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Autore: OnlyHope    20/04/2007    8 recensioni
Tutto comincia da una fermata d'autobus una mattina di marzo. L'inizio di una nuova vita che deve in qualche modo andare avanti, nonostante il distacco, la lontananza e le paure. È la storia del coraggio di una ragazza che ama incondizionatamente un ragazzo. Questa è la storia di Sanae.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Be Afraid to Fly ' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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BUTTERFLY

CAPITOLO 26

Transizione
 
 
 

"Oddio, non ci capisco niente! Qualcuno mi aiuti!"
Ishizaki urla con le mani poggiate alla testa, disperandosi come un matto sopra il libro di matematica.
Taro cerca di tranquillizzarlo e con calma, cerca di ripiegargli un passaggio del test, scorrendo in dito indice sui fogli pieni di esercizi.
Ma il nostro amico è proprio nel pallone, ora che mancano giusto un paio di giorni agli esami.
Yukari lo fissa con aria torva, infastidita dai suoi lamenti in quello che dovrebbe essere un silenzioso pomeriggio di studi.
Uno sbuffo le sgonfia il petto, prima di riprendere a leggere i suoi appunti, correndo di nuovo veloce con gli occhi, riga dopo riga.
Anch'io dovrei rimettermi a studiare, ma non riesco ad abbassare lo sguardo sul quaderno aperto sotto la mia mano.
I miei occhi infatti non riescono a staccarsi, dal livido sullo zigomo di Ishizaki.
Una smorfia dispiaciuta distorce le mie labbra mentre scruto con attenzione quella macchia verdognola, segno che si sta riassorbendo lentamente.
Riabbasso gli occhi solo quando il pensiero di quella sera si fa insistente.
Perché in fondo è stata tutta colpa mia!
Credevo di saper gestire al meglio la situazione, invece stavo solo limitandomi ad aggirare l'ostacolo.
Ma cosa avrei potuto fare di più?
Che cosa avrei dovuto dire, per evitare che un mio amico d'infanzia facesse a pugni per difendermi?
Oltre ad ostentare il mio amore per Tsubasa…
Cos'altro avrei dovuto fare, per convincere Seii che nulla poteva portarmi a lui?
Forse avrei dovuto semplicemente mandarlo al diavolo fin dall'inizio...
Un nodo alla gola inizia a farmi male mentre poso di nuovo lo sguardo su quel livido.
Depressa, poggio la penna sul tavolo e facendo leva con le mani sui libri aperti, mi alzo da tavola, tenendo di nuovo gli occhi bassi.
"Io faccio una pausa… Vado a prendere una boccata d'aria in giardino!"
E senza aspettare alcuna risposta, lascio la stanza e attraverso il corridoio.
Una volta giunta in cucina, apro la porta a vetri.
L'aria gelida di fine febbraio mi colpisce il viso, facendomi lacrimare.
Non so dire però se questo dipenda solo dal vento freddo.
Strigno le braccia al petto mentre percorro qualche metro sulla terra resa dura e arida dall'inverno.
Quando raggiungo i rami scuri e spinosi del roseto di mia madre, sospiro tristemente.
Perché questa pianta mi assomiglia.
Resiste alle intemperie aspettando la primavera proprio come me, che attendo fiduciosa che il sole torni a riscaldare la mia vita.
Un altro sospiro esce dalla mia bocca, sotto forma di una densa nuvola bianca, simile a fumo.
Strofino le mani una contro l'altra per scaldarle dal freddo mentre una lacrima scende lenta a bagnarmi una guancia.
"Ti prenderai un malanno… Potevi almeno prendere questa..."
Mi asciugo furtivamente il viso con una mano, quando sento il tocco gentile di Taro mentre posa una giacca sulle mie spalle.
Mi volto e gli sorrido, per ringraziarlo.
Lui risponde al mio sorriso dolcemente, strappando ai miei occhi un'altra lacrima commossa.
"Mi sento una stupida... " sussurro, portando di nuovo le mani al viso, nell'estremo tentativo di allontanare il pianto.
