  |       
Autore: marwari_    24/09/2012    1 recensioni
«Ricordi quando lei ancora non faceva nemmeno parte dei nostri più idilliaci sogni?» Gabrielle si era avvicinata con gli occhi colmi di lacrime, aveva deciso di non piangere, era giusto così. Ma non per Xena, lei fissava il vuoto di fronte a sé
«Non ho voglia di soffrire con questi pensieri..» disse chiudendo gli occhi cosicché anche le ultime gocce d'amina fossero scivolate sulla sua pelle
«Non voglio farti del male, voglio solo onorare la sua memoria..»
«Onorare? Non c'è onore nell'aver ucciso una ragazzina..»
«Xena, hai fatto la cosa giusta: non soffrirà mai più e.. quella non era una semplice ragazzina..»
«Hai ragione: quel frugoletto era la mia bambina.»
TEMPORANEAMENTE SOSPESA - FINO A: DATA DA DEFINIRE
Genere: Drammatico, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ares, Gabrielle, Xena
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

FengariEveXenaGabrielle

Disclaimer
: Questi personaggi appartengono tutti alla Universal Picture; con questa fan fiction non voglio infrangere nessun copyright, né ho nessuno scopo di lucro.

Emmax5:Ahahah devo informarmi, nel caso prenoto due stanze per tutta la stagione sciistica!! Per quanto riguarda la sicurezza da carcere stile Azkaban, le ragioni si sveleranno.. oh se si sveleranno xD
Ma per ora ritorniamo indietro nel tempo - non mi odiare - per colmare un vuoto che si creerà in futuro. Semplice, no?
Non ti preoccupare, quando leggerai tutta la storia capirai.. ma avremo ancora tanti momenti insieme! Si torna un po' in Grecia per ora, buon divertimento!!

NdA: Fengari è nel mondo dei sogni, forzatamente, e lotta per svegliarsi e capire cosa è successo… la sua battaglia la sta facendo rinvenire a tratti, tanto da carpire una parola della conversazione di Xena e Gab: “Eve”. Che la sua testa le faccia rivivere un flashback? Un sogno riguardante il suo passato per ricordare? Le sarà utile?
Corpo in Danimarca, mente alla sua Terra.

[flashback - uscita temporanea dal Ciclo Normanno - leggibile in seguito, quando segnalato, TRASCURABILEfino a **; cat. Missing Moment – Occhi di Luna]




Sorelle
- Odio questa roba.- protestò con voce squillante la piccola Brunhilde
- A me non dispiace.- ribatté Fengari con indifferenza. L'amica la guardò ad occhi spalancati, la bambina bruna scoppiò a ridere - Avresti dovuto vedere la tua faccia, stavo scherzando!- l'altra le diede una spinta
- Che fate in questi due giorni liberi? Mia madre mi porta a pesca.- esclamò entusiasta Brunhilde, mentre si dirigevano nel cortile dalla loro stanzetta, dopo aver impacchettato i vestiti e gli ultimi oggetti che sarebbero serviti
- Beata te..- sospirò Fengari - Ci viene a trovare mia sorella.-
- Lamentati pure!- la prese in giro l'amica
- Tu non conosci mia sorella! Eve e lei è tutta...- agitò convulsamente le mani intorno al viso, accompagnandole da smorfie indefinite - Strana.. mi, anzi ci, costringerà a pregare tutto il giorno o sa solo lei cos'altro.-
Il sole di una calda giornata primaverile le accolse all'uscita dell'edificio. Quasi tutte le ragazze più grandi stavano studiando sdraiate sull'erba, altre si preparavano ad andare a casa, gruppetti concitati e rumorosi si dirigevano a lezione, un giorno come tanti, nulla di nuovo.
Fengari e Brunhilde si posizionarono vicino alla solita staccionata, adiacente all'ingresso; appoggiarono le loro piccole saccocce a terra e si misero ad osservare la loro Accademia, in cui tutti sapevano esattamente dove andare e cosa fare, e nonostante questo continuo circolare di azioni imposte e comandate, nessuno sembrava volersi ribellare. O meglio, nessuno sembrava accorgersi della sottile predominanza che quel posto stava imponendo alle loro vite.
