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Autore: Yuki Kiryukan    25/09/2012    6 recensioni
Seconda serie di Awakening.
Rebecca e Zach sono stati separati per due lunghi mesi. Ognuno preso ad affrontare i problemi della propria realtà.
Ma Rebecca è ottimista, poiché è viva nel suo cuore, la promessa di Zach, sul suo ritorno, di cui lei non ha mai dubiato.
Ma quando arriverà il momento di rincontrarsi, Rebecca, non ha idea quante cose siano cambiate, e si ritroverà ad affrontare da sola, i suoi incubi peggiori.
Dal capitolo 6:
"Non ci pensai nemmeno un secondo in più, che gli buttai le braccia al collo. Gli circondai le spalle, stringendolo forte contro il mio petto.
Inspirai a fondo il suo profumo virile che mi era tanto mancato. Mi venne da piangere quando sentii il suo corpo aderire perfettamente al mio. Come se fossimo stati creati appositamente per incastrarci.
Zach aveva mantenuto la sua promessa, ed era tornato da me. Io l’avevo aspettato, e adesso, non vi era cosa più giusta di me tra le sue braccia.
L’unica cosa che stonava, o meglio, che mancava, era il fatto che non fossi...ricambiata.
Quando finalmente, sentii le sue mani poggiarsi sulle mie spalle, non mi sarei mai aspettata...un rifiuto".
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cursed Blood - Sangue Maledetto'
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Salve a tutti! :D
Finalmente sono riuscita a postare il nuovo capitolo senza far passare troppo tempo!! *----*
Eh eh eh è che mi è tornato internet!!! Sono tornata alla vita!! xD Ahahaha!
Beh, adesso si susseguiranno dei capitoli di riflessione e di accadimenti...l'azione sarà rimandata al dopo! :)  Ma saranno comunque pieni di novità! ;)
Spero vi piaccia! ^-----^
Devo dirvi che non sono soddisfatta ne del titolo, ne del finale di questo capitolo...però beh, ero così ansiosa di postarlo, che non me ne sono curata molto! Se trovate degli errori, chiedo venia!  ^^''
Un grazie come sempre a chi mi segue, recensisce, dandomi tutto il suo appoggio!! *---*
Un bacio a tutti!!! :***
Yuki!

                                                     
                                                                Bianco






Richard sprofondò nel lettino bianco e candido dell’infermeria, e Kim chiuse la porta della stanza alle sue spalle.

  <<  Ti ho detto che non ho bisogno di una croce-rossina! >> sbottò l’uomo, guardandola malamente.

  << Se avessi evitato di romperti anche una mano, farei volentieri a meno di accudirti >> gli ricordò lei, sospirando sconsolata.

Senza dire altro, prese il kit di medicazione dal ripiano più alto di un armadietto bianco, e cominciò a tamponare delicatamente con una garza, il sangue colato dal naso rotto di Richard.

In un primo momento, l’uomo tentò di fare da solo, ma Kim insistette   << È già stata una giornata di merda...Tutti sono distrutti... Non ti ci mettere anche tu, per favore >>

Gli occhi rossi di pianto della ragazza, lo fecero arrendere, e lasciò che lo curasse.

  << Questo te l’ha fatto quel Dean, eh? >>  gli chiese lei dopo un lungo silenzio, afferrando il disinfettante.

L’espressione di Richard si fece ancora più dura  << Tzè. Non parlarmi di quel bastardo >> sbottò seccato  << Se ripenso a quello che ha fatto a te, mi... >>

Kim premette volontariamente sulla ferita, e lui sobbalzò dal dolore.   << Ahi! Che fai, strega? >> 

  << Non voglio scenate di gelosia >> disse, senza guardarlo negli occhi.

  << Ma quale gelosia! >> ribatté l’uomo, roteando gli occhi da una parte all’altra, come se preferisse guardare tutto tranne che Kim  << Ti sei fatta sorprendere come una dilettante... non è da te... >>

Con gli occhi verdi, tornò timidamente a guardarla, con fare indagatore   << Non è che quel tipo ti ha turbata? >>

La ragazza sobbalzò dallo stupore, arrossendo, ma si riprese immediatamente, e tamponò violentemente la narice ferita.

  << Porca...! Ti ho detto che mi fai male! >> esclamò Richard, prendendole la mano, e stringendola mentre l’allontanava dal suo viso.

