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Autore: thiniel106    09/10/2012    5 recensioni
Dick Roman è stato sconfitto, ma questo ha richiesto il pagamento di un prezzo molto alto. Sam è rimasto solo sulla terra, Dean e Cass sono bloccati in Purgatorio, uno non sa dove sono gli altri e viceversa. Sembra che l’unico vero vincitore sia Crowley, che è riuscito ad ottenere quello che voleva, eliminare il problema dei leviatani e liberarsi in un colpo solo dell’angelo che lo aveva tradito e soprattutto di Dean Winchester. Il legame che lega i fratelli però resta forte e Sam non si arrenderà davanti a nulla pur di riavere suo fratello con sé. Seppur separati, aiutati da Castiel, faranno il possibile per riunirsi, sperando che l’impresa non si riveli fuori dalla loro portata.
Genere: Angst, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Ottava stagione
Capitoli:
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N.d.A. (della vergogna) *indossano l’elmetto, per evitare la furia della folla inferocita*:
 
or dunque eccoci qua! Per chi avesse temuto per le nostre vite, tranquilli! Siamo vive e vegete …
*coro dei lettori: disgraziate!!!!!!!!!! Cosa cacchio avete fatto fino ad ora????*
 
Come tutti voi probabilmente immaginate, la sola ed unica responsabile del ritardo è Ele106 *ma va?? Che strano*, mentre la povera Thinias è completamente innocente e scalpitava per scrivere! *Ele106: …e si sfogava di conseguenza, partorendo focose one-shot sul fandom del cast… che poi son diventate long, perché si sa il fuoco va estinto con calma*. *Thinias: dovevo pur tenermi occupata! u.u *
Comunque, in fondo al capitolo la colpevole vi chiederà perdono in ginocchio, mentre l’innocente punterà il dito dietro di lei *e la decapiterà con una katana giapponese …ah no! Quella è un’altra cosa XD*
Buona lettura ;D
 
 
Capitolo VI – UN PROBLEMA ALLA VOLTA


 
Rifugio Campbell

 
Sam si sdraiò su una delle brande del dormitorio, la testa gli faceva ancora male così come il petto. Non riusciva a darsi una spiegazione per quella sorta di visioni che aveva avuto e nemmeno per le sensazioni così forti che aveva provato.
Jody aveva ragione, aveva bisogno di dormire, ma si convinse che non sarebbe riuscito a prendere sonno.
A dispetto di quello che lo sceriffo gli aveva praticamente ordinato, seguitava a ripensare a quello che aveva visto, concentrandosi di nuovo sull’unico pensiero che aveva percepito nitidamente:
Dean.
Salvare Dean.
 
Un’idea fissa, un tormento continuo che lo assillava fin della scomparsa di suo fratello, avvenuta ormai più di tre giorni prima.
La frustrazione di non riuscire a trovare appigli che gli permettessero di trovare Dean, lo stava consumando, così come la disperazione e la paura che fosse tutto perduto.
Si rigirò nel letto cercando invano di dormire e, nonostante ogni fibra del suo corpo lo implorasse di riposare, lui non riusciva ad escludere quei pensieri dalla sua mente.
 
Si portò una mano sul petto, là dove aveva sentito distintamente la fitta di dolore qualche ora prima. Qualunque cosa fossero quelle strane percezioni, la preoccupazione per le sorti del fratello aveva surclassato tutto il resto. Aveva la sensazione che quelli che aveva provato, non fossero sentimenti suoi, o almeno, che non fossero ‘solo’ suoi.
Aveva ancora quelle immagini davanti agli occhi quando finalmente, quasi senza rendersene conto, scivolò nel sonno.
 
Fu presto preda dei sogni.
La figura di suo fratello cominciò a popolarli e le immagini che vedeva, erano le stesse che lo avevano perseguitato dopo che Dean era finito all’inferno.
Sam si agitò nel letto, gemendo.
Il susseguirsi di eventi cambiava velocemente, passava dai momenti peggiori che avevano vissuto assieme, agli attimi in cui Dean era quasi morto.
 
