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Autore: ReyHaruka    07/10/2012    5 recensioni
Usagi non riusciva più a pensare liberamente, la sua mente era totalmente annebbiata, i suoi sensi erano persi a seguire ogni minima sensazione che la portava a voler confessare quei sentimenti che Haruka le stava scatenando.
Il suo profumo, così intenso...
I suoi occhi, così profondi...
Il suo calore, così vicino...
Il suo respiro, così dolcemente leggero...
Usagi lasciò che le azioni prendessero il sopravvento.
Smise di pensare, smise di porsi domande.
Si lasciò andare, e rispose alla provocazione dischiudendo le sue labbra nel bacio che posò su quelle di Haruka.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Endymion, Haruka/Heles, Michiru/Milena, Serenity | Coppie: Endymion/Serenity, Haruka/Michiru
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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     7-Sulle Ali di Un Sogno

Davanti ad Usagi ora c'era un bambino... uno splendido bimbo qualche anno più grande...
“È di nuovo lì.”
Da quando aveva piantato i gigli su Urano, quello splendido sogno aveva ripreso ad accompagnare le sue notti.
Di fronte a lei, in piedi nell'enorme sala-cattedrale, nel suo vestito da cerimonia bianco, spiccava nella penombra come a sottolineare la purezza della sua nobiltà d'animo, ed i suoi splendidi capelli biondi apparivano liberi come il vento, come quel vento del quale trasportano così intensamente il profumo...
Se ne stava ritto lì, a fissarla, con quegli occhi verde smeraldo...
Solo sguardi...
La fissa...
Come volesse vedere al di là di quello che rappresenta in quell'abito sfarzoso...
La osserva non come si osserva la propria principessa... no, lui le arriva dritto alla sua essenza... Oltre il suo titolo...
Oltre il suo aspetto...
Oltre al suo sorriso...
I suoi occhi fendono come una spada l'anima della ragazza, e trafiggono il suo cuore... giungendo nel più profondo strato del suo essere... destinazione che anche quell'unica parola che scaturisce così spontaneamente dalle labbra di lui raggiunge...
«Odango...»
Il suo sorriso innocente non ha paragoni.
Usagi sa che ora si sveglierà, ma questa volta non è disposta a rimanere a guardare e basta.
Senza sapere il perché, decide di azzardare un'ultima cosa prima che la realtà si ripresenti irruentemente come ogni mattina.
Con la rapidità di chi non vuole perdere di nuovo la persona che ha tanto cercato, la ragazza afferrò con decisione la mano del bambino, e da quel gesto scaturì un'intensa luce che, con straordinaria velocità, lo avvolse. Le ricordò ciò che era accaduto in precedenza con la rosa che scoloriva magicamente in uno dei suoi sogni.
Dal pavimento si scatenò un vortice d'aria, che risalì fulmineo il corpo del bimbo, trascinando con sé la luce che ne avvolgeva la figura, e rivelando l'immagine di un adulto.
I capelli, sollevati dallo spostamento d'aria, ricaddero delicati sulla fronte del ragazzo, proprio poco sopra i suoi splendidi occhi che, più intensi che mai, la stavano mutamente ringraziando di averlo accolto nel suo sogno.
Usagi sentì il cuore battere forte come solo in sua presenza accadeva.
Il biondino le sorrise dolcemente e, senza lasciare la mano della ragazza che l'aveva trattenuto, le si avvicinò ancora un po', posando un tenero bacio sulle sue labbra.

*       *       *


La luce entrava prepotente dalla finestra che ancora risultava priva della pesante tenda che Usagi aveva accidentalmente strappato qualche giorno prima.
Haruka non curava certo molto il suo castello, che era già essenziale di per sé, ma quella mancata riparazione simboleggiava, in modo indiscutibile, la totalità del disinteresse della guerriera verso l'arredo.
Le ci volle un po' di tempo ad accorgersi che dall'altra parte della stanza, gli occhi di Astrea la stavano fissando.
Usagi si sollevò con un gesto lento, facendo attenzione che le coperte questa volta non le scivolassero come la sera prima.
Già, la sera prima... quando lei era stata tratta in salvo da Haruka, che dopo averla messa a letto si era coricata con lei, avvolgendola nel suo forte abbraccio.
La ragazza si guardò attorno, ma non c'era traccia dell'altra, probabilmente si era già alzata, anche perché a giudicare dalla posizione del sole, che ora riscaldava nuovamente gli splendidi prati di Urano, doveva essere quasi mezzogiorno.
Astrea si sollevò sulle sue zampe, suscitando in un primo momento, un sussulto di paura in Usagi, che sperava vivamente nella capacità dell'animale, che a lenti passi si avvicinava, di riconoscerla ora come un ospite, e non come un'intrusa.
«Buon giorno...»
Usagi decise di provare con un approccio amichevole, mentre il lupo, ormai a fianco del letto, la osservava inespressivo.
In mancanza di manifestazioni al suo gesto, Usagi abbassò lentamente la mano che aveva sollevato in saluto, arrossendo leggermente soffermandosi a riflettere su quanto l'aspettarsi una risposta da un animale fosse una cosa stupida.
Usagi sorrise nervosamente allo sguardo intenso con il quale Astrea insisteva a fissarla.
«Ehm... dov'è Haruka?»
Usagi non aveva idea di come ci si dovesse comportare con un animale, non ne aveva mai avuto nemmeno uno da compagnia, figuriamoci poi uno di natura selvaggia come quello... avrebbe gradito molto che quel lupo la potesse capire, come avrebbe trovato meno imbarazzante se l'animale avesse potuto risponderle.
Ad un certo punto Usagi poté quasi giurare di aver visto Astrea cambiare espressione, e per un secondo sollevare il sopracciglio con fare indispettito come era solita fare la sua padrona.
La principessina pensò subito di essersi sbagliata, ma non ebbe modo di confermare se quanto avesse visto fosse stata una reale reazione dell'animale, poiché ora aveva girato il muso come a volerle indicare qualcosa ai piedi del letto.
Usagi seguì con lo sguardo quello dell'animale e si accorse che, ben piegati, c'erano una camicia e dei pantaloni, lasciati lì per permetterle di indossare qualcosa al suo risveglio.
Usagi ne fu sorpresa, non credeva che Haruka le avrebbe riservato tanta premura...
«Oh... grazie-» la ragazza ora si rivolgeva all'animale, che apparentemente annoiato dalla lentezza reazionale di Usagi si era seduto composto sulle sue zampe anteriori, in attesa che la ragazza si alzasse e vestisse.
Usagi posò i piedi spogli sul pavimento gelido della camera, raggiunse la fine del letto e prese la camicia bianca.
Si fermò un attimo ad osservarla.
“È grandissima...”
Spiegata tra le mani della ragazza, le dimensioni di quel capo risultavano visibilmente sproporzionate se paragonate alle sue.
Quand'era stata ospite di Michiru si era già trovata a notare la differenza di dimensioni (in quel caso del seno) che le distingueva... ma nel caso di Haruka, la guerriera di Urano mostrava chiaramente di avere spalle molto più larghe delle sue, ed il suo corpo in generale, nonostante fosse mirabilmente slanciato, era anche più robusto rispetto a quello della principessina.
Usagi strinse a sé la camicia per sentirne il profumo.
Era impregnata dell'odore di Haruka.
Lo sguardo di Astrea, che non aveva mai smesso di fissarla, fece tornare Usagi con i piedi per terra, e, imbarazzata da quanto si lasciasse distrarre facilmente, si infilò la camicia, abbottonandosela con cura.
