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Autore: EmaEspo96    29/09/2012    1 recensioni
Elizabeth è come una sorella per Elijah. Da tanti anni, ormai, non ha fatto altro che prendersi cura di lei. Eppure lei pare aver dimenticato tutto, tutto quello che aveva vissuto nei suoi precedenti anni, tutto quello che aveva provato. Ha dimenticato ciò che è. La riporta a Mystic Falls per far in modo che qualche ricordo ritorni a galla ma ciò non farà altro che portare nuovi problemi in quella cittadina...
Genere: Fluff, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elijah, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Inizialmente era tutto buio. Quando gli occhi si aprirono, davanti a lei si manifestò una Mystic Falls risalente al'800. Dall'architettura, i modi di vestirsi delle persone che le passavano davanti, dal proprio modo di vestire, riuscì facilmente ad intuire che si trattava di quell'epoca. Elizabeth si guardava intorno spaesata. Quando iniziò a muoversi, quegli abiti raffinati non le pesavano per niente, era come indossare un qualsiasi vestito del ventunesimo secolo. Avanzava lungo una strada popolata guardandosi intorno confusa, alcune persone le passavano di fianco inchinandosi elegantemente e lei quasi istintivamente ricambiava alla stessa maniera. Avrebbe voluto chiedere cosa stesse succedendo, dove si trovava, ma non riusciva nemmeno a muovere le labbra. Quel posto era proprio Mystic Falls, un po' vecchia ma era sicuramente quella cittadina. Il passo si fermò improvvisamente senza che lei glielo avesse ordinato. Si voltò a guardare l'altro lato della strada dove una carrozza con due cavalli bianchi stanziava davanti ad una grande dimora, che lei non poté fare a meno di guardare estasiata. Sorreggeva quella grande gonna con entrambe le mani ed osservava la situazione curiosa. Riuscì a scorgere una figura scendere da quella carrozza e qualcun'altro, che le appariva nascosto, attenderla. Non riusciva più a muoversi. Solo improvvisamente la carrozza riprese ad avanzare e lasciò spazio a due figure, una minuta, femminile ed elegante. L'altra più spessa, maschile ma anch'essa sicuramente elegante. La cascata di capelli mori raccolti dietro la testa della donna le impediva di riconoscerne i lineamenti; dopotutto era alle sue spalle, praticamente impossibile riuscire a vederla da quella posizione. Ma quando lei s'inchinò, quel qualcun'altro fino a quell'istante nascosto non esitò a mostrarsi: era Stefan.
Si svegliò di sovrassalto dentro il grande letto della camera che i Mikaelson le avevano offerto. Si ritrovò a fissare il soffitto senza nemmeno accorgersene. Nella sua testa ancora si dimenavano quelle immagini, ma era stato solo un sogno. Si portò seduta sul letto prima che la voce di Rebekah potesse addirittura spaventarla. Sussultò volgendo lo sguardo verso la porta che venne immediatamente aperta da Rebekah, già vestita.
<< Liz, stavi ancora dormendo? Avevi detto che saresti venuta a scuola con me. Devo farti vedere un paio di mosse che ho imparato nella squadra delle cheerleader. >> le disse.
Nonostante Rebekah fosse praticamente scorbutica ed antipatica con tutti reputava Elizabeth la sua unica amica. In fin dei conti, quella Barbie vampira aveva solo un carattere un po' difficile, bisognava semplicemente prenderla alla giusta maniera. Elizabeth la guardò un po' titubante inizialmente, battendo le palpebre confusa, prima di rendersi conto di aver effettivamente fatto tardi al suo primo giorno di scuola.
<< Ah, è vero! Oh mamma, scusami! Mi preparo subito! >> esclamò.
Saltò giù dal letto senza nemmeno infilare le pantofole mentre Rebekah era rimasta alla porta, palesando un'espressione un po' sorpresa. Poi sospirò seccata.
<< Ti aspetto giù allora. Non fare tardi. >> affermò, prima di richiudere la porta.
Passarono pochi minuti prima che Elizabeth iniziasse a scendere quelle scale con una certa fretta, mentre Rebekah l'aspettava all'ingresso della casa. Esther era seduta su una poltrona nella sala e la vide, accennando un sorriso.