Una sola immagine ricorrente continuava a tornare, sempre vivida e devastante.
Rivedeva il momento in cui il petto di suo fratello veniva squarciato dagli artigli famelici del cerbero, come in un terrificante film dell’orrore.
Sentiva che il senso di vuoto che aveva provato quando Dean era morto, lo assaliva nuovamente, rendendo il dolore che aveva provato allora, ancora intenso e presente.
Il suo inconscio cercò di combattere contro quella sensazione, ma la visione del corpo martoriato di suo fratello seguitava a rimanere di fronte a lui.
 
Il sangue era dappertutto, usciva velocemente da quelle terribili ferite, raccogliendosi in una pozza scura sotto di lui.
Sam sentiva le lacrime bruciare e solcargli il viso in rivoli salati.
Niente di tutto quello era reale, in qualche modo il ragazzo era consapevole che si trattava di un sogno, se lo ripeteva di continuo, ma allo stesso tempo sembrava tutto così vero e così doloroso.
 
Non si rese conto immediatamente del cambiamento, serrò gli occhi nel tentativo di escludere quelle immagini così devastanti e quando li riaprì, si trovò per l'ennesima volta a percorrere con lo sguardo il corpo esanime di suo fratello e le ferite sul suo petto.
Fu un mutamento fluido, come l'effetto di una dissolvenza.
Il sangue sembrò sparire, come se non fosse mai esistito e con esso gli squarci sulla pelle.
Sam rimase attonito, apriva e chiudeva gli occhi, cercando di far andar via le lacrime che li riempivano e gli appannavano la vista.
 
Le ferite sparirono una dopo l’altra, fino a che non ne rimase una sola, sul fianco.
Sanguinava debolmente.
Guardò il volto di suo fratello, era pallido e aveva profonde occhiaie scure sotto gli occhi, ma  con sollievo, Sam si rese conto che aveva ripreso a respirare.
Seguendo l'istinto più che la razionalità, cadde in ginocchio a lato di Dean e premette le mani sulla ferita per arrestare l'emorragia.
Nell'istante in cui lo toccò, sentì delle altre mani sotto le sue.
 
I contorni dell'ambiente in cui si trovava, che fino a quel momento erano rimasti indistinti, presero forma e concretezza. Gli sembrava di trovarsi in una specie di grotta.
Suo fratello cominciò a gemere debolmente.
Quando alzò lo sguardo si trovò di fronte Castiel, aveva un lieve sorriso sul volto.
Erano le sue, le altre mani posate sulla ferita di Dean.
Sam sentì una sensazione di calore sui palmi e pur senza vedere, seppe che l'angelo lo stava curando.
Nel momento in cui il taglio si richiuse, il ragazzo vide Dean aprire gli occhi, un attimo dopo era scomparso e lui e Castiel erano rimasti soli.
"Ciao Sam".
 
****
 
Castiel aveva sentito la presenza del minore dei Winchester farsi più concreta, quando la preoccupazione per le condizioni di Dean era aumentata.
Aveva cercato di protendere la sua grazia verso Sam e nello stesso tempo, di dosare le sue energie per riuscire a curare Dean.
Il loro collegamento era più forte di quello che credeva, l'angelo era riuscito a percepire l'angoscia e il dolore che il ragazzo stava provando.
 
Aveva cercato di rassicurarlo, portando la coscienza di Sam vicino a quella del fratello. Voleva che il ragazzo percepisse che Dean era vivo.
Incredibilmente Sam, non solo era riuscito a percepirlo, ma era riuscito anche ad interagire con loro.
Castiel aveva sentito le mani del minore dei Winchester sopra le sue e il potere di quel contatto, aumentare la propria forza.
Forte di quell'aiuto aveva curato Dean, senza però perdere la connessione con Sam, ma concentrando le poche energie rimaste per mantenere il contatto con il minore dei Winchester. Solo quando fu sicuro che il legame onirico creatosi tra loro fosse abbastanza forte, Castiel permise al suo corpo fisico, spossato, di cedere alla mancanza di energie, ed accasciarsi vicino a Dean.
 