Come previsto le cadeva larga, tanto che le maniche terminavano almeno una mano oltre le sue.
Prese poi i pantaloni che, diversamente dai consueti candidi pantaloni con cui Haruka si era sempre presentata, erano di un marrone scuro, simile al colore delle castagne in autunno.
La ragazza li infilò rapida chiedendosi come avrebbe sistemato anche il loro orlo ma, nonostante il tentativo di aggiungere centimetri con la stoffa della camicia intorno alla sua vita, una volta chiusi le scivolarono di dosso senza il minimo cenno di resistenza.
La ragazza rimase di sasso, e ci sarebbe voluto forse un minuto perché si riprendesse se Astrea non avesse emesso, alle sue spalle, un suono simile allo scoppio di una risata subito interrotta.
Usagi si voltò di scatto verso il lupo, ma il suo sguardo era inespressivo esattamente come ogni altra volta.
Usagi lo osservò di sottecchi... forse quell'animale capiva più di quanto volesse lasciar intendere...
Tentò ancora una volta di fissare i pantaloni ma, non ottenendo alcun risultato, si arrese e decise di ripiegarli, per poi rimetterli dove li aveva trovati.
In fondo la camicia le cadeva abbastanza lunga, e copriva tutto ciò che c'era da coprire, lasciando nude solo le gambe della ragazza.
Quasi a confermare che il lupo attendesse che lei terminasse di prepararsi, Astrea si alzò di nuovo sulle zampe e si mosse in direzione della porta, come volesse indicarle di seguirla.
Usagi decise di seguire il suo istinto, in fondo quell'animale l'aveva sì attaccata una volta (in una situazione del tutto comprensibile.), ma le aveva pure salvato la vita la notte prima, quindi stabilì che non ci fosse nulla di male a lasciarsi guidare da lei.
Attraversarono silenziosamente alcuni stretti corridoi, che risultavano illuminati unicamente dalle piccole fenditoie, presenti giusto poco più sopra la testa della ragazza, sino a giungere ad un'altra porta, dietro la quale si celava una stanza circolare, anch'essa molto essenziale: oltre al lucernario sul soffitto, vi era solo un'altra piccola finestrella che dava verso l'esterno del castello e, contro il muro di pietra, una massiccia scrivania di legno di quercia, adornata con la presenza dell'adiacente poltrona rivestita di stoffa blu scuro, svariati fogli sparsi su tutta la sua superficie ed un vaso di marmo puntellato, come fosse di ghiaia, che conteneva un piccolo giglio bianco.
Usagi sgranò gli occhi alla vista di quel fiorellino.
Ne era sicura, era quello che aveva protetto la notte scorsa!
La ragazza si avvicinò al tavolo ancora incredula.
«Stavi lì impalata a proteggere quelle stupide piante! Pensa che avevi addirittura perso conoscenza! Ma il tuo corpo era rimasto immobile a riparo di quei dannati fiori che erano ormai stati distrutti!»
 Alla mente di Usagi tornarono le parole che Haruka le aveva urlato contro la notte passata.
“Aveva detto che erano stati distrutti...”
La ragazza addolcì la sua espressione, concedendosi il primo sorriso della giornata.
Haruka si era preoccupata di portare al riparo anche il giglio che Usagi aveva così ostinatamente protetto, trapiantandolo nel morbido terriccio del vaso, nonostante fosse furente per la sconsideratezza del gesto con il quale la principessina aveva messo a repentaglio la vita.
«A quanto pare stai meglio.»
La voce di Haruka suonò talmente vicina all'orecchio di Usagi che la ragazza si ritrovò a stringersi nelle spalle come colta in flagrante, mentre si chiedeva quando l'altra fosse entrata nella stanza, visto che nell'arrivarle ad un soffio non aveva fatto il ben che minimo rumore.
Voltatasi di scatto, la principessa constatò la reale presenza di Haruka, in piedi nei suoi soliti abiti formali, davanti a lei.
«Sì... grazie di esserti presa cura di me...» Usagi balbettò nel ringraziare l'altra, principalmente perché trovava estremamente difficile controllare le parole che stava pronunciando, mentre nella sua testa le immagini si fondevano al ricordo del calore e del profumo della pelle dell'altra.
Ad Haruka non sfuggì l'imbarazzo che la principessina tentava di tenere nascosto.
Si avvicinò a lei con fare deciso, costringendo la ragazza ad indietreggiare sino a finire contro il bordo della scrivania, quasi volesse metterla spalle al muro.
La guerriera di Urano non arrestò la sua avanzata, e giunse alla destinazione che si era prefissata, scostò delicatamente con la mano i ciuffi della frangia della sua principessa in modo da renderne visibile la fronte, e vi posò leggera le labbra.
Usagi trasalì.
«Direi che la febbre è passata.» Haruka si scostò soddisfatta sia del fatto che la ragazza avesse recuperato le forze, e sia del fatto che era bastato un gesto così innocente a tenderla come le corde di un violino.
Usagi si toccò con la mano la fronte, in cerca di riconferma che la conclusione dell'altra fosse veritiera.
«Oh! Hai ragione... è incredibile!» il sorriso che sfoggiò durante la scoperta era raggiante e pieno di energie «Di solito ci vogliono intere giornate affinché mi riprenda quando la temperatura sale così tanto!»
Haruka che ormai era arrivata alla porta, si voltò con un sorriso divertito alla manifestazione di stupore e gioia così accesa della principessa della Luna.
«È un antico metodo.» Haruka le concesse una rapida spiegazione mentre con un gesto della mano la invitava a raggiungerla per spostarsi altrove «Si dice che sia un'ottima cura, lasciare che due corpi stiano spogli a stretto contatto, affinché si aiutino a vicenda a ritrovare l'equilibrio.» Haruka pronunciò queste parole abbassando il tono quel tanto che bastava per renderle estremamente sensuali, nell'intenzione di far arrossire la testolina buffa all'ennesimo ricordo del contatto sufficientemente intimo che con quell'abbraccio le aveva riservato.
Usagi, visibilmente interessata alla spiegazione, aveva ormai raggiunto Haruka, e ora le stava a fianco.
«Oooh, non lo sapevo! A me Luna aveva spiegato che il modo migliore per far passare la febbre fosse quello di sudare molto!» la voce allegra ed improvvisa di Usagi attirò persino la curiosità di Haruka, che la guardava sorpresa «Infatti tutte le volte mi seppellisce sotto tonnellate di coperte pesanti, trasformando il mio letto in una sauna...» la principessina terminò la sua spiegazione assorta nel gesticolare con le braccia nel tentativo di mimare al meglio la forma che il suo letto assumeva durante i giorni di malattia.
Haruka la guardava con il sorriso teso di chi stava per scoppiare in una risata dettata dall'incredibile ingenuità e purezza con la quale Usagi aveva appena pronunciato quelle parole.
Usagi notò l'espressione insolita dell'altra ed incuriosita ridusse nuovamente la poca distanza che le separava, la principessina guardava intrigata Haruka, cercando di starle a fianco, nonostante lo stretto corridoio che stavano attraversando rendesse l'impresa quasi impossibile senza sfiorarsi.
«Capisco.» la ragazza di Urano si decise a ribattere, ma non prima di aver ritrovato il suo solito sarcasmo.
«Prego, da questa parte.» Haruka ora la invitava ad entrare nella prossima sala, permettendosi la cortesia di tenerle la porta aperta, in attesa del suo passaggio.
