Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: Shinkocchi_    26/09/2012    2 recensioni
Saki ed Shourai Higurashi sono gemelli.
Frequentano la seconda superiore e, per loro, stanno per cominciare le vacanze estive.
Il destino, però, ha in mente altri piani per i due, che si ritroveranno, dolenti o non, ad affrontare un passato lontano 500 anni, per cambiare il loro futuro...riusciranno a modificare la loro sorte e quella della loro famiglia? E cosa accadrebbe se, dal nulla, riapparisse un certo ragazzo moro dalla lunga treccia e dalla grossa alabarda?
Buona lettura.
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bankotsu, Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Second bound

Senza voltarsi indietro

 
 

Era buio, il cielo.
La signora Higurashi si affacciò alla finestra della sua camera, scostando un poco, con un gentile gesto della mano, la tendina celeste.
Era normale, in fondo: a Tokyo, con l’inquinamento luminoso, non era possibile vedere le stelle, che venivano sopraffatte dalla densa coltre di smog e dalle luci abbaglianti degli edifici.
Eppure, quella notte, il cielo aveva un che di inquietante ed allo stesso tempo di affascinante, poiché raramente lo aveva visto così nero prima.
Sentì dei fruscii e notò Shima sgattaiolare per il cortile, in silenzio.
Sorrise, mesta, consapevole che quel cielo non era affatto un buon presagio.
 
Saki si tirò su a fatica, tremante, facendo leva sulle braccia. Sentiva tutto il corpo dolerle ed il respiro affannato.
Si mise in ginocchio, dando una veloce occhiata al sangue che fuoriusciva dalla ferita sul fianco sinistro e che aveva imbrattato il suo pigiama verde di un colore rosso scarlatto, per poi gattonare verso la lapide, in cerca di un sostegno con il quale alzarsi.
Doveva fuggire, immediatamente. Che quello fosse davvero stato il mondo di Oz o il paese delle meraviglie di Alice, come sosteneva suo fratello, non aveva importanza: ci avrebbe lasciato le penne se non si fosse data una mossa.
Sentì un rumore sordo alle sue spalle e si voltò di scatto, vedendo la figura del gigantesco ragno avvicinarsi. Com’era possibile che esistesse davvero una creatura del genere? Se fosse stata abbastanza forte da sollevare quell’enorme alabarda dinanzi a lei, avrebbe senza dubbio fatto la pelle a quel dannato e schifoso essere, tranciandogli di netto tutte e otto le sue belle zampine pelose.
Cercò di aumentare la velocità, sporgendo la mano verso la grossa pietra, ma proprio in quel momento sentì qualcosa afferrarle la gamba e trascinarla con forza all’indietro. Cascò a terra, dando una facciata sul terriccio umido, mentre la distanza con quella bestiaccia diminuiva sempre più.
-Mollami, maledettissimo ragnaccio!- gridò piagnucolando, cercando di fare presa sul suolo con le mani –mi fai schifo! Schifo! Schifo! Hai capito?-
-Oh, ma come siamo maleducati!- esclamò una vocina divertita –così offendi i miei sentimenti, ragazzina!-
La giovane si voltò di scatto, allibita, fissando del tutto incredula il corpo dell’animale, da cui era appena uscito un busto umano –ma cosa…?- disse sgranando gli occhi –t-tu…pa…parli e sei…mezzo uomo?! Che…? I-io…? Oh…oh, mio Dio, che orrore!- esclamò ad un tratto disgustata –uuhh! Facevi già abbastanza schifo prima!-
Il demone ghignò, con espressione sadica in volto, aumentando la presa sulla sua caviglia –vediamo un po’…come posso divertirmi con una così graziosa ragazzina come te?-
Saki trattenne un gemito –mi fai…male…- disse poggiando il capo a terra.
Nel frattempo, a pochi metri di distanza, la piccola pietra che la giovane aveva perso cominciò a brillare di una tenue luce violastra ed il frammento che si era staccato, cadendo ai piedi dell’alabarda, iniziò a pulsare a contatto con essa.
 
