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Autore: babykit87l    07/10/2012    1 recensioni
Dopo il calore che mi avete dimostrato nella longfic "Nuovo anno... Nuova vita" ho deciso di continuare la storia con una nuova ff... Ora Sakuragi e Rukawa stanno insieme ma riusciranno a mantenere il loro rapporto? Nuovi arrivi allo Shohoku e vecchie conoscenze potrebbero mettere in discussione una storia appena nata, come la loro? Leggete e lo scoprirete ^^
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Living'
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Capitolo 9:

POV HANAMICHI
Mi sveglio con il tepore di Kaede che mi dorme affianco. Apro gli occhi e rimango a guardare il soffitto per un tempo indefinibile. Il signor Anzai è morto. Non posso crederci. Sapevo che stava male ma non fino a questo punto e soprattutto non avrei mai creduto che sarebbe successo adesso. Averlo saputo durante la partita poi mi ha davvero sconvolto e non sono più riuscito a combinare nulla. La testa è rimasta rivolta solo ad un unico pensiero: Anzai non c’era più. E soprattutto noi non eravamo lì. Io non ero lì. Di nuovo. E ora c’è solo una domanda che continua a rimbombarmi nelle orecchie: perché tutti coloro che amo, prima o poi, se ne vanno? È come se ogni volta che mi affeziono a qualcuno, la morte lo perseguiti fino a prenderselo e a portarlo via da me. E io ogni volta non sono mai lì. È successo con mio padre ed è successo anche stavolta con il coach. Mi sento a pezzi. Mi volto verso Kaede e ringrazio Kami che lui mi sia vicino, è stato così comprensivo ieri sera, non lo avrei mai creduto eppure ha saputo consolarmi. E pensare che due anni fa non lo sopportavo. Già, perché, in realtà, non lo conoscevo affatto, non è come si mostra agli altri, indifferente a tutto ciò che lo circonda, lui vede e recepisce tutto, solo non si espone a dare la sua opinione e se ne sta in disparte. Ma nulla sfugge al suo sguardo. In questo, non so come, mi ricorda Anzai. Gli accarezzo una guancia, poi stancamente mi alzo e vado in cucina, è da ieri a pranzo che non mangiamo e dobbiamo recuperare un po’ anche se, perlomeno io ho lo stomaco in subbuglio e non ho proprio fame. Prendo il latte e faccio un caffè, poi torno in camera e sveglio Kaede, evitando il suo solito pugno.

- Ehi, dai svegliati, dobbiamo andare a scuola- Gli dico, dandogli un leggero bacio sulla guancia. Lui mugugna ancora mezzo addormentato, poi si alza e con gli occhi semi chiusi viene in cucina e si appollaia su una sedia, di fronte al tavolo. Io gli metto davanti una tazza di caffelatte e piano apre gli occhi.

- Buongiorno- Mi dice come se si fosse appena adesso svegliato. Io sorrido e gli do anche io il mio buongiorno. Mi siedo di fronte a lui e inizio a bere un bicchiere di latte, tanto per darmi un po’ di sostegno. Siamo in silenzio mentre facciamo colazione e, quando finiamo, prendo le tazze e le poggio sul lavello. Non mi va di fare nulla oggi, così lascio tutto com’è e sto per andare in bagno a darmi una lavata e togliere via un po’ di amarezza che mi è rimasta di ieri, quando sento le braccia del mio koibito cingermi la vita e il suo volto poggiare sulla mia spalla.

- Oggi pomeriggio ti accompagno dalla signora Anzai- Io annuisco, ringraziandolo.

- Perché oggi non saltiamo la scuola e rimaniamo qui senza far nulla? Un giorno di riposo, fisico e mentale, non ci farà male- Mi propone. Devo essere davvero uno schifo per propormi una cosa del genere. Saltare l’allenamento, non gliel’ho mai sentito dire. Forse l’ho fatto preoccupare troppo. Io però denego con la testa.