"Veramente una stupida!" aggiungo, posando di nuovo gli occhi su di lui.
Taro mi scruta serio ma non riesco a sostenere per molto il suo sguardo, a causa della vergogna.
"Perché ti senti così?" mi chiede, abbassandosi per potermi guardare ancora in volto.
Stringo le palpebre, facendo una smorfia con la bocca prima di rialzare lo sguardo su di lui.
"Ma perché sì! Faccio sempre preoccupare tutti e per colpa mia, succedono cose orrende a chi mi vuole bene!"
Taro rimane in silenzio, così mi sento libera di sfogarmi ancora.
"Prendi Ishizaki! Non deve fare a botte per Yukari ma si ritrova con un occhio nero a causa mia! E se avesse avuto ripercussioni a scuola per questo? A un passo dagli esami, poi!"
"Io credo che te ne sia grato, invece! Era un pezzo che voleva trovarsi in mezzo ad una bella rissa!" mi contraddice con un sorriso, cercando di sdrammatizzare.
"Non scherzare, Taro... " lo rimprovero, riprendendo a camminare nervosa per il giardino.
"Sanae, nessuno ce l'ha con te ma soprattutto, nessuno ti biasima per quello che è successo..."
Mi blocco prima di voltarmi di scatto a guardarlo.
"Il problema è proprio questo! Dovreste farlo! Dovreste lamentarvi, perché quella scema di Sanae è così sciocca e stupida, da non saper badare a se stessa!"
"Ma se sei così brava tu, a criticarti… Perché dovremmo iniziare a farlo anche noi, che oltretutto, non pensiamo nulla di quello che hai appena detto?"
Innervosita da questa sua placida calma, mi volto sprezzante a guardare da un'altra parte mentre sento che sto per piangere di nuovo.
"Capisco che ti possa dispiacere per Ryo e che probabilmente tu ti senta in colpa nei suoi confronti, ma non dovresti rimproverarti così!"
Le sue parole hanno colto nel vivo.
Mi mordo il labbro inferiore, che ha iniziato a tremare prima di alzare gli occhi al cielo, cercando di trattenere le lacrime.
Taro si avvicina a me e delicatamente, poggia le sue mani sulle mie spalle, per costringermi a guardarlo di nuovo.
"Credo anche che tu ti senta in colpa nei confronti di Tsubasa e questo sì che è davvero stupido, Sanae..."
Bersaglio colpito.
Taro è riuscito a leggere perfettamente nel mio cuore.
Contraggo il viso nervosamente, mordendo le labbra ancora più forte, finché non scoppio in lacrime.
"Adesso sì, che sei una ragazzina scema... Non sei contenta che l’ho detto?" mi chiede sorridendo, per tirarmi su di morale.
Gli ho un piccolo colpo sul petto con pugno, continuando a disperarmi.
"Devi metterci più energia, Sanae! Su, un bel colpo deciso, come quello che hai mollato a Seii!"
Tirando su col naso, riesco a rialzare lo sguardo su di lui.
Quando lo imploro di smetterla di prendermi in giro, la mia voce suona lamentosa come quella di una bambina piccola.
Taro mi sorride dolcemente, prima di scompigliarmi i capelli sulla fronte con una mano.
"Non hai niente da rimproverarti, Sanae. Smettila di sentirti male per questa storia ma soprattutto, smettila di piangerti addosso! Non è da te!"
Obbediente, cerco di arginare il pianto e di calmarmi.
"Io... È  solo che io…" cerco di parlare ma riesco solo a balbettare in questo momento.
"Non voglio più vederti scoraggiata, ok? Mai più! È tutto passato, anzi, sorpassato per tutti! Manchi solo tu!" aggiunge, cercando di spronarmi a ogni costo.
Sto per ribattere che è difficile ma Taro non me ne dà il tempo.
"Sei convinta?" mi chiede, facendo subito pressione.
Mi arrendo, con il cuore colmo di gratitudine nei suoi confronti, dandomi mentalmente della stupida, per il mio comportamento infantile degli ultimi giorni.