Shourai si bloccò all’improvviso, mentre stava correndo per il sentiero, in cerca della sorella.
Trattenne il respiro per qualche secondo, portandosi una mano al fianco destro, che aveva inspiegabilmente preso a dolergli: era come se gli stesse bruciando, provocandogli leggeri fitte e facendogli percepire un fastidioso ronzio in testa.
Faceva male? Si, decisamente.
 
-Aaahh!- la giovane Higurashi cercò di aggrapparsi ad ogni oggetto a terra con tutta la forza che aveva in corpo.
Avrebbe voluto piangere? Decisamente. Se non lo faceva era solamente perché, in quel momento, proprio non ci riusciva: nonostante sentisse le forze cominciare ad abbandonarla e le dita bruciare, non poteva certo arrendersi in quel modo!
Il demone, d’altra parte, continuava a trascinarla verso di sé, con meditata lentezza, probabilmente per torturala o far aumentare in lei la paura. Paura di morire, di non vedere un domani.
-Nonna…zietto…- premette la fronte a terra, con un singhiozzo -…Shou…-
Il frammento prese a pulsare ancor di più, facendo vibrare l’alabarda sempre più forte.
-Ora mi sono davvero stancato!- esclamò il demone strattonandola –direi che è il momento di chiudere questo giochetto!-
Saki si voltò, mordendosi il labbro ed osservandolo con sguardo terrorizzato.
Non poteva, non poteva, non poteva finire davvero in quella maniera!
Proprio ora che erano finalmente iniziate le vacanze estive!
Dopo che Aizawa-kun le aveva detto di voler gareggiare contro di lei!
No! No! No! Non lo accettava!
Il demone alzò una delle zampe, preparando l’attacco -addio, ragazzina!-
Szock.
Fu un colpo netto, rapido, preciso e ne seguì solo il rumore di alcune gocce di sangue che cadevano a terra.
Saki dischiuse pian piano gli occhi, stordita, alzando lo sguardo davanti a lei.
Era…viva? Ma cosa…?
Sgranò gli occhi, notando la figura di un alto giovane davanti a lei, che le dava le spalle: aveva un kimono bianco, particolare, con alcune decorazioni celesti ed una fascia rossa legata in vita; i capelli, invece, erano lunghi e neri, legati in una traccia che gli ricadeva lungo la schiena.
-Tu, dannato demone! Come hai osato venire a disturbarmi?-
-Bastardo…- ruggì l’essere nascondendo la zampa, che era stata tranciata di netto dall’alabarda che il giovane teneva appoggiata sulla spalla.
Era…la stessa poggiata sulla lapide? Come diavolo riusciva quel tizio a sollevarla così agevolmente?
-Tu…me la pagherai, umano!- il ragno si gettò verso di lui, furente, attaccandolo.
Il ragazzo non dovette neanche muoversi, semplicemente sorrise con fare strafottente, impugnando al meglio la sua bella arma; subito dopo, Saki vide la carne dell’essere dilaniarsi, sotto la potenza del suo attacco.
Cadde al suolo, in una pozza di sangue e la giovane, allibita, sentì il sangue raggelarsi nelle vene a quella scena.
Il ragazzo, al contrario, sembrò non curarsi affatto della cosa e cominciò a squadrarsi, spaesato –mh…pare che io sia vivo!- esclamò con tono abbastanza sorpreso, strofinandosi i capelli con fare confuso e piegando la testa di lato –chissà come mai…?-
L’Higurashi si riprese in fretta e balzò in piedi, come rianimata –e-ehi! Tu, scusa!-
-Eppure la cosa non mi quadra…- continuò a parlare fra sé e sé, ignorandola –se non sbaglio, quella volta stavo combattendo con quel lurido cagnaccio, sull’Hakurei…-
-E-ehi, mi vuoi ascoltare?!-
-Mh?- il moro la guardò, non avrebbe saputo dire se curioso o seccato –dici a me?- disse voltandosi e Saki sentì il cuore perdere un battito: aveva davvero dei magnifici occhi blu.
-Volevo…ringraziarti! Se non fosse stato per te, quella bestiaccia mi avrebbe fatto la pelle!- sorrise, porgendogli una mano in segno di saluto –comunque, io sono Saki! Yoroshiku! Tu…come ti chiami?-
Il ragazzo la fissò con indifferenza -non era mia intenzione, te l’assicuro! Semplicemente, quel demone di infima categoria mi stava infastidendo!-
-D-demone?- ripeté confusa.
Nel frattempo, il giovane si allontanò, senza prestarle la minima attenzione –c-chotto matte! Vuoi piantarla di ignorarmi?- esclamò piazzandosi davanti a lui.
-Che diamine vuoi, ora?-
Rabbrividì –ecco…io…- accennò un sorriso tirato –mi…mi sono persa! Non potresti dirmi dove siamo?-
-La cosa non mi riguarda, Donna- fece secco.
“D-donna!?” l’Higurashi incassò senza replicare, nonostante stesse fremendo dalla voglia di prendere a mazzate quel tizio diabolico.
-Io sono un mercenario, non lavoro se non vengo pagato!-
La ragazza spalancò gli occhi –cosa!? Ma io non ho niente!-
-Allora, non se ne fa nulla…- rispose allontanandosi con fare indifferente.
Saki digrignò i denti, assottigliando lo sguardo, finché un lampo di genio non la prese in pieno –a-aspetta!- lo richiamò dirigendosi verso la lapide e raccogliendo quella pietruzza viola che era caduta a terra e mostrandogliela –ho questa se ti interessa!-
Il moro sussultò –è uscita dalla mia ferita a quanto pare…ed io non so che farmene!-
-Questa è la…Sfera dei quattro spiriti…ma dove…?- spalancò gli occhi, portandosi istintivamente una mano alla gola, dove sentì una piccola scheggia pulsare –ora mi è tutto chiaro…-
Afferrò la gemma dalle mani della giovane di colpo, lasciandola interdetta –ehi! Che razza di maniere sono!?-
Senza nemmeno ascoltarla, però, il ragazzo si incamminò, portandosi via con sé la mezza sfera –c-cosa…? Torna subito qui! Mi avevi detto che mi avresti dato una mano!-
-In verità, non ho mai affermato nulla del genere. Ho detto solamente che lavoro per denaro, niente di più. Il resto l’hai fatto tutto da sola!-
-Omae!- gridò afferrandogli un braccio –sei davvero un grandissimo…-
Non poté finire la frase che si ritrovò la grande alabarda puntata contro il viso –non provare più a scocciarmi, tantomeno a seguirmi, altrimenti…- disse con un tono che lei trovò più che convincente -ci penseremo la mia Banryu ed io a concludere quello che stava per fare quel demone!-
Saki sobbalzò, cadendo all’indietro, spaventata, e lo guardò allontanarsi –grazie di tutto, Donna!- esclamò alzando una mano.
La giovane si alzò, nel buio della notte, incavolata nera, facendo dietro front, quando la voce del moro in lontananza la chiamò –ah, quasi dimenticavo!- gridò –dato che prima me l’hai chiesto, il mio nome è Bankotsu! Cerca di non dimenticarlo!-
Saki rimase un momento ferma, ad osservarlo mentre riprendeva il cammino –Ban…kotsu…- ripeté, sentendo il vento scompigliarle i capelli ed il cuore accelerare di un poco il battito.
Poi, increspò le labbra, aggrottando le sopracciglia e volgendosi indietro –tsk, sbruffone!-
 