La stanza nella quale erano giunte era una luminosa sala da pranzo.
Rispetto agli altri interni del castello, questa era decisamente più contenuta nelle dimensioni, appariva quasi modesta.
Ovviamente, anche questa sala era arredata con essenzialità.
Al centro era situata una tavolata che poteva ospitare almeno dodici persone (Usagi arrivò a questa conclusione dopo aver contato mentalmente i posti a sedere disponibili...), ma la cosa che la stupì maggiormente fu la presenza di tre ampie vetrate, situate sulla parete alla sinistra loro e del tavolo, che da terra arrivavano sino al soffitto, separate dal telaio di metallo laccato di nero che ne costituiva la struttura.
A differenza di ogni oggetto presente in quel castello, i vetri di quelle finestre erano finemente decorati, e colorati con le più vivide tonalità.
«Wow...» come al solito Usagi non trattenne il suo stupore «Sono magnifiche!»
Haruka la osservò con l'espressione di chi non ci trovasse poi tanto di straordinario.
«Sono finestre.» tagliò corto.
Usagi gonfiò le guanciotte in segno di protesta verso la poca sensibilità artistica di Haruka.
«Ma sono uno spettacolo! Non ne avevo mai viste di così belle!» Usagi si era avvicinata alle vetrate per ammirare con più attenzione i pochi dettagli colorati che, con la sua altezza, poteva raggiungere, notando che si trattava di pittura per vetro.
«È stata la principessa Michiru a decorarle?»
«No» Haruka schioccò la lingua «sono opera di mia madre.» la sua voce priva di particolare enfasi.
Erano solo delle finestre. Perché tanto interesse?
Haruka tirò un sospiro sconsolato, in segno di resa: che si trattasse di Usagi, o di Michiru, o persino di sua madre, la ragazza di Urano aveva capito che mai sarebbe riuscita a capirle. E tanto meno a trovare interessanti cose frivole come fiori, arte o colori.
A quella rivelazione Usagi tornò a guardare Haruka.
“Quindi sono un ricordo di sua madre”
La principessa della Luna si soffermò persa tra i suoi pensieri, non riusciva ad immaginare quale aspetto potesse avere la donna che aveva dato alla luce Haruka... le somigliava?
La testolina buffa strinse gli occhi, concentrandosi sui lineamenti dell'altra che ora la osservava con la faccia di una che si chiede 'ma stai bene?', nel tentativo di sfocare l'immagine di Haruka quel tanto che bastava per ricostruirci sopra una figura vagamente più femminile, e con fluenti capelli biondi che le scendevano lungo la schiena... ma il tic nervoso del sopracciglio, che si muoveva spasmodico esprimendo lo spazientirsi di Haruka, le impedì di focalizzarne l'immagine.
Tornò quindi a pensare a quanta maestria doveva esserle appartenuta per ottenere un risultato spettacolare come quello delle vetrate che l'avevano lasciata senza fiato.
«Tua madre doveva essere una persona molto sensibile...»
Haruka tornò a guardare la ragazzina tornata a fissare le finestre, le quali ora stavano macchiando la figura di Usagi con le varie sfumature di infinite tonalità che si infrangevano sulla sua pelle attraverso la luce.
«Potremmo dire di sì.» le concesse infine «Diciamo che sapeva dosare bene severità e rigore, ma al contempo si preoccupava molto anche di trasmettermi l'amore per le arti in generale.» l'espressione di Haruka era la stessa da 'chi gliel'ha chiesto poi?' che la guerriera aveva assunto di fronte al regalo di Michiru.
Con quelle parole attirò nuovamente la curiosità di Usagi.
«Anche tu sai dipingere?» l'espressione di meraviglia sul volto della principessina era leggibile come le pagine aperte di un libro.
Haruka, un po' annoiata dalla futilità dell'argomento, chiuse gli occhi ed incrociò le braccia prima di rispondere.
«No. Le arti grafiche non sono mai state di mia competenza.»
Usagi ne sembrò tristemente disillusa.
«Però mi ha insegnato a suonare il pianoforte.» Haruka aggiunse quell'informazione leggermente spazientita.
La meraviglia negli occhi di Usagi si riaccese rapida come la più fulminea delle saette.
«Il pianoforte?» la ragazza non si trattenne nel ripetere con più enfasi il nome dello strumento appena pronunciato da Haruka «Ma è grandioso! Non pensavo avessi orecchio musicale.» la constatazione di Usagi era intrisa della più semplice onestà, senza la minima volontà di insultare in qualche modo l'altra con qualche insinuazione sottintesa... ma Haruka sembrò prenderla sul personale, e con stupore di entrambe si prese la briga di rispondere in sua difesa.
«Se è per questo, ti informo che me la cavo anche discretamente bene.»
Vedere Haruka prendersela per qualcosa, anche se in modo scherzoso, fece scoppiare a ridere la ragazza della Luna.
«Non lo metto in dubbio! Tranquilla» la rassicurò gioiosa.
Haruka la guardava ora con le labbra leggermente spostate a un lato, con la stessa espressione che i bambini assumono quando si sentono presi in giro e fingono che la cosa non li tocchi.
«Piuttosto...» la sua voce era tornata seria «ti ho portata qui perché pensavo avresti avuto fame, considerata l'ora...» Haruka ora aveva riaperto gli occhi, e con lo sguardo le indicava la tavolata, dove c'era un posto già apparecchiato, ed un piatto velato da un coperchio argenteo ad attenderla.
A quella vista Usagi sentì il suo stomaco lamentarsi in segno di assenso, lui accettava di buon grado l'invito di Haruka, e così anche la sua proprietaria si convinse a seguire il consiglio e ad accomodarsi a tavola.
Haruka le scostò la sedia per facilitarle la seduta e, scoperchiatole il piatto, si accomodò a fianco della principessina, sedendosi al suo posto di capotavola.
Mentre Usagi si era lasciata completamente rapire dal manicaretto, sul quale si era fiondata dimenticando anche il più piccolo accorgimento che l'etichetta le aveva insegnato, l'altra la osservava, con la testa leggermente inclinata, in modo da accomodarla sul braccio che, poggiando sulla sua tempia, la teneva sollevata.
La rapidità con la quale la ragazzina sminuzzava il boccone per potersene infilare subito un altro in bocca era quasi indecente, ma ad Haruka fece sorridere il cuore vedere la sua principessa sotto forma di animaletto domestico intento ad abbuffarsi... stava seriamente pensando di adottare quel tenero coniglietto vorace e tenerselo per sé...
A quel pensiero, la ragazza di Urano si irrigidì.
Di nuovo.
Aveva di nuovo stupidamente fantasticato sull'idea di poter condurre una vita che sapeva non le apparteneva.
Aveva di nuovo desiderato di poter in qualche modo sfuggire dai suoi doveri, dal suo giuramento e da tutte le complicazioni che il suo desiderio avrebbe portato con sé.
Ogni volta che quella testolina buffa era nei dintorni, sentiva di potersi permettere di perdersi in simili stupidaggini... ma proprio come aveva ribadito a Michiru, sapeva perfettamente che quello era un confine che non avrebbe mai superato. Usagi deglutì rapida un altro boccone, e si aiutò a farlo scivolare giù bevendo un po' d'acqua.
«È tutto squisito! Complimenti! Non pensavo sapessi cucinare! Anche questa è una forma d'arte da non sottovalutare...» il sorriso che accompagnò l'affermazione della principessina fece tornare la mente di Haruka nella sala.