Taro ha ragione, io non ho nulla da rimproverarmi.
L'unico ad essersi permesso cose fuori dall'ordinario è Seii.
E devo sentirmi solo orgogliosa ad avere amici come Ishizaki, che non si tirano mai indietro quando c’è bisogno di aiutarmi.
Sì, ora ne sono seriamente convinta...
Così tanto da sorridere di nuovo al mio amico, ma con un'espressione piena di gratitudine, perché sono grata per tutto quello sta facendo per me.
Taro coglie al volo il mio nuovo stato d'animo, posso leggere nei suoi occhi tutto il suo sollievo.
"Ora però mi vergogno un po' a tornare dentro… Si vedrà sicuramente che ho pianto…" ammetto a bassa voce, picchiettando le dita delle mani l'une contro le altre e tenendo lo sguardo basso.
"Capirai! Come se fosse la prima volta che frigni davanti a noi!" mi apostrofa con tono canzonatorio, strappandomi una risata imbarazzata.
"Grazie ancora una volta, Taro... " e gli sorrido di nuovo, prima di prendere una sua mano tra le mie.
"Di niente... " mi risponde, stringendo un po' di più le mie dita fredde.
"Ora però dovrò avvertire Tsubasa!" esclama all'improvviso, grattandosi una tempia con la mano libera.
Ho un tuffo al cuore mentre lo guardo preoccupata, di nuovo in ansia.
"Devo avvertirlo di rigare sempre dritto, perché sei una che picchia pesante! Stavi per staccargli il collo a quel povero diavolo!"
Lo fisso per qualche secondo stupita poi non trattengo una risata sollevata.
Taro mi ride tranquillamente in faccia prima di chiedermi cosa avessi capito per darmi poi ripetutamente della scema.
La sua mano stringe ancora la mia mentre ci avviciniamo alla portafinestra per rientrare in casa mia.
Continuiamo a scherzare ancora, una volta raggiunta la mia cucina.
Una sensazione liberatoria di sollievo, mi fa sentire finalmente un po' leggera.
Guardo ancora una volta il suo viso sorridente, prima di raggiungere gli altri.
Grazie di cuore, Taro...
Ti voglio bene!
 


Il crepitio del fuoco si diffonde nell'aria gelida.
Il falò al centro del cortile scolastico arde con le sue fiamme, che si dimenano alte, come se provassero a toccare il cielo stellato, che promette una gelata in questa notte di Marzo.
Mi stringo al cappotto, per schermarmi dal freddo mentre gli altri diplomati gettano in aria fogli di appunti e pagine di libri.
Quando la carta arriva troppo vicino al fuoco, brucia di un giallo intenso, sparendo tra le braci.
Sorrido quando scorgo Ishizaki, intento a lanciare bracciate di suoi quaderni in mezzo alle fiamme.
Accanto a lui c'è Yukari ovviamente, che ride come una pazza, presa dall'euforia.
Ma tutta questa allegra confusione, non ha nulla a che fare con la solennità della cerimonia di consegna degli attestati, avvenuta nel pomeriggio.
È stata una giornata strana quella di oggi, che ho affrontato con un profondo senso di commozione.
La malinconia poi ha preso il sopravvento, perché ho dovuto dire addio a qualcosa che non tornerà più nella mia vita e che mi mancherà.
Lascerò una parte di me in questi luoghi.
La Sanae dell'adolescenza rimarrà rinchiusa tra queste mura, in cui ho trascorso gli ultimi tre anni della mia vita.
E la mia non è stata una passeggiata di salute, perché ho dovuto vivere questi anni, cercando in me stessa la forza per affrontarli al meglio.
Consapevole che non avrei mai vissuto come le altre, per cause di forza maggiore e per amore.
Girando da sola per le classi vuote, ho raggiunto il mio banco, per sedermi un'ultima volta accanto a una delle finestre della mia aula.
Una volta tornata nei corridoi deserti, ho potuto immaginare Yukari mentre mi aspetta per tornare a casa insieme o per andare agli allenamenti, com’è successo decine di volte nella nostra routine.
Mi sono fermata a osservare il cielo azzurro, sedendomi sulla panchina nel cortile, quella dove lei mi confessò il suo primo bacio con Ishizaki.
E ho sorriso pensando a quel giorno, perché mi è sembrato davvero lontano nel tempo ma soprattutto distante da quelle, che siamo diventate oggi.
Con le lacrime agli occhi, ho fissato il campo d'allenamento.
Sono rimasta ad osservare ogni particolare, per un tempo che non so precisare, partendo dalla cesta colma di palloni, fino alla porta degli spogliatoi, ormai da riverniciare.
Quando ho chiuso gli occhi, ho sentito le grida dei ragazzi nel silenzio, il rumore della sfera di cuoio contro la terra battuta…
E mi è parso di sentire anche l'odore di pulito delle divise appena lavate, appese al vento ad asciugare.
In quel momento ho avvertito quanto fossi legata al club di calcio, con una forza senza precedenti…
Forse perché dovevo separarmene.
Perché dovevo dirgli addio.
Molto probabilmente, perché dovevo separarmi da un qualcosa collegato strettamente a Tsubasa.
E ora so che anche il ricordo del mio primo amore, che rincorre un pallone sul campo del club, rimarrà intrappolato tra le cose che non tornano.
Tra le cose di un'età, che sta diventando passato.
Un'altra emozione mi ha poi accompagnata, quando ho attraversato il cortile e con passo lento, mi sono diretta verso l'ingresso dell'auditorium.
Accarezzando i tasti del vecchio pianoforte, ho sentito dentro di me la malinconia, che mista al nervosismo, mi ha resa un po' più triste.
Perché al club di musica mi sono congedata da qualcosa, che è appartenuto solo ed esclusivamente a me.
I miei sentimenti, la vera me stessa, che ho tradotti in musica, rimarranno sospesi per sempre tra il palco e la platea.
Tenuti stretti nell'aria dalle mie emozioni, da quelle paure che mi coglievano più acute, ogni qual volta mi sedevo davanti ai tasti bianchi e neri.
Ma non ho dovuto affrontare tutto questo da sola, perché il professor Tadai è stato sempre accanto a me, pronto a indicarmi il cammino.
Gli incontri nell'aula di musica però, non sono stati solo fortunati…
Seii...
Distolgo istintivamente lo sguardo dal fuoco, per guardarmi intorno.
Da quella sera, dopo il mio rientro da Tokyo, l’ho evitato ancora di più, con tutta me stessa.
Dopo quel bacio, che non sono riuscita a perdonargli, ho voluto che sparisse dalla mia esistenza.
Anche se so che mi ha cercata, nel tentativo disperato di parlare di nuovo con me.
Dopo la scenata alla festa, tutta la scuola ci ha tenuto gli occhi puntati addosso per giorni, è normale che le notizie siano circolate alla svelta, arrivando anche alle orecchie dei diretti interessati.
Ma questa volta, essere al centro dei pettegolezzi ha giocato in mio favore, perché lo ha tenuto lontano, togliendogli il coraggio di avvicinarmi faccia a faccia.
La presenza costante dei miei amici intorno a me poi, deve essere stata un altro ostacolo insormontabile, dopo la rissa di quella notte.
Alzo le spalle, sfidando il vento con il mento.
Mi sento sollevata quando non incrocio il suo sguardo, anche se non m'importa davvero cosa possa pensare o provare Takeshi Seii.
Sento davvero troppo rancore nei suoi confronti, per interessarmi anche solo minimamente a lui.
"Ehi, Sanae!" la voce di Yukari mi ridesta, aiutandomi ad allontanare ciò che è nulla dai miei pensieri.
Le sorrido mentre mi prende una mano, ridacchiando allegra.
"Vieni con me, andiamo! Abbiamo avuto un'idea!" esclama prima di tirarmi per un braccio, affinché la segua.
"Che genere d'idea?" domando curiosa mentre sorpassiamo il falò, dirigendoci veloci verso il campo da baseball.
Yukari sghignazza ancora senza ritegno, continuando a camminare avanti a me con passo deciso.
Ora che siamo più vicine alla meta, noto un gruppetto di persone fermo a bordo campo…
Ma sono i ragazzi della squadra con Kumi!
Quando li raggiungiamo, Taro borbotta qualcosa all'orecchio di Ishizaki mentre sono chini sul quadro elettrico.
All'improvviso l'illuminazione del campo si accende.
"Bene! Pronti per una partitella?" esclama quest’ultimo, sfregandosi le mani.
Mi guardo intorno incredula…
I miei amici nel frattempo si stanno togliendo le giacche, estremamente divertiti.
"Forza, Sanae! Che aspetti ancora?" mi esorta Taro mentre continuo a fissarlo allibita.
"Ma abbiamo il permesso?" chiedo perplessa, come se il mio dubbio fosse più che legittimo.
Il mio amico scoppia a ridere fragorosamente.
"Sanae, non fare la prima della classe e togliti il cappotto! Entro un minuto ti voglio al turno di battuta, sei in squadra con me!"
"Ma io non so giocare! E a quel che mi risulta, nemmeno voi!" ribatto, iniziando però a spogliarmi nonostante muoia di freddo.
"Ma è questo il bello!" interviene Yukari mentre aiuta il suo ragazzo a forzare la porta dello spogliatoio del club, per prendere mazze, guantoni e palline.
Ci mancava il furto con scasso!
Ma la pazzia generale contagia ben presto anche me, che arrivo addirittura ad arrotolare le maniche del maglione lungo le braccia.
Ma sì!
Lasciamoci andare, una volta ogni tanto!
Mi dirigo così verso la mia migliore amica, che è appena riuscita a intrufolarsi nello stanzino, riuscendone con le braccia piene di attrezzatura.
"Passami una mazza!" esclamo con aria di sfida verso una Yukari sempre più divertita, che annuisce.
"Vai, Anego! Fai vedere a tutti cosa vuol dire essere un maschio mancato!" strilla allegro Ishizaki mentre prendiamo posto nel diamante.
Mi posiziono in battuta, portando la mazza oltre le spalle, impugnandola bene, stringendo con le dita.
Quando mi guardo intorno, il mio cuore si colma d'affetto alla vista dei miei amici, che mi hanno tenuto compagnia per tutti questi anni.
"Ishizaki, lancia tu per primo se hai il coraggio!" grido, invitandolo piegando le dita verso di me.
Il mio amico raccoglie la sfida con un ghigno scherzoso e si posiziona sul monte di lancio, battendo ritmicamente la palla bianca sul guantone di pelle.
Mi guardo ancora un'altra volta intorno, sentendo nel cuore tutto il bene che provo per questi ragazzi, che amano il calcio.
Ragazzi speciali ma anche così pazzi, da congedarsi l'un l'altro con una partita... Ma di baseball!
Sorrido, ringraziando mentalmente ognuno di loro per la sua presenza nella mia vita.
"Sei pronta, signorina?" mi provoca Ishizaki, preparandosi al tiro.
"Fatti sotto!" esclamo tirando sul il mento e stringendo di più il legno della mazza tra le dita.
La palla parte come un razzo, mi concentro per prenderla...
Addio liceo...
Addio adolescenza...
Ma soprattutto, addio club di calcio...
 


Il cellulare chiama ed io mi copro fino alla testa con il piumone, assaporando il tepore del mio letto.
Lo sento ancora squillare, con quel suono monotono e prolungato, che dà proprio l’idea dell'attesa mentre cerco di scaldarmi i piedi ghiacciati, strofinandoli tra loro.
Ho preso troppo freddo, per giocare a baseball all'aperto, in pieno inverno e per giunta di notte!
"Sanae!"
La voce calda di Tsubasa, dall'altra parte del telefono, riesce a scaldarmi dove sento più freddo…
Nel mio cuore…
"Ciao..." sussurro, raggomitolandomi su me stessa.
"Allora, com’è andata a scuola?" mi chiede subito, senza trattenere la curiosità.
E il suo tono è così dolce…
Come quando non ci sono carezze né abbracci ma solo parole per confortare.
Solo parole per amare.
Inizio a raccontargli del mio ultimo giorno di scuola superiore, senza tralasciare alcun particolare.
Tsubasa mi ascolta con attenzione, come se stessi parlando della cosa più importante del mondo.
Scoppia a ridere divertito, quando gli parlo della nostra partitella di baseball nel cuore della notte.
Ride ancora, quando gli racconto della mazza volata via dalle mie mani, che per poco non uccide Morisaki.
E la sua risata mi sembra il suono più melodioso del mondo…
Ma lui è così lontano ed io pagherei oro, per poter rivedere il suo viso e incrociare di nuovo il suo sguardo.
Darei tutto quel che ho, per poter sentire ancora le sue labbra sulle mie.
Perché vorrei tanto che fosse qui con me…
"E così si chiude un altro capitolo della storia di Sanae..." sussurro con un sospiro.
"Ti senti triste?" mi chiede in maniera retorica, per invitarmi a sfogarmi.
Ma come ogni volta, evito di farlo, perché non voglio farlo preoccupare.
"Più malinconica, direi... " ammetto parzialmente.
"Ma anche spaventata!" aggiungo, avvertendo realmente questa sensazione nel mio cuore.
"Spaventata?"
"Sì... " rispondo senza esitare.
"Le poche cose certe della mia vita sono arrivate alla conclusione. D'ora in poi sarà tutto nuovo per me, ma credo che tu possa capirlo… Non ti sei sentito così appena arrivato in Brasile?"
Tsubasa sospira, come se avesse compreso solo ora, ciò che sto provando, comprese le mie paure.
"Sì, Sanae… Ti capisco. Ma sono sicuro che andrà tutto bene! Avrai successo e ti sentirai fiera di te stessa e… Sì, andrà tutto bene! " ripete esitante, come per lasciare in sospeso altro.
Ed io non posso evitare di pensare che questo altro si riferisca a noi, alla nostra storia.
"Certo..." rispondo, cercando d'ignorare l'inquietudine dentro di me.
Perché ciò che mi spaventa di più in questo momento, non è altro che la lontananza…
Questa distanza ci separa e che ci separerà ancora, come se non ci fosse un termine.
Che ne sarà di noi, Tsubasa?
È quello che vorrei chiedergli ma desisto, perché non si può parlare di queste cose per telefono...
Ma soprattutto, mi spaventa la risposta che potrei ricevere.
"A maggio ci sarà un'amichevole della nazionale, pensi di venire?" chiedo titubante, sperando che una buona notizia possa allontanare le brutte sensazioni, che mi attanagliano lo stomaco.
"Sì! Certo che ci sarò!"
Tsubasa mi risponde allegro, senza la minima esitazione, donandomi un improvviso senso di sollievo.
E i miei occhi si velano di lacrime, ma di felicità.
"Sarò a Tokyo giusto il tempo dell'incontro… Ma meglio di niente, Sanae!" aggiunge a malincuore, ma io mi sento rincuorata lo stesso dal suo breve ritorno, anche se sarà solo un palliativo.
Perché ho così bisogno di lui, che mi accontenterei di un'ora sola, pur di stare insieme.
"Non preoccuparti, va bene anche così... Non preoccuparti..." ripeto per tranquillizzarlo.
"Ma tu, Sanae… Riuscirai a venire con i tuoi impegni?"
"Puoi giurarci!" rispondo convinta, aggrottando le sopracciglia.
"Dovranno abbattermi, per riuscire a non farci incontrare!" esclamo agguerrita.
Tsubasa ride divertito e anch'io non trattengo una risata.
"Scema... " sussurra, tornando a usare quel tono caldo, che mi fa sentire di pasta frolla.
E che mi fa pensare che diventerei una bambola tra le sue mani, se fosse qui stanotte…
Arrossisco al pensiero di quanto vorrei averlo accanto a me... Fisicamente.
"Quando ti fermerai a casa?" mi chiede poi, riferendosi alla mia momentanea permanenza in città.
"Il più possibile!" rispondo senza esitazione, perché ho seriamente bisogno ricaricare le forze stando in un ambiente familiare.
"Vorrei tornare prima…" lo sento mormorare dall'altro capo del telefono.
"Molto prima di maggio... " aggiunge con una voce carica di desiderio ma anche di frustrazione.
"Ed io vorrei fosse possibile!" esclamo mentre sul mio volto si distende un sorriso amaro, perché so benissimo che non è fattibile.
"Già... Ma... " esita, non terminando la frase, non so per quale motivo.
"Ma?" lo esorto curiosa.
Tsubasa rimane in silenzio per qualche secondo poi sospira.
"Ma se fossi lì, potrei dormire con te?" mi chiede all'improvviso tutto d'un fiato.
Un caldo anomalo si dilata nelle mie guance mentre sorrido.
Sentirsi desiderata è una sensazione così bella…
"Certo... " rispondo con voce calma e dolce.
Tsubasa emette uno sbuffo soddisfatto, che mi fa capire che sta sorridendo.
"Bene! Ora sì che mi sentirò felice, pensando al fatto che sono bloccato qui!" ammette candidamente, strappandomi una risata.
"Beh… Questo è il prezzo da pagare per diventare il numero uno!" lo stuzzico, giocando per una volta con la nostra triste realtà.
"No, questo è il prezzo da pagare quando si ha la ragazza in un altro continente!"
"Non mi sono mai mossa da qui, io! Non puoi dare la colpa a me!"
"Potrei sempre prenderti e portarti via con me..."
Il mio cuore accelera i battiti mentre sento gli occhi farsi lucidi per l'emozione.
Non mi è sembrato che scherzasse…
La sua voce era calma, dolce ma soprattutto spontanea…
Calma, Sanae…
Ti stai agitando troppo per nulla!
Tsubasa si schiarisce la voce con un piccolo colpo di tosse.
"Ora però si è fatto tardi! Sarà meglio se ti metti a dormire!" esclama spavaldo, ma con una vena d’imbarazzo, che non mi sfugge.
Rispondo meccanicamente di sì, ancora confusa dalle sue parole.
"Buonanotte, Sanae..." mi saluta e la sua voce è di nuovo così calda…
"E a te buona giornata..." rispondo, stringendomi al cuscino, come se fosse un modo per abbracciarlo.
"Tsubasa!" lo richiamo però, prima che possa chiudere.
Il mio cuore batte di nuovo incredibilmente veloce.
"Sì?"
Portami via!
È questo che vorrei dirgli anche se non si può…
Perché non si possono chiedere certe cose, solo perché si è trasportati dalle emozioni.
"Niente!" esclamo, cercando di sembrare allegra.
Tsubasa mi saluta di nuovo, ma nella sua voce emerge una nota perplessa.
E quando sento cadere la linea, mi stringo ancora di più al cuscino, per prendere sonno, nonostante i pensieri.
Nel buio della mia stanza torno a chiedermi cosa avrà in serbo per me il futuro…
E l'incertezza che ne scaturisce, riesce a farmi sentire d'improvviso ancora più sola.
 
 
 

 
Con qualcosa che ha dell'incredibile, eccomi qua ad aggiornare di nuovo e dopo pochissimo tempo!^^
Finalmente sono riuscita a riprendermi del MIO tempo prezioso e questi sono i risultati, credo che potrò tornare con più costanza ora... (ma non lo dico troppo forte, che non si sa mai!^^').
Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno letto l'ultimo capitolo e quelle che hanno lasciato un commento.
Grazie per il continuo affetto e per l'interesse che mi dimostrate!
Un bacio grande poi alla mia Bettina, ad Alessia e a Stefania, che dopo secoli sono riuscita a contattare, anche se l'adsl ci ha messo lo zampino!^^'
E a Rossy, che ha una costanza incredibile nel recensire e che mi rende più che felice!^^
Con questo è tutto, per ora…
A presto, OnlyHope^^
 



   
 
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