- Starei tutto il tempo a pensare e non mi va, preferisco andare a sentire le lezioni, almeno mi distraggo un po’- Gli spiego poi, cercando di non sembrare sgarbato. Lui sospira ma accetta.

- D’accordo, se cambi idea, basta che me lo dici- Mi dice dolcemente, dandomi un bacio sul collo. Con calma ci sistemiamo e andiamo a scuola. Mi sento debole e credo lo sia anche lui, così passeggiamo per le strade molto lentamente, come se prolungare il cammino che porta a scuola rallenti il nostro arrivo e con esso anche la constatazione che il coach davvero ormai non c’è più. In realtà non mi va affatto di vedere tutti i miei compagni di scuola con lo sguardo affranto che vengono a farci le condoglianze. Come se la sua morte riguardasse solo noi.

Appena arriviamo, tutto il Gundai ci viene vicino e tutti si dispiacciono per noi. Io a malapena rispondo. Poi Yohei mi prende da una parte, forse vuole parlarmi da solo. Sa perfettamente come mi sento e il perché del mio atteggiamento.

- Come ti senti?- Mi chiede con sguardo preoccupato. Già, lui c’è sempre quando le cose mi vanno male.

- Triste e giù di morale, tanto- Gli dico mentre ci mettiamo seduti su un muretto.

- Lo so cosa stai pensando Hana, l’ho capito da quando ho saputo la notizia e non ti fa bene- Io abbasso la testa e tengo gli occhi bassi. Poi annuisco.

- Non posso farci nulla, la mia mente torna… Sempre lì- Ammetto poi in un sussurro.

- E Rukawa che dice? Gliene hai parlato?- Io alzo le spalle.

- Lui è triste, me ne accorgo anche se finge di farsi scivolare tutto addosso… Ma sa solo che sono dispiaciuto per Anzai, solo questo- Gli rispondo tenendo ancora gli occhi bassi. Yohei sospira pesantemente.

- Hana, gliene devi parlare. Magari può essere d’aiuto a te e migliorare anche il rapporto con lui. Devi condividere queste cose con lui. Sono cose che fanno parte di un rapporto sano e sincero. Io lo dico per te, lo sai- Io annuisco poi lo guardo in faccia con un sorriso, che risulta più amaro di quanto vorrei.

- Grazie, lo so che posso contare su di te-

- Vieni qua- Ci abbracciamo forte e raggiungiamo di nuovo gli altri. Io vedo che tutti scherzano, cercando di smorzare la tensione che, chiaramente, regna oggi a scuola e sorrido vedendo Kaede che li guarda un po’ imbarazzato. Non è ancora abituato ai miei amici, anche se qualche volta usciamo tutti insieme.

Quando sentiamo la campana suonare, entriamo ognuno nelle proprie aule.

***

Le lezioni si sono susseguite una dietro l’altra ma la mia mente non è riuscita a seguirne nemmeno una, ho troppi pensieri in testa e, sinceramente, non è che me ne freghi più di tanto delle materie che ci fanno studiare, anche se sto cercando di impegnarmi.. Forse Kaede aveva ragione a rimanere a casa. Mi guardo attorno e vedo tutti che, tranquillamente, continuano la loro vita. Sembra che a nessuno importi, che una persona che conoscevano sia morta solo ieri. Anche se magari poi mi vengono vicino e si dispiacciono. Come Haruko. Appena mi sono seduto al mio banco mi si è accostata e mi ha abbracciato. Nonostante anche lei fosse molto affezionata al signor Anzai e sarà sicuramente triste come me, riesce ad andare avanti senza problemi. I miei sensi di colpa invece non me lo permettono. Quando le lezioni finiscono e arriva la pausa pranzo, senza dire una parola, me ne vado sul tetto, non ho voglia di vedere nessuno e ho bisogno di stare solo. Quest’anno è iniziato proprio male.

