Fanfic su artisti musicali > Children of Bodom
Segui la storia  |       
Autore: Dark soul_    07/10/2012    2 recensioni
"Alexi? Voleva un bene dell'anima a quel ragazzo, lo amava ... ma come fratello... sì era come se Alexi fosse il suo fratellino e lui dovesse proteggerlo dalle insidie del mondo."
Genere: Erotico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
COB 5
Carry me away from my pain

Rakkaus <3


Janne sentì il telefono squillare e si svegliò di colpo. Guardò l'orologio sul comodino accanto al letto: erano le tre di notte. Scese in soggiorno e prese il cordless che ripeteva una noiosa musichetta da qualche minuto, rispose. Janika aveva la voce rotta dal pianto e sembrava terrorizzata, gli chiese di raggiungerla a casa sua e lui, dopo aver chiuso la chiamata, si infilò in fretta un paio di jeans, prese la macchina e corse a casa della ragazza probabilmente bruciando due o tre semafori rossi. Arrivò pochi minuti dopo e parcheggiò a cazzo e probabilmente in divieto di sosta,  scese e corse fino al portone d'ingresso del palazzo, era aperto, lo spinse e si catapultò su per le scale ignorando il portinaio che poltriva dietro la guardiola,  corse per due piani e arrivò all'appartamento di Janika, aprì la porta e si ritrovò nel buio totale, sentì un singhiozzo proveniente dal fondo della casa, tastò il muro in cerca dell'interruttore, lo trovò e accese la luce. La ragazza era sdraiata in fondo alla stanza, in un bagno di sangue, il tastierista corse da lei e la prese in braccio, il primo pensiero fu l'aborto, ma poi notò che il sangue proveniva dai polsi, profondi graffi avevano ridotto le sue braccia a carne da macello, la posò sul divano e prese il telefono per chiamare un'ambulanza, intanto i paramedici gli dissero di cercare di disinfettare le ferite, chiuse il telefono e corse in  giro per casa per cercare un disinfettante, lo trovò ed eseguì gli ordini. Si fermò pochi secondi, aveva la vista leggermente offuscata e non sapeva perché, solo pochi secondi dopo si accorse delle lacrime che avevano iniziato a correre lungo le sue guance, guardò il viso della ragazza che gemeva per il dolore:

