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Autore: Yuki Kiryukan    09/10/2012    5 recensioni
Seconda serie di Awakening.
Rebecca e Zach sono stati separati per due lunghi mesi. Ognuno preso ad affrontare i problemi della propria realtà.
Ma Rebecca è ottimista, poiché è viva nel suo cuore, la promessa di Zach, sul suo ritorno, di cui lei non ha mai dubiato.
Ma quando arriverà il momento di rincontrarsi, Rebecca, non ha idea quante cose siano cambiate, e si ritroverà ad affrontare da sola, i suoi incubi peggiori.
Dal capitolo 6:
"Non ci pensai nemmeno un secondo in più, che gli buttai le braccia al collo. Gli circondai le spalle, stringendolo forte contro il mio petto.
Inspirai a fondo il suo profumo virile che mi era tanto mancato. Mi venne da piangere quando sentii il suo corpo aderire perfettamente al mio. Come se fossimo stati creati appositamente per incastrarci.
Zach aveva mantenuto la sua promessa, ed era tornato da me. Io l’avevo aspettato, e adesso, non vi era cosa più giusta di me tra le sue braccia.
L’unica cosa che stonava, o meglio, che mancava, era il fatto che non fossi...ricambiata.
Quando finalmente, sentii le sue mani poggiarsi sulle mie spalle, non mi sarei mai aspettata...un rifiuto".
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cursed Blood - Sangue Maledetto'
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Salve, Salve! ^---^
Eccomi tornata con un nuovo capitolo! :D
Scusate per il leggero ritardo, ma solo oggi mi è venuta l'illuminazione su come terminare questo capitolo! Ringraziamo di cuore la mia editor Bippa per illuminarmi ogni santa volta! *---*
Allora...questo capitolo...beh è un pò drammatico, considerando che Becca è venuta a sapere la verità in modo proprio triste...spero comunque che vi paiccia! ;)
Aspetto le vostre recensioni, e come sempre un grazie infinito a tutti quelli che mi sostengono con affetto, e che commentano ogni capitolo! :D
Spero di poter aggionare presto!
Un baciooo!! <3
Yuki!

                                                                      Il Diario Segreto




Non riuscivo ad arrestare il tremore delle mie mani, e più di una volta il diario mi scivolò di mano.  Sfogliavo le pagine sottili ed ingiallite come un'isterica, rischiando più volte di strapparle.

Con le mani sudate, e senza distogliere un attimo gli occhi da ciò che tenevo in grembo, aprii una pagina a caso, immergendomi nella calligrafia rotonda ed ordinata di mia madre.

Era datata il 14 Settembre dell'anno prima della mia nascita. 
 

Caro Diario.
Era da un pò che non scrivevo più. Sono successe un sacco di cose. Quella più importante, è che finalmente mi sono decisa a fare il test. 
Era da un pò che avevo questo dubbio, e i fatti mi hanno dato ragione alla fine: sono incinta!
Ancora non riesco a crederci! Tutt'ora non riesco a contenere la mia immensa felicità, anche se c'è ancora un ostacolo che devo superare: dirlo al padre. E a mio fratello.
Non nascondo di avere un pò paura delle loro reazioni, ma una cosa è certa. Qualsiasi cosa possano dirmi, io terrò questo bambino.
Adesso, ho un motivo in più per vivere.
                                                                                                  Rosalie.
 
 

Rimasi imbambolata a fissare quelle righe per un pò, con il cuore in subbuglio, poi sfogliai qualche altra pagina.

La data era il 25 Settembre.
 

Caro Diario,
Questo è il secondo giorno più felice della mia vita! Se credevo che con l'avvento del mio bambino avessi raggiunto la felicità, sposarmi con l'uomo che amo mi ha fatto toccare le stelle.
Non ricordo di essere mai stata così felice! Ho l'amore della mia vita, e presto avremmo un bambino.
Anche mio fratello e gli altri sono stati felici della cosa. Nulla potrebbe andare meglio!
 
