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Autore: FairyCleo    08/10/2012    4 recensioni
"Dean Winchester era stato spezzato tante volte: quando era morta sua madre; quando era morto suo padre; quando Sam aveva esalato l' ultimo respiro tra le sue braccia; quando Alastair lo aveva torturato fino a non lasciarne che qualche minuscolo brandello di carne; quando Jo ed Hellen si erano sacrificate per salvare lui e suo fratello; quando Sam aveva sconfitto il Diavolo, sacrificando la propria vita per il bene dell' universo. [...]
Castiel giaceva in quello stato di incoscienza da tre giorni, ormai, e non accennava a destarsi.
Avrebbe potuto fare tenerezza, sembrare la bella addormentata in attesa del bacio del suo principe azzurro, se non fosse stato per le catene che cingevano i suoi polsi.
Quelle, erano l' unica risposta certa che Dean si era dato ad una delle mille domande postesi nell' ultimo straziante periodo: Castiel aveva perso la sua fiducia.
E che un demone lo scuoiasse vivo, non l' avrebbe mai più riconquistata".
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Speranze


Ian aveva pregato Dean di recarsi immediatamente nel più vicino ospedale. Morgan aveva bisogno di aiuto, e lo stesso valeva per Castiel, forse messo anche peggio del suo adorato fratellino.
Chiunque li avesse visti, non sarebbe stato in grado di spiegare ciò che era appena accaduto. Dopotutto, non riuscivano a spiegarsi l'accaduto neppure loro.
Come poteva essere che un momento così bello fosse stato rovinato in quel modo?
Loro si erano ritrovati. Loro avevano ritrovato le persone che amavano. Dopo un lungo peregrinare, dopo tanto penare, Dean aveva ritrovato Castiel. Dopo che l'aveva cacciato, ferito e umiliato, asserendo di non voler mai più avere niente a che fare con lui, Dean aveva riabbracciato l'angelo che lo aveva salvato dall'Inferno.
Dio mio, non avrebbe mai creduto di vederlo ancora in quello stato. Il corpo era straziato, e dalla bocca continuava ad uscire sangue. Non era riuscito a guardarlo negli occhi, e questa era stata la cosa che gli aveva fatto più male. Non era riuscito a guardarlo in quegli occhi meravigliosi che lo facevano sciogliere ogni volta che incrociavano i suoi, ferendolo, dilaniandolo, fino a penetrare nella sua anima, nel suo essere più profondo, là, dove solo lui riusciva a vedere.
Aveva le braccia abbandonate e ciondolanti, il capo riverso all'indietro, e non riusciva a capire se respirasse ancora, non era in grado di capire se il suo cuore battesse ancora o no.
Il suo, di cuore, da un momento all'altro sarebbe uscito fuori dal petto, invece.
Non poteva perderlo di nuovo. Non poteva e basta. Al diavolo i Leviatani, al diavolo Crowley, al diavolo tutto e tutti! Lui era Castiel... Lui era Castiel... Non poteva permettergli di andare via.

Ian continuava a ripetere lo stesso al suo Morgan.
"Non puoi lasciarmi fratellino... Non puoi... Non dopo averti allontanato da me per difenderti, hai capito? Non puoi!".

Ed eccolo lì, i due cacciatori e i loro protetti. Eccolo lì, Ian Wesley e Dean Winchester, che cercavano di aiutare le altre metà dei loro cuori.

*


Li avevano portati dal dottor Robert, il vecchio amico del padre di Dean che operava clandestinamente nel retro di una macelleria.
Ian aveva insistito per condurli in ospedale, ma il Winchester non aveva voluto sentire ragioni.
Non si fidava degli ospedali. Non si fidava di nessuno, e aveva preferito chiamare una persona che conosceva, non affidarsi ad un perfetto estraneo di cui non sapeva niente.

Trovarlo non era stato semplice, ma dopo un lungo giro di telefonate erano riusciti nel loro intento. Dean si era rifiutato di chiamare Bobby. L'anziano cacciatore era già abbastanza stressato per fatti suoi, non c'era bisogno di scaricargli addosso altre preoccupazioni. Tanto, prima o poi lo avrebbe telefonato, e non avrebbe potuto nasconderglielo ancora per molto.

