Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: varietyofdreams    09/10/2012    0 recensioni
Questa credo sia la frase che meglio riassume questa storia: "Mi sono innamorata di te, ma tu non esisti."
Il tema è la malattia della Còrea di Huntington. E' una malattia genetica degenerativa; basta che uno solo dei genitori sia portatore della malattia perché venga trasmessa alla prole.
La Còrea di Huntington colpisce prima a un livello motorio, con degli spasmi che diventano sempre più duraturi mano a mano che passa il tempo. Alla fine, prende anche il cervello. Si manifesta intorno ai 45 anni e, nella forma giovanile, intorno ai 25. I malati spesso muoiono per cause intercorrenti, non è mai la malattia stessa a portarli alla morte.
Ho deciso di trattare questa malattia, che ho studiato a scuola e che mi ha colpito molto, dal punto di vista di una ragazza che vede tutti i suoi sogni distrutti quando scopre di essere malata.
La storia segue tutta la sua vita fino alla morte, toccando temi spesso delicati che di solito non vengono trattati nel parlare di una malattia.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Erano passati due mesi dalla fatidica rassegna. Madre e figlia erano nella sala d’aspetto dell’ospedale, in attesa dei risultati delle analisi della ragazza. Matilde sapeva che alla rassegna avrebbe incontrato artisti molto più bravi di lei, ma non sospettava che la criticassero anche. Molti dei ballerini lì, avevano notato una certa scoordinazione nei suoi movimenti, a quanto dicevano. All’inizio non ci aveva fatto troppo caso, fino a che un giorno, durante un “assemblé battu”, le sue gambe non si erano mosse contro la sua volontà, facendola atterrare male e facendole sbagliare tutto il balletto. Così aveva mandato a monte anche i passi delle altre. Le prove erano state interrotte immediatamente in modo da accertarsi che andasse tutto bene. L’insegnante di Matilde era sbalordita. Non riusciva a capacitarsi di come avesse potuto peggiorare in così poco tempo. All’inizio la ragazzina non parlò a nessuno dei movimenti inconsulti che le muovevano il corpo senza che lei potesse farci niente. Non voleva passare per una psicopatica e probabilmente, pensò, nessuno le avrebbe mai creduto. Durante uno degli ennesimi incidenti, si provocò una distorsione alla caviglia che le impedì di proseguire nella rassegna. La sua insegnante aveva quasi le lacrime agli occhi quando il medico le confermò che non avrebbe potuto andare avanti con quell’esperienza. E, quando si fermò a parlare con altre ballerine fuori dalla porta del camerino, a Matilde sembrò che la sua voce sussurrasse qualcosa in più oltre alle scuse per l’inconveniente. Qualcosa che somigliava moltissimo a: “Se non altro, non vi farà perdere la faccia. Sono desolata”. Non era un buon segno. Nonostante questo, Matilde si era rifiutata di tornare a casa. Avrebbe assistito alla rassegna come spettatrice. La sua insegnante accolse di buon grado quella scelta, rassicurandola sul fatto che nessuno ce l’aveva con lei. Gli incidenti capitano e, sicuramente, avrebbe avuto un’altra opportunità nella sua vita di partecipare ad una rassegna. Quando le chiese cosa poteva averla fatta cambiare così tanto, Matilde fece spallucce, senza rivelare il vero motivo. Si limitò solo a dire: «Probabilmente la tensione. Devo imparare a controllarla come si deve, altrimenti mi frenerà sempre.» La sua insegnante aveva assentito. Quella conversazione si era svolta a pochi giorni dall’apertura al pubblico e, in quegli ultimi giorni che la separavano dalla fine di un’ingrata esperienza, Matilde si convinse che i suoi movimenti strani erano proprio dovuti allo stress che aveva provato in quei giorni. Infatti, essi andarono diminuendo e divenendo sempre meno evidenti. Il giorno dello spettacolo, se ne era quasi dimenticata. Ovviamente era impossibile per lei dimenticarsi del tutto della causa per la quale