                                                                                                                                                 Rosalie
 
L'uomo che amava...si riferiva a George vero? Parlava di lui non è così?!

Sfogliai altre pagine con voracità, fino ad arrivare al 29 Dicembre.

Non potei evitare di notare che la sua scrittura sembrava cambiata. Era malferma e tremolante. Nulla a che spartire con quella di prima.
In alcune righe, le parole erano sfumate. Segno che mentre scriveva, aveva pianto.
 

Caro Diario.
Questo non è stato un bel Natale.
Mi hanno appena diagnosticato un tumore di stadio avanzato al cervello. Dicono che senza chemioterapia mi rimangono solo sei mesi.
Non so cosa fare... Sono disperata.
David insiste perchè mi sottoponga al primo ciclo, ma sono al terzo mese di gravidanza, e non posso mettere il pericolo la vita del mio bambino...Anche se tutti insistano perchè proceda con l'aborto.
Fortunatamente, il tempo che mi rimane mi permetterà di partorire. La salvezza di mio figlio viene prima di ogni cosa.
Probabilmente, con la forza che mi rimarrà non potrò sostenere il parto naturale, ma non posso arrendermi per questo.
Nonostante tutto...ho paura. Ho davvero paura. 
Io non voglio morire. Cosa posso fare? Voglio vivere per poter vedere mio figlio crescere ...
Stava andando tutto così bene...perchè deve andare così?! Perchè non posso essere felice?!
Eppure...anche se tutti dicono che non ho speranza, Jean sembra ottimista. Dice che riuscirà a salvarmi. A salvarci. 
Anche se tutti dicono che sia impazzito, io ho piena fiducia in lui. Non a caso è il padre di mio figlio, e l'uomo che amo sopra ogni cosa. 
 

Rimasi di sasso, fissando il diario senza realmente vederlo. Poi, preda di una reazione isterica, lo chiusi di scatto, incapace di leggere oltre, e  mi portai una mano alla bocca per impedirmi di urlare. 

Il mondo girava vertiginosamente. 

Jean. 

C'era scritto Jean. Non George. 

Che significava? George...George Callaway non era il mio vero padre?

E la storia del tumore al cervello? Mi avevano detto che mia madre era morta durante il parto...

Boccheggiavo in cerca di ossigeno. Improvvisamente, quell'archivio si era fatto tremendamente piccolo e soffocante.

Calmati, Rebecca. Calmati. Ragiona. Mettiamo in ordine gli elementi.

Un nome: Jean. 

Jean Stain.

Ero sicura di averlo già sentito da qualche parte. Ma dove?  Chiusi gli occhi, e con la mente, andai indietro nel tempo, cercando di concentrarmi. 

"È bastata già Alyssa a combinare un casino! Non mettertici anche tu! Chi lo sente poi Stain!!"

Aprii gli occhi di scatto. L'aveva detto Adam, la prima volta che Zach mi aveva portata a casa sua, vedendoci insieme.

Oddio. 

Quindi quel Jean Stain...era proprio il pazzo che avevo incontrato due mesi prima. Il perverso sadico che si proclamava il Salvatore. Colui che aveva inventato le Chimere.

Non ci credo...

Mia madre aveva scritto di lui nel suo diario. Dice che è l'uomo che ama...e che è il padre del bambino...

Mio padre.

Tornai a guardare la foto che ritraeva mia madre abbracciata a quell'uomo, incredula.

Non potevo crederci. Non volevo crederci! 

"Jean sembra ottimista. Dice che riuscirà a salvarmi. A salvarci."

Tante, troppe voci cominciarono ad offuscarmi la mente.

"Rosalie…Fu la prima persona che divenne una Chimero. La prima persona in cui quella creatura si insinuò"

Ricordai le dure parole che David mi rivolse il giorno in cui scoprii la verità. 

Mia madre divenne una Chimero...E quel Jean aveva detto che l'avrebbe salvata...