<< Divertitevi. >> commentò, da buona madre di famiglia.
Elizabeth riuscì a rispondere con un Sì soffocato, afferrando la maniglia della porta ed uscendo fuori di fretta seguita subito da Rebekah. Kol le guardava dall'interno con un sorriso sarcastico che loro non notarono affatto.
<< E' una cosa davvero buffa vederle andare a scuola. Una vampira di quasi mille anni e la sua amichetta ritardataria. Non capisco cosa ci trovino di divertente. >> commentò Kol, facendo subito dopo spallucce.
Esther lo fulminò col solo sguardo e lui calò il capo allontanandosi da quella sala. Nessuno aveva chiesto ad Esther di cosa avesse parlato con Elena. Elijah non aveva avuto il tempo di andare a casa Gilbert per domandarlo, così come non era riuscito ad andare alla dimora dei Salvatore. Elizabeth non era nemmeno riuscita a salutarlo quella mattina, per paura che Rebekah potesse arrabbiarsi seriamente. Durante tutto il tragitto in auto verso la scuola, la bionda non fece altro che proporre cose divertenti da fare durante quella giornata. E chissà perché tutte quante nascondevano un certo carattere subdolo e presuntuoso. Ma la stessa Elizabeth non volle farsi spiegare niente o addirittura criticare il modo di fare dell'altra, si limitava ad annuire assente. Ripensava al sogno fatto quella notte, nonostante cercasse di non dargli troppa importanza. Non aveva legami con Stefan, non l'aveva mai incontrato prima di allora, e probabilmente aveva associato il suo volto a qualcosa di visto da qualche parte. Insomma, tutte coincidenze. L'auto si fermò improvvisamente nel parcheggio della scuola e Rebekah iniziò a scendere dall'auto. Ogni suo movimento era atto a provocare, ed Elizabeth pensava che magari non lo faceva nemmeno in maniera volontaria, ma non esitò a scendere anche lei dalla macchina richiudendosi la portiera alle spalle. Da quel che le aveva detto Rebekah, era la scuola che anche Matt frequentava, perfino la vampira Caroline. Si guardò intorno un paio di volte prima di scorgere non troppo distante Elena, che camminava al fianco di una ragazza bruna e dalla pelle scura. Non aveva mai conosciuto Bonnie prima di allora, nemmeno alla festa. Vide Rebekah avviarsi direttamente verso Matt e la squadra delle cheerleader, e non sembrava volere la propria presenza. Quindi iniziò a camminare verso Elena e Bonnie nonostante fosse imbarazzata dal proprio comportamento della sera precedente, alla festa. Elena la vide per prima.
<< Oh ciao, non sapevo frequentassi anche tu questa scuola. >> disse stupita.
<< Infatti inizio oggi. >> rispose Elizabeth, chinando appena il capo e poi riportandolo timidamente su di lei. << Ieri non abbiamo avuto modo di presentarci a dovere e ti chiedo scusa. Comunque, io sono Elizabeth Mikaelson. >> aggiunse.
<< Io sono Elena Gilbert e lei è Bonnie Bennett. >> disse Elena, presentando anche Bonnie.
<< Piacere mio Elizabeth. >> rispose, con una certa freddezza.
Mikaelson era il nome della famiglia degli Originari, portarlo significava essere automaticamente reputata un vampiro Originario, sebbene Elizabeth non riusciva nemmeno ad immaginarlo questo. Elena pensò a questo solo nel momento stesso in cui notò l'espressione cupa e pensierosa di Bonnie ed Elizabeth si sentì maggiormente imbarazzata a quella situazione.
<< Elizabeth! >> improvvisamente una voce riuscì a distrarla costringendola a voltarsi: era proprio la voce di Rebekah che la chiamava per accompagnarla all'interno e presentarle alcune amiche.
<< Bene allora io vado eh. Ci vediamo Elena, Bonnie. >> salutò garbatamente entrambe le ragazze, come se avesse ereditato da Elijah ogni atteggiamento.