L’angelo e il ragazzo rimasero soli, in quello spazio senza tempo in cui le loro coscienze sembravano essersi fuse.
"Ciao Sam"
 
 
****
 
Purgatorio
 
Dean rimase a vegliare l’amico privo di sensi.
Si alzò e si avvicinò di nuovo a Castiel, posando due dita sotto il suo naso, per assicurarsi che il respiro fosse regolare. Restò in quella posizione per alcuni secondi, sentendo il ritmo della respirazione appena accennato, debole, ma regolare.
Il maggiore dei Winchester fece un involontario cenno di assenso con la testa, poi si tirò indietro e si rimise di nuovo a sedere, con le spalle appoggiate alla parete di roccia. Tirò le ginocchia vicino al petto e vi poggiò sopra i gomiti prima di prendersi la testa tra le mani.
Dopo che Cass lo aveva curato, Dean sentiva che era di nuovo in grado di respirare, aveva ancora fastidio al fianco dove era stato ferito, ma stava bene.
Non si faceva illusioni, sapeva che presto  la situazione sarebbe peggiorata nuovamente.
Era chiaro che quell’ambiente aggrediva il suo corpo come un virus. Pian piano avrebbe di nuovo fiaccato le sue resistenze.
 
Chiuse gli occhi e cercò di ripercorrere tutti gli eventi che lui e Castiel avevano vissuto da quando erano finiti in Purgatorio.
Da quando quel casino era cominciato, tutto era accaduto molto in fretta e l’unica cosa di cui era stato davvero cosciente fino a quel momento, era che fossero in fuga.
Si era portato dentro, per tutte quelle ore, la sensazione schiacciante di non sapere dove fosse Sam, se stesse bene, se fosse ancora vivo. Ora il peso che aveva sul cuore sembrava essersi alleggerito, le ultime parole di Cass avevano avuto il potere di fargli tirare un respiro di sollievo.
 
Non aveva dubbi della veridicità di quelle parole, soprattutto dopo che avevano affrontato Gordon.
Il destino, nel suo modo subdolo di far susseguire gli eventi, aveva fatto sì che in quel luogo dimenticato da Dio, incontrassero di nuovo l’ex cacciatore.
Come un fiume in piena, la notizia della sua presenza sembrava essere dilagata in lungo e in largo per il Purgatorio e le bestie che lo abitavano, avevano cominciato a dargli la caccia.
Nessuna di loro però sembrava sapere di Sam. Gordon non aveva idea di dove si trovasse suo fratello.
 
Dean non era riuscito ad elaborare subito quella notizia, perché oltre che con il coltello, quel maledetto bastardo aveva colpito dove faceva più male, con le sue parole.
Quello che gli aveva detto bruciava ancora sulla sua anima, quelle frasi erano come lingue roventi capaci di causare un dolore profondo che non poteva essere cancellato, soprattutto quando, nel punto più nascosto del suo cuore, Dean era convinto fossero vere.
Si era sempre sentito inadeguato e soprattutto colpevole, per le cose che non era riuscito ad aggiustare, per gli affetti che non era riuscito a salvare, per tutte quelle vite che non era riuscito a sottrarre alla morte.
La voce di suo fratello gli venne in soccorso, facendosi spazio tra le parole di Gordon, ‘non possiamo salvarli tutti Dean’, gli aveva ripetuto quella frase migliaia di volte, eppure lui si sentiva in colpa per ognuna delle vite che non aveva salvato.
 
Strinse gli occhi cercando di scacciare quelle sensazioni, ‘non è la colpa che ricade sulle tue spalle’ le parole di Castiel, dette tempo addietro, gli tornarono alla mente.
Nonostante tutto, nonostante quello che era successo, quello che lui e Sam avevano scatenato, aveva sempre cercato di fare del suo meglio.
Scacciò come meglio poté le parole di Gordon dalla sua mente, dopotutto, si disse, almeno di una cosa poteva andare fiero, lui e suo fratello avevano spedito in quel luogo una serie infinita di mostri, impedendogli di nuocere ad altre persone innocenti.
 