Il dottor Robert li aveva costretti a dargli una mano. Di certo, nessuno dei due si sarebbe mai allontanato, ma dover suturare, tagliare, bendare le ferite di chi si amava con tutto il cuore richiedeva un sangue freddo che forse non avevano più.
Il primo che aveva sommariamente visitato era stato Morgan, ma colui a cui aveva prestato soccorso per primo era stato Castiel.

"La sua è solo una ferita superficiale rispetto a quelle di questo ragazzo! Eva, la mia assistente, si occuperà di lui! Ha già ricucito più volte ferite del genere!" - aveva detto ad Ian.
"Ma la sua carne penzola dal fianco!" - aveva protestato quest'ultimo.
"E le costole di questo ragazzo gli hanno quasi sicuramente perforato un polmone. Chi credi che sia messo peggio?".

A quel punto, Ian non aveva replicato più. Il ragazzo aveva posato suo fratello sul tavolo operatorio e aveva atteso che la ragazza cominciasse a ripulirgli a ferita, premunendosi di tenerlo fermo. Se si fosse svegliato all'improvviso, non sarebbe stato davvero un bello spettacolo.

"Pensi davvero che abbia i polmoni perforati?" - aveva domandato Dean, in preda ad una crisi di panico. Se così fosse stato, come avrebbero potuto aiutarlo?
"Mi sono mai sbagliato?".
"E allora, che diavolo pensi di fare?".
"Devo aprirlo".
"Che cosa?? Tu sei pazzo se pensi davvero che ti permetterò di...".
"Sparagli in testa adesso, allora! O sta zitto e fammi fare il mio lavoro, ragazzino!".

Non aveva avuto scelta. Aveva dovuto ubbidire, anche se non riusciva ad immaginare di vedere Castiel con il petto squarciato.
Lo avevano condotto in una stanza adiacente a quella in cui stavano ricucendo la ferita di Morgan. Molto più simile alla sala operatoria di un ospedale, metteva lo stesso genere di ansia. Forse, non si poteva definire del tutto sterile, ma era di certo un posto migliore e più sicuro per eseguire un intervento, almeno lo era rispetto allo stanzino in cui erano prima.

"Poggialo lì, e tagliagli i vestiti" - gli aveva detto, e lui lo aveva fatto, cercando di fare in fretta ed essere delicato allo stesso tempo. Le forbici a contatto con la stoffa emettevano un suono sinistro, e il suo torace un tempo pallido e tornito cominciava ad affiorare in tutto il suo orrore.
"Oh mio Dio" - era stata l'unica cosa che era riuscito a dire Dean Winchester.
La pelle era solcata da chiazze nere e violacee, e non era più liscia ed omogenea. Aveva davvero tre costole rotte.

"Tieni le preghiere per dopo, Dean... Non è il momento adatto per sprecare fiato".

Quello che avevano dovuto fare lo avrebbe tormentato per tutto il resto della sua vita. Dopo avergli somministrato un blando sedativo e avergli dato un supporto per respirare, avevano disinfettato la parte che avrebbero dovuto tagliare, e lo avevano fatto: avevano inciso la pelle martoriata di Castiel. Dean aveva visto litri e litri di sangue scorrere nella sua vita, ma quello era stato davvero troppo anche per lui. Aveva davvero creduto di non reggere quando aveva visto il dottor Robert riparare le costole rotte con piatti chirurgici e viti per tenere insieme l'osso fratturato, e ancora peggio era stato il momento in cui era intervenuto sul polmone.
Non aveva dato di stomaco solo perché l'ambiente non sarebbe più stato asettico, e non voleva peggiorare la salute già molto precaria di Castiel.
Dopo più di tre ore, erano finalmente usciti da quella maledetta stanza, due sui loro piedi, ed uno su di una barella cigolante, con la speranza che quest'ultimo riaprisse gli occhi al più presto.

*


Erano ammassati in quella misera stanzetta da ore.
Ian non aveva smesso neppure per un attimo di vegliare Morgan, e lo stesso aveva fatto Dean per Castiel. Dormire era a dir poco impossibile, e non solo per la posizione scomodissima. Quella era la loro ultima preoccupazione. Ian non aveva staccato gli occhi di dosso a suo fratello neppure per un istante.
Morgan, il suo Morgan, quel fratello che aveva cercato di proteggere fino al punto di allontanarlo dalla sua vita, giaceva su un letto, con un fianco straziato, vittima dell'attacco di uno di quei mostri che aveva cercato di tenergli alla larga.
E non bastava il Leviatano, no! Ci mancava solo il del demone degli incroci a complicare le cose.
Che fosse un emerito bastardo lo sapeva. Che fosse uno stronzo sadico pezzo di merda lo sapeva pure. Sapeva che era un approfittatore, un essere subdolo che pensava solo a se stesso. Ma che Crowley potesse arrivare a tanto, Ian non poteva davvero immaginarlo.
Non lo aveva mai incontrato di persona. Aveva appreso chi fosse e come agisse dai racconti altrui, specialmente da quelli di Dean, e un paio di volte lo aveva sentito nominare da Bobby.
I suoi modi di agire erano molto, molto discutibili. La sua furbizia sembrava sopra ogni limite, e pareva che l'unico in grado di fregarlo fosse stato Castiel, quello straccio di angelo caduto che dormiva a pochi passi dal letto di suo fratello.

Era bello Castiel. Molto più bello di quanto avesse mai potuto immaginare. Non sapeva se fosse tutto merito del suo tramite o se quell'aspetto così gradevole fosse derivato dalla presenza dell'angelo in quel corpo che ormai non era più un semplice tramite, ma un essere completo vero e proprio. Si domandava se ci fosse ancora qualcosa di angelico in lui, oltre all'aspetto, ovviamente. Sembrava per davvero un essere celeste, anche nel dolore, anche nella sofferenza.
Era talmente bello che sentiva il bisogno di rivolgergli una preghiera. Una preghiera che potesse salvare suo fratello e il mondo da quella sciagura in cui si erano imbattuti.
Ma non ne aveva la forza materiale. L'unica cosa che riusciva a fare era tenere la mano di Morgan, e sperare che lui si svegliasse al più presto. Era andato tutto per il meglio, Eva lo aveva ricucito con cura, e il dottor Robert gli aveva garantito che era fuori pericolo. Per questo, avrebbe pazientato. Suo fratello avrebbe presto riaperto gli occhi, e lui avrebbe finalmente potuto di nuovo abbracciarlo.

Dean non era così ottimista.
Il Winchester non si era allontanato un attimo dal capezzale di Castiel, perché sapeva che c'erano poche speranze per lui di svegliarsi, e non voleva che spirasse da solo. Era una cosa stupida, lo sapeva. Sapeva che in ogni caso non avrebbe sentito il calore della sua mano mentre passava a miglior vita. Non sapeva se Cass sarebbe tornato o no in Paradiso. Gli aveva augurato tutto il male del mondo, gli aveva augurato di morire da solo, di crepare in modo lento e doloroso, e di trascorrere il resto della sua esistenza non mortale all'Inferno, divorato dalle fiamme tra cui tempo fa era sceso per salvarlo.
Ma, ora che lo aveva visto, ora che i suoi occhi si erano imbattuti in quelle palpebre che gli impedivano di perdersi nei suoi cieli, si era reso conto di non aver mai pensato per davvero tutto quello che poi si era avverato.
Dio mio, ancora una volta, c'era di mezzo Crowley. Ovviamente, non poteva sapere se fossero di nuovo in combutta o se fosse stato semplicemente seguito. Doveva evocarlo per cercare di sapere qualcosa. Voleva evocarlo, e lo avrebbe fatto. Ma non in quel frangente.
Il nuovo re dell'Inferno sapeva essere molto pericoloso quando voleva, e non voleva far correre altri rischi a Morgan. Perché si era ormai convinto che per Cass non ci fosse più alcuna speranza.
Doveva solo aspettare pazientemente che il suo cuore smettesse di battere. E solo allora avrebbe pianto. Per ricordarsi della sua stupidità, per ricordare a se stesso quanto tempo aveva sprecato, e quanto avesse amato e continuasse ad amare quell'angelo che gli era letteralmente saltato addosso, salvandolo, e poi gettandolo di nuovo nell'abisso in cui era piombato.
No. Non avrebbe mai potuto odiarlo per davvero. Per Dean Winchester, Castiel sarebbe stato in eterno l’angelo che l’aveva salvato dalla perdizione, l’angelo a cui aveva cercato di far perdere la verginità, l’angelo che si era ribellato contro la sua famiglia per aiutarli, l’angelo con cui aveva un rapporto speciale. Perché, anche se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, Dean lo sapeva. Dean sapeva che gli aveva donato il suo cuore.