A tutti sembrava andar bene, non che si domandassero più di tanto cosa stessero facendo
- Comunque mi sembra divertente..- irruppe la bimba bionda. L'altra la guardò spiazzata
- Cosa?- domandò curiosa, la parola "divertente" le accendeva come un scintilla. Per Fengari era tutto un gioco, non ci poteva fare niente, era fatta così, anche se il concetto di divertente tra lei e la sua migliore amica era alquanto differente
- Dicevo che dev'essere divertente.- si girò guardandola in volto con un leggero sorriso - Avere una sorella intendo.-
- Vorrai scherzare!- sbottò Fengari mentre l'altra si metteva di fronte a lei, incrociando le braccia al petto - L'ultima volta quella pazza esaltata ci ha fatto passare un giorno intero inginocchiati a non fare nulla.. nulla! Mi sembrava di impazzire!-
- Convengo al fatto che tu non sia il tipo che se ne sta immobile tutto il giorno a pregare..- la bambina aveva alzato le mani in segno di resa, cercando di calmare anche l'amica, ma non poteva negare che la sua reazione l'aveva trovata estremamente divertente - Ma guarda che tua sorella Eve è molto amata...- si bloccò un attimo e cambiò espressione. Fengari continuò a fissarla - E conosciuta... un po' ovunque e tu.. tu dovresti...-
- Brunhilde mi stanco a stare lì, punto e basta.- la interruppe Fengari - Poi parla di amore, pace e riconciliazione, non la capisco tanto, mi sembra una squilibrata, certe volte! È tutta così.. così.. calma e felice, io e mamma siamo impulsive, lei è il nostro esatto opposto. È da nervi.- la bambina si interruppe per cercare di interpretare le smorfie dell'amica, la quale teneva ostinatamente lo sguardo puntato sopra la sua testa, disegnando con le labbra sorrisetti isterici - Mi ascolti!?-
- Sì.- mormorò -..no..- riprese dopo storcendo la bocca
- Sì o no!? Ildy, per la miseria! Mi sembri mia sorella quando parla con gli angeli della sua mente...-
- Fenny.. nel tuo profondo del cuore la stimi in modo smisurato.- sorrise ancora in modo strano
- Sì, decisamente come lei. Impazzita, come in estasi, non capisce più nulla..- Brunhilde fece finta di mangiarsi l'unghia dell'indice e colse l'occasione per indicare sopra Fengari. La bambina bruna rimase interdetta, finalmente aveva capito - Lei.. lei è dietro di me, vero?-
- Già..-
- Già.- ripeté Fengari deglutendo. Si voltò lentamente sfoggiando un largo sorriso - Salve sorellona.-
- Salve Fengari.- le rivolse la stessa espressione, poi si chinò su di lei - Hey, non temere: non ce l'ho con te. Sei ancora troppo giovane per comprendere tutto quello che Eli ci insegna... io sono il suo umile strumento e, un giorno, anche tu capirai.- le disse con voce soave. La bambina le rivolse uno sguardo perplesso, quasi disgustato
- Sei da nervi.- concluse.

Fengari si mise l'indice sulle labbra, Eve le ammiccò convinta con un sorriso divertito stampato sulla bocca.
La grande casa sulla collina era avvolta dalle luci del pomeriggio di una primavera abbastanza calda, alberi alti e verdi coloravano allegramente sia il paesaggio che l'aria profumata di muschio. C'erano tanti cespugli che negli ultimi tempi si erano infoltiti e con essi anche l'erba si era fatta più alta.
Fengari gattonò da un basso arbusto fin dietro un albero.
Eve si sincerò che il campo fosse libero prima di strisciare a pancia in giù sotto una catasta di legname.
Si presero qualche secondo per osservare Gabrielle stendere metodicamente i panni ad una corda, forse stava anche canticchiando qualcosa, ma non era lei il loro obiettivo.
Eve prese in mano un sasso e lo lanciò dalla parte opposta; approfittarono della distrazione della donna per sgusciare fino al porticato in legno della casa. Gabrielle era tornata al suo mestiere
- Al tre apri la porta, nostra madre sarà al tavolo.- sussurrò Fengari con un largo sorriso sul volto
- Io apro, tu entri.- asserì la donna - Uno.-
- Due.- una coperta le avvolse completamente
-..e tre!- la voce divertita di Xena le fece sbuffare entrambe.

Fengari aveva insistito talmente perché sua sorella dormisse con lei che sua madre aveva acconsentito solo dopo lunghi capricci di entrambe, che le risultavano snervanti e infantili, soprattutto se a farli era la più che adulta messaggera di Eli.