Shourai stava camminando ormai da mezz’ora, senza meta, per le stradine di campagna –nee-chan, dove diamine ti sei cacciata?- disse fra sé e sé.
Vide, ad un tratto, una figura avvicinarsi, nel buio della notte, riconoscendola immediatamente –Saki!- gridò correndole incontro –Saki! Saki!- esclamò preoccupato come non mai.
La giovane alzò il viso verso di lui, colta alla sprovvista –S-Shou? Sei tu?-
-Nee-chan no Baka!- la riprese, per poi calmarsi -…tutto ok?-
-S-si…solo qualche graffio…-
-Già, vedo…- disse con tono sarcastico, indicando il suo fianco sinistro –e quel taglio lì?-
-Ah, non è niente! Basterà solo disinfettarlo un po’!-
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo –piuttosto, come hai fatto a salvarti?-
A quella domanda, Saki aggrottò le sopracciglia e storse il naso, assumendo un’espressione seccata –rimandiamo questo discorso a dopo, la cosa importante al momento è tornare a casa!-
Il fratello annuì, poi, entrambi si voltarono verso la collina, in direzione del vecchio pozzo.
-Ancora niente?- chiese Shourai sporgendosi e guardando la sorella, che tastava la terra sul fondo del pozzo.
-Nada! Pare che non mi sia possibile passare…eppure, non capisco…prima siamo passati proprio da qui…-
Il giovane si mise a gambe incrociate, pensieroso –dunque, dunque, fammi pensare…se ben ricordo, il pozzo si è attivato nel momento in cui ci siamo presi per mano, o mi sbaglio?-
-No, hai ragione!- fece sorpresa tendendo il braccio verso l’alto –riproviamo?-
Shourai annuì, sorridendole ed afferrandole la mano; e per la seconda volta, il pozzo si tinse di una soffusa luce viola.
 