Mi metto seduto a terra, aggrappo le gambe con le braccia e poggio sopra la testa chiudendo gli occhi. Non piango solo perché ormai sono finite pure quelle. Sento la porta aprirsi e sono già pronto a mandare via chiunque abbia avuto il coraggio di venire quassù, ma appena alzo lo sguardo, incrocio gli occhi del mio koibito che, senza dire una parola, si siede vicino a me e mi abbraccia. Rimane in silenzio. In realtà non servono parole. Già solo con quest’abbraccio è come se mi avesse investito di parole. Sento che mi dà dei veloci baci sul collo e sulla guancia, leggeri e teneri, mentre io affondo la testa nell’incavo della sua spalla. Rimaniamo così per tutto il tempo della pausa poi, quando la campana suona, riprendono le lezioni e torniamo in aula.

Quell’abbraccio mi ha dato un po’ di carica e al pomeriggio riesco a seguire almeno un minimo quello che dicono i professori. Alla fine delle lezioni mi dirigo con tutti gli altri verso la palestra. Il preside, stamattina, ha dato l’annuncio che ci sarebbe stato un discorso di commemorazione per la scomparsa del coach, a cui erano tutti invitati, soprattutto quelli del club di basket. Quando entro, insieme a Kaede che mi si è accostato già dal corridoio, troviamo un’immagine a grandezza naturale di Anzai e un piccolo palco, dove il preside aspetta per poter parlare. Ci consegnano anche un fiore che non capisco a cosa serva ma che prendo per non sentire lamentele. Appena tutta la scuola è riunita lì davanti, inizia il suo discorso.

- Oggi è un giorno di lutto per lo Shohoku. Una persona importante è venuta a mancare ieri e già tutti ne sentiamo la mancanza. Mitsuyoshi Anzai era il coach della nostra squadra di basket. Ma non era solo quello. Era un grande giocatore, un collega e un amico. Ma soprattutto era una persona su cui si poteva fare affidamento, una roccia e una spalla su cui appoggiarsi per andare avanti. Molti di noi ricorderanno questo grande uomo così e oggi siamo qui per dirgli addio- Fa una pausa mentre tutti applaudono, commossi- Purtroppo dire addio non è cosa facile, soprattutto ad una persona cara, perché il dolore per la mancanza di chi non c’è più è come l’oscurità, profonda, nera e più forte di tutti noi… Ma è la vita. Quindi oggi diciamo addio al signor Anzai. Vorrei però che in questo giorno di lutto non gli dicessimo solo addio, ma che onorassimo la sua vita, che ci ricorda che questa è breve e ci scappa di mano, giorno dopo giorno e credo, anzi sono sicuro, che l’unico modo con il quale possiamo farlo è vivere al meglio il tempo che abbiamo, tutti noi. E so che alcuni di voi saranno arrabbiati e tristi ma vi dico che è una cosa normale e che, anche se è presto per dirlo e per sentirlo dire, passerà- Termina così il suo discorso, mentre tutti rimangono in silenzio, colpiti dalle parole del preside, che continua dicendo che per oggi e per i prossimi giorni gli allenamenti saranno sospesi e che riprenderanno la prossima settimana, che cercheranno un nuovo coach e che nel frattempo la squadra andrà avanti, da sola, perché il signor Anzai avrebbe voluto così.

Poi tutti con calma escono lasciando il fiore sotto alla foto del coach e adesso capisco perché ce l’hanno consegnata all’entrata. Io e Kaede rimaniamo un po’ lì in palestra e quando la fiumana di gente è andata via, lui mi abbraccia forte dandomi un bacio profondo. Poi si scosta da me quel tanto che basta per guardarmi.

- Andiamo?- Mi chiede con dolcezza. Io annuisco e usciamo di lì.