Kim fece l’indifferente  << Così impari a tenere la lingua a posto >>

Fece per ritirare la mano, ma Richard non la lasciava.    << La mia mano >> reclamò.

Lui non fece una piega. Continuava a guardarla così intensamente, che ben presto la ragazza fu costretta a distogliere lo sguardo   << Che hai adesso? >>

Richard non rispose, e tirandola per la mano, l’attirò a se, catturando le sue labbra.

Le passò una mano dietro la nuca, intrecciando le dita ai suoi capelli rosso fuoco, per approfondire il loro contatto.

Non ci fu nulla di dolce. Fu un bacio prepotente e possessivo, che trasudava passione da tutti i pori.

Quando la lasciò andare, Kim ansimava   << E menomale... >>  farfugliò  << ...Che ti avevo detto di tenere la lingua a posto... >>

Richard continuava a tenere il volto di lei vicino al suo, come se da un momento all’altro volesse riprendere il bacio. Non aveva smesso per un secondo di guardarla con intensità.  << Voglio sapere cosa provi >> l’alitò.

Kim era seria in volto.  << Pensi che in un momento come questo...ci sia spazio anche per l’amore? >>

Lui rimase impassibile, poi, dopo un lungo secondo, si allontanò da lei. Si teneva ancora la garza nella mano non ferita, e la sorpassò velocemente, senza nemmeno guardarla in volto.

Si fermò sull’uscio della porta:  << Aspetto una tua risposta >> disse infine, prima di varcare la soglia ed uscire.

Kim rimase sola nell’infermeria. Aveva ancora il disinfettante nella mano. Lo guardò con aria assente.    << Che palle... >> sospirò  << Possibile che non ci sia una cosa semplice, nella mia vita? >>

Ripensò al bacio passionale di Richard toccandosi le labbra, e dopo qualche secondo, senza saperne nemmeno lei il motivo, le tornò in mente il caldo torpore che aveva avvertito quando la lingua abile e calda di Dean le aveva inumidito il collo.

Imprecando ancora, ma in modo più isterico, si lasciò cadere sul letto, esausta.
 
 
                                                                                               


                                                                                                ***********************************
 
 



Dicono che anche quando crediamo di non pensare a nulla, la nostra mente vaga in ragionamenti a noi ignoti.

Ma io in quel momento, mi sentivo veramente svuotata.

Bianco. 

Tutto intorno a me era bianco.

Anche la mia testa era di quel candido colore, e non sarei riuscita a formulare un pensiero nemmeno volendolo.

Quando avevo riaperto gli occhi, avevo a stento riconosciuto di trovarmi nella mia stanza.

Dopodiché, il tempo cominciò a perdere significato.

Non avevo la forza di fare nulla, e anche quando mio padre, Kyle, Derek, Susan e Kim venivano a trovarmi, non riuscivo a trovare uno stimolo per reagire.

Perché mancava lei.

Amy, la mia dolcissima amica Amy, non sarebbe tornata mai più.

E non avevo nemmeno un corpo su cui riversare tutte le mie lacrime, che puntualmente, finivano sul cuscino. 

Quando ripensavo a come era morta, e soprattutto chi ne fosse responsabile, la mia mente si tingeva di rosso per la rabbia, e di nero per l’odio.
Ma poi, il dolore della sua morte sovrastava ogni cosa, e tutto tornava ad essere bianco ed atono.

Quel colore claustrofobico, che mi toglieva il respiro. Persino quando chiudevo gli occhi, tutto ciò che mi circondava era bianco.

Un giorno, non sapevo quale giorno, - potevano essere passati minuti o anni, non me ne sarei resa conto-  Kyle venne a farmi visita, con qualcuno.

  << Sei ancora così...? >> mi sembrò che disse, avvicinandomisi, mentre giacevo raggomitolata nel mio letto  << Ti prego Rebecca, reagisci. Per nessuno è facile, ma se ti abbatti in questo modo, non potremmo vendicare Amelia... >>

Pensava di spronarmi in quel modo, ma bastava anche solo menzionare Amy, che sprofondavo in un abisso ancora più denso e profondo.

E bianco.

Vedendo che non reagivo sospirò rumorosamente, e si voltò, guardando qualcosa dietro di lui, a cui io non feci nemmeno caso.
 
<< Ha insistito molto per vederti... >>  continuò, ed era fin troppo facile, anche per come ero ridotta io, capire che fosse più che contrariato  << Io non mi sento sicuro, ma David mi ha dato l’ok... in ogni caso non può farti nulla... >>

Solo allora, mi decisi a spostare lo sguardo nella direzione in cui erano puntati i suoi occhi, e riconobbi la figura di Misa.

Era rilassata e composta, il volto disteso, e i suoi occhi verde palude mi rivolgevano uno sguardo intenso. Notai le pesanti e massicce manette che le immobilizzavano le braccia, e che sembravano essere più pesanti di lei.

Mi rivolse un timido cenno del capo, quando i nostri sguardi si incrociarono.

Kyle sospirò ancora   << Io ubbidisco agli ordini di David, ma per ogni evenienza sono qui fuori, ok? >>

Lo ignorai, e tornai a guardare il vuoto.

Dopo qualche secondo, sentii i suoi passi allontanarsi, borbottare qualche minaccia a Misa, e sbattere il portone della stanza.

Inizialmente, lei restò ferma ed immobile. Poi, avanzò di qualche passo  << Ciao... >> mi disse, incerta.   << Tu mi sei sempre venuta a trovare... >> continuò  << Quindi anch’io ho fatto lo stesso...>>

Si fermò a qualche metro da me  << Perché non mi parli? >> inclinò la testa di lato, come faceva sempre  <<  Ce l’hai con me? >>

Silenzio. 

Vedendo che continuavo ad ignorarla, sospirò arresa  << Dovresti...abituarti al dolore che stai provano adesso, sai? >> mi disse dopo un po’    
<< Perché la vita ne è piena >>

Quella frase mi colpì, e mi voltai per guardarla.

L’amarezza che c’era nella sua voce, mi fece sospettare che parlasse per esperienza personale.

Lei, notando che aveva catturato la mia attenzione, continuò a parlare:  <<  Anche Misa lo ha provato tante volte...quando è morta la sua mamma per esempio... >>

Non capii perché avesse cominciato a parlare di sé in terza persona, ma non dissi nulla, limitandomi ad ascoltare.

  << E lo ha provato anche tutte le volte che il suo papà le diceva di spogliarsi di fronte a lui... >> Non finì la frase, ma ciò non bastò per impedire che un’ondata di puro disgusto mi attanagliasse lo stomaco.

  << Il papà di Misa faceva quelle cose per punirla >> continuò lei  << Diceva che doveva darle una punizione... perché era una bambina cattiva >> una pausa   << E ogni volta le faceva tanto, tanto male... >>

Non potei evitare di studiare la sua espressione mentre mi raccontava quello che aveva subito. Mi stupii non poco di vederla perfettamente composta.

Ma con lo sguardo basso e gli occhi vuoti.

In quel momento, capii perché stava parlando in terza persona. Quella consapevolezza mi giunse in modo così chiaro, che mi fece male il cuore.
Le avrebbe procurato troppo dolore, parlare direttamente di sé, riferendosi a quelle spaventose esperienze.

Non poteva essere la diretta protagonista della sua storia. Era un trauma che non aveva ancora superato, e che probabilmente non si sarebbe lasciata mai alle spalle, per quanto doloroso potesse essere.

  << Col tempo, anche Misa si convinse di essere cattiva, come diceva lui... >> continuò lei, con voce rotta  << E quando il suo papà l’abbandonò per strada, pensò di meritarselo... perché era sempre stata cattiva... >>

Continuò dopo vari secondi:  << Ma poi la trovò Lui. E fu la prima persona, a dirle che era...una brava ragazza. Misa ne fu molto felice>>

Mi guardò negli occhi sorridendo, ed io ricordai quello che mi aveva detto quando eravamo nella sua cella.

“Il padre ha detto che sono brava! L’ha detto! ” 

  << Il nuovo padre la prese con sé, e Misa ricominciò a vivere >> concluse, come se avesse appena chiuso un libro di favole a lieto fine.

Peccato, che quello non fosse un “Happy Ending”.

Ero allibita. Dal suo passato, da come avesse rielaborato il trauma, dal fatto che quel pazzo riuscisse sempre a manovrarli tutti, e a piegarli al suo volere...