- Perché lo hai fatto? -
Non gli rispose. Semplicemente si fissarono negli occhi arrossati, Janika allungò un braccio verso il viso del tastierista e con un dito gli asciugò debolmente una lacrima, dopodiché gli accarezzò la guancia e chiuse gli occhi cercando di attirare il viso del ragazzo verso di se, si avvicinarono, le labbra erano a pochi centimetri di distanza, lui aveva un odore pungente di profumo al rabarbaro contrastava con l'odore dolce di borotalco di lei, ancora pochi millimetri e si sarebbero baciati ma furono interrotti dall'entrata dei paramedici che caricarono in fretta e furia la ragazza sulla barella e in pochi secondi furono pronti per andarsene:
- Non mi lasciare! -
Disse Janika con un filo di voce. Janne seguì l'ambulanza con la macchina e riuscì a intrufolarsi in ospedale passando inosservato tuttavia dovette aspettare in sala d'attesa mentre le mettevano i punti sui polsi. Un'infermiera sbucò dalla stanza in cui stavano operando Janika qualche minuto dopo:
- Lei è il marito? -
Janne scosse la testa leggermente cercando di non pensare al dolore che gli stava trapanando le tempie, la donna annuì:
- E' il padre del bambino o il fidanzato? -
Scosse la testa di nuovo e disse di essere un amico che lei aveva chiamato, chiese come stesse e gli venne risposto che il giorno dopo sarebbe stata dimessa e che ora poteva anche entrare per vederla. Così fece, si diresse lentamente verso la stanza e oltrepassò la porta quasi in punta di piedi per non disturbare la signora che dormiva di fianco a lei, si avvicinò al letto e si sedette sulla sedia di fianco alla ragazza, le accarezzò la guancia e lei fremette leggermente:
- Come stai? -
Janika si sforzò di dire che stava meglio anche se le ferite le pulsavano e iniziavano a brucarle tuttavia riuscì a girarsi piano su un fianco per vedere il viso del ragazzo che le aveva salvato la vita. "Perché lo hai fatto?" le aveva chiesto quando aveva iniziato a medicarla, lei non lo sapeva perché lo aveva fatto, sapeva solo che era un peso troppo grande da sopportare e che non riusciva a pensare di dover portare in pancia un bambino per nove mesi, che poi avrebbe dovuto abbandonarlo e che, sapeva, che non ci sarebbe riuscita, perché una volta dopo averlo visto avrebbe pensato a quanto siano carine le manine e a come sia stupido che una madre abbandoni suo figlio. Ed era quello a cui stava pensando quella sera. Una donna non può lasciare il sangue del suo sangue. Poi le venne in mente che avrebbe potuto avere i tratti del padre, e stupidamente aveva pensato che a Janne questa cosa non sarebbe piaciuta. Poi si era messa a ridere, cosa importava a Janne di lei? Non erano nulla di più che semplici amici. La verità era che lei era sola. Non aveva detto a sua madre della gravidanza anche se ora si iniziava a notare un leggero rigonfiamento sul ventre e avrebbe dovuto dirglielo ma a sua mamma non importava granché di lei, presa com'era dalla sorellina e, dopotutto, non era da biasimare. 
Ma ora? Adesso, stesa in quel letto fissando quegli occhi fantastici e quelle labbra tremolanti, forse aveva pianto, cosa doveva pensare? Si erano quasi baciati e lei l'aveva voluto, l'aveva voluto con tutta se stessa, incontrare la sua bocca e accarezzarla dolcemente per poi iniziare una maliziosa lotta fra lingue, sì l'aveva voluto. Quindi forse anche lui lo voleva, forse a lui importava di quella ragazza un po' sfortunata e cresciuta troppo in fretta e allora cosa avrebbe pensato di tutta questa situazione?
Come se Janne potesse leggerle nel pensiero le accarezzò di nuovo la guancia, lei prese la sua mano e gli baciò piano le dita; lui le sorrise e avvicinò il viso al suo ma lei gli premette un dito contro le labbra:
- No, non voglio ora. -
Lui le accarezzò il collo e le scostò i capelli dal viso chiedendole cosa ci fosse che non andava, Janika gli diede un bacio sul naso e rispose che non voleva che il loro primo bacio se lo dessero in una stanza d'ospedale che puzzava di disinfettante, voleva un posto speciale. Il tastierista le morsicò dolcemente il collo:
- Come vuoi, piccola -
__