Poi si voltò avviandosi verso la bionda che iniziò a muoversi solo una volta vicina, nonostante presentasse atteggiamenti nervosi e contrari delle prime persone che Elizabeth aveva voluto conoscere in quella scuola. Proprio Elena che le aveva rubato Stefan e Bonnie che era la strega amicona di Elena. Insomma, non erano proprio le sue migliori amiche. E mentre le due Mikaelson si allontanavano, Bonnie guardò seria Elena.
<< Da dov'è uscita quella ragazza? Le bare erano esaurite. Significa che ne nascondevano altre? >> domandò immediatamente, avvicinandosi ad Elena per non farsi sentire da nessuno lì intorno.
<< Non lo so. Ma non sembra una cattiva ragazza no? >> rispose Elena, come se cercasse una qualche inutile giustificazione.
<< E' una Mikaelson, Elena! Ciò vuol dire che è un'Originaria! >> bisbigliò nervosamente Bonnie << E tu sai che gli Originari sono pericolosi. Lo sai meglio di me. >> aggiunse ancora Bonnie.
<< Lo so. >> aggiunse Elena.
Dal suo tono di voce sembrava nascondere qualcosa, qualcosa che le era tornato in testa solo in quel momento. Le parole di Esther, quello di cui avevano parlato la sera prima e che lei non ha avuto il coraggio di raccontare a nessuno, nemmeno ai due fratelli Salvatore. Bonnie lo notò subito ed iniziò ad essere sospettosa.
<< Elena, c'è qualcosa che dovrei sapere? >> le chiese.
<< Non posso dirtelo adesso, Bonnie. E poi dobbiamo sbrigarci ad andare in classe. >> rispose immediatamente Elena, cercando di troncare lì il discorso.
Sicuramente Bonnie non avrebbe dimenticato quelle parole e le avrebbe chiesto una volta per tutte tutto ciò che stava nascondendo Elena. Iniziarono a camminare verso la scuola per poter entrare e raggiungere finalmente la classe.
Alaric sedeva dietro la scrivania mentre sfogliava le pagine di un libro. Si alzò in piedi soltanto quando iniziarono ad entrare gli studenti della sua classe, richiudendo il libro. Si sistemò vedendoli tutti accomodarsi ai propri posti.
<< Buongiorno ragazzi. Allora, oggi prima di tutto voglio presentarvi la nuova studentessa che prenderà parte alle nostre lezioni di storia. >> disse.
Elena e Bonnie si erano sedute una di fianco all'altra ma non avevano notato la presenza di una testolina in più. Alaric sollevò quasi immediatamente una mano per andare ad indicare la chioma rossa che stanziava sulla testa della nuova arrivata.
<< Tu sei... >> Alaric si fermò per qualche secondo, come se non riuscisse a ricordare il suo nome.
<< Mi chiamo Elizabeth Mikaelson. >> si presentò lei, accennando un sorriso timido verso il professore.
Sia Bonnie che Elena restarono sorprese, ma dopotutto c'era da aspettarselo. La lezione passò facilmente, la nuova studentessa si dimostrò essere brava quasi quanto Stefan con le date ed Alaric non poté non notarlo. Ritornò a casa con Rebekah, ovviamente, e Bonnie ed Elena avevano seguito ogni suo movimento durante la giornata.
<< Non mi sembra una cattiva persona. >> disse Elena pensierosa.
<< Ricordati Elena, non esistono vampiri che non siano cattivi. Né tanto meno se sono Originari! >> rispose subito Bonnie, mentre entrava nella sua auto e vedeva Elena fare altrettanto.
Si ritrovarono una accanto all'altra e Bonnie iniziò a far partire il veicolo portandolo all'esterno del parcheggio della scuola. Elena sperava che Bonnie avesse dimenticato del particolare segreto che non ha ancora detto a nessuno, ma così non fu.
<< Forza Elena, adesso dimmi quella cosa che mi stai nascondendo. >> le disse, guardandola di soppiatto ma poi concentrandosi sulla strada mentre si avviava verso la casa dei Gilbert.
<< E' difficile da spiegare ma cercherò di essere breve. Prima di tutto, Bonnie, voglio che tu non lo dica a nessuno. E quando dico nessuno, intendo NESSUNO. >> sottolineò Elena, nonostante non temesse che Bonnie potesse deluderla in qualche modo.