Si riscosse dal torpore che lo stava cogliendo, si passò le mani sul viso cercando di riprendersi.
Quando le ritrasse, rimase qualche attimo ad osservarle. Erano sporche del suo stesso sangue, di terra e sudore.
Si alzò con fatica, emettendo un gemito quando la schiena gli mandò delle fitte dolorose.
Non aveva bisogno di controllare, per sapere che sicuramente era coperta di lividi, se li era probabilmente procurati quando aveva impattato contro l’albero, durante la lotta con il vampiro.
Cerò di sciogliere un po’ i muscoli indolenziti e si diresse verso l’apertura dell’anfratto in cui si erano rifugiati.
Una pioggia sottile aveva preso a cadere, l’acqua scivolava sulle parete di roccia in piccoli rivoli, che si riversavano in minuscole pozze, dove la pietra creava dei leggeri avvallamenti.
 
Dean affondò le mani in una delle pozzanghere più ampie e cercò di lavare via la sporcizia dalle dita, assieme alla terra e al sangue rappreso. Subito dopo si lavò il viso, digrignando i denti quando passò la mano sulla ferita che Gordon gli aveva procurato sulla mascella.
L’odore di marcio proveniente dall’acqua che stava usando, gli riempì le narici, mischiato con il sentore di terra bagnata. Cercò di reprimere un conato e usò la camicia per asciugarsi.
Si trovò a fissare i rivoli d’acqua che scivolavano verso il basso. La sete che gli aveva tenuto compagnia nelle ultime ore, intensificò la sua morsa.
Si leccò le labbra, dove era rimasta traccia dell’acqua che aveva usato per sciacquarsi il viso.
 
Sentì la bocca arida e il desiderio di bere farsi irresistibile.
Rimase fermo per qualche istante ad osservare le gocce che scivolavano sulla pietra, “oh al diavolo!” disse e si sporse in avanti.
Avvicinò la bocca ad una delle scie e appoggiò le labbra alla roccia. Succhiò l’acqua cercando di scacciare l’odore di marcio che rischiava di fargli rivoltare lo stomaco e di non pensare a cosa stava inghiottendo insieme all’acqua.
La sete prese il sopravvento e si trovò a bere con avidità.
 
Chiuse gli occhi e bevve, cercando di placare la sensazione di arsura che provava.
Quando si staccò dalla roccia gli sembrò di stare meglio, ma la sensazione durò poco, bastarono una manciata di secondi perché si piegasse in due tenendosi lo stomaco.
Delle fitte lancinanti lo fecero ripiegare su sé stesso, tenendosi la pancia con un braccio, si puntellò con l’altra mano sulla parete di pietra. I conati arrivarono subito dopo, cominciò a sudare freddo e i muscoli del suo corpo, si contrassero in una morsa dolorosa subito prima di rigettare il contenuto dello stomaco ai suoi piedi.
Fu più che altro bile e quel poco di acqua che aveva bevuto.
 
Si lasciò cadere sulle ginocchia, cercando di rilassare i muscoli.
Ebbe alcuni altri conati, fino a che non ci fu più nulla nel suo stomaco di cui liberarsi. Gli occhi erano colmi di lacrime dovute allo sforzo di rigettare. Sputò in terra, cercando di togliersi il sapore acido dalla bocca.
Non andava bene per niente.
“Merda… quel figlio di puttana aveva ragione!” Le parole di Gordon riecheggiavano nuovamente nella sue orecchie. “Moriremo di sete…” Dean si strinse le braccia intorno al corpo, mentre cercava di rilassarsi.
Nella vita non si era mai arreso, non l’avrebbe fatto nemmeno stavolta, ma la situazione era disperata e le nozioni apprese in anni di duro addestramento, non gli davano molte speranze. Vedeva le loro possibilità di sopravvivenza ridursi sempre di più.
 
