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Autore: FairyCleo    30/09/2012    5 recensioni
"Dean Winchester era stato spezzato tante volte: quando era morta sua madre; quando era morto suo padre; quando Sam aveva esalato l' ultimo respiro tra le sue braccia; quando Alastair lo aveva torturato fino a non lasciarne che qualche minuscolo brandello di carne; quando Jo ed Hellen si erano sacrificate per salvare lui e suo fratello; quando Sam aveva sconfitto il Diavolo, sacrificando la propria vita per il bene dell' universo. [...]
Castiel giaceva in quello stato di incoscienza da tre giorni, ormai, e non accennava a destarsi.
Avrebbe potuto fare tenerezza, sembrare la bella addormentata in attesa del bacio del suo principe azzurro, se non fosse stato per le catene che cingevano i suoi polsi.
Quelle, erano l' unica risposta certa che Dean si era dato ad una delle mille domande postesi nell' ultimo straziante periodo: Castiel aveva perso la sua fiducia.
E che un demone lo scuoiasse vivo, non l' avrebbe mai più riconquistata".
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Disperatamente insieme


“Dannazione, perché non lo hai fermato? Dovevi fermarlo Logan! Dovevi fermarlo!”.

Ian era sull’orlo di una crisi di nervi. Nello stesso istante in cui aveva ricevuto conferma sui suoi sospetti, non si era neanche scomodato a prendere le proprie cose, correndo verso il parcheggio nella speranza che non fosse ormai troppo lontano per poterlo raggiungere. Quello era Morgan, il suo Morgan, e aveva una parte della tavola di pietra. Morgan, suo fratello, il suo adorato fratellino che aveva cercato di proteggere, era finito in mezzo ad un casino troppo grande persino per un cacciatore esperto come lui.

Ma come aveva fatto? Come aveva fatto ad entrare in possesso della tavoletta? E perché, poi? Aveva recuperato la memoria e aveva deciso di mettersi alla ricerca di un modo per fermare i Leviatani? Ma se era così, allora perché non lo aveva cercato? Perché non aveva fatto di tutto per mettersi in contatto con lui e chiedergli aiuto? E chi era stato a coinvolgerlo?
E poi, Logan aveva detto una strana cosa. Aveva detto che accanto a lui c’era qualcuno, ma aveva fatto fatica a vederlo. Che significava? Che forse Morgan fosse stato costretto da un demone o da qualche altro essere malvagio a lavorare per lui?

“Maledizione! Dean, sbrigati!”.

Quest’ultimo aveva rischiato di farsi finire l’ultimo boccone di salsiccia di traverso.

“Ma che cavolo ti prende? Come poteva essere Morgan? Ian, aspetta!”.

Ma Ian non aveva più tempo per aspettare, perché aveva appena scoperto quanto beffardo fosse a volte il destino. Nello stesso istante in cui avevano raggiunto il parcheggio, un’automobile blu aveva appena cominciato la sua corsa, e allora Ian non aveva avuto più alcun dubbio: quello alla guida era veramente suo fratello Morgan.

*


“E’ lui Dean! E’ davvero lui” – era talmente sconvolto da non essere stato in grado di dire o fare altro. Suo fratello era alla guida di una macchina blu. Suo fratello era in macchina con qualcuno che non era lui.

Ma Dean Winchester non aveva emesso neppure un fiato. Era troppo sconvolto da ciò che i suoi occhi avevano appena visto per poterlo fare. Perché lui si era appena reso conto di chi fosse la persona seduta accanto a Morgan.

“Dean, hai capito?”.
“Era… Era Castiel” – aveva detto, secco – “Quello che era insieme a Morgan era Castiel”.

*


“Non posso crederci! Avevi ragione! Avevi davvero ragione!”.
“A quanto pare è così… Guarda Col… Non avevo mai visto nulla del genere prima di oggi. E puoi prendermi in parola”.

A quanto pare, Castiel ci aveva davvero visto lungo. Dopo aver messo in moto e aver percorso circa una decina di chilometri, senza alcun preavviso, il pezzo di tavoletta che Cass aveva posato sul suo grembo, si era levato per aria, cominciando a puntare dritto verso il parabrezza. Se non lo avesse fermato, lo avrebbe di certo sfondato, sparendo chissà dove, causando di conseguenza la sua morte e quella del suo sventurato compagno di viaggio.