Era stata una lunga giornata, avevano fatto merenda insieme, avevano parlato di svariati argomenti e in alcuni momenti Fengari si era pure annoiata, ma nonostante le numerose volte in cui Gabrielle chiedeva di Eli, dei seguaci o di altri argomenti inerenti, Eve si limitava a rispondere senza dilungarsi, il che rallegrò non poco la sorella minore.
Per un paio d’ore si erano persino avventurate nella foresta sul dorso di alcuni cavalli della scuderia di sua madre, con Xena rigorosamente alle loro spalle e Argo che supervisionava la buona condotta dei suoi simili.
Fengari aveva mostrato alla sorella tutti i suoi luoghi preferiti, ogni albero a cui associava un ricordo, ogni radura in cui aveva giocato, ogni cespuglio in cui si era rifugiata per agguati che avevano avuto o meno successo, ogni piccolo spazio segreto con cui si era divertita con i suoi amici; si spinsero fin dopo il bosco, costeggiarono il fiume e sbirciarono il cortile dell’Accademia di Chirone attendendo con ansia una sua comparsa che non avvenne mai.
Fengari era talmente entusiasta che coinvolse anche Eve nel suo mondo eccitante da bambina spensierata, facendo volare il tempo in un soffio.
Troppo presto il sole calò oltre l’orizzonte, regalando sì un incantevole tramonto, ma portandosi via con sé la luce del giorno e tutte le possibili avventure ancora disponibili. Mangiarono accanto al fuoco, con foga ed entusiasmo, assaporando il calore della famiglia unita, con le infinite storie delle vite ormai separate e le numerose esperienze da raccontare che portarono le due sorelle a pregare per calde coperte al bacio della Luna bianca, che si affacciava dalla finestra di Fengari.

Eve si svegliò a causa del salto di Fengari che, partito dai piedi del letto, terminò accanto a lei, facendola sobbalzare; i suoi occhi si spalancarono su due pozzi luminosi, grandi e vivaci che la scrutavano divertita e, per poco, non cadde dall’altra parte
-Buongiorno Eve!!- esclamò la bambina afferrandola per un braccio per fare contrappeso – Mamma è ad addestrare i cavalli e Gab è a comprare delle cose al villaggio: possiamo scorrazzare nella foresta fino all’ora di pranzo, oggi non c’è scuola!- Eve si strofinò le palpebre con la mano libera, convincendo la sua testa a seguire la frizzante voce di sua sorella
- Fenny… Fenny che ore sono?- mugolò tirandosi a sedere mentre osservava la fievole luce che penetrava dalla finestra
- Mancheranno sei o sette ore allo zenit!!- disse entusiasta tuffandosi sotto il letto per poi passarle i calzari. Quando tornò su Eve si era coperta fin sopra i capelli
- Lasciami dormire maledetta pulce!- gemette rumorosamente
- Eddai…- lagnò l’altra – Abbiamo un mucchio di cose da fare, noi!- sentì sbuffare da sotto le coperte si dipinse un largo sorriso sul volto
- D’accordo, peste.- acconsentì Eve sfoggiando una massa di riccioli spettinati – A patto che domani mi lascerai dormire di più.- strinse gli occhi per strapparle una promessa. Fengari la osservò alcuni istanti prima di annuire con foga e saltare dal letto a piedi uniti, poi corse giù per le scale
- Solo un paio d’ore però.- le riportò l’eco. La messaggera di Eli ricadde sul cuscino.

L’impaziente Fengari la costrinse ad uscire di casa in fretta e furia, con i bruni capelli pettinati alla bene e meglio e il viso ancora umido ma, dato che i primi caldi si stavano avvicinando, non fu poi tanto sconveniente.
Si lasciò trainare da quel piccolo ciclone incredibilmente attivo per tutto il vialetto, sollevando nuvolette di finissima terra secca allo strusciare dei suoi piedi avvolti in sandali di corda; Fengari la condusse fino ai recinti di legno dipinto di bianco, su cui si inerpicò, salutando a gran voce la madre, impegnata con un cavallo dal manto scuro.
-Vi alzate tutti presto da queste parti?- sbadigliò la messaggera
- Certo che no!- ridacchiò la sorella – Io dormo fino a tardissimo, solo che oggi ci sei tu.. ci serve tempo, devo farti vedere tutto!- Eve si lasciò scappare un dolce sorriso
- Ne sono onorata, dunque.- Fegati le fece un cenno con il mento
- Guarda ora.- le suggerì.