Il sole splendeva alto nel cielo quella mattina e le cicale cantavano.
Il gemello di casa Higurashi sbadigliò, in cucina, ritto in piedi davanti al calendario –sono già passati quattro giorni…- disse fra sé e sé, mentre sua nonna entrava in cucina.
-Quattro giorni da cosa?- chiese allegramente.
-N-nonna?!- sobbalzò –quando sei arrivata?-
-Ti ho spaventato? Scusa, non volevo!-
-Tsk, n-non ho avuto paura, chiaro?! E poi…poi…sono quattro giorni dalla fine della scuola!-
“E dalla notte in cui attraversammo in pozzo…” si ritrovò a pensare.
-Capisco…- fece poggiando alcuni piatti sul tavolo –ascolta, tuo zio viene a mangiare a pranzo, non potresti andare a fare la spesa?-
-Eh?- esclamò contrariato –ma non può andarci Saki?-
-Tua sorella sta già mettendo in ordine il ripostiglio sul cortile, sbaglio o dovevi dare una mano anche tu?-
Il giovane recepì il messaggio e, sbuffando prese il sacchetto di tela appeso al muro, dirigendosi verso la porta –non so perché, ma mi è venuta una gran voglia di andare a far la spesa, nonna…-
 
-Dannato vaso malefico! Come cavolo hai fatto ad andare a finire là in cima?- Saki si trovava nel polveroso ripostiglio di casa Higurashi, allo scopo di dare un qualsiasi ordine a quella moltitudine di oggetti che da anni ormai giacevano tra quelle quattro pareti, inutilizzati –se avessi una scala a disposizione, tu saresti già in mano mia!-
Scese dallo scaffale, guardando gli scatoloni con espressione torva ed incrociando le braccia al petto, per poi tentare di nuovo di arrampicarsi, inutilmente.
-Che diamine…- disse fra sé e sé; erano già passati quattro giorni da quella volta, da quella notte in cui avevano attraversato il pozzo, eppure, quel luogo…le sensazioni che aveva provato continuavano a percorrerla, come una scossa lungo la spina dorsale; lei e Shourai non avevano più toccato l’argomento, né avevano raccontato il fatto a qualcuno dopo quanto era accaduto…in verità, non avevano neanche più tentato di tornare “dall’altra parte”…ma quel mondo, se così poteva essere chiamato, continuava ad insinuarsi fastidiosamente nei suoi ricordi quando meno se l’spettava.
Ormai avveniva sempre più frequentemente, ed, in particolare, nella sua mente continuava a riapparire, come un eco in lontananza, il viso di quel giovane con l’alabarda…
-Bankotsu…- ripeté, sentendo una scossa leggera percorrerla da capo a piedi, per poi ripensare al suo comportamento –quel grandissimo idiota…-
Sbottò, incavolata, tirando un calcio al mobile, che traballò, facendo cadere al suolo diverse scatole poste in bilico, che finirono in testa alla giovane.
-Aaahhh! Ma che cavolo, accidenti!- gridò sbucando dalla montagna di scatoloni, tossendo per la polvere.
Si rialzò, inciampando fra i vari oggetti e mettendosi le mani nei capelli –ora mi toccherà ricominciare tutto da capo!- sbraitò, stringendo con forza i pugni.
Si fece coraggio, prendendo un grosso respiro nel tentativo di calmarsi e, mentre riordinava quegli oggetti, le capitò sotto mano una pila di vecchi quaderni di scuola –Kagome Higurashi…- lesse il nome in copertina -sono quelli della mamma…- disse con un leggero sorriso in volto, sfogliandoli.
La sua mamma…chissà com’era, che carattere aveva…
Ripensò istintivamente ad una foto che teneva chiusa con cura nel cassetto del suo comodino: quella che la ritraeva il giorno del diploma.
Già, sua madre era bella.
Di suo padre, al contrario, non sapeva quasi nulla. Non aveva foto, né aneddoti particolari da poter raccontare dato che sua nonna non ne parlava molto. Sapeva che si chiamava Inuyasha e che, proprio come lei, era un tipo testardo ed impulsivo, quello si, ma non aveva la minima idea di che volto avesse. E la sua famiglia? Il suo carattere? Chi era davvero suo padre?
Sua nonna li aveva raccontato solo che i loro genitori si erano sposati giovani ed erano andati a vivere lontana da casa. Poi…
Sospirò, chinando il capo, quando uno dei quaderni che aveva fra le mani attirò la sua attenzione; socchiuse gli occhi, per interpretare meglio la calligrafia, e non appena l’ebbe fatto sussultò –pe…periodo Sengoku?-
 
