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Autore: DK in a Madow    26/09/2012    2 recensioni
Ho gironzolato su Efp e mi sono tristemente accorta che ci sono pochissime fic al riguardo.
Il protagonista che ho scelto è lui, ovviamente: Timothy James Curry.
E questa storia è il mio modo di festeggiare il suo compleanno che sarà proprio domani, 19 Aprile.
Spero di trovare anime buone che come me amano questo meraviglioso musical!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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4.

I can make you … my woman.

 

 

 

- Mi prometta che non dirà nulla a Brad!

- Che mi venga un accidenti!

Le labbra di Tim, morbide, piene, si poggiarono leggere su quelle delicate di Susan. Una risata increspò quelle di entrambi subito dopo, prima che Jim pronunciasse il suo consueto “stop”.

Tim si alzò in fretta dal letto a baldacchino in cui stavano girando le “bedroom scenes”. Non sarebbe rimasto un minuto di più. Non poteva, non ci riusciva. Non era facile girare mezzo nudo per un set con lei che era sempre tra i piedi. Era pur sempre un uomo e gli istinti non svaniscono con la recitazione.

Rosso di vergogna abbandonò il set, rifugiandosi in camerino. Si buttò sul divano, pregando il cielo che lei non si fosse accorta di nulla. Era bastato un fottuto sguardo prima del bacio, che stare sopra di lei in quel modo era diventato un’impresa.

- Vaffanculo! – urlò tirando un calcio alla sedia che aveva di fronte a lui. Si tolse la ridicola vestaglia azzurra che aveva addosso, rimanendo in slip, le mani intrecciate nei capelli e il respiro pesante.

“Sei un attore, cazzo!” continuava a ripetersi nel cervello, una litania che, sperava, l’avrebbe aiutato a controllarsi.

Dopo un paio di minuti, sentì bussare alla porta.

- Cazzo, Jim, lasciami in pace! – disse mentre si dirigeva verso la porta – Voglio stare da s… - stava per dire mentre apriva la porta, quandò scoprì che dietro non vi era Jim.

- Scusami, non volevo … - cercò di dire Susan.

- Oh, Susan, scusami tu. Sono un po’ nervoso … - provò a dire Tim, impacciato e agitato.

Restarono senza parole, continuando a guardarsi, aspettando l’uno la mossa dell’altra, una reazione, una parola. Si leggevano dentro senza dare una risposta alle loro domande. Forse perché nulla c’era da dire o chiedere.

Tim era in trance.

Susan sembrava non capire l’uragano che aveva dentro, o che stesse cercando di ignorarlo. Non era da lei correre dietro i colleghi, specialmente in quella misera tenuta che aveva addosso, quel completino intimo bianco come la neve. Alla fine decise di dire qualcosa.

- Io… -

- Non dire nulla. – rispose precipitoso Tim, prima di afferrarle il collo e attirarla a sé.

La baciò, non come prima, quel finto bacio delicato e gentile. No. Quello era un bacio vero. Muoveva le labbra su quelle di lei come un affamato divorerebbe una pesca matura.

La sentì gemere, piccola e fragile contro di lui. Tim la tirò nel camerino, chiudendo la porta con un pugno. Lei si staccò da lui, l’aria spaesata e il fiato corto.

- Che ci succede?

Tim rimase spiazzato da quella domanda.

- Non lo so! – rispose – So solo che non faccio altro che pensarti.

Lei sorrise, per poi fiondarsi sulle labbra di lui. Le loro mani iniziarono a viaggiare senza meta, accarezzandosi, stringendosi, sfiorandosi, spogliandosi di quei pochi indumenti che avevano addosso. Continuando a baciarla, Tim spinse lievemente Susan sul divano, accarezzandole i seni e inebriandosi del suo profumo. Dalle labbra passò al collo, continuando un percorso di baci di cui entrambi conoscevano la meta.

- Tim…- gemette Susan, mentre lui infilava il viso tra le sue gambe, gentile e delicato. L’esatto opposto di Frank, eppure ugualmente sensuale, travolgente, seducente. Cose che Susan non si era lasciata sfuggire mentre si trovava ad un passo dalla vertigine. Tim sollevò il capo e iniziò la risalita, tornando ad occuparsi delle sue labbra. Posizionò con dolcezza il bacino contro quello di lei, scivolandole dentro quasi senza accorgersene. Entrambi si liberarono in un urlo, il piacere che s’impossessava di ogni centimetro della loro pelle, i nervi che si scioglievano dal controllo del cervello.

Si muovevano l’uno contro l’altra come se poi si fossero persi per sempre, come se quella fosse l’unica notte che il destino gli aveva concesso, come due nuovi Romeo e Giulietta che, senza morire, avrebbero dovuto rinunciare al loro amore.

Tim non riusciva a staccare lo sguardo dal volto di lei, imperlato di sudore, ma sereno, felice, la bocca socchiusa per manifestare ad alta voce quanto stesse adorando quel momento, sentirlo suo e di nessun altra.

In pochi minuti vennero travolti da un orgasmo che sembrava infinito, le loro voci arrochite e i loro corpi sudati e bollenti.

Tim poggiò il capo sul petto di lei, esausto ma felice, libero da quelle paure che lo imprigionavano da settimane.

Susan era serena; per la prima volta da quando si era sposata, si sentiva davvero amata e non dall’uomo a cui aveva giurato amore eterno. Il calore di Tim non era per niente paragonabile alla fredda razionalità di Chris.

Fuoco e ghiaccio, dolce e amaro, poesia e prosa.

Gli passò una mano tra i ricci neri come la pece, ma brillanti come il sole, studiando con lo sguardo quel volto degno di un dio greco, gli occhi verdi nascosti dietro le palpebre ma, ne era certa, che continuavano ad ardere anche al buio.

- Susan? – la sua voce profonda come il mare, soave come il vento che fa vibrare le cicale.

- Dimmi!

- Credi che abbiamo sbagliato?

Susan rimase muta davanti a quella domanda, Tim le lasciò il tempo di elaborarla.

- Amare non è mai un errore. – disse lei infine – È il destino che te lo fa credere quando t’impedisce di farlo. Non abbiamo sbagliato nulla, Tim. – disse lei sollevandogli il viso, per poterlo guardare negli occhi – Dobbiamo solo accettare l’idea che è solo una notte rubata. – disse accarezzandogli i capelli.

Tim sentì il suo cuore scendere giù, come se, una volta raggiunto lo stomaco, l’avrebbe vomitato. Susan poté leggere il dolore di lui in quegli occhi verde mare e le sembrò di vedere il riflesso della sua anima in uno specchio.

Si baciarono. Disperatamente.

Due anime gemelle separate sul nascere.

   
 
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