Rimaniamo zitti per un po’, anche perché il mio ragazzo non è un tipo dalle molte parole (strano vero??) ma questo silenzio non lo sopporto, mi mette a disagio così dico la prima cosa che mi viene in mente pur di riempirlo.

- Grazie che mi accompagni, non credo che ce l’avrei fatta da solo- Lui mi guarda e capisco dai suoi occhi che è contento di potermi stare vicino. Alza le spalle come se fosse una cosa da niente e continua a non parlare, credo si imbarazzi a ricevere troppi complimenti, quando non sono inerenti al basket. Io gli sorrido e per la prima volta gli prendo la mano in pubblico. Ora come ora non me ne frega niente di quello che la gente intorno a noi può pensare ho bisogno di sentire il contatto con la sua mano. Kaede si volta stupito mentre io lo guardo serio per fargli capire che so cosa sto facendo e allora si rilassa e me la stringe. Rimaniamo mano nella mano fino a che non arriviamo davanti casa di Anzai a questo punto ci stacchiamo e suoniamo il campanello. La moglie del coach ci viene ad aprire con un sorriso mesto, segno della forza di questa donna che nonostante il lutto riesce a contenere il suo dolore e a sorridere.

- Salve ragazzi, venite entrate- Ci dice con quel suo strano accento e ci fa accomodare in un saloncino dall’aspetto tipicamente giapponese. Quando ci porge un bicchiere di te caldo, io prendo coraggio per parlare e darle le mie condoglianze.

- Ci dispiace tanto per quello che è successo- Dico guardando la tazza che ho in mano.

- Lo so Hanamichi, ti ringrazio tanto. Sei l’unico, anzi siete gli unici che sono venuti a trovarmi- Kaede annuisce. Credo che abbia molto rispetto per questa donna, così come ne aveva per il coach.

- Beh sarei voluto venire anche ieri sera ma ero piuttosto stanco e non ce l’ho fatta-

- Non ti preoccupare, sei qui ora ed è già tantissimo per me. Ieri ho fatto la veglia a Mitsuyoshi e la ditta ha già dato disposizione sulla costruzione dell’altare-

- A proposito di questo… Senta, io vorrei aiutarla con il funerale se lei fosse d’accordo, so che non avete figli e mi piacerebbe fare qualcosa. Vorrei rendermi utile in qualche modo- Lei mi sorride colma di gratitudine e io faccio altrettanto.

- Oh Hanamichi! Mi farebbe piacere e so che anche mio marito avrebbe voluto così. Da quando ha avuto l’infarto e tu l’hai salvato ha sempre provato un affetto particolare nei tuoi confronti- Ha gli occhi lucidi mentre parla, anche se sta cercando di essere forte e trattenersi. E io l’ammiro per questo.

- Anche io nei suoi- Rispondo profondamente commosso.

Continuiamo a parlare e iniziamo a organizzare il funerale e quando abbiamo il nostro incarico, ovvero andare a vedere il ristorante dove è tradizione andare a mangiare dopo la cremazione, salutiamo la signora e torniamo a casa mia. Mi siedo sul divanetto e Kaede si spalma su di me iniziando a darmi dei baci veloci e leggeri sul collo, salendo fino alle mie labbra. So che vorrebbe fare qualcosa ma sono troppo giù di morale per assecondarlo, così mi sposto ed evito un suo bacio.

- Ma che hai?- Mi chiede, un po’ seccato. Ci penso un attimo, poi decido di seguire il consiglio di Yohei e parlarne con lui.

- Forse ieri saremmo dovuti andare alla veglia. Mi sento un po’ in colpa per non essere stato lì, mentre moriva- Sussurro abbassando lo sguardo. Kaede mi abbraccia forte.

- È stato meglio così. Ora l’aiutiamo con il funerale e sarà tutto risolto-

- Avrei voluto fare qualcosa di più-

- Che intendi?- La sua domanda è più che lecita, in fondo non mi sono spiegato affatto.