*


Bobby non aveva notizie dei ragazzi da un po’ di tempo, e non poteva dire di essere molto tranquillo. Ma gli avevano detto che sarebbero stati loro a chiamare, e avrebbe pazientato.
Dopotutto, non è che non avesse un gran da fare! Ormai poteva ritenersi un vero e proprio imprenditore! Aveva inaugurato ventidue case per anime purganti in meno di una settimana. Poteva ritenersi più che soddisfatto.
Billy e la sua famiglia si erano praticamente trasferiti a casa sua, e non poteva non ringraziarli per l’aiuto che gli stavano dando.
Per questo, era riuscito a ritagliarsi qualche minuto per andare a trovare il secondogenito di John Winchester.
Sam aveva ricominciato a respirare da solo, e si era mosso un paio di volte, anche se non aveva ancora dato cenno di volersi svegliare.
La bruciatura che deturpava il suo viso era coperta dalle continue fasciature che venivano costantemente cambiate per evitare infezioni, e purtroppo per lui, Bobby aveva avuto la sfortuna di vederla con i suoi occhi, rimanendone scioccato.
Ma non ce l’aveva davvero con Castiel per quello che era successo. Non era un uomo che covava rancore. Voleva bene a quell’angelo dal senso dell’umorismo discutibile. Era diventato uno dei suoi ragazzi. E gli doleva il cuore a non sapere che fine avesse fatto. Per questo, sperava che Dean lo chiamasse presto per comunicargli che lo aveva finalmente ritrovato, che potevano aprire quella maledetta porta del Purgatorio e rispedire indietro tutte quelle porcherie che ne erano uscite.
Gli toccava solo aspettare. Nel frattempo, avrebbe continuato ad imprigionare anime, e avrebbe vegliato su Sam. Perché lui era un cacciatore, ed era un padre. E nessuno avrebbe potuto cambiare ciò.

Quel giorno, Jules, la figlia di Billy, aveva insistito per accompagnarlo, e lui aveva acconsentito.
Era una ragazza a dir poco straordinaria. Non solo per il suo aspetto così delicato, ma soprattutto per le sue capacità da medium. Era fenomenale. Il modo in cui scovava le anime e riusciva a convincerle a seguirla aveva qualcosa di meravigliosamente inquietante. Li aveva aiutati a risolvere un sacco di grane, e non credeva che gli avesse chiesto di seguirlo solo perché voleva rivedere Sam. Era convinto che volesse fare una sorta di esperimento con lui, forse per aiutarlo. E, infatti, non si era sbagliato. Quella ragazza non aveva la più pallida idea di quanto lui le fosse grato. Doveva ricordarsi di prenderle un regalo quando tutta quella storia sarebbe giunta al termine. Le avrebbe preso una borsa, o un paio di scarpe. O, forse, una medium cacciatrice avrebbe preferito una pistola nuova di zecca.