Era mattina quando Janne passò a prendere Janika in ospedale, la lettera di dimissione fu firmata da un giovane dottore fresco di laurea che le aveva ricucito i polsi. Lui la prese per mano, come se fosse la cosa più naturale del mondo, e la condusse verso la sua macchina, mise in moto e partì senza sapere dove andare, si fermò qualche metro più avanti a un semaforo: a destra la città, a sinistra il lago Bodom. Ma Janne non la voleva portare sul lago, quello era il posto in cui lui e Alexi andavano per parlare, per stare da soli... quello era il loro posto e se il vocalist che aveva avuto almeno una quindicina di ragazze in più di lui non ne aveva mai portata una sulle sponde del Bodom, Janne non vedeva il motivo di portarci Janika. Decise di procedere dritto, verso le coste del sud, le voleva
 far vedere il mare, a lui piaceva il mare, infatti quando era piccolo credeva che fosse una sconfinata distesa blu ed era rimasto deluso, si era quasi sentito tradito, quando aveva scoperto che sulle loro coste il mare era grigio e burrascoso, senza lunghe spiagge calde e accoglienti, semplicemente con cinici porti grigi e navi senza nome che viaggiavano indisturbatamente sul mar Baltico. Ma c'era un posto lì, incastonato fra le rocce, scavato dalla furia del mare, che era speciale. Al mattino il sole filtrava dalle pareti bucherellate creando fantastici giochi di luce sull'acqua cristallina che arrivava a malapena alle caviglie, quando era bambino credeva che fosse un posto magico e ora, ne era sicuro, anche Janika sarebbe rimasta estasiata, meravigliata dalla bellezza di quel posto e anche lei si sarebbe convinta che il mare non tradisce nessuno, che per quanto possa sembrare minaccioso in realtà vuole solo accogliere tutti i suoi figli fra le braccia e cullarli per l'eternità.
Il viaggio fu silenzioso, lei non fece domande, sembrava assorta nel suo mondo, ogni tanto si accarezzava la pancia e sorrideva. Il tastierista avrebbe voluto essere nella sua testa per poter scoprire cosa la spingeva a ghignare dolcemente e quasi impercettibilmente, perché? A cosa pensava? Forse si era decisa a tenere il bambino o forse stava solo pensando che aveva preso una buona decisione a fare richiesta per l'adozione...
Arrivarono e parcheggiarono davanti al porto, davanti a loro c' era solo il trambusto dei marinai che caricavano e scaricavano merce sulle navi, solo in quel momento Janika sembrò risvegliarsi da un sonno profondo, da un mondo ovattato, si slacciò la cintura di sicurezza e guardò la figura di Janne:
- Ma dove siamo? -
Il tastierista le prese una mano, era così piccola e scheletrica, eppure così bella e aggraziata, le baciò le dita e le disse che lo avrebbe scoperto più tardi. Lei scese e respirò l'aria salmastra a pieni polmoni: adorava l'odore leggermente pungente dell'acqua salata. Si avvicinò al ragazzo, gli strinse la mano e gli diede un bacio sulla guancia. Così, mano nella mano, scesero sulla battigia e camminarono in quella stretta parte di sabbia che il mare aveva concesso ai giovani che volevano stare da soli. Arrivarono alla grotta che Janne ricordava perfettamente eppure, eppure avrebbe giurato che c'era qualcosa di diverso. Ignorò la sensazione pensando che dovevano essere vent'anni che non andava in quel posto. Entrarono. Anche i giochi di  luce erano come li ricordava, creati dal debole sole che cercava di riscaldare Helsinki in quella fredda giornata invernale. Si tolsero le scarpe, l'acqua che lambiva dolcemente i loro piedi era gelata e un brivido scosse la schiena dei ragazzi, Janne prese in braccio Janika:
- Non devi prendere freddo, non farà bene al bambino- 
Lei gli sorrise assente, come se la sua mente fosse altrove. Rispose che non si doveva preoccupare per lei e gli chiese di lasciarla giù; il tastierista la posò a terra, si scambiarono un'occhiata eloquente. Le loro labbra si avvicinarono di nuovo e, finalmente, riuscirono ad incontrarsi. Calde e passionali ma dolci e gentili. Come i fiori in primavera che cercano di trovare un posto nel mondo e che fanno fatica a sbocciare e a sopravvivere alle ultime intemperie, rigetto di un rigido inverno, ma che quando finalmente si affermano diventano splendidi esemplari che tutti ammirano e cercano di imitare. Le loro lingue si intrecciarono e si accarezzarono, entrambi con le mani infilate delicatamente fra i capelli dell'altro,  saldamente afferrati come per paura di perdersi. Il tempo sembrava essersi fermato e quel bacio sembrava non voler finire mai. Si scostarono leggermente l'uno dall'altra, Janne teneva ancora il viso della ragazza fra le mani, si fissarono negi occhi e sorrisero. Tornarono a baciarsi, dolcemente, senza troppe pretese.

***

Ho scritto questo  capitolo tempo fa. Ma il computer mi si era rotto e pensavo di averlo perso. Fra disperazione e lacrtime (?) Ho fatto riparare il pc e ho recuperato il capitolo che posso pubblicare solo ora.. chiedo scusa a tutti per avervi fatto attendere. Spero che ne sia valsa la pena :)
Grazie a tutti =)
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Children of Bodom / Vai alla pagina dell'autore: Dark soul_