Prendo un profondo sospiro poi inizio a raccontagli di quello che può essere definito il giorno più brutto della mia vita. Ovviamente molte cose le tralascio, non ce la faccio ad aprirmi completamente. E mentre parlo, mentre racconto di come, per colpa mia, la persona più importante della mia vita è scomparsa, senza alcuna assistenza, le lacrime iniziano a scorrere sul mio viso, mentre lo sguardo del mio koibito si fa sempre più serio e allibito da ciò che racconto.

- E così lui è morto e io non ho fatto nulla per impedirlo. Per questo quando due anni fa… Il signor Anzai ha avuto l’infarto… Ho chiamato l’ambulanza e avvisato la moglie… Solo che adesso lui non c’è più e io non ero lì…- Termino così, tra le lacrime, il mio racconto. Kaede mi abbraccia così forte che quasi mi toglie il fiato, poi mi prende il volto con le mani e mi asciuga le lacrime che continuano a rigarmi il volto.

- Non ti devi sentire in colpa, non potevi fare niente. Non potevi essere lì in ogni caso- È sicuro e deciso mentre mi parla- E per quanto riguarda tuo padre non potevi prevedere che avrebbe avuto un infarto e non è colpa tua. È successo e basta. Questo non inficia la persona meravigliosa che sei- Lo abbraccio di nuovo. Yohei aveva ragione, parlarne con lui mi ha fatto bene e ne avevo bisogno.
- Pensavo che ti avrei fatto schifo- Dico poggiando il volto nell’incavo della sua spalla.

- Tsk figurati. Non ti libererai facilmente di me- Mi risponde dandomi un bacio tra i capelli. Io sospiro pesantemente, poi mi stacco da lui.

- I tuoi sono a casa?- Gli chiedo mestamente. Lui annuisce.

- Allora non è meglio se torni a casa tua, visto che stai sempre qui ultimamente. Magari i tuoi ti vorranno lì no?- Non è che voglia stare solo, il fatto è che non voglio che per lui sia un obbligo.

- Nh, non si saranno nemmeno accorti che non sono rientrato. E poi voglio stare qui con te- Mi dice, facendomi sorridere per la seconda volta oggi. Così lo bacio con passione, ringraziandolo. Non immaginavo minimamente che fosse una persona così dolce e premurosa. Sono contento di avere una persona come lui accanto e di aver avuto la possibilità di conoscerlo davvero, perché solo con me esce fuori il vero Kaede Rukawa e di questo posso proprio farne un vanto.

- Non dire così, sono sicuro che ti vogliano bene, solo che non sanno dimostrarlo. Anche io voglio che tu rimanga qui- Gli dico poi, baciandolo ancora.

Rimaniamo accoccolati ancora per un po’ poi decidiamo di mangiare qualcosa guardando una partita di basket e accendiamo la tv. Con lui non si può proprio guardare un film.
Mentre stiamo mangiando, non posso fare a meno di pensare a quanto sia meraviglioso questo ragazzo che ho accanto e a quanto vorrei che questi momenti facessero parte di una quotidianità.

- Ti amo- Gli dico guardandolo fisso. Lui si volta verso di me mentre posa il boccone che stava per portare alla bocca.

- Anch’io ti amo- Lo sussurra come se fosse un segreto solo nostro. Sorridiamo e torniamo a magiare tranquilli guardando la tv.

 

Note dell'autrice: allora dopo tanto pensare, ho deciso che continuerò questa storia, cercando di dare il meglio di me, perché anche se quello che sto scrivendo non sia proprio come avrei voluto, la storia sta prendendo forma e non mi va nemmeno di interrompere così uno scritto a capitoli come questo. Detto ciò, spero che sia piaciuto a chi lo ha letto e ringrazio per essere arrivati fin qui, per me è già molto. Certo se poi volete lasciarmi un commentino, ogni critica o complimento è ben accetto ^.^
A presto
Babykit

   
 
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