“Riesci a trattenerlo?”.
“Per il momento sì, anche se tira con violenza. Accelera Col, non voglio perderlo. Ci siamo vicini. Siamo davvero vicini”.

Aveva ragione, erano vicini, molto più di quello che avrebbe mai creduto. Ma Cass non sapeva che non erano i soli.

*


“Figlio di puttana! Come diavolo ha fatto a finire insieme a tuo fratello? Come cazzo è stato possibile?!”.
“Credimi Dean, non lo so, ma vorrei saperlo almeno quanto te, se non di più! Porca miseria, Morgan…”.
“E Castiel! Morgan e Castiel! Figli di puttana!”.

Se fosse stata un’altra circostanza, probabilmente lo avrebbe già preso a pungi, perché aveva più volte ingiuriato sua madre, ma quello non era davvero il momento. L’unica cosa che importava era raggiungerli, e capire cosa diavolo fosse accaduto.

Logan era sparito nel nulla. A quanto sembrava, l’emozione provata era stata così forte da fargli perdere la concentrazione, rendendolo di nuovo invisibile agli occhi dei comuni mortali. Entrambi i cacciatori speravano che fosse comunque nella macchina di Morgan e Castiel, ma non ne erano poi così certi. Ormai non sapevano più cosa pensare. Volevano solo scoprire la verità. E stavolta, niente glielo avrebbe impedito.

*


Avevano dovuto parcheggiare di fretta e furia, e Cass aveva avuto appena il tempo di aprire la portiera quando una forza invisibile aveva attirato con violenza il pezzo di tavoletta di cui era entrato in possesso, conducendoli nei pressi di una sontuosa villetta dallo steccato bianco come la neve.

“Cass! Aspetta!” – fortuna che Colin era allenato, perché non sarebbe stato semplice stargli dietro.
In pochi istanti, avevano raggiunto la porta di ingresso, che non si sa bene per quale assurdo colpo di fortuna era aperta.

La villetta sembrava deserta. Perfettamente ordinata e arredata con gusto, era priva della presenza dei suoi abitanti. Possibile, però, che avessero dimenticato la porta di ingresso aperta? Era una cosa impensabile, soprattutto considerando che sembrava l’abitazione di persone piuttosto facoltose, a giudicare dalle cose di valore che vi erano all’interno.
Ma non era per quello che si trovavano lì. Era una e solo una la cosa di valore di cui erano in cerca. E sembrava trovarsi in una stanza del piano di sopra.
“Col, per favore, prendi la pistola e la tanica di borace, e stai allerta” – Cass si era ricordato dell’episodio del bed and breakfast, ed era risalito alla confezione del flacone che aveva svuotato addosso a quella cosa, capendo che all’interno vi era del borace – “Sembra deserto qui, ma io non mi fido” – aveva detto Castiel, orami al limite della fatica. Le braccia sembravano volersi strappare dal suo corpo per seguire la tavoletta che vibrava impazzita. Ce l’avevano fatta. Ce l’avevano fatta per davvero.
Ma non sapevano ancora cosa avrebbero trovato al piano di sopra.

*


Era accaduto tutto così in fretta da non sembrare possibile. Arrivati al piano di sopra e spalancata la porta della stanza in cui si trovava la tavoletta, era stato il delirio.

Non erano gli unici presenti in quella casa, proprio come aveva previsto Castiel: fra le mani di una donna che aveva le stesse identiche sembianze di quella che giaceva ai suoi piedi, divorata per metà e immersa nel suo stesso, denso, scurissimo sangue, vi era l’oggetto del loro desiderio, la terza parte della tavoletta che con tanta fatica erano riusciti a trovare. La tavoletta si trovava fra le mani di un Leviatano.

“CASTIEL!” – aveva urlato la donna, prima di scagliarsi su di lui.
Per fortuna, Colin era stato pronto, e aveva gettato subito addosso a lei il borace, facendola gemere di dolore mentre il suo volto si liquefaceva.
La tavoletta, purtroppo, non aveva resistito alla forza evocata dall’altra sua metà, ed era scappata dalla presa di Castiel, riunendosi ad essa, e levitando in aria per qualche secondo prima di cadere esattamente ai piedi del Leviatano.

“No!” – aveva urlato l’ex-angelo, e si era gettato ai suoi piedi per recuperarla, ma la rabbia del mostro era tale da aver scatenato in lui una forza disumana, forza che aveva rotto con un pestone la scapola sinistra di Castiel.

Il dolore era stato lancinante e improvviso, così improvviso da fargli quasi perdere i sensi. Ma non poteva svenire. Non ora che c’era così vicino.
Così, aveva stretto i denti e aveva allungato la mano ancora funzionante, riuscendo a far scivolare la tavoletta in direzione di Colin, che prontamente l’aveva afferrata.

La tavoletta era salva, ma ora c’era un altro problema, e quel problema consisteva nel salvare Castiel, intrappolato fra le gambe del Leviatano.
Stava per ucciderlo. Nonostante non riuscisse a vederlo per via della reazione che il borace faceva sul suo viso, il mostro era riuscita a bloccarlo e aveva cominciato ad infierire su di lui. Le fauci strappavano, e le unghie dilaniavano la sua carne già cosparsa di terribili ferite. E lui non reagiva. Era troppo stanco e troppo debole per farlo.

“Cass!” – lo avrebbe ucciso se non fosse intervenuto immediatamente.
Ma non aveva più borace con sé, e non sapeva cosa fare. Preso dalla disperazione, nonostante sapesse perfettamente che non sarebbe servito a niente, aveva cominciato a sparare. Ma i colpi di pistola trapassavano quelle carni grondanti liquido nero senza però causare veri e proprio danni. Era la fine.
Doveva prendere una decisione, o per Cass non ci sarebbe stata più alcuna speranza.

“Col… Vattene!” – aveva urlato l’ex-angelo, in preda alla furia del mostro dai denti aguzzi – VA VIA!”.

Ma il ragazzo aveva fatto l’esatto opposto. Colin aveva lasciato cadere la tavoletta a terra ed era saltato sul Leviatano, facendolo cadere di lato, accanto a Cass, ma abbastanza lontano per evitare che gli facesse ancora del male.
Se lo era ripromesso. Si era ripromesso che lo avrebbe aiutato fino alla morte, e lo avrebbe fatto. Stava per morire, era così evidente. Ma avrebbe affrontato la morte con dignità, perché lo stava facendo per Castiel, per quel ragazzo che non aveva nessuno che riuscisse ad apprezzarlo, per quel ragazzo che non aveva nessuno che lo amasse.

“Col…” – aveva sussurrato Castiel, dilaniato dalle ferite. Fiotti di sangue bollente uscivano dalla sua bocca, simbolo più evidente che il suo interno era distrutto, proprio come la sua anima.
Perché per sentire tutto quel dolore non fisico, lui doveva possederne una. Perché lui era umano, e perché lui sarebbe morto per salvare Col, eppure non sapeva come fare per aiutarlo.
E allora, dopo tanto tempo, aveva fatto quello che non era stato in grado di fare per tanto tempo. Aveva chiuso gli occhi, e aveva cominciato ad invocare l’aiuto di quel Padre che tanto tempo addietro aveva tradito.

“Ti prego Padre mio… Prendi me… Prendi me… Non chiedo altro… Prendi me, ma non lui… Ti prego”.

Era questo ciò che continuava a ripetere, mentre Colin cercava in tutti i modi di lottare, di resistere alla furia di una creatura millenaria.

“Ti prego…”.

E se c’era una cosa che Cass sapeva, era proprio che suo Padre adoperava nei modi più impensabili.
Perché, proprio mentre tutto sembrava ormai perduto e lui era sul punto di perdere conoscenza, qualcuno era entrato nella stanza, e una moltitudine fra voci e colori si era palesata davanti a lui.
Quello era l’aiuto che suo Padre gli aveva inviato. E, anche se i suoi occhi ormai non riuscivano più a mettere a fuoco ciò che aveva davanti a sé, aveva voluto credere che una di quelle voci appartenesse all’ultima persona che sarebbe mai venuta a salvarlo. Che quella voce appartenesse al suo Dean.