Puntarono il loro sguardo sul cavallo che galoppava costretto alla corda. Xena lasciò la presa mentre l’animale rallentava la cadenza mantenendo il moto circolare, passò ad un galoppo sfrenato ad una corsetta contenuta, ad un trotto composto fino ad un morbido passo dalla postura elegante; abbassò il capo fino a strusciare il naso contro il terreno e si fermò, alle spalle di Xena, fino ad allora immobile come una statua, al centro del cerchio che il cavallo aveva creato con le impronte degli zoccoli.
-Che sta facendo?- domandò curiosa Eve, gli occhi puntati sullo spettacolo quasi irreale che si stava svolgendo a pochi metri da lei, la sua voce era trasportata da un soffio d’aria, quasi a non voler rompere quell’atmosfera incantata
- Lo chiama desmos, significa legame. – rispose la bambina a tono, con un sorriso d’ammirazione – Lo usa su tutti i nuovi arrivati, è un modo per farsi accettare come… capobranco. È una cosa magica.- la donna annuì alla spiegazione.
Il cavallo si avvicinò piano alla schiena di Xena, sbuffò sui suoi capelli, tanto da farglieli finire davanti agli occhi, ma non sembrava preoccuparsene. La donna mosse alcuni passi in avanti e, dopo un po’ di esitazione l’equino la seguì.
Svoltò a destra, poi a sinistra, andò avanti e fece un percorso a caso e il cavallo le stava sempre dietro, intraprese una piccola corsetta, l’animale parve sorpreso ma la seguì trotterellando contento.
Ad un tratto Xena si volse guardandolo negli occhi, lui abbassò il capo e si lasciò accarezzare il muso
- Fenny!- la chiamò sua madre, lei si gettò nel recinto a piedi uniti, incitando sua sorella a seguirla.
Vedendole arrivare di corsa il cavallo scalciò spaventato e scappò via al galoppo, Eve si bloccò di colpo mentre la bambina proseguiva senza scomporsi. Xena lo guardò compiaciuta mentre Fengari le si affiancava
- Allora, ti piace il cavallo di Ildy?-
- Sì, mi hanno detto che lo monterà sua madre e poi Ildy quando sarà abbastanza grande. Lo vuole chiamare Corvo perché è tutto nero.- rise
- Beh è un po’ troppo per la tua amichetta.- ridacchiò la donna prendendola in braccio. Si portò due dita alla bocca e richiamò l’attenzione del cavallo, il quale si avvicinò subito, tranquillo.
Fengari batté un paio di volte le mani prima che sua madre la mise in groppa al morello, sistemandola appena dopo il garrese
- Ma ti fidi?- la voce sospettosa di Eve soggiunse poco dopo, facendo sorridere entrambe
- Conosco i mie cavalli e conosco Fenny.- la rassicurò Xena dirigendosi a passo sicuro verso le scuderie, con il morello fedelmente alle spalle.
- Allora, dove volevate andare?- chiese la donna alle figlie, mentre salutava Argo aprendo il recinto coperto della cavalla
- La volevo portare nella foresta.- esclamò Fengari appena smontata dal dorso dell’animale, mentre lo riconduceva al suo posto. Rise quando vide l’espressione incupita di sua madre – Saremo di ritorno per il pranzo, promesso.- Appena la cavalla vide la bambina nitrì così forte che Eve si irrigidì per l’ennesima volta, e quando Argo aprì la bocca per giocare, come suo solito, la donna afferrò la sorella per i fianchi e la tirò in braccio
- Eve, rilassati!- rise di gusto sua madre
- Stava per morderla!- protestò
- Voleva tirarmi i capelli.- brontolò Fengari divincolandosi – Lo fa sempre, si diverte.. e poi.. è Argo, non farebbe male a nessuno di noi!- Eve soffiò dalle narici rimettendola a terra.
Il broncio del suo visino si trasformò presto in un largo sorriso quando sentì la pancia di Eve brontolare rumorosamente reclamando cibo
- Ho fame anche io, forse è meglio andare nella foresta.- esclamò correndo fuori dalla scuderia con a seguito sua sorella, pronta a seguirla ovunque.