Semplicemente da tutto.

Ma d’altro canto, quando mai non mi ero stupita di qualcosa che riguardasse Misa?

  << Dopo quel giorno... >>  continuò lei   << Mi ero quasi dimenticata di quel dolore... >> Aveva ripreso a parlare in prima persona  << Ma l’ho riprovato di recente, durante l’attacco >>  specificò.

I suoi occhi si staccarono dai miei, e rotearono per la stanza, senza guardare nulla di particolare  << Sia per i miei compagni...sia per il padre. Non gli importava abbastanza di me, per venire lui stesso a prendermi? >>

Mi stupii ancor più di prima. Che fosse finalmente arrivato il momento in cui qualcuno cominciava a rendersi conto che quello lì era solo un sadico, perverso, malato pazzo squilibrato?

Tornò a guardarmi, e vidi che aveva gli occhi lucidi  << Hai perso una tua amica... >> mi disse, ed ebbi una fitta al cuore  << Ma devi ricordati che questo dolore...per quanto faccia male, non finirà mai >>  era serissima   << È per questo che dobbiamo imparare a rialzarci >>

Distolsi lo sguardo, di nuovo in pred al dolore. Come potevo rialzarmi? Dove trovavo la forza per andare avanti?

Zach, poi Amy...

Era impossibile.

Misa sospirò  << Se sono venuta...è anche perché volevo dirti un’altra cosa... >>  Una pausa, che mi parve infinita, poi delle parole inaspettate:  << Mi dispiace...per aver ucciso Mark Constant >>

Il cuore perse un battito.

Forse non avevo udito bene...

  << Mi dispiace... >> ripeté lei, col capo chino. Sembrava davvero pentita.

Alzò lo sguardo, e i suoi occhi erano di nuovo lucidi  << Per un mio capriccio...ti ho fatto provare questo dolore per l’ennesima volta. Non avevo pensato al fatto, che oltre a Misa, anche gli altri provassero quella stessa sofferenza... >>

Si susseguirono secondi di pesante silenzio. 

Io ancora non riuscivo a credere a quello che era appena uscito dalla bocca di Misa. In quei due mesi, era davvero cambiata.

Mi sentivo il suo sguardo addosso, ma non facevo una piega.

Passò qualche minuto, Misa sospirò, arrendendosi alla mia passività.   << Beh...allora io vado... >> farfugliò  << Volevo dirti solo questo... >>

La verità era che non riuscivo a parlare perché mi sentivo un vero schifo.

Le parole che avevo pronunciato molto tempo prima, mi tornarono in mente, e mi sentii solo peggio: “ Per me tu non sei una brava ragazza... ”

Lei andò verso la porta, e afferrò la maniglia.

Ritrovai l’uso della voce prima che potesse girarla:  << Io... >>

Si voltò immediatamente verso di me, sentendo quel mio debole sussurro, e mi guardò speranzosa.

Le mie corde vocali stavano compiendo uno sforzo immane per far uscire quel poco di voce che mi rimaneva. Mi umettai le labbra, e continuai, guardandola negli occhi:  << Io...anch’io penso che tu sia una brava ragazza >>

E lo pensavo sul serio. Non la credevo una cosa possibile, ma in quel periodo mi stavo ricredendo su molte cose.

La vidi prima sgranare i suoi grandi occhioni da cucciola, e poi le lacrime che in precedenza le avevano solo inumidito gli occhi, le rigarono le guance arrossate.

Avevo la vista annebbiata, e capii che ero sul punto di piangere anch’io.

Misa mi sorrise, ma non come al solito. Era un sorriso vero.

Il primo sorriso sincero che mi avesse mai rivolto.   << Grazie >> disse semplicemente, prima di aprire la porta, con difficoltà per colpa delle manette.

Quando si richiuse dietro di lei, ed io rimasi sola, il bianco mi assalì di nuovo. Quel colore claustrofobico mi attanagliò il cuore come faceva sempre, ma questa volta, riuscivo a respirare tranquillamente.

La mia mente era sempre vuota e bianca, ma chiudendo gli occhi, ciò che mi si presentava, non era più solo ed unicamente incolore.

In fondo al tunnel, riuscivo a scorgere un arcobaleno di colori, al quale mi stavo lentamente avvicinando. 
  
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