«Infatti.» Haruka le rispose con un espressione da 'non l'ho cucinato io' «Non sono stato io a prepararlo.»
Usagi la guardò in attesa della battuta che pensava Haruka stesse per lanciare ma... l'altra la guardò con fermezza per confermare la veridicità della sua affermazione.
La principessina guardò nuovamente il piatto dal quale stava mangiando e poi si voltò sconvolta in direzione di Astrea che, infastidita dalla rumorosa ragazzina, si era rassegnata all'idea di appisolarsi e ora stava seduta sull'attenti a fissarla dalla parte opposta della stanza, davanti alla porta di uscita.
«Non dirmi che...»
Haruka sgranò gli occhi di fronte alla surreale conclusione alla quale l'altra era arrivata.
«Ahahahah!» la sua voce risuonò divertita «Certo che no! Come hai anche solo potuto pensare che Astrea potesse cimentarsi ai fornelli?» Haruka ora si era lasciata cadere indietro sino a toccare con la testa lo schienale, nel tentativo di ritrovare quella compostezza che quella testolina buffa le smontava con tanta facilità.
Usagi tirò un sospiro di sollievo e poi iniziò a ridere nervosamente a sua volta.
«Scusa! Che sciocca...» poi rivolgendosi al lupo che aveva appena mosso le orecchie come si fosse interessata al discorso che la sua padrona e la sua ospite stavano tenendo «Sarebbe stato strabiliante però...» una nota di delusione lasciò cadere la frase.
«È stata la tua amica, Luna.» Haruka ora aveva ripreso il controllo.
«Luna? Cosa-» Usagi tornò a guardare l'altra.
«Ieri mi sono permesso di avvisarla della tua visita al mio castello.» Haruka notò lo sguardo teso di Usagi «Non ti preoccupare» si affrettò ad aggiungere «Non le ho detto niente riguardo il vero motivo per il quale eri venuta. L'ho semplicemente informata che avevi deciso di terminare la visita che avevamo interrotto la volta scorsa e che, vista la tarda ora che si era fatta, ti eri addormentata nell'attesa che ti preparassi un thé.» Haruka sorrise come a compiacersi da sola della sua bravura nell'inventarsi scuse convincenti «Le ho spiegato quindi che per me non era un problema se tu fossi rimasta a pernottare al mio palazzo, e così lei si è incaricata di informare la Regina, in modo che nessuno si allarmasse inutilmente per la tua scomparsa.»
Haruka le lanciò un'occhiata di rimprovero.
Usagi strinse il tovagliolo che aveva posizionato sulle cosce per non sporcarsi, e chinò il capo in segno di scusa.
Haruka tornò ad addolcirsi.
«Poi si è presa la briga di passare a vedere se avevi fame, e così si è gentilmente offerta di occuparsi del pranzo, ringraziandomi per l'ospitalità con la quale ti avevo accolto, e affidandoti a me sino a quando non farai ritorno al Regno Argentato.»
Usagi immaginò la povera Luna che si preoccupava per lei...
Le tornò alla mente un episodio durante il quale l'ancella aveva dato di matto: si trattava della volta in cui da piccola aveva deciso di sfidare l'amica, giocando a nascondino.
Una volta arresa non riuscendo a trovarla, Luna aveva iniziato a chiamarla a gran voce per avvisarla che il gioco era finito, ma senza ricevere risposta.
L'aveva cercata disperatamente per ore, con le lacrime agli occhi, passando a setaccio l'intero palazzo, e dando fondo a tutta la voce che aveva in corpo, preoccupata che potesse esserle successo qualcosa... per poi trovarla semplicemente addormentata, comodamente adagiata tra i fiori che la nascondevano nel punto del giardino che aveva scelto come nascondiglio.
Al suo risveglio, la piccola Usagi aveva visto le stesse lacrime e ricevuto lo stesso abbraccio che qualche giorno prima Luna le aveva nuovamente riservato, quando l'aveva rincorsa su Urano nella speranza che non le fosse successo nulla di grave.
«Povera Luna... avrei dovuto avvisarla...» Usagi strinse ancora di più i suoi pugnetti, aveva fatto preoccupare fin troppo la sua amica in questi ultimi giorni.
Haruka avrebbe voluto approfittare della situazione per infierire con una sonora ramanzina, nel tentativo di ribadire il concetto di tenersi alla larga da lei... ma l'espressione accigliata e le guanciotte nuovamente gonfiate in una buffa smorfia di Usagi, la costrinse a trattenersi dal parlare.
Usagi ora aveva riposto le posate (ovviamente solo dopo che il piatto era stato accuratamente spazzolato) e si stava forbendo le labbra con il tovagliolo, esagerando leggermente il gesto, come a voler fare un'imitazione di una vecchia signora altolocata che si atteggia troppo.
Haruka dovette nuovamente trattenersi dal ridere di fronte a quel gesto.
«Molto bene» la ragazza inchinò leggermente il capo in segno di ringraziamento per il pasto «non avrei potuto chiedere di meglio!»
Il sorriso smagliante che Usagi aveva lanciato in direzione di Haruka confuse quest'ultima, si stava forse ancora riferendo al cibo?
… no, qualcosa in quel sorriso scatenò un brivido di timore, che rapido attraversò la schiena della guerriera.
Haruka mantenne la calma nonostante quel sentore non accennasse a sparire, e osservò di rimando la ragazza con l'espressione di chi attende un chiarimento.
Gli occhi di Usagi si illuminarono con il luccichio tipico della vittoria.
«È l'occasione perfetta per trascorrere un po' di tempo con te e per conoscerti meglio!»
L'affermazione della principessina colpì proprio al centro del bersaglio della preoccupazione di Haruka.
«Come prego?» la guerriera colta di sorpresa partì in contropiede «Mi pareva di essere stato chiaro. Ho promesso che mi sarei preso cura di te solo finché non avresti fatto ritorno a casa, cosa che avverrà proprio ora.»
Lo sguardo verde smeraldo era tornato serio.
Ma questa volta non sortì alcun effetto intimidatorio su Usagi.
«Eh no!» la ragazza si alzò di scatto dalla sedia, portandosi le mani ai fianchi «tu hai detto a Luna che sono venuta qui per concludere la visita giusto?» Haruka strinse appena percettibilmente gli occhi, come se stesse scansionando tra i suoi ricordi se l'affermazione corrispondeva alla realtà «ed io non sono disposta a mentirle.» ora la ragazza osservava la guerriera con un espressione che la intimava alla resa «Quindi dovrai lasciarmi rimanere a terminare la mia visita!» un dolce sorriso concluse la sua richiesta.
Richiesta che ad Haruka sembrò più una chiara imposizione.
La ragazza di Urano provò a cercare una via d'uscita.
«Non diciamo idiozie, il castello l'hai ben che visto» la sua voce sbrigativa «il tuo bel giretto turistico l'hai già fatto. Ora, se non ti dispiace, saresti pregata di tornartene a casa tua.»
L'idea che questa constatazione potesse sortire qualche effetto, sfiorò la mente di Haruka solo per la durata di un millisecondo.
«Beh, a essere sincera... non è che ci fosse poi molto da vedere nel tuo palazzo...» Usagi borbottò quella frecciatina con non troppa velata noncuranza.
Haruka si infervorò al suono di quelle parole.
«E sia.» lo sguardo di Haruka si rivolse al sole che svettava alto oltre la colorata vetrata.