**Ci vollero almeno due ore prima che Fengari riuscisse a trovare il punto giusto per fermarsi; le aveva fatto vedere i cespugli di more e di lamponi dove avevano fatto colazione, l’aveva portata ad un capo di fiori selvatici all’interno della foresta e le aveva fatto persino vedere il posto segreto in cui lei ed Alex si allenavano di nascosto, durante la notte.
Avrebbe voluto portarla a conoscerlo ma purtroppo lui stava in Accademia e non poteva uscire, non di giorno almeno.
Si erano spinte oltre al fiume tra le due scuole dove si erano rinfrescate e schizzate a vicenda, fino ad arrivare ad una macchia di querce dai rami robusti e bassi su cui era facile arrampicarsi
- Eve!- esclamò Fengari non appena si appese al ramo più basso - Basta non fermarsi ed è tutto più facile! Vieni!!- proseguì saltando da un ramo all’altro, fino a sparire tra le foglie
- Fengari?!- la chiamò la sorella, sconcertata
- Ti sto aspettando!- le rispose con voce divertita.
Eve guardò più volte la distanza che la divideva dal ramo più basso prima di decidere di arrampicarsi per raggiungere Fengari; seppur con un po’ di difficoltà, raggiunse la sorella con un sorriso soddisfatto
- Finalmente!- la canzonò sgranocchiando una ghianda– Pensavo ti fossi arresa.- le disse avvicinandosi a carponi sullo stesso ramo
- Era la prima volta per me.- ti terse la fronte con il panno verde che le avvolgeva fianchi e la spalla destra – Accontentati, pulce.- Fengari le rispose con una linguaccia
- Quello cos’è?- domandò curiosa vedendo un timido luccichio spuntare tra le stuoie del corpetto rosso. Istintivamente la donna si portò una mano al collo
- È un ciondolo. Me l’ha regalato un uomo.. che conosco.- abbassò lo sguardo
- Il tuo fidanzato?- Fengari si sistemò a cavalcioni sul ramo facendo dondolare le gambette nel vuoto.
Aspettò impaziente la sgridata provenire dalle labbra rosee della sorella, aspettò qualcosa di divertente o un racconto sdolcinato, ma ottenne solo uno sguardo malinconico davanti al suo – Eve?-
- Siamo ad un punto morto: non portò mai avere un fidanzato, Fenny, o tantomeno sposarmi.- si bloccò un attimo, sospirò – Non capiresti.-
Le si avvicinò lentamente e scivolò sulla corteccia raggomitolandosi accanto a lei
- Sei mia sorella, non voglio vederti triste.-
- Quanti anni ho, Fenny?- le chiese con un dolce sorriso
- Trenta...quattro.- rispose dopo un veloce ricorso dei ricordi
- Esattamente.- affermò la donna accompagnandosi con un movimento del capo – Ma mi hai visto invecchiare in nove anni, tesoro mio?- Fengari si limitò a scuotere il capo
- Ma che c’entra questo? Nemmeno mamma e Gab invecchiano!- protestò la bambina, accorgendosi effettivamente di non capire
- Sì.. è una specie di dote di famiglia.- disse cupa Eve, accennando una risata – Vedi, se mi fidanzassi, se mi sposassi, sarei costretta ad assistere alla morte del mio compagno, sarei costretta a vedere il tempo scorrere senza poter fare nulla. Ogni persona che non invecchia ha una missione da compiere, il mio è quello di diffondere il messaggio di Eli, un messaggio di luce, è un compito che non finirà mai.-
- E mamma e Gab?-
- Avevano il compito di proteggere me, ora proteggono te.- Fengari annuì, anche se poco convinta
- Come fai a predicare l’Amore senza volerlo cercare per te stessa?- Eve si trovò spiazzata – Non puoi fuggire per sempre, se fossi al posto tuo non mi lascerei sfuggire un occasione del genere solo perché.. “un giorno”..- scosse la testa – È una paura che ci si crea da soli quella del futuro.. vivi giorno per giorno.-
Eve accusò il colpo di verità, sorrise alla lezione che una bambina di nove anni stava donando a sua sorella maggiore
- Sai una cosa? Ha proprio ragione.- la abbracciò strapazzandola – Dove l’hai imparato?-
- Dalle storie di zia Gab, naturalmente!- asserì con tono orgoglioso
- Mi toccherà rileggerle, dunque.- ridacchiò
- Ma.. loro non invecchiano per proteggere.. me.. da cosa?- Eve si irrigidì, le sorrise ostentando indifferenza, non era ancora il momento e non spettava a lei dirle tutto
- Ora basta con le lezioni, pulce.- prese a farle il solletico – E andiamo giù da questo coso o finiremo per romperci l’osso del collo.- la bambina si tirò in piedi, mettendo le mani ai fianchi
- Solo se mi dici come si chiama!-
- Si chiama Virgil, contenta?- sbuffò la donna, sperando che, prima o poi, la notizia fosse giunta alle orecchie di sua madre e soprattutto a quelle di Gabrielle. Aveva paura di come avrebbero reagito.