La signora Higurashi stava finendo di portare a tavola le ultime portate, mentre Shourai e Sota si stavano accomodando ai propri posti; era ormai ora di pranzo e nell’aria aleggiava un invitante profumo di cibo.
-Shou, dov’è finita tua sorella?- chiese l’uomo alzando un poco lo sguardo dal giornale che stava leggendo –solitamente quando la tavola è apparecchiata non si fa attendere molto…- continuò con tono sarcastico.
-Ed io che ne so! Mica sono la sua balia!-
-Non dovresti dire queste cose!- lo riprese sua nonna –e tu, Sota, smettila una buona volta di metterti a leggere a tavola!-
I due sospirarono –d’accordo, d’accordo…-
Ad un tratto, dei leggeri passi attirarono la loro attenzione e dal corridoio spuntò la figura di Saki –come mai tutto questo ritardo? Non hai fame forse?-
Lei, però, non rispose alla provocazione del fratello, rimanendo immobile e tenendo lo sguardo fisso a terra –nonna…posso…? C’è una cosa che vorrei chiederti…-
La donna divenne seria –qualcosa non va, tesoro?-
La ragazza si morse il labbro, stringendo un poco la presa sul quadernino dalla copertina celeste che teneva con una mano, facendola irrigidire –perché non ci hai mai raccontato la verità sulla mamma?-
Bastò quella domanda, posta con un leggero filo di voce a far calare il silenzio nella stanza –la…verita? Ma che dici? Di quale verità…-
-Smettila di fingere, ormai so tutto…c’è scritto qua-
-Nee-chan, ma di cosa parli?-
-La mamma…- riprese –era una sacerdotessa, vero?- nessuno osò risponderle –tramite il vecchio pozzo mangiaossa, si poteva recare spesso nel periodo Sengoku…ed è proprio in quell’epoca che conobbe papà, un mezzodemone-
Shourai sussultò mentre sua nonna si alzò in piedi –non dire più queste cose, chiaro? Quello che dici è assolutamente impossibile!-
-No, non lo è affatto! Altrimenti, io e Shou non avremmo potuto attraversare il pozzo l’altra notte!-
Per la seconda volta calò il silenzio –voi avete cosa…?- chiese Sota incredulo per poi rivolgere lo sguardo al nipote –Shou, è vero?-
Lui abbassò il viso, a disagio, per poi annuire –perché non ci hai mai detto nulla?- chiese la ragazza, in cerca di una qualche spiegazione -io non…-
La donna sbatté con forza le mani sul tavolo, interrompendola e lasciando tutti attoniti nel vederla così, dato che di solito aveva sempre un carattere gentile e comprensivo –ora basta, mi sono davvero stancata! Oggi, per te, niente pranzo, signorinella! Vai subito in camera tua!-
Saki strinse i denti, trattenendo il respiro –al diavolo!- gridò gettando il quaderno sul tavolo e uscendo a tutta fretta dall’abitazione.
 