Le loro iridi tornarono ad incontrarsi, speranzose quelle della principessina, serie quelle della guerriera.
«Ti porterò a fare un giro più interessante, ma una volta terminato esigo che tu sparisca dal mio pianeta e te ne torni al tuo bel palazzo, sulla tua cara e lontana Luna.»
Usagi accettò con un deciso assenso del capo.

*       *       *


«Se stringi ancora un po', finirò per ritrovarmi le tue dita nel pancreas!»
La voce leggermente infastidita, ma al contempo divertita di Haruka si udiva a malapena a causa del vento che ne portava via con sé quanto più riusciva.
Ma anche a poterle sentire, Usagi non ci avrebbe fatto comunque caso.
Haruka poteva dirle quello che voleva, ma per quanto la riguardava non avrebbe allentato la presa per niente al mondo! Non ci teneva di certo a cadere e finire con lo sfracellarsi al suolo.
«Se ci tieni così tanto a liberarti di me... dovresti mettertici di maggior impegno!» la principessina rispose in tono di sfida, accompagnando il suo sguardo corrucciato con l'uscita della sua linguetta.
Haruka, lievemente voltata all'indietro ad osservare la ragazza che non ne voleva sapere di smettere di avvinghiarsi con il suo abbraccio, sorrise a quell'espressione e decise di accettare l'invito.
Diede un colpo deciso con le gambe, ordinando così al cavallo che stava montando di aumentare il ritmo, già a briglia sciolta, della corsa.
«Forza Pegasus!»
Al suono della voce di Haruka, lo splendido animale alato eseguì il comando.
Usagi si strinse con tutto il corpo alla schiena di Haruka, forse provocarla non era stata questa grande idea... chissà se le braccia le avrebbero retto ancora per molto...
La principessina ora non riusciva più a tenere gli occhi aperti, era già troppo concentrata a tenersi ed a non contrastare il movimento galoppante del destriero per aggiungere anche lo sforzo di opporsi alle vertigini.
Una volta assicuratasi che la ragazzina non fosse troppo terrorizzata dalla situazione, Haruka decise che quello era il momento buono per esaudire la sua richiesta di visitare qualcosa di memorabile.
Portò con decisione la mano destra in avanti, quasi tirasse un pugno, per creare un varco dimensionale nel quale si tuffarono senza neanche il tempo di accorgersene.
Usagi si accorse che qualcosa era improvvisamente cambiato nel movimento dell'animale... l'aria continuava a soffiarle nelle orecchie con la stessa intensità di prima, ma ora l'andatura risultava fluida come quella di una barca che scivola sul pelo dell'acqua, anziché frenetica e movimentata come quella cavalcata di poco prima.
Incuriosita da tale cambiamento, si fece coraggio e riaprì gli occhi, facendo molta attenzione a non commettere lo stesso errore con le sue mani.
Il luogo che avevano raggiunto era una meravigliosa distesa di sabbia argentata, che riluceva nell'oscurità notturna nella quale era avvolto quel luogo, interrotta nella sua uniformità da piccole piazzole tempestate di candide primule color dell'ambra.
La vista del paesaggio mozzafiato che stavano sorvolando riuscì a zittire persino il consueto 'wow' di stupore, che Usagi non si tratteneva mai dal manifestare.
Haruka direzionò con un altro movimento il cavallo alato, che in pronta risposta eseguì nuovamente il comando impartitogli, discendendo lentamente in un'ampia virata circolare, sino a toccare nuovamente terra.
«Ti dispiacerebbe lasciarmi andare ora?» il tono di Haruka era sinceramente divertito.
Usagi constatò la loro effettiva fermata, e si convinse ad ubbidire alla richiesta, mantenendo però la cautela di chi non è così sicuro che ci si possa fidare poi tanto...
Haruka fece passare la sua gamba facilmente oltre la testa chinata di Pegasus, per poi balzare sulla sabbia con eleganza.
Usagi si irrigidì all'idea di essere rimasta sola sull'animale, temendo che, se avesse compiuto anche il più piccolo movimento, avrebbe potuto accidentalmente spronarlo e causare un'imminente catastrofe.
Haruka le porse la mano, con il braccio teso ad indicare all'altra la sua intenzione di aiutarla a scendere, proposta che fu ben accolta dalla testolina buffa, che si lasciò scivolare lungo il fianco del cavallo, frenata dalle forti braccia di Haruka che l'accompagnarono sino al compimento dell'azione.
L'estrema vicinanza con la guerriera fece arrossire la principessina, da quando avevano dormito assieme, il profumo di Haruka aveva assunto una connotazione rassicurante, e con la sua testa appoggiata al petto dell'altra, quella fragranza si sprigionava più vivida che mai.
Haruka si scostò per farle spazio e Usagi, per evitare di dare il tempo alla guerriera di accorgersi del rossore che aveva infuocato le sue gote, decise di provare a distrarla iniziando una conversazione.
«Non sapevo avessi un cavallo!»
A quelle parole la bestiola nitrì in segno di disappunto... forse la parola 'cavallo' risultava un po' riduttiva per descrivere la magnificenza di quella creatura che pareva uscita da un libro illustrato di favole.
«Infatti non ce l'ho.» La risposta di Haruka arrivò concisa ed al contempo leggermente divertita.
Usagi la fissò basita, per poi guardare il destriero... tornando infine su Haruka.
La guerriera di Urano mascherò una risata.
«Pegasus non è tuo?» lo stupore era evidente sul visino della ragazzina.
«No.» Haruka avrebbe volentieri continuato a girare attorno all'argomento, pur di continuare a poter vedere l'espressione confusa stampata sul volto della testolina buffa, ma qualcosa nella sua testa le ricordò che forse prendersi tanto gioco della futura Regina non era proprio questa grande idea...
«Diciamo che... l'ho preso in prestito.»
Usagi notò il tono poco serio di quella risposta.
«Non l'avrai per caso... rubato?» il suo sguardo incredulo.
Haruka scoppiò a ridere prima di risponderle.
«No tranquilla.» disse con voce ferma «Non si può definire rubare se alla fine lo restituisco no?» la sua domanda retorica fece scomporre la principessina.
«Haruka! Questo è quasi come rubare!»
«'Quasi come' non è proprio 'come'...» la serietà con la quale Haruka giustificava la sua tesi era sottolineata dalla mancanza di sarcasmo nel suo tono.
«Dobbiamo riportarlo indietro! Devi restituirlo subito-»
La principessa della Luna fu interrotta dal tocco con il quale le dita di Haruka ne afferrarono delicate il mento, come a volerne richiamare l'attenzione.
«Sbaglio o avevi detto di voler vedere qualcosa di bello?»
Usagi non riuscì a rispondere di fronte all'intensità con la quale l'altra la guardava mentre lentamente avvicinava le sue labbra a quelle della principessina.
Il cuore le rimbalzò in gola.
«Ci siamo.»
Quelle parole ridestarono Usagi in attesa del bacio che non arrivò.
«Cosa-»
A risposta dell'interrotta domanda della ragazzina vi fu la luminosa comparsa di una fonte di luce alle sue spalle che, squarciando l'oscurità notturna nella quale erano avvolte, irradiò prima il volto di Haruka, poi l'intera area circostante.
L'incontro tra i raggi del sole, che ora facevano capolino in una sorta di alba, tinsero la fine sabbiolina della più dorata delle tonalità.
Tutto intorno a loro brillava, avvolto in una bellezza indescrivibile.
Le primule, i cui petali ora risultavano composti da vera e propria ambra, scintillarono come piccoli gioielli, regalando lo spettacolo più bello che gli occhi di Usagi avessero mai visto.
Sembrava di essere in un sogno.
Tutto intorno a loro era talmente avvolgente e confortevole.
“Se il paradiso esiste, questo dev'essere il suo aspetto!”
Questo pensiero attraversò la mente di Usagi, che ora si era completamente girata in direzione del sole che stava terminando di sorgere.
Un lieve tocco la richiamò dai suoi pensieri, senza però farle pressione nel terminare di ammirare quello spettacolo.
Le mani di Haruka l'accompagnarono con lentezza, traendola a sé, facendola accomodare, lasciando che la principessina usasse il suo corpo come schienale in modo da permetterle di godersi appieno quello scenario fiabesco.
«Siamo su Miranda.» la sua voce risuonò melodiosa, nella spiegazione che la guerriera si apprestò a fornire «Una delle Lune di Urano, la più vicina per l'esattezza...»
Usagi inclinò il capo all'indietro in modo da poter intravedere il volto.
«È la più piccola tra le cinque Lune Maggiori» un sorriso le incurvò le labbra.
Si ritrovò a pensare che, per quanto questo luogo fosse incantevole ed invidiabile, nessun satellite aveva mai catturato la sua attenzione come quello da cui proveniva Usagi.
La tiepida candida luce della Luna del Regno Argentato, aveva più volte rischiarato le notti più buie che la guerriera aveva passato in svariate zone del Sistema Solare. Per quanto fosse costretta ad allontanarsi durante le sue lotte, quella luce la richiamava sempre per rincuorarla nei momenti di sconforto dettati dalla solitudine.
Era il suo faro nell'oscurità, il suo porto sicuro.
Era stata il suo punto fermo nei momenti di solitudine. E di questo le sarebbe sempre stata grata.
«La più brillante perla del regno.» Haruka ora stava fissando Usagi (come a volerle dedicare quelle ultime parole) con la stessa intensità con la quale gli occhi del piccolo principino dei sogni era solito fissarla, e questa situazione, contornata dall'atmosfera con cui la luce, profusa in ogni direzione, le stava ancora avvolgendo, fece nascere in Usagi il desiderio di completare la perfezione di quel momento, con il bacio col quale ringraziò Haruka.
Le sue labbra si dischiusero più morbide che mai sulla liscia guancia dell'altra, che si irrigidì leggermente all'improvviso inaspettato dolce contatto che la principessina le riservò.
Haruka le sorrise di rimando.
«E questo per cos'era?» il suo sopracciglio incurvato nel suo classico taglio inquisitorio.
Usagi si portò il dito indice in segno di silenzio «SE-GRE-TO»
La ragazzina trovò buffa l'espressione contrariata dell'altra che si aspettava una spiegazione, ma entrambe sapevano che quel gesto proveniva dallo stesso senso di gratitudine della rosa che la guerriera le aveva lasciato in camera.
Haruka socchiuse gli occhi, sollevando le spalle in segno di resa.
«Vogliamo andare?» il suo sorriso beffardo da 'io la mia parte del patto l'ho mantenuta' che sfoderò non fece irritare Usagi, sapeva anche che la buona sorte era già stata dalla sua parte aiutandola nel far cedere la guerriera di Urano alla sua richiesta, e provare a forzare la mano degli eventi assillando la dea bendata con eccessive richieste forse avrebbe prodotto l'effetto contrario.
«Va bene.»
Andava davvero bene così.

*       *       *


Di ritorno su Urano Haruka scortò, con una cavalcata decisamente più moderata rispetto alla precedente, la principessina al portale di ricongiungimento con il Silver Millennium.
Durante il tragitto Usagi non riusciva a darsi pace sulla provenienza del destriero, realmente preoccupata che una ignora-regole come Haruka potesse realmente averlo rubato senza troppi scrupoli... e così tempestò la guerriera di domande a riguardo.
Per sua sfortuna però, la ragazza di Urano non cedette di una virgola sul rivelare il suo legame con Pegasus, ma le concesse comunque di scoprire che Haruka aveva l'abitudine di 'prenderlo in prestito' ogni qualvolta sentisse il bisogno di schiarirsi un po' la mente.
Percorrere lunghe corse sfrenate in sella alla creatura fatata permetteva alla guerriera di sentirsi viva, come si fondesse in un tutt'uno col vento... e fu proprio quella rivelazione a far comprendere ad Usagi che il motivo per il quale sentiva sempre quella fragranza di vento, era appunto la consuetudine dell'altra a perdersi nelle sue pericolose cavalcate a folle velocità.
«Siamo arrivati» la voce di Haruka suonò chiara, subito poco prima che il bianco destriero desse la sua conferma con un nitrito.
La guerriera scese con la stessa facilità della volta precedente, e proprio come prima si apprestò ad aiutare la principessina a tornare a terra.
Protese le braccia in direzione di Usagi per rallentarla nella discesa ma il più ingombrante abito, che era tornata ad indossare quando si erano fermate al palazzo per concedere alla principessina di recuperare il suo vestito ormai asciutto, complicò la sua discesa, facendola scivolare più rapidamente del previsto.
I riflessi di Haruka furono pronti e l'afferrò giusto in tempo, evitandone la caduta.
Le mani della guerriera sorreggevano Usagi, condizionando la postura della ragazzina ad assumere la curvatura delle spalle tipica di un animaletto come un gattino che veniva sollevato in aria per essere ammirato.
Era incredibilmente leggera, e la sua espressione leggermente imbarazzata per l'inconveniente era adorabile.
Haruka si concesse di sorriderle.
E fu così che la trasse a sé con un movimento non troppo lento.
Per paura di perdere l'equilibrio Usagi appoggiò le sue braccia sulle spalle di Haruka, sfiorandole con le dita le corte ciocche bionde della nuca.
Giusto il tempo di sentire quel lieve solletico provocato dallo spostamento dei capelli che la principessina aveva involontariamente sfiorato, e la sua attenzione si spostò su quel calore, ormai quasi famigliare, con il quale le sue labbra la avvertivano del contatto con quelle di Haruka.
Fu un bacio soave, le labbra della guerriera sprofondarono teneramente su quelle dell'altra, solo dopo averle allietate dal tiepido soffio che ne aveva annunciato l'arrivo.
Il bacio che si scambiarono portò con sé un sentimento diverso dal loro primo incontro.
Il respiro di Haruka si fece quasi impercettibilmente teso, e questo sentore la costrinse a ricominciare a pensare, e a capire che la sconsideratezza del gesto appena compiuto non era proprio da lei... non dopo quanto si era ripromessa.
Sapeva che probabilmente così avrebbe solo confuso nuovamente la sua principessa.
Ma si concese quest'ultimo capriccio.
Voleva sentirsi libera di esprimere la sua gratitudine senza fermarsi a pensare alla conseguenza del suo gesto.
Era chiaramente colpa del discorso con Michiru il giorno prima ed il suo canzonarla di aver paura ad esprimere quello che prova.
Come l'aveva rassicurata (a modo suo) in quell'occasione, Haruka sapeva perfettamente di amare la principessa di Nettuno, nonostante anche quel sentimento lo cercasse di allontanare per non venire meno al suo compito. Ormai era chiaro che Haruka non fosse una cima nel confrontarsi con i suoi sentimenti. Ed il problema ora era riuscire ad affrontare al meglio i sentimenti che incoscientemente aveva aiutato ad alimentare nel cuore della ragazza della Luna.