adesso lei era su una poltrona a guardare delle agili creature, come lo era lei, muoversi su un palcoscenico su cui avrebbe dovuto esserci anche lei, al loro pari. Se ci ripensava si sentiva frustrata e le venivano le lacrime agli occhi, ma cercò di non darci troppo peso. Durante lo spettacolo, una delle sue braccia ebbe un movimento involontario così violento che fece uscire il sangue dal naso alla sua insegnante che le sedeva accanto e che si era beccata l’arto in pieno viso. «M-Matilde, togli questo braccio! Cosa ti salta in mente?!» Ma il braccio di Matilde non si mosse, per quanto la ragazzina stesse ordinando al cervello di farlo. Quando l’insegnante la spronò di nuovo, sottovoce, per non disturbare lo spettacolo, a togliere il braccio, una pallida Matilde, tremante, rispose in un soffio: «Non posso. Si è mosso da solo.» In quel momento, capì quanto fosse stata sciocca a pensare che fosse stato soltanto frutto dello stress. L’incidente aveva turbato entrambe le donne. L’insegnante di Matilde ne aveva parlato al ritorno dalla rassegna con sua madre, consigliandole di farsi visitare. Dopo l’increscioso incidente, era riuscita a farsi rivelare tutto, compresa la vera causa della distorsione. I singhiozzi colpevoli di Matilde riecheggiavano nella sala d’aspetto. Sua madre la consolava, continuando a ripeterle che non era stata colpa sua e che forse non era niente di grave. Il medico aprì la porta e le invitò ad entrare. Aveva un’aria cupa, che la madre di Matilde captò subito. La diagnosi era chiara: Còrea di Huntington. Quando il dottore spiegò alla madre e alla figlia di cosa si trattasse, fu chiaro ad entrambe come la carriera da ballerina di Matilde stesse andando a farsi benedire, lentamente. Era una malattia rara, genetica, che si manifestava, nella forma tradizionale, intorno ai 40-50 anni. Quella di Matilde era una forma giovanile, rara, il cui esordio era intorno ai 20 anni. I sintomi erano un iniziale scoordinamento degli arti, con spasmi ripetuti e sempre più duraturi, seguiti dalla perdita della ragione. Era un processo lento. La morte del paziente affetto da Còrea di Huntington era spesso per cause intercorrenti, non per la malattia stessa. Prima che se ne andassero e fissassero un altro appuntamento, il medico le prescrisse delle medicine che avrebbero smorzato, anche se poco, gli spasmi muscolari. Quella parola, spasmo aveva fatto molta paura alla ragazza che aveva sentito il suo cuore stretto da delle dita ossute e gelide. Che fossero le dita della morte? Avevano detto che la Còrea era inguaribile. Non erano state trovate molte medicine che la potessero salvare; avrebbero solo ritardato il momento della sua dipartita. Presto o tardi, avrebbe cominciato a degenerare anche psicologicamente, aveva spiegato il medico. La malattia continuava a manifestarsi solitamente per una durata di 15-25 anni, al termine della quale, non c’era più niente da fare: cause intercorrenti, solitamente, stroncavano definitivamente il debole fisico del portatore. Nel suo cuore, Matilde pregò segretamente che di lì a poco la comunità degli scienziati di tutto il mondo trovasse un rimedio. Avrebbe voluto offrirsi come cavia per la sperimentazione dell’antidoto, addirittura, se ciò fosse successo. Ma la razionalità che aveva e che avrebbe mantenuto ancora per qualche anno, la smentì prontamente: non ci sarebbe stata nessuna svolta scientifica sul suo caso. Il medico diede a Matilde anche un piccolo foglietto informativo sulla sua malattia. Quando uscirono dalla stanza, mentre sua madre fissava un appuntamento con la segretaria, Matilde cominciò a leggere l’opuscolo. Ma non riuscì ad andare oltre la prima riga che le lacrime le sgorgarono copiose dagli occhi: Còrea, dal greco “ Danza”. Il destino giocava veramente brutti scherzi. Forse, questa Còrea di Huntington, non colpiva a caso.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: varietyofdreams