Il colore bianco ricopriva completamente tutte le pareti e gli oggetti dell’ospedale, dando l’idea di un luogo terribilmente freddo e distaccato dalla mondo reale.
Il rumore ovattato dei passi dell’infermiera la riportò alla realtà e Saki alzò lentamente lo sguardo, seguendo la donna fino alla stanza a lei indicata.
Entrò piano, cercando di non attirare l’attenzione –buongiorno, hiijiji!- sorrise, rivolgendosi al vecchio seduto sul letto –come stai oggi?-
-Oh, ma che sorpresa, Saki-chan! A cosa devo la tua visita?-
-Non posso forse avere voglia di vedere il mio bisnonnino?- chiese un poco offesa, sedendosi sulla sedia di fronte a lui.
-Certo che puoi, ma…la tua faccia mi suggerisce il contrario…-
Lei sussultò e l’uomo sorrise –avanti, racconta a questo vecchio le tue pene!-
Lei abbassò il viso, titubante –io e Shou abbiamo attraversato il pozzo mangiaossa-
L’uomo sussultò e rimase in silenzio –la nonna l’ha scoperto e si è arrabbiata-
-Capisco…dovevo immaginare che prima o poi sarebbe successo…-
-Quindi ne eri a conoscenza anche tu del segreto della mamma!- disse per poi riprendere fiato –io non…non la capisco! Perché non ha voluto dirci niente?!-
-…perché aveva paura di perdervi-
Saki sentì una fitta al cuore –senti…potrà…potrà sembrarti una domanda inopportuna ma…-
-…-
-…come sono morti mamma e papà?-
L’uomo tirò un lungo sospiro, stringendo le mani –vuoi davvero che te lo racconti?- chiese, e lei annuì -…beh, a dire il vero, non posso dirti molto…so solamente che tua madre morì il giorno in cui voi nasceste, probabilmente dandovi alla luce…- Saki sussultò –Inuyasha, invece…giunse da noi poco tempo dopo la vostra nascita…era malandato e ferito gravemente…pur essendo un mezzodemone per lui c’era poco da fare…-
-…-
-Vi consegnò a noi, per poi tornare dall’altra parte del pozzo…ignoro cosa sia successo in seguito…- continuò –…ascolta, Saki, vostra nonna cerca solo di proteggervi, non volergliene per questo…-
L’Higurashi annuì -però…il fatto che voi abbiate attraversato il pozzo è assolutamente incredibile…in seguito alla distruzione della Sfera dei quattro spiriti avrebbe dovuto chiudersi…invece, non solo vostro padre, all’epoca, ma anche voi l’avete oltrepassato…questo non può essere altro che un segno del destino…-
Saki lo guardò spaesata –la…Sfera dei quattro spiriti?-
-Esatto, la Shikon no Tama! È un potente gioiello creato da una sacerdotessa, moltissimi anni fa. Fu proprio a causa di quell’oggetto che vostra madre finì nell’epoca Sengoku!-
Saki sentì il cuore fermarsi nel petto ed il suo pensiero istintivamente corse alla piccola mezza sfera che aveva perso giorni prima.
Si toccò il fianco sinistro, sbiancando –quella…quella sfera è davvero così importante?-
-Certo, ma…perché questa domanda?-
-Io…- la giovane trattenne il respiro –ho paura di averne perso un pezzo…-
-Questo…questo non è possibile! Kagome l’aveva distrutta!-
-Però…quando sono finita oltre il pozzo, dal mio corpo è uscita una semisfera violacea…- l’uomo restò in silenzio.
-Ed ora che fine ha fatto?-
-…mi è stata sottratta da un tizio che ho incontrato…ed ora che ci penso…dopo averla persa, non sono più stata in grado di attraversare il pozzo…-
-Hai detto che la sfera incompleta è uscita dal tuo corpo, giusto?- lei annuì –allora, può darsi che anche tuo fratello ne possieda una parte!-
L’Higurashi si ammutolì –che sia per quello che solo con lui sono riuscita a tornare indietro?-
-Non ne ho la certezza, ma…potrebbe essere una spiegazione!- disse –quel gioiello non è stato altro che portatore di sciagure…non posso credere sia ricomparso proprio adesso…-
La ragazza si alzò dalla sedia, avvicinandosi alla porta, in silenzio –vai già a casa?-
-Si, devo fare una cosa importante…ci vediamo domani, ok, hiijiji?-
L’uomo annuì, mentre la porta della stanza si richiuse alle sue spalle.
 