Quando smise di ridere Fengari aiutò la sorella a scendere, si aggrappò al tronco per calarsi giù in modo più rocambolesco ma, quando si accertò che la sua strada fosse libera riuscì a sentire un leggerissimo rametto che si spezzava, grazie alle lezioni i Alex.
Proveniva dall’albero di fronte, più in alto da dove si trovava lei. Fengari guardò di sotto, facendo segno ad Eve di aspettarla lì e cominciò a salire da un ramo all’altro, facendo attenzione a dove metteva i piedi e a non far rumore. Non poteva essere un uccello, magari uno scoiattolo o un piccolo roditore, lo avrebbe fatto vedere ad Eve per farle prendere un altro spavento; il solo pensiero la divertiva.
Si guardò attorno accigliata quando si trovò abbastanza in alto per vedere l’altro albero. Tra le foglie scosse dal vento non trovò una pelliccia rossiccia, né un piccolo roditore.
Rimase spiazzata nell’osservare due occhietti marroni, quasi uguali ai suoi, lampeggiare tra il fogliame. Si guardarono a lungo, prima di decidersi ad avvicinarsi.
Le due figure esili camminarono entrambe in piedi sul ramo. Fino a pochi centimetri, in cui i loro rami si intrecciavano, non riuscirono a vedersi in viso.
Fengari indugiò sulla ragazzina che le si parò davanti, le assomigliava, gli occhi potevano dirsi identici, avevano entrambe i capelli neri, lei lisci però, raccolti in una piccola coda, era vestita di poche pelli intorno alle parti intime e munita di bracciali decorati rusticalmente, dal fianco sinistro penzolava il fodero di un piccolo pugnale; non sapeva darle un'età precisa, forse una quindicina d'anni, forse un paio di meno
- Come sai arrampicarti fin quassù senza far rumore?- esordì con voce dura – Chi ti ha insegnato?-
- Mia madre.- rispose in un filo di voce – Tu chi sei?-
- Mi chiamo Tura, principessa Amazzone della terra del Caucaso.- si presentò lei con aria fiera
- Amazzoni?- le fece eco Fengari, corrugando la fronte – Che ci fate da queste parti?-
- Siamo in missione.- disse secca – Tu vivi qui? Da come ti muovi sugli alberi potresti essere un’Amazzone.-
- Sono una guerriera, ma non sono un’Amazzone.- Tura stava per replicare ma si interruppe subito quando sentì Eve chiamare Fengari a gran voce, preoccupata
- Chi è?-
- Mia sorella.- rispose ancora avvicinandosi alla ragazzina
- Siete tutte donne in famiglia?- Fengari annuì – È strano.- commentò con aria pensosa – Fammela conoscere.- ordinò alla bambina
- Sì, ma solo se mi dici perché ti interessi tanto a noi.- Tura scrollò le spalle, le si avvicinò prendendole il mento tra le dita – Mi assomigli. In tutto.- concluse saltando giù dal ramo, fino a terra.
Eve si vide piombare davanti non una,ma ben due agilissime ragazzine quasi uguali. Le guardò confusa, alternando gli occhi prima su di una, poi sull’altra
- Tura.- si presentò la quindicenne con un leggero inchino e il pugno destro portato al cuore
- È un’Amazzone.- rincarò Fengari, con voce entusiasta.