Scostò con delicatezza la ragazza, interrompendo il contatto tra le loro labbra, e con attenzione la adagiò a terra, assicurandosi di non mollare la sua presa nemmeno una volta certa che la principessina avesse toccato terra.
Usagi rimase qualche secondo in attesa di una spiegazione, ma vedendo che l'altra non accennava a cominciare un discorso, l'anticipò.
«Il ballo...» la voce di Usagi uscì talmente sommessa da costringere Haruka ad inclinare la testa nel tentativo di udire cosa la ragazzina stesse cercando di dire.
La ragazzina chiuse con decisione gli occhi come a volersi caricare di energia, e li riaprì con ancora più rapidità, facendo attenzione a tenerli ben fissi in quelli smeraldo che la osservavano ancora in attesa di una spiegazione al farfugliamento di poco prima.
«Il ballo!» si arrischiò di ripetere con forza «Al prossimo plenilunio ci sarà il ballo indetto in mio onore dal principe della Terra...» strinse forte i pugnetti delle braccia ancora poggianti sulle spalle di Haruka «andiamoci insieme!»
La risposta shockata nello sguardo della guerriera di Urano fece comprendere immediatamente ad Usagi la futilità di quella richiesta.
Come poteva sperare che ad Haruka potesse interessare un evento del genere?
No, non era questo il punto!
Cosa credeva di poter ottenere da quel gesto?
Davvero credeva che le cose tra di loro potesse instaurarsi questo tipo di rapporto?
Le iridi smeraldo di Haruka tornarono ad osservare Usagi, cancellando il taglio sorpreso che avevano assunto, e sostituendolo con uno sguardo più compassionevole.
Questa volta non riuscì a convertire la sua espressione in una maschera distaccata e gelida, quindi decise di tentare un approccio diretto, dettato solo dalla profondità dei sentimenti che provava.
«Lady Serenity...» il suono del titolo onorifico di Usagi riportò la ragazzina con l'attenzione al massimo della concentrazione che quel momento richiedeva .
«Io sono il guerriero designato alla tua protezione, e con essa quella del Regno Argentato» alla principessina sembrò di udire di nuovo il giuramento che Haruka aveva pronunciato al loro primo incontro ufficiale «tu sei la principessa della Luna, nonché futura Regina» a queste parole la guerriera si portò la mano destra sul cuore e, sciogliendosi dall'abbraccio con cui Usagi stava ancora flebilmente tenendosi, si inginocchiò al suo cospetto, come aveva fatto nella sala del trono.
«Questo è il mio compito» il volto chinato di Haruka si sollevò per permettere alle loro iridi di incontrarsi nuovamente «quello è il vostro.»
Sentire Haruka darle del 'voi' per la prima volta, congelò il cuore della principessina, facendole capire che con quel discorso, la ragazza di Urano stava chiarendo per l'ultima volta il ruolo che sarebbero andate a rivestire, ed il tipo di rapporto che le avrebbe legate da lì in poi.
Gli occhi di Usagi si gonfiarono di lacrime che ancora trattenne.
«Haruka-»
Il sorriso sereno e rassicurante di Haruka interruppe sul nascere la tenue protesta che la principessina cercò di pronunciare, facendole al contempo capire che non ci sarebbe stato modo di cambiare quello che stava accadendo, nemmeno con la più prolissa delle contestazioni.
«Mi dispiace...»
La voce di Haruka appena percettibile.
«Non dimenticherò mai questi momenti passati assieme» il suo tono era sincero«e vi sono riconoscente per l'interesse che avete dimostrato nei miei confronti.» un'ultima pausa «non era mia intenzione confonderti...davvero»
Lo sguardo di Haruka tornò serio.
«Addio»
Quelle parole sancirono il taglio netto che Haruka aveva appena sferrato.
Le lacrime della principessina si sollevarono a mezz'aria, mentre la ragazza si sentì risucchiare dal varco dimensionale nel quale stava cadendo, in seguito alla spinta con cui Haruka l'aveva allontanata da sé.
Una volta dall'altra parte, Usagi atterrò sulla lastra di pavimento marmoreo della Sala di Passaggio del suo palazzo, proprio sotto gli occhi di una Luna stupita della sua entrata in scena, che l'attendeva ancora preoccupata.
Usagi non si diede neanche il tempo di sentire il dolore, conseguente alla botta appena ricevuta, che si lasciò trascinare dall'impeto che dentro di lei le urlava disperatamente di non lasciarla andare così.
Non ora.
Non ora che aveva capito di volerla parte della sua vita.
Non ora che non era ancora pronta a lasciare questi sentimenti che appena stava cominciando a conoscere e comprendere.
I preda all'emozione del momento, diede fondo a tutte le sue energie per rialzarsi e rituffarsi nel portale, urlando il nome della persona di cui, ora più che mai, sentiva la necessità di avere accanto.
«HARUKA!!»
La sua voce suonò disperata, e fu spezzata solo dal secondo tonfo che l'accolse una volta ritornata su Urano.
La sua faccia, assieme a tutto il suo corpo si riversò sul prato dove poco prima si trovava assieme alla guerriera, che ora era scomparsa assieme al destriero.
Le sue dita si strinsero attorno ai morbidi fili d'erba, non troppo curante nel far attenzione che, con quel gesto, non ne strappasse alcuni.
Usagi si sollevò quel tanto che bastò per risultare seduta, e con le lacrime che le rigavano copiose le guance, si guardò attorno alla ricerca della più piccola traccia dell'altra.
Niente.
La sensazione di abbandono che si profuse per il suo corpo, la costrinse a chiudersi le ginocchia in un abbraccio, con il quale tentò di trovare un rifugio sicuro, dove poter lasciar sfogare quel dolore, nella protezione della posizione rannicchiata che aveva assunto.
Perché le cose dovevano per forza andare così?
Perché doveva per forza mettere da parte i suoi sentimenti?
Da dietro la ragazza si sentì il rumore di un'altra persona che attraversava il portale, e subito comparve la sua amica Luna, che l'aveva seguita allertata dall'assurda reazione a cui aveva parzialmente assistito.
«Usagi-sama, cosa-» l'ancella s'interruppe immediatamente alla vista della sua signora in quelle condizioni.
Mai in tutta la sua vita l'aveva vista piangere tanto sconsolatamente.
Pensò che in quel momento, nessuna parola le sarebbe potuta essere di conforto, e nonostante non capisse da cosa fosse scaturito tanto dolore, le si inginocchiò a fianco, e la strinse a sé nel più comprensivo dei suoi abbracci, custodendo silenziosamente il pianto segreto che la sua principessa le stava riservando.

*       *       *


Luna stava percorrendo il corridoio principale in direzione della sala della Regina a grandi passi, era stata convocata urgentemente sì, ma la sua fretta scaturiva dal suo desiderio di non lasciare la sua principessa sola troppo a lungo... anche se quando l'aveva lasciata nelle sue stanze la ragazza era caduta in un sonno profondo, esausta dal lungo pianto, non voleva rischiare di non essere presente al suo risveglio, sopratutto non sapendo quale sarebbe stata la prossima reazione di Usagi...
Arrivò all'entrata della sala, e si fermò un secondo a rendersi presentabile ed a calmare il suo respiro affannato.
«Molto bene allora.» la voce della regina si udì chiara non appena l'ancella fece il suo ingresso, non era sola «In base a queste nuove informazioni, ed alle vostre supposizioni» la splendida regina si rivolgeva ora alla principessa Michiru «che ritengo pienamente ponderate e fondate, concentreremo la ricerca circoscrivendola, in via del tutto eccezionale, al Sistema Solare Interno.»