Il cielo era tinto di un caldo color arancio e le foglie dell’albero sacro erano scosse da una fresca brezza.
Saki arrivò in cima alla scalinata, camminando adagio, immersa nei suoi pensieri e non fu stupita di trovare davanti al vecchio santuario suo fratello, seduto sui gradini –sei in ritardo, ormai pensavo non arrivassi più!- la riprese.
Lei sorrise –come facevi a saperlo?-
-Beh, siamo gemelli e poi…ok, ammetto di aver letto il diario della mamma e di aver tratto le dovute conclusioni…sono un tipo brillante, no?-
-Guarda che non sei obbligato, a me basta solo che mi porti dall’altra parte, poi puoi tornare indietro…devo rimediare al mio errore e recuperare quel pezzo di Sfera che mi è stato portato via-
-Scherzi? Non posso certo lasciarti da sola! Finiresti per cacciarti nei guai! Ho dovuto persino farti lo zaino dato che sapevo già che saresti partita subito!-
-Shou…una volta cominciato questo viaggio, non potrai più tornare indietro…sarà pericoloso, ne sei consapevole, vero?-
Lui sorrise, porgendole la mano –ma se stiamo assieme, nessuno può fermarci, no?-
 
-Allora li lasci andare così, senza neanche salutarli?-
Sota rimase immobile davanti a sua madre, seduta al tavolo della cucina –era solo questione di tempo, lo sai perfettamente anche tu…-
La donna sentì gli occhi inumidirsi alle parole del figlio, ripensando al volto di Inuyasha che, seppur ferito, continuava a sorriderle, porgendole dolcemente i figli ed osservandoli, per l’ultima volta, con quegli occhi carichi d’affetto.
“Si chiamano Saki e Shourai! Sono la mia “destinazione”, il mio “futuro”…sai, piangono in continuazione e possono essere piuttosto scoccianti a volte, ma…questi due monelli, sono tutto ciò che ho di più caro al mondo…”
-Torneranno presto, ne sono sicura…-
 
I due gemelli si fermarono di fronte al vecchio pozzo, rimanendo immobili a fissarlo.
Si presero istintivamente la mano, prendendo un bel respiro, per poi saltarvi dentro, senza voltarsi indietro.
Il santuario si illuminò di una vivida luce violacea, di nuovo, dopo tanto tempo.
“C’erano una volta due gemelli che decisero di varcare il confine del tempo, oltrepassando il vecchio pozzo mangiaossa…”
E così, la storia ebbe di nuovo inizio.




Image and video hosting by TinyPic
 






Angolo autrice (che non aveva di meglio da fare...-.-")
Ed eccomi tornata con il secondo capitolo!
Questa volta sono stata molto rapida per i miei standard e me ne vanto pure >___<
E così, finalmente, l'avventura è iniziata!
Saki e Shou oltre il pozzo...beh, sono o non sono degli Higurashi?
Ok, ho fatto morire sia Kagome che Inuyasha, ma non uccidetemi per questo, va bene? *prego in ginocchio*
Riguardo Bankotsu...beh, sarà che amo i pg con la treccia (vedi Ranma, Duo Maxwell, Ed Elric, Kamui...) ma Bankotsu è Bankotsu e sarà anche che io l'adoro davvero tanto tanto ù_ù ma d'altra parte, seppur stess antipatico, come si può non amare un figo così???
Riguardo alle domande che mi avete posto...spero di essere riuscita a rispondere almeno in parte!
Invece, riguardo i termini in giapponese...hiijiji significa bisnonno, mentre il discorso di inuyasha "sono la mia destinazione ed il mio futuro" si riferisce proprio al fatto che Saki significa meta, distinazione e Shourai futuro^.^
Vorrei infine ringraziare tutti coloro che hanno inserito la storia fra seguite e preferite e chi l'ha recensita!
Mi avete fatto un piacere immenso XD Vi adoro!!!!
Baci ed alla prossima!

Shinko_chan

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Shinkocchi_