Eve la guardava taciturna, era stupita da quanto si assomigliassero le due e poi quel nome le diceva qualcosa, anche se non riusciva a ricordare
- Mi chiamo Eve.- disse la donna richiamando a sé la sorella, la quale zampettò allegra sotto il suo braccio – Come mai siete da queste parti?- corrugò le sopracciglia, cercando di ricordare villaggi Amazzoni nei dintorni
- Cerchiamo una nuova dimora.- comunicò titubante Tura – Ma vedo che questa foresta non è abbastanza protetta.- distolse lo sguardo – Mia madre aveva torto.- disse fra sé e sé
- Ti sbagli.- Fengari richiamò di nuovo la sua attenzione – Questa foresta è la mia foresta. Nessuno viene qui, perché è proibito... era sacra ad Artemis.- a quel nome la ragazza si illuminò
- È stata tua madre a mostrartela?- chiese avvicinandosi, speranzosa
- No, è stata mia zia Gabrielle.- comunicò Fengari. Tura mugolò
- Devo conoscere la tua famiglia: siete Amazzoni.- la ragazza le guardò entrambe – Altroché se siete Amazzoni.-
Le due sorelle si scambiarono un’occhiata incuriosita.

Fengari e Eve si tennero per mano per tutto il tragitto fino a casa; l’Amazzone Tura stava loro dietro, instancabile e pronta a scattare ad ogni rumore sospetto.
Era decisa ad incontrare quella strana famiglia di non-Amazzoni. La nuova casa l’aveva trovata, sua madre sarebbe stata fiera di lei e se quelle erano chi credeva che fossero, la protezione del loro villaggio era più che assicurata: il fiume da una parte pronto a rifornire di carne e selvaggina la loro gente, le mura di ben due scuole a proteggerle da due versanti, alberi forti e robusti e soprattutto una promessa di sventura per chi si avvicinava al suolo sacro ad Artemis senza un suo consenso - o privilegio divino consegnato alle Amazzoni e alle loro discendenti - per celare la loro presenza. Era il luogo perfetto.
Le terre del Caucaso erano ormai in balia dei nuovi conquistatori e, in poco tempo, le Amazzoni si sarebbero trovate accerchiate fra due fuochi nemici e, nel peggiore delle ipotesi, avrebbero dovuto piegarsi o farsi sterminare. Sua madre, la regina, aveva optato per uno spostamento in terre più sicure, magari la Grecia dove, una volta, piccoli villaggi Amazzoni erano tranquillamente adagiati in ogni foresta; dato il loro contenuto numero, avrebbero potuto benissimo ricominciare quella tradizione ormai trascorsa da lustri.
Tura si guardò più volte attorno prima di lasciare la protezione degli arbusti, senza di essi si sentiva come nuda, in pericolo.
Osservò con curiosità il vialetto battuto e decorato con sassi squadrati, e soprattutto la casa in legno munita di portico e panche per l’esterno. Non aveva mai visto una casa del genere, non così da vicino.
Eve entrò per prima spalancando la porta, notando subito che erano tutti all’interno; svoltò dapprima verso il tavolo e ne trovò una spiazzante novità. Con voce ancora scossa dalla sorpresa, ma ferma, incitò le altre due ad entrare.
Si sentivano delle voci parlare animatamente, man mano che si avvicinavano alla porta e Tura si bloccò sotto il portico sentendo una risata squillante che ben conosceva
- Mia madre?- chiese più a sé stessa che a Fengari, che la guardava sconcertata, non trovando risposte a domande che ignorava - Che ci fa lei.. qui?- scostò di lato la bambina con il braccio, precipitandosi all’interno dell’abitazione. Era curiosa, in subbuglio, spaventata perfino.
Quando Fengari la raggiunse, sull’uscio della stanza, si bloccò anch’essa, di fianco a Tura, gli occhi spalancati
- Quella è mia figlia.- esclamarono in coro sua madre e la donna seduta a capo tavola, la madre di Tura.
Ci fu un attimo di silenzio. Tutti si scambiarono un’occhiata curiosa, quella situazione era a dir poco bizzarra.
Le due donne, vecchie amiche, si erano appena rincontrate dopo anni, si erano rivelate a vicenda di due figlie che erano state nascoste dal tempo trascorso in due mondi diversi e non immaginavano certo che l’una fosse simile all’altra.