Bonnie scosse leggermente il capo sorridendole in maniera rassicurante, sebbene nell'espressione si notasse ancora la serietà del momento.
<< Sai benissimo che non ne parlerò, soprattutto se sembra essere una cosa tanto importante. >> ammise.
<< Ho stretto un patto con Esther. >> Elena si fermò pochi istanti, si aspettava una qualche reazione da parte di Bonnie che sembrava stesse arrivando, ma si trattenne. Avrebbe voluto di già rinfacciarle di aver fatto una pazzia, ma si ammutolì pensando di volerle far terminare il discorso.
<< Esther vuole uccidere i suoi figli, vuole uccidere Klaus. Per lei sono oltraggi alla natura e non avrebbe dovuto crearli tempo fa. E' stata lei a compiere l'errore di tramutarli in vampiri ed adesso vuole rimediare. >> iniziò a spiegare.
<< Ed in cosa consiste questo patto di cui mi hai parlato? >> domandò subito Bonnie, impaziente.
<< Serviva il sangue di una doppelganger per fare l'incantesimo che Esther sta preparando. Ed io, ovviamente, le ho offerto il mio. >> rispose Elena.
<< In cosa consiste quest'incantesimo? >> domandò ancora Bonnie, ancora più impaziente di prima.
<< Vuole unire i suoi figli per farli diventare un unico essere. Se muore uno, muoiono tutti. E' anche il suo modo per eliminare Klaus. >> rispose ancora Elena.
La conversazione andò avanti per molto ed alla fine Elena riuscì a convincere Bonnie di aver fatto la scelta giusta, ma la strega Bennett sapeva, dentro di sé, che Esther sarebbe stata a trovarla in uno di questi giorni. Una sola strega, per quanto forte, non basta per un simile incantesimo. Non se è una strega ritornata in vita da poco, soprattutto. Quando ritornarono a casa, Bonnie parcheggiò l'auto fuori la casa dei Gilbert e scese dal veicolo insieme ad Elena. Non aveva intenzione di tornare a casa immediatamente, sarebbe stata un po' con Elena prima. Elena aprì la porta con calma e quando finalmente guardò l'interno, si ritrovò davanti Elijah.
<< Elijah! >> esclamò all'unisono con Bonnie, entrambe paralizzate.
Cosa voleva improvvisamente un Originario da loro? Lui si scostò dall'entrata sorridendo e sorseggiando un buon bicchiere di rhum che aveva trovato in casa Gilbert.
<< Non preoccupatevi, non voglio farvi del male. >> rispose lui, sorridendo ad entrambe.
Le lasciò entrambe entrare, andando ad accomodarsi sul divano in soggiorno. Si comportava maleducatamente, come se fosse a casa sua. Ma l'avevano invitato, dopotutto, ad entrare in quella casa. Molto tempo prima di allora.
<< Perché sei qui, Elijah? >> domandò immediatamente Elena, mentre Bonnie le stava al fianco, incollata, seduta accanto a lei.
<< Non è niente di importante, credo. Elena, ho saputo che hai parlato con mia madre durante la festa. >> disse << Volevo sapere cosa ti ha detto. >> aggiunse poco dopo, fissando Elena intensamente.
<< Perché vuoi saperlo? >> chiese subito Bonnie.
Elijah volse lo sguardo verso di lei e la guardò mutando il suo viso in un'espressione seria ed allo stesso tempo inconsapevolmente terrificante, tanto da far rabbrividire Bonnie.
<< Mia madre è tornata dopo tanto tempo. La conosco, dopotutto è mia madre, e non riesco a credere che lei voglia soltanto portare la nostra famiglia alle origini e farci vivere tutti insieme felicemente. Non è da lei. >> disse.
<< Ed invece è questo che vuole. >> intervenì subito Elena, ingoiando la verità che stava nascondendo.
Elijah la guardò per lunghi istanti, cercando atteggiamenti nella Gilbert che potessero servirgli a scoprire se stava mentendo o meno. Ma poi sospirò, appoggiando il bicchiere col rhum sul tavolino nei pressi del divano.
<< Quindi lei vuole soltanto ricongiungere la famiglia? >> domandò l'Originario ancora una volta.