Fece un sorriso amaro, almeno sapeva che suo fratello stava bene… qualunque cosa fosse successa di lì a breve, almeno Sammy era al sicuro.
Cercò di farsi forza. Non era molto, ma quel pensiero era pur sempre qualcosa a cui aggrapparsi.
In qualche modo riuscì a rimettersi in piedi e, una volta ripreso l’equilibrio, portò lo sguardo in direzione della grotta. Pensò che fosse meglio tornare a stendersi sulla pietra, per cercare di conservare le energie.
Si incamminò lentamente, tenendosi un braccio intorno alla vita, mettendo un piede davanti all’altro.
Fece solo alcuni passi, prima di bloccarsi nel bel mezzo del movimento e voltarsi nuovamente verso l’acqua che scendeva lungo la parete rocciose.
 
Gli venne un’idea che per quanto assurda, avrebbe consentito loro di sopravvivere. Ed era assolutamente certo che suo padre sarebbe stato orgoglioso di lui.
Curvando le labbra in un sorrisetto appena accennato, Dean girò i tacchi e tornò barcollando alle pozzanghere di acqua putrida.
 
****
 
Quando Castiel riprese conoscenza, la prima sensazione che pervase il suo corpo, stanco e severamente provato dagli sforzi appena compiuti, fu un lieve e rassicurante tepore.
Si trovava al caldo? Com’era possibile?
Aveva ancora gli occhi chiusi, li sentiva bruciare dietro le palpebre abbassate.
Castiel ricordava alla perfezione la conversazione appena avuta con Sam. Quando si erano separati lui si era di nuovo ritirato nel suo involucro di carne, ma era come se il suo corpo fosse ancora addormentato e la sua essenza, ancora intrappolata nel ricordo di quel sogno, non fosse in grado di riprenderne completamente il controllo.
Sentì un lieve formicolio ai muscoli indolenziti e rumori confusi in sottofondo, gli arrivavano ovattati, come se si trovassero al di là di una porta chiusa.
Quel particolare stato di semicoscienza sembrò quasi rilassarlo, ritardando così il suo risveglio.
Lottò con quello stato di torpore, ancora intento nello sforzo di aprire gli occhi, aveva bisogno di verificare le sue effettive condizioni e quelle di Dean.
 
Dean.
 
Il pensiero del compagno lo fece scattare in posizione seduta ad una velocità sorprendente, tanto da far sobbalzare il cacciatore, che si trovava proprio accanto a lui, di spalle, intento a trafficare con qualcosa di non ben precisato.
 
Alzandosi così bruscamente, il logoro trench che lo ricopriva per tenerlo al caldo, gli scivolò in grembo, raccogliendosi sulle gambe.
 
“Ehi guarda un po’ che si è svegliato! Buon giorno Aurora!” la voce di Dean rimbombò all’interno della grotta,  attirando l’attenzione di Castiel, che subito spostò lo sguardo su di lui, guardandolo mentre si avvicinava e si inginocchiava al suo fianco. Nella mano destra, reggeva  una strana pietra.
L’angelo osservò i suoi movimenti, Dean era ancora visibilmente stanco, ma sembra tutt’altro che abbattuto. Un buffo sorrisetto, misto tra orgoglio e soddisfazione, gli incorniciava il viso, accentuandone le rughe in parte agli occhi.
 
“Stai bene?” gli chiese l’angelo. Sapeva di non averlo curato completamente e lui per primo era stupito dalle buone condizioni dell’uomo, che fino a poco prima rischiava di morire.
“Quello svenuto eri tu, mi pare…” rispose il cacciatore, sarcastico.
Castiel lo vide sporgersi verso di lui, porgendogli la particolare pietra che ora reggeva con entrambe le mani, “Tieni! Bevine un po’..” continuò il ragazzo.
Ancora confuso, l’angelo ebbe finalmente modo di guardarci dentro: era cava e al suo interno c’era …
 
Acqua.
 
Senza pensarci, come mosso da puro istinto di sopravvivenza, improvvisamente conscio della gola che gli bruciava come l’inferno e delle labbra secche e tagliate, Castiel afferrò la pietra e bevve velocemente, a grandi sorsate, finendo per tossire in modo incontrollato subito dopo, per la violenza con cui l’acqua era scesa nella sua gola provata.
“Piano tigre! Con calma…” disse Dean, afferrando al volo la pietra, prima che finisse a terra  con quel poco di acqua che ancora rimaneva.
 
Qualche altro colpo di tosse e l’angelo si riprese. Si passò il braccio sulla bocca, asciugandola con la stoffa del pigiama striminzito. Rimase spiazzato dalla sua stessa reazione, non aveva mai provato il desiderio di bere, non ne aveva mai avuto bisogno, non sapeva cosa fosse la sete. Eppure nonostante fosse ancora scosso da piccoli eccessi di tosse, pensò che la sensazione di sollievo che bere quell’acqua gli aveva dato, era una cosa piacevole e inaspettata, nonostante il sapore non fosse dei migliori.
“E’ disgustosa…” gracchiò Castiel, poi spalancò gli occhi preoccupato, se l’aria aveva il potere di indebolirli, l’acqua poteva addirittura essere letale per loro.
“Dean! Sei impazzito?? E se... se? Tu l’hai bevuta?!” Chiese, alzando il tono della voce, visibilmente turbato, cercò con fatica di rimettersi in piedi.
Sfortunatamente la grotta in cui erano rifugiati non era propriamente grande e confortevole. Era bassa e stretta.
Alzandosi, Castiel urtò il soffitto con la testa, emettendo uno sbuffo di dolore, ma prima che potesse ricadere nuovamente a terra, il cacciatore lo afferrò prontamente per le spalle.
 
Dean sorrideva ancora, soddisfatto e felice, come se, in poche ore avesse magicamente risolto tutti i loro problemi.
“Tranquillo, l’acqua è buona… beh, si fa per dire! L’ho bollita.” Gli disse ammiccando e accompagnando quelle poche parole, con un paio di sonore pacche sulle spalle. Prima di lasciarlo andare, si assicurò che l’angelo si reggesse in piedi da solo.
Nonostante la solita rigidità nei movimenti, Dean lo vide rilassarsi, evidentemente aveva accettato le sue rassicurazioni.
Castiel sembrava quasi imbarazzato per la reazione istintiva e troppo emotiva appena avuta, si guardò in giro come se non sapesse cosa fare di sé stesso, poi si sedette stancamente a terra, prendendo di nuovo la pietra cava dalle mani del cacciatore e bevendo le ultime sorsate d’acqua, stavolta con più calma.
 
Dean aveva ripreso ad armeggiare con qualcosa, dandogli le spalle e l’angelo poté osservarlo distrattamente, ripensando alle parole appena sentite, ma non riuscendo a darsi una spiegazione convincente. Non capiva…
“Dean come hai fatto a bollirla?” chiese, con sincera curiosità e, perché no, un pizzico di timore e diffidenza.
 
Il cacciatore si voltò verso di lui, il sorrisetto si era trasformato in un ampio sorriso ed era salito fino ad illuminargli gli occhi, che ora brillavano di fiera soddisfazione.
“Lo sai, moccioso… lo devo proprio dire! Ci sono dei vantaggi nell’avere come padre un ex marines degli Stati Uniti …” spiegò, spostandosi leggermente, così che Castiel vedesse cosa stava facendo.
“Uno di questi vantaggi, consiste nel doversi imparare a memoria il manuale di sopravvivenza del Corpo.” annunciò, mostrando all’angelo quello che era riuscito a fabbricare.
 
Castiel vide che Dean aveva approntato un piccolo falò. Una serie di pietre, addossate vicino alla parete dell’ingresso, trattenevano degli arbusti e dei piccoli legni che stavano bruciando. Dovevano essere legni nuovi, perché poté scorgere una brace già formata sotto di essi.
Appoggiata sulle pietre, in bilico sul fuoco, c’era una pietra piatta più grande e sottile delle altre, leggermente concava, tanto da riuscire a stento a contenere l’acqua al suo interno.
Da dove si trovava, Castiel poteva vederla bollire, evidentemente la pietra scaldandosi riusciva a trasmettere sufficiente calore per portare a termine tutta la procedure di purificazione dell’acqua.
Guardando quel sistema improvvisato, l’angelo si rese conto che Dean doveva averci lavorato parecchio, perché si poteva purificare solo una piccola quantità di liquido alla volta.
 
Castiel rise, colpito dall’inventiva del cacciatore e contagiato dalla sua euforia.
Dean guardandolo si lasciò andare in una risata lunga, liberatoria e completamente assurda, priva di qualsiasi senso logico.
Non c’era proprio un bel niente da ridere, lo sapevano entrambi. Questa trovata li avrebbe fatti andare avanti ancora, quanto? Un paio di giorni? Ammesso che i giorni passassero davvero in quel buco dimenticato da Dio.
Erano deboli, stanchi e affamati. Dean non si faceva illusioni, avrebbero resistito ancora per poco.
Ma erano vivi! Diavolo, un problema alla volta! Avrebbero ammazzato tutto quello che gli si parava di fronte e, dannazione, se fosse stato necessario, si sarebbero nutriti delle bestie che ammazzavano. Qualsiasi cosa fossero.
 
Quando l’euforia scemò pian piano, di pari passo con le risa, l’espressione di Dean tornò a farsi sempre più seria e preoccupata.
Pensava a Sam.
Castiel lo intuì immediatamente e fu il momento di ritornare alla realtà, di ricordarsi quel che gli era successo e di dargli spiegazioni.
“Dean…” disse piano, per distogliere il cacciatore dai suoi pensieri, cercando rapidamente di fare mente locale e trovare il modo giusto per dire all’uomo quel che era successo mentre era svenuto.
 
Il cacciatore lo fissò preoccupato, intuendo che si trattava di qualcosa di importante e sopportando a stendo, i pochi secondo d’attesa che l’angelo impiegò per mettere insieme le parole.
“Oh andiamo che c’è?” sbottò, alzando le braccia in aria, visibilmente frustrato.
L’espressione tirata di Castiel, tradiva tutta l’urgenza dell’argomento “Ho parlato con Sam, Dean… ci ho parlato in sogno.”
Il cacciatore rimase a fissarlo incredulo.

 
 
N.d.A. (del pentimento) ç_ç

 
Ele106: chiedo umilmente perdono a tutti per l’attesa! Ho avuto un’estate da incubo che lasciamo stare, e bla bla bla bla… beh! Insomma portate pazienza, vi prego!! Speriamo di procedere con più costanza da ora in poi, sappiate che non ho la minima intenzione di lasciare nulla di incompiuto! Un bacionissimo a tutti e scusate ancora ;DDD … ah! Ovvio che la cover è comparsa apposta per farci perdonare *paracule-mode-one*
 
Thinias: *era ora, sospira* dopo averla minacciata per tutta l’estate di continuare la fanfic da sola ed essermi sfogata scrivendo un paio di cosette alternative, sono riuscita a spingere ELE a rimettere mano a questa storia e alla fine abbiamo partorito il nuovo capitolo. Le scuse con chi aspettava di leggere il seguito sono d’obbligo e come dice ELE, da qui si dovrebbe riprendere a postare con un po’ più di costanza :)
 
Ora, speriamo che, nonostante l’abominevole ritardo, il tutto continui ad intrigarvi ed appassionarvi! Abbiamo appena avuto modo di vedere l’inizio dell’ottava e … siamo letteralmente impazzite! Ci piace tantissimo e siamo elettrizzate all’idea della stagione che ci aspetta. Dean è un mito!!! Lo amiamo sempre più, anche se nella nostra storia è succube del Purgatorio, l’idea di vederlo invece predatore, ci ha fatte andare fuori di testa! Non è detto che in qualche modo non finiremo per avvicinarci a questa versione più aggressiva ;)
Grazie ancora a tutti, con tutto il cuore!
 
Ps. e… PER DIO…qualcuno ci dica come cavolo si fa a bollire l’acqua senza un maledettissimo contenitore!?!?!?!?!?!? Salvateci :DDDD
  
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