Sam era stato appena cambiato quando erano arrivati alle porte della costosissima clinica che Ian aveva pagato per lui. Quel ragazzo avrebbe fatto qualunque cosa per lui e per Dean, e non solo perché erano ottimi cacciatori. Bobby era convinto che anche un lupo solitario prima o poi avesse bisogno di un branco, e lo stesso valeva per Ian Wesley. Evidentemente, con loro si era sentito a casa. C’era un rapporto speciale fra lui e Dean, un rapporto che era molto simile a quello che aveva con Sam, sotto certi aspetti. Non fraintendetelo, Ian non avrebbe mai preso il posto della sua Samantha, ma aveva dimostrato di saperne fare davvero bene le veci. Era un bravo ragazzo. Avere un figlio in più non gli sarebbe dispiaciuto affatto.

Jules si era portata entrambe le mani alla bocca nel vedere Sam ridotto in quello stato. Faceva lo stesso effetto a tutti. Era un gigante buono che dormiva un sonno che non aveva voluto, una quercia che era stata abbattuta dal vento impetuoso dell’inverno.
Con dolcezza, la ragazza si era seduta sul letto, prendendogli la mano fra la sua e portandola accanto alla sua guancia.

“Ciao Sam…” – gli aveva detto, sorridendo – “Sono Jules… Ti ricordi di me? E’ tanto tempo che non ci vediamo…”.

Bobby si era seduto sulla poltrona posta accanto alla finestra, fissandoli senza dire una parola. Era troppo curioso di sapere cosa avrebbe fatto Jules.

“Sei diventato ancora più alto… Mamma mia, quasi non ci credo. E sei ancora più bello! Scommetto che però Dean è ancora convinto di essere il più figo fra voi due, non è così?”.

Il vecchio cacciatore aveva trattenuto una risata. Aveva buon occhio anche con i vivi, quella ragazza!

“Ascolta Sam… Ora io e te dobbiamo fare una chiacchierata. Non devi avere paura, va bene? Io sarò qui, e non ti lascerò mai la mano. Solo… Sì Sam, fidati di me. Va bene? Fidati di me” – e gli aveva dato un bacio sul dorso della mano, per poi posarla con maggiore forza sulla sua bella guancia di pesca.

*


    
Non avrebbe mai potuto spiegare a nessuno quello che si provava ad entrare in contatto con lo spirito di una persona in coma. Alcune persone rimanevano legate al proprio corpo, rifiutandosi di abbandonarlo. E quelle, erano le persone che si sarebbero svegliate fra un’ora, fra un anno, fra venti anni, ma avrebbero riaperto gli occhi, proprio come Sam. Poi, c’erano altre anime. C’erano anime che passavano tutto il resto del tempo che il loro cuore avrebbe continuato a battere accanto al proprio corpo alimentato dalle macchine. E quelle anime, purtroppo non sarebbero mai più potute tornarvi all’interno, aspettando solo il momento di raggiungere il luogo del loro eterno riposo.
Come ho detto, Sam per fortuna apparteneva alla prima categoria. Per questo, Jules non poteva vederlo, ma poteva esattamente sentire la sua voce.
Tutti le dicevano che faceva impressione quando stabiliva un contatto: la sua pelle diventava fredda, e i suoi occhi diventavano bianchi, come quelli delle persone non vedenti. Spesso, dicevano che parlava lingue diverse, anche lingue che non sapeva di conoscere. Ma con Sam, non ce n’era stato bisogno.
Non appena aveva stabilito con lui un contato, aveva sorriso, spiegandogli perché fosse lì.
“Sam… Mi senti… Sono qui”.
“Jules… Oh Jules… Dio mio, non ci credo che puoi sentirmi! Sono così contento di rivederti. Sei una forza ed io…”.
“Ehi! Ehi! Piano! Sono venuta con Bobby, e non posso arrossire davanti a lui. Stiamo lavorando insieme per rinchiudere le anime in luoghi controllabili. Stiamo facendo un ottimo lavoro! E ci stanno aiutando i cacciatori di tutto il mondo! Dovresti vederli Sam… Sono una forza… Ti piacerebbero davvero tanto”.
Ovviamente, il povero Bobby non aveva potuto sentire ciò che Sam le stava rispondendo. Avrebbe dovuto attendere pazientemente che la loro intima e segreta conversazione fosse giunta al termine per ricevere il suo resoconto.

“Non ci posso credere! Ed io sono bloccato qui, in questo maledetto letto! Non posso alzarmi, non posso urlare i miei pensieri! E’ frustrante!”.

“Sì tesoro, lo so. Ma dimmi, hai ancora quegli episodi?”.

Jules si stava riferendo alle sue visioni, era ovvio.

“Continuamente” – era stata la desolante risposta di Sam.

La ragazza aveva chiuso gli occhi prima di riprendere a parlare.

“Non posso fermarle Sam, mi dispiace”.
“Lo so. Nessuno può aiutarmi. Ma credimi, sto impazzendo. Loro sono forti… E sono terribili”.
“Ma loro non sono reali”.
“Come puoi dirlo? Tu non puoi vederli. Tu non sai come sono”.
“E’ proprio questo il punto, tesoro. Io non posso vederli. Se fossero reali, li vedrei, proprio come li vedi tu”.

Dopo quell’ultima osservazione di Jules c’era stato un lungo silenzio, il che poteva significare solo due cose: o che Sam le stava facendo un lungo discorso, o che stava pensando con attenzione alle parole di Jules, proprio come stava facendo Bobby, del resto.

“Quindi tu dici che…”.
“Ti mentirei mai, Sam?”.
“No. Ma allora, come posso fare per fermarli?”.
“Devi pensare a cosa è davvero importante. Dean è là fuori Sam è ha bisogno di te. Tutti abbiamo bisogno di te. Non puoi permettere a dei ricordi di farti questo Sam. Fallo per Dean, per Bobby, per il mondo! Ma fallo soprattutto per te”.
“Per me…”.
“Noi ora dobbiamo andare a casa, tesoro… Tu cerca di fare quello che puoi per tornare tra noi. Abbiamo bisogno di te Sam. Tu hai bisogno di te”.

Se solo non avesse saputo com’erano in realtà gli angeli, Bobby avrebbe creduto che Jules fosse una di essi.

*

Ian aveva portato suo fratello in un albergo vicino alla macelleria in cui operava Il dottor Robert. Quest’ultimo aveva stabilito che lui fosse completamente fuori pericolo, e gli aveva chiesto di spostarlo, perché i pazienti continuavano ad arrivare e aveva bisogno di spazio. Castiel, al contrario, non poteva essere toccato per nessuna ragione.
Non avrebbe voluto lasciarlo, ma non aveva avuto molte alternative. E poi, era anche giusto che vivessero un po’ di tempo da soli. Dopo tutto quello che avevano passato, glielo doveva.

E lo stesso valeva per lui e per Morgan. Lo aveva messo a letto cercando di non fargli prendere troppi scossoni, e si era steso accanto a lui.
Il suo fratellino era lì. Erano di nuovo insieme. Era un sogno. O forse, era un incubo.
Ma era troppo stanco per poter cercare di capire cosa fosse accaduto. Doveva solo chiudere gli occhi e riposare per un po’. Così, si era addormentato.

Non si era reso conto che il ragazzo che giaceva accanto a lui, aveva finalmente aperto gli occhi, sussurrando piano il nome dell’unica persona che avrebbe voluto vedere in quel frangente.

“Castiel…”.

Continua…
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SAAALVEEEE!!
Uff… Finirà mai questo Angst?? Spero davvero di sì! XD
Povero Morgan… Si è svegliato, e ha chiesto di Cass… Posso piangere disperatamente per quello che ho scritto??
Per quello che ho detto su Sam e sulle persone in coma, io ovviamente non so come vanno le cose nella realtà. Nessuno lo sa. Ma ho cercato di spiegarmi perché alcuni si svegliano e altri no, e non mi è venuto in mente nulla di meglio.
Spero di non aver urtato nessuno in caso! E me ne scuso!
Posso dire che Dean è un emerito coglione? Ora si accorge di quanto bene vuole a Cass?? Idiota…
Ragazze, scappo!! Spero di sentirvi presto!
Un bacione
Cleo
   
 
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