Il cuore mi si fermò nel petto.

Voleva salvarla facendola diventare una Chimero! Era stata mia madre la prima persona sulla quale quel pazzo aveva testato il suo esperimento!
Gli occhi si riempirono di lacrime, e cominciai a singhiozzare. C'erano ancora molti punti oscuri, ma la verità stava lentamente venendo a galla.

Era così dannatamente, e ingiustamente, semplice.

Ero talmente confusa e demoralizzata, che non mi accorsi nemmeno dei rumorosi passi che si stavano avvicinando.

Mi voltai solo quando una voce roca e arrabbiata urlò ed imprecò con ira: << Cosa cazzo ci fai tu qui?! >>

David era paonazzo, e aveva il fiatone. Una mano era poggiata alla libreria che avevo spostato, mentre era già di qualche passo dentro l'archivio.
Mi guardava con gli occhi azzurri sbarrati. Dal terrore, o dalla rabbia.

  << Chi ti ha dato il permesso di entrare qui dentro?! >> continuò ad urlare, fuori di sè  << Vattene immediatamente!! >>

Io feci a malapena in tempo ad imboscarmi il piccolo diario nero nella tasca laterale della tuta che indossavo, e mi alzai di scatto in piedi. 

  << Questo è tutto quello che sai dire?! >> urlai sopra di lui  << Perchè non cominci con le spiegazioni?! >>

Lui digrignò i denti   << Non ti riguarda! >>

 << Certo che mi riguarda cazzo! >> Indicai le foto   << Quella è mia madre! E quello con lei chi è?! Mio padre?! Quando diavolo avevi intenzione di dirmelo?! Quando sarei morta?! >>

David sbiancò. Sembrava sull'orlo dello svenimento e l'attacco di cuore.  << Tu, piccola ficcanaso >> Biascicò, a denti stretti. 

  << Ho il diritto di sapere, maledizione! >> urlai, e contemporaneamente piangevo  << Tutto il mio mondo sta andando a rotoli! Ciò in cui ho sempre creduto....è solo una menzogna! >>

Mi accasciai a terra, preda di violenti singhiozzi. Mi mancava il respiro. 

David continuava ad essere immobile,  fissandomi senza sapere cosa fare. Ad un certo punto, disse:  << Non era questo il modo in cui avrei voluto che lo venissi a sapere >>

La rabbia prese il possesso del mio corpo. Non mi ero mai sentita in quel modo. Odiavo le bugie più di ogni altra cosa al mondo. Proprio come non sopportavo i bugiardi.

Mi alzai tremante e lo guardai con odio  << Tu...proprio come tutti gli altri...hai sempre saputo tutto...e  non ti sei mai sfiatato per dirmelo... >> Non era una domanda, bensì un'affermazione.  << Cos'avevi in testa eh? Ci provi gusto a vedermi soffrire?! >> 

Provai a trattenere le lacrime, ma invano  << Perchè mi odi tanto?! Perchè ho ucciso mia madre?! Non credi che basti già il senso di colpa, con cui convivo da sempre, a farmi abbastanza male?! >>

David aveva ormai perso la sua maschera inespressiva, e sul suo volto albergava la disperazione   << Rebecca >> mi chiamò serio, ma la sua voce tremava  << Calmati subito. Cosa... >>

  << Non dirmi di stare calma! >> urlai fuori di me.

Lui mi prese per le spalle, provando a calmarmi,  ma io lo allontanai in malo modo  << Non toccarmi! >> gridai ancora  << Io ti odio!! >>

Quell'affermazione uscì dalla mia bocca e dal mio cuore senza che potessi trattenerla. 

Solo in quel momento me ne resi davvero conto. Io avevo sempre odiato David.  Perchè era indifferente a me. Perchè mi odiava. Perchè non mi considerava sua nipote. 

Mi morsi un labbro, alzai lo sguardo tremante e lo guardai in volto, per poterne studiare l'espressione. 

Per la prima volta, mi sembrò sinceramente...dispiaciuto. 

Le sopracciglia curve, le bocca semiaperta, lo sguardo spento. La mano che avevo sgarbatamente scansato, era ancora sospesa in aria. 

Vederlo in quel modo mi provocò una fitta lancinante al cuore, e non ressi più la tensione.

Scattai verso il buco della parete svelta come una lepre, e lasciai l'archivio correndo via come un'ossessa. Sentivo il diario di mia madre premermi sulla coscia ad ogni passo che facevo, ma non me ne curai.

Il dolore al cuore era molto più forte. Non riuscivo nemmeno a spiegarmene la natura.

Era per quello che avevo appena scoperto? O magari...era per David? Era forse il senso di colpa quello che mi stava distruggendo?

Trovai le scale e le salii con foga, saltando alcuni gradini. Non sapevo dove stessi correndo, ma quando mi arrestai, constatai che il mio cuore mi aveva portato proprio alla sua stanza.

Chissà perchè, lei era la prima persona dalla quale avevo pensato di rifugiarmi. 

Se solo ci fossi tu qui Amy....mi ritrovai a pensare, mentre chiedevo, o meglio supplicavo, alle guardie di aprire la porta. 

Quando finalmente fui dentro, feci un respiro profondo, poggiando la schiena alla porta, come se mi fossi appena liberata di un peso. 

  << Rebecca... Cosa fai qui? >> mi chiese Misa, vedendomi sconvolta. 

Ovviamente, non si aspettava una mia visita. Tanto meno così improvvisa. 

  << Nulla... >> bisbigliai, con lo sguardo basso, riuscendo a vederle solo le esili gambe. 

Sentii il suono delle catene, e vidi che mi si stava avvicinando. 

  << Cosa è successo? >> insistette.  La sua vocetta sembrava sinceramente preoccupata  << Sembri sconvolta. Centra Zach? Il ritorno a Dallas? >>

Zach. Solo a sentire il suo nome, mi sentii ancora peggio. 

Immaginai di affondare nel suo petto, mentre le sue forti braccia mi abbracciavano con affetto, capaci come nient'altro di farmi dimenticare tutte le cose brutte...e altre lacrime debordarono dai miei occhi.

Alzai lo sguardo, ma il volto della Chimero era sfocato e indefinito. Senza pensarci, mi buttai tra le sue braccia, e la abbracciai forte.

Lei sobbalzò dallo stupore, e per l'impatto dei nostri corpi, indietreggiò di qualche passo per non perdere l'equilibrio e finire per terra. Nonstante il suo corpo minuto ed esile, era una Chimero, e la sua forza era smisurata.

Non mi allontanò. Anzi, sentii le sue braccia darmi dei deboli ed imbarazzati colpetti sulla schiena. 

Probabilmente non era abituata a dimostrazioni d'affetto come un abbraccio, e non sapeva come comportarsi.

Ma per me, quello era abbastanza. 

Continuavo a piangere, mentre sentivo i suoi corti capelli solleticarmi il naso e le guance. 

  << Piangi proprio troppo ultimamente... >> commentò, come se volesse tirarmi su il morale. 

Io non dissi nulla, continuando a stare ancorata al suo corpo, mentre ero scossa da tremiti e singhiozzi. 

Ad un certo punto, sentii la serratura della cella di Misa scattare, e la porta aprirsi.   << Mi hanno detto che eri qui >> disse con voce rotta il nuovo arrivato.

Riconoscendo quella voce, mi staccai da Misa, e mi voltai con il cuore in tumulto.

Mio padre, o meglio, l'uomo che fino a quel momento avevo considerato tale, era di fronte a me. 
Mi rivolgeva uno sguardo che non riuscivo a decifrare.

Paura? Dolore? Frustrazione?

Ad un certo punto sospirò, e disse, con voce estremamente triste   << David mi ha detto cosa è successo >> una pausa, fin troppo lunga   << Rebecca, dobbiamo parlare >>
  
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