Commento dell'autore:
Allora, immagino che ce ne siano a frotte di fanfiction così, ma sinceramente non mi importa, poichè non mi aspetto chissà che da ciò che andrete a leggere: sono solo piccoli spunti che mi sono venuti in mente mentre non avevo nulla( o quasi) da fare e ho buttato giù senza pensarci troppo; la mia idea di Albus Severus Potter e del suo rapporto con il giovane rampollo del casato Malfoy, tutto qua. Spero comunque che passiate qulache secondo almeno un poco piacevole e che vogliate lasciare qualche commento, anche e soprattutto critiche, che mