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Autore: Athena1Arcadica    07/10/2012    1 recensioni
La storia è un crossover fra i telefilm Buffy the vampire slayer ed il suo spin-off Angel. Ho modificato alcune situazioni accadute nei due telefilm. La storia è ambientata nella settima stagione di Buffy e nella quarta di Angel.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 18°


Io ed Angel, finalmente il mio Angel, piangevamo insieme. Avevo temuto che non mi riconoscesse, avevo temuto che avremmo finito per ucciderci a vicenda senza che nessuno dei due riuscisse a scoprire la verità, ma il mio cuore aveva capito prima di quanto avesse potuto fare la mia testa che l’Angel che avevo avuto davanti per tutto quel tempo non poteva essere il mio vero Angel, lui non avrebbe mai potuto dimenticare sua figlia nonostante l’intervento di un qualsiasi incantesimo. Una parte di me, la parte che si svegliava durante i combattimenti e quella che continuava a tenermi in vita, era terrorizzata. La cacciatrice urlava di scappare e trovare un posto per riflettere e capire la situazione, ma la donna, la moglie e la madre non riuscivano a muoversi annegando nella strana tranquillità che si insinua dentro di noi quando siamo con le persone che amiamo. Tutto ciò che amavo era lì accanto a me, tutto ciò di cui avevo avuto timore era infondato, non comprendevo il motivo, ma le mie preoccupazioni più grandi erano state inutili, tutto mi sembrava innocuo anche se sapevo che non era affatto così.
Angel piangeva stringendo Kathy come se avesse timore che lasciandola andare avrebbe smesso di respirare. Come potevo dargli torto? Cosa avrei fatto io se non avessi più trovato Kathy con me? Non riuscivo nemmeno ad immaginarlo. Accarezzai la mano tremante di Angel nella mia. Eravamo insieme ora ed avremmo risolto qualsiasi cosa. Ero persa nel sorriso di mia figlia quando sentii dei passi che mi scossero dalla fantasia che fossimo in una bolla impenetrabile. Riuscii ad alzare lo sguardo in tempo per vedere che l’altra me stava correndo fuori dalla stanza seguita da Willow.
-         Buffy- sentii sussurrare e mi girai verso quello che avevo creduto essere mio marito. Mi mancò il respiro. I suoi occhi, nei suoi occhi c’era la disperazione di un uomo divorato dall’interno. Avevo l’impressione che se si fosse mosso sarebbe crollato in mille pezzi. Era un nemico? Non riuscivo a crederlo, una parte di me mi diceva di non lasciarmi ingannare, ma qualcosa mi suggeriva che se avesse voluto avrebbe potuto attaccarmi in ogni momento, ma non l’aveva mai fatto anzi, mi aveva difesa… ma se non era il mio Angel allora chi era? Continuai a fissarlo impotente. Guardava il punto in cui l’altra me era scomparsa e nel suo viso o nel suo atteggiamento non c’era nulla che mi inducesse a credere che fosse un pericolo. Era un vampiro, aveva l’aspetto di Angel, ma quel che vedevo in quel momento era solo una carcassa devastata. Girò lentamente la testa a guardarmi come se sentisse il mio sguardo su di lui. Mi fissò terrorizzato. Per un istante guardò Kathy e mi sembrò di vedere il suo cuore spezzarsi. Mi voltai velocemente per vedere che Kathy stava asciugando le lacrime di suo padre, mi girai di nuovo verso Angel. Non sapevo cosa avrei potuto fare, ma in qualche modo mi sentivo responsabile di quello che gli stava accadendo. Non so se fosse per il suo viso, identico a quello della persona che amavo, o per il modo in cui mi ero sentita protetta accanto a lui, ma non potevo lasciarlo in quello stato. Semplicemente mi era impossibile vederlo soffrire in quel modo.
-         Angel- chiamai, ma lui mi guardò come se lo avessi picchiato. Ingoiai rumorosamente, non sapevo che dirgli, mi guardò come se lo avessi abbandonato, come se gli avessi portato la felicità e poi me ne fossi andata via strappandogliela dalle mani e forse era proprio così. Se non era un essere malvagio, gli avevo fatto credere di avere una figlia ed ora gli avevo dimostrato di non far parte della mia vita. Probabilmente il mio viso lasciò trasparire il mio stupore inorridito di fronte quello che avevo potuto scatenare involontariamente perché la sua espressione si addolcii. Non riuscivo a comprendere cosa avesse visto sul mio viso, ma per un istante, mi guardò e nei suoi occhi vidi tutto l’amore che provava per me, per Kathy. Vidi che non gli importava di chi fosse mia figlia, di chi fossi io, vidi quello che anche io avevo capito. Non importava che non capissimo cosa stava succedendo, ci appartenevamo. Sapevo di appartenere a lui come all’Angel inginocchiato accanto a me. Entrambi erano il mio Angel, sebbene non avesse senso, ne ero certa ed a quanto pare anche il vampiro di fronte a me. Guardò Kathy come se fosse suo padre, con sconfinata tenerezza. Non si può mai essere certi di quello che un’altra persona stia pensando, ma in quel momento sapevo che lui amava Kathy e che amava me. Mi lanciò un ultimo sguardo malinconico prima di iniziare a camminare verso l’uscita.
-         Andiamo via- ordinò con voce cupa agli altri. Tutti erano paralizzati, ma la voce di Angel lì colpì come uno schiaffo svegliandoli dolorosamente da quella specie di trans.
-         Angel non credi che dovremmo tenerli d’occhio?- disse il tizio di nome Gunn. Angel si fermò davanti alla porta.
-         Ho detto andiamo via- ripetè con un tono che non ammetteva repliche ed uscì silenziosamente, come un’ombra, come aveva sempre fatto. Come aveva sempre fatto… questo pensiero mi rimbombò nella testa, mi diede una carica che non sapevo spiegarmi. Improvvisamente scattai in piedi. Guardai Angel e Kathy ancora abbracciati.
-         Non lasciarla da sola- gli dissi con dolcezza
-         Dove vai?- mi chiese terrorizzato Angel trattenendomi.
-         Devo parlargli. Lo sai…- gli dissi sicura che anche lui avrebbe compreso. Annuii silenzioso. Feci per andarmene, ma mi trattenne ed io lo guardai perplessa.
-         Torna da me- disse abbozzando un sorriso. Sorrisi anch’io annuendo.
-         Lo farò- gli dissi. Passai davanti a Gunn che mi guardò come se volesse vedermi preferibilmente incatenata o impossibilitata a muovermi. Non mi curai più di tanto di lui, ma arrivata alla porta iniziai a correre. Dovevo trovare Angel.

   
 
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