Luna silenziosamente si inchinò appena la regina la notò, mantenendosi però ad una discreta distanza da lei e le sue ospiti, in modo da non disturbare il loro discorso.
«Principessa Michiru, potete fare ritorno al vostro palazzo, vi prego di tenermi informata se ci saranno nuove rivelazioni da parte del vostro Specchio.» con un sorriso la regina congedò la ragazza di Nettuno, che a sua volta rispose con una riverenza.
«Non mancherò, mia signora.» Michiru uscì elegantemente dalla sala, rivolgendo un sorriso rassicurante visibilmente forzato a Luna, non appena furono abbastanza vicine.
L'ancella ebbe un brutto sentore, la faccenda doveva essersi fatta ancora più grave o peggio... prossima.
«Come Vi avevo già anticipato mia Regina» questa volta fu la voce della principessa Ami ad interrompere il silenzio «le ricerche incrociate effettuate con le mie compagne non hanno dato risultati concreti.» la sua voce tremolante celava la vergogna nel non aver potuto contribuire in maniera utile alla causa.
La regina mosse il capo in segno di comprensione.
«È evidente che gli unici posti rimasti da setacciare sono la Terra e la Luna...» la voce di Minako suonò simile a quella di un ragionamento ancora in atto.
«Bene! Non ci resta che unire le forze ed occuparcene da subito!» la principessa Makoto sollevò un pugno serrato davanti al suo volto in segno di incoraggiamento, mentre le altre tre principesse le risposero con un deciso collettivo assenso.
«Sfortunatamente però le nostre leggi ci impediscono di agire fuori dalla nostra giurisdizione...» l'affermazione di Rei smontò per un secondo tutta l'energia di buoni propositi che si era manifestata poco prima.
«La Terra è un territorio sul quale non possiamo agire, i trattati sono chiari a riguardo...» Ami prese posizione nei confronti della constatazione della guerriera di Marte.
«Di questo non dovete preoccuparvi» la voce della Regina Selene tornò a rincuorare le principesse «mia carissima Luna» i suoi amorevoli occhi ora si rivolgevano proprio all'ancella, che appena sentitasi chiamare in causa, mosse un passo avanti in direzione del trono «potresti occuparti tu di portare un mio messaggio ad Artemis, in modo che lo recapiti al principe Endymion?».
Luna raggiunse rapida la sua regina e raccolse la lettera che le stava porgendo.
«Certamente mia Regina.» l'ancella inchinò il capo, e dopo che la Regina del Regno Argentato le rivolse un breve sorriso a ringraziamento della sua indiscutibile lealtà, tornò a rivolgersi alle altre ospiti, concedendo all'ancella di congedarsi e mettersi in cammino.
«Ho dato precise disposizioni al principe della Terra, quindi potete stare tranquille che sarà ben lieto di occuparsene personalmente-» la voce della regina si spense all'arrivo di un nuovo ospite «Vedo con piacere che avete potuto accettare il mio invito a questa riunione» la regina accolse la guerriera di Urano con un dolce sorriso, nonostante il ritardo di quest'ultima.
Luna ebbe un sussulto appena la figura di Haruka comparve nella sua visuale, e di tutta risposta a quell'inaspettato incontro accelerò la sua camminata in direzione della porta.
«Mi scuso infinitamente per il ritardo mia Regina, ma alcuni urgenti oneri mi hanno trattenuto-» la bionda aveva appena cominciato ad avvicinarsi alla regina, giustificando il suo ritardo, che un sonoro schiaffo, con il quale Luna era riuscita a farle voltare la testa a un lato, la costrinse a fermarsi.
Un sussurro sommesso di stupore attraversò la sala, e tutte le ospiti presenti si voltarono in direzione dell'accaduto.
«Non so cosa Le abbiate fatto, e non mi interessa.» la voce di Luna era furente, ma l'ancella si trattenne quel tanto che bastava a mantenerla una minaccia che solo loro due potessero udire «ma esigo che da ora in poi non vi azzardiate mai più ad incontrarLa! Sono stata sufficientemente chiara?» ora stava urlando.
Haruka la fissò, senza scomporsi.
Gli occhi di Luna erano adirati, ma anche visibilmente rattristati.
«Non ti preoccupare di questo. Ti do la mia parola che non intendo più vederla.» il suo sguardo era serio e gelido, e quest'atteggiamento incuriosì le presenti principesse, che però non potevano udire il discorso nella sua interezza.
Haruka si portò la mano alla mascella, che un po' le formicolava «Se fossi in te mi preoccuperei più del contrario, e mi accerterei di farle meglio la guardia.» la frecciata arrivò diretta come un pugnale nel cuore di Luna che, riconoscendo la sua parte di colpa, non trovò modo adeguato di rispondere.
Strinse forte i pugni, stritolando pure la lettera che aveva preso in consegna, e si catapultò fuori dalla sala, scostando con una spinta decisa la guerriera che la intralciava, continuando così per la sua strada.
Haruka osservò la sua figura allontanarsi, e si concesse di sorridere per un attimo al ricordo dell'intensità di quel ceffone: Luna aveva a cuore la felicità dalla sua principessa più di qualunque altra cosa, questo era certo.
La guerriera di Urano si voltò nuovamente verso la sua regina, circondata dai bisbigli malcelati delle principesse che non le staccavano gli occhi di dosso, vuoi per la curiosità nei confronti di quanto appena successo, vuoi per l'incredibile fascino che il suo bel visino non dimenticava mai di suscitare.
La regina le fece cenno con la mano che non le erano richieste giustificazioni per l'accaduto, o per il suo ritardo, e richiamando l'attenzione delle altre principesse riprese a dare le sue direttive.
«A voi quattro affiderò il compito di controllare da cima a fondo il Regno Argentato»
Le ragazze, leggermente imbarazzate per l'atteggiamento poco consono che si erano concesse poco prima, si limitarono a rispondere all'unisono, ed accettato l'incarico si sbrigarono a lasciare la sala, non smettendo però di fissare l'affascinante biondino che, con la sua espressione concentrata aveva ripreso a guardare la sua regina.
Poco prima dell'arrivare all'uscita, proprio mentre le principessine stavano passando a fianco al bel ragazzo, Minako si lasciò sfuggire un «Però... carino il tipo... chissà chi è...» e molto probabilmente si sarebbe pure permessa di andare a presentarsi incurante del trovarsi ancora al cospetto della regina se Makoto in pronta risposta non le avesse tappato vigorosamente la bocca.
«Minako! Ma ti sembra il momento?» a riprenderla fu Rei.
Le ragazze si lanciarono una rapida occhiata di rimprovero, che subito si trasformò in imbarazzo, quando volsero il loro sguardo in direzione del giovane per assicurarsi che non le avesse udite, e lui invece le disilluse immediatamente salutandole con un seducente occhiolino.
Le quattro principesse arrossirono e scapparono più veloci della luce fuori dalla sala, chiudendosi la porta, e la situazione imbarazzante in cui si erano andate a cacciare, alle spalle.
Lo sguardo di Haruka transizionò da confuso a sorridente per la tanto assurda accoglienza che le era stata riservata, per poi tornare serio e pronto agli ordini come quello di un soldato.
«Per voi invece, ho un compito più importante» la voce della Regina Selene risuonò grave per la prima volta, e carica della più profonda solennità.
   
 
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