<< Si. >> rispose prontamente Elena.
Elijah si alzò dalla poltrona guardandole entrambe, poi accennò un sorriso.
<< Capisco. >> aggiunse, sembrava ugualmente sospettoso, ma sicuramente meno di prima.
<< Mi ha chiesto scusa per quanto accaduto, per avermi coinvolta negli affari della vostra famiglia. Mi ha detto che lei vuole soltanto che i Mikaelson possano vivere felicemente a Mystic Falls ed è lo stesso motivo per cui ha organizzato quella festa. >> disse Elena improvvisando tutto.
<< Allora ti ringrazio Elena Gilbert. Mi dispiace avervi recato disturbo. >> disse Elijah rivolgendosi ad entrambe le ragazze presenti.
Fece un breve saluto prima di avviarsi verso l'uscita ed andarsene. Nessuna delle due parlò, entrambe sapevano che Elijah poteva sentirle, nessuna delle due sapeva se lui stava origliando o meno dietro la porta. Si limitarono a guardarsi e Bonnie riuscì chiaramente a leggere nell'espressione di Elena la presenza della paura che lei aveva nascosto in presenta dell'Originario. Ma non disse niente, le sorrise e poi l'abbracciò silenziosamente. Non parlarono di quella cosa per lunghi momenti, entrambe avevano paura del fatto che Elijah avesse potuto sentirle.


<< Dove sei stato? >> domandò Elizabeth ad Elijah vedendolo entrare all'interno della casa dei Mikaelson.
Era seduta sulle scale ad attenderlo, lui le aveva promesso che le avrebbe mostrato la città quel giorno.
<< Dovevo fare delle commissioni. >> rispose lui. Odiava mentirle, ma sapeva che Esther poteva sentirlo e non voleva far sapere a sua madre che sospettava di lei.
Elizabeth si alzò in piedi iniziando a salire le scale per andare a prendere ciò che le serviva per uscire ed Elijah, naturalmente, la seguì. Non sembrava esserci nessuno in casa, tutto era silenzioso. Elizabeth raggiunse la sua camera dopo avergli detto di attendere lì nel corridoio. Nel frattempo Elijah si ritrovò davanti allo studio in cui sua madre aveva parlato con Elena. Vi entrò senza pensarci nemmeno due volte, scrutando la stanza attentamente e muovendosi tra i mobili. Vi erano gli scaffali con i libri e naturalmente la scrivania. Lo sguardo si puntò proprio su quest'ultima notando una cosa che soltanto una strega avrebbe potuto fare, i resti di un incantesimo utile ad impedire ai vampiri di sentire ciò che si dice in una determinata stanza.
<< ...Elena. >> sussurrò Elijah, stringendo i pugni.
<< Elijah, eccomi! >> esclamò Elizabeth uscendo dalla sua camera.
Ma quando si riportò nel corridoio, non c'era nessuno. Era tutto desolato, immerso in un silenzio spaventoso ed Elizabeth non riusciva a spiegarsi l'improvvisa mancanza di Elijah.
<< Elijah? >> lo chiamò, guardandosi intorno.
Iniziò a camminare lungo quel corridoio passando davanti allo studio di Esther, dinnanzi al quale si fermò. Si affacciò lì dentro per riuscire a vedere la figura dell'Originario, ma non c'era. L'unica cosa che notò fu quei resti dell'incantesimo atto a non far udire ad un vampiro le parole pronunciate in una determinata stanza, lo stesso incantesimo che qualche istante prima aveva spinto Elijah a sparire. Elizabeth provò un improvviso senso di paura, come se immaginasse che stesse per accadere qualcosa, come se il suo idolo, il suo mentore, il suo fratello maggiore e l'unica persona di cui potesse fidarsi, stesse per cacciarsi in un serio guaio. Mollò lì al suolo la giacchetta e la borsa che aveva recuperato dalla propria stanza allontanandosi dallo studio ed iniziando a correre verso l'uscita della casa. Doveva cercare Elijah, doveva trovarlo. Non sapeva nemmeno da dove partire, non sapeva dove avrebbe potuto essere Elijah, ma doveva assolutamente trovarlo.
   
 
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