- Vedo che le nostre figlie ci hanno preceduto e hanno fatto amicizia per conto loro.- ridacchiò la regina Amazzone, scompostamente seduta a capotavola con un bicchiere in mano
- Xena.- si presentò la donna, con il pugno destro sul cuore. La principessa ricambiò con sguardo perso
- Lei è Gabrielle, Tura.- sua madre indicò la donna bionda che le sorrideva con il braccio alzato - La regina che ho.. spodestato.- risero entrambe - Hai esplorato la foresta come ti avevo chiesto? Come ti è sembrata?-
- Perfetta.- rispose con voce smorzata. La donna sorrise alla figlia, come per tranquillizzarla, poi si rivolse al corteo che aveva attorno
- Si chiama come..-
-..tua sorella.- concluse Eve con malinconia - È bello rivederti, Varia.-
- Già.- sospirò - È bello rivedere anche te, Eve.- si riscosse dai suoi cupi pensieri tirandosi in piedi per dirigersi verso la figlia di Xena - Spero vi stiate simpatiche perché verremo ad abitare nella tua foresta, Fengari.- la bambina dagli occhi cangianti si illuminò, già fantasticava sulle possibili fughe nel villaggio Amazzone per ricevere lezioni di nascosto o per poter carpire i segreti degli allenamenti delle leggendarie donne guerriere.
- Quindi sono Amazzoni, madre?- la voce indagatrice di Tura la fece tornare alla realtà
- Quasi.- le rispose - Ma non devi comportarti sempre da rude guerriera, rilassati, figlia mia.- la rimproverò
- Vi aiuteremo.- rassicurò Xena, mentre Fengari le saltava in braccio - Da qui possiamo avvistare possibili pericoli, e poi quelle foreste appartengono alle Amazzoni da sempre.-
- Anche se sono state profanate..- sibilò Tura, riferendosi alle incursioni di Fengari ed Eve
- Non l’avrei mai permesso, ragazzina.- la sgridò in tono scherzoso Gabrielle - Per quanto ne so, i piedi che hanno calpestato quei luoghi sono di discendenza Amazzone.- le due sorelle si scambiarono un’occhiata
- Come vedi, Tura, siamo le benvenute.- trangugiò il contenuto del suo bicchiere e si diresse verso l’uscio, facendo un distratto saluto Amazzone che ottenne risposta pronta - Andiamo subito a radunare le altre: le capanne non si costruiscono da sole!- la figlia la seguì, senza dimenticarsi di buttare un occhio sulle due dichiarate sue sorelle.
- Sono un’Amazzone?- la vocina tremolante di Xena le suscitò un sorriso
- Tua sorella lo è ufficialmente: ha ricevuto l’eredità Amazzone di Gabrielle quando ancora era piccola.- le comunicò.
Fengari non nascose la sua delusione, ma il fatto non la fece demordere: una guerriera c’era in famiglia, e sua sorella era un’Amazzone che predicava la pace, un controsenso sì, ma questo le dava innumerevoli speranze.
Voleva diventare una guerriera e ce l’avrebbe fatta. Dopotutto, anche la dolce Gab era una selvaggia Amazzone, forse era per quello che non le aveva mai proibito di sognare di diventare una guerriera.
Avrebbe guadagnato la fiducia di Tura e l’avrebbe pregata affinché l’addestrasse anche lei: voleva conoscere tutto della guerra, tutto da tutti.
- Porto dell’altro?-
Fengari si osservò attorno confusa mentre cercava di carpire da dove provenisse quella voce e il suo mondo si affievoliva come una nuvola di fumo
- Non è necessario.- la voce calma di sua madre fece piombare tutto nel buio più profondo.
Quando fu capace, finalmente, di socchiudere le pesanti palpebre vide una grande stanza dai muri in pietra e riccamente decorata, il suo corpo si scosse in un brivido di freddo, percepì con l’orecchio il crepitio del fuoco e le narici furono stuzzicate dal profumo di una zuppa ancora calda.
Non era nella sua Terra. Non era a casa sua. Non era nella cucina, dove si ricordava di essere l’ultima volta in cui aveva tenuto gli occhi aperti, non era dove il suo sogno indietro nel tempo l’aveva portata.
Il suntuoso letto in cui era appoggiata si incurvò di lato e, seppur parecchio stordita, riuscì a piegare la testa, scorgendo il volto colpevole di sua madre che la scrutava
- Fenny?- la sua voce le giunse metallica. La ragazza era stanca e scoraggiata. Si sentiva tradita e voleva tornare a dormire
- Ci sei riuscita.- mormorò - Mi hai ingannata.- richiuse gli occhi e tornò in un sonno oscuro, accompagnata da una carezza di sua madre, che lisciava i suoi capelli corvini.


   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Xena / Vai alla pagina dell'autore: marwari_