*


“MUORI BASTARDO!”.

Sapeva che non sarebbe stato in grado di ucciderlo, ma non gli importava. Sapeva che non poteva uccidere un Leviatano, e che quella era solo una mera illusione, una vana speranza, ma lui ci avrebbe provato lo stesso.
Perché si trattava di suo fratello. Perché si trattava del suo Morgan. E niente, niente era più importante di lui.

Aveva afferrato la cintura di cuoio che aveva trovato sul letto di quella stanza, era saltato addosso al Leviatano e gliel’aveva stretta attorno al collo con tanta forza da staccargli la testa dal collo.
Ian Wesley aveva staccato la testa ad un Leviatano con la sola forza delle sue braccia.

Era rimasto per un brevissimo istante a guardare la testa recisa dal corpo, ricoperto completamente di quella sostanza nera e appiccicosa che fuoriusciva dalle loro membra. C’era suo fratello che aveva bisogno immediatamente di aiuto, e non poteva perdere altro tempo.

“Morgan! Morgan! MORGAN!”.

Ian si era precipitato su di lui, cercando di prestargli soccorso.
Era stato morso dal Leviatano su di un fianco, e stava perdendo molto sangue, e la carne recisa pendeva imperterrita dal suo fianco.

“Oddio… Oddio… No! No! No! Fratellino resta con me… Ti prego, ti prego… Resta con me!”.

Doveva portarlo in ospedale, e subito. O sarebbe morto lì. E lui non poteva morire. Era il suo fratellino. Doveva essere al sicuro. Non poteva morire.

“Dean! Dobbiamo portarlo via, ades…” – ma Ian si era bloccato di colpo, vedendo la scena che si stava consumando a pochi metri da lui.

Castiel era riverso sulla schiena, e non si muoveva. Attorno a lui c’era tanto, tantissimo sangue. E Dean, Dean Winchester era inginocchiato, accanto a lui, incapace di toccarlo, incapace di prestargli soccorso.
Era sotto shock. Si aspettava tutto fuorché di vedere una cosa del genere.
L’avevano trovato. Lo avevano trovato e lui era quasi morto. Castiel stava morendo, proprio come Morgan. E se non avessero fatto presto sarebbero morti per davvero.

“Dean, porca puttana! Dobbiamo portarli via! MUOVI IL CULO, ADESSO!”.

Sembrava che quelle urla fossero riuscite a destarlo dal suo torpore, perché un istante dopo si era girato verso Ian, e poi aveva preso Castiel fra le braccia, sollevandolo da terra con attenzione e decisione allo stesso tempo.

“Sì… Sì… Dobbiamo andare… Adesso…”.

“Muoviti!”.

Proprio mentre stavano per uscire, Ian si era fermato di colpo, ricordandosi di qualcosa che avevano lasciato dietro di loro.

“La tavoletta!”.

Ma, come se non bastasse, come se quel dolore non fosse sufficiente, qualcun altro aveva deciso di entrare in gioco, rendendo tutto più complicato. Qualcuno con un lungo cappotto nero e una faccia di bronzo da record mondiale. Quel qualcuno era Crowley.

“Che cazzo ci fai tu qui?” – aveva urlato Dean all’ultimo bastardo che avrebbe pensato di vedere.
 
“Ma che scenetta… Mi raccomando, fate presto, o finiranno per tinteggiare anche il resto della casa col loro sangue!” – e si era chinato per raccogliere l’oggetto più prezioso in quella stanza. L’oggetto per cui Morgan e Castiel avevano quasi perduto la vita. Un oggetto estremamente prezioso e vitale per l’intero genere umano.

“Questa viene via con me” – aveva asserito. E la tavoletta era sparita insieme a lui.

Continua…
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Eccomi qui!! Ho fatto presto! =)
Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto. Essendo grande fan dell’Angst, non potevo non farli ricongiungere nel bel mezzo di un dramma.
Poveracci… Mi sento male io per loro!!
Potranno mai perdonarmi, secondo voi? A mio parere no!
Al prossimo capitolo sister!
Un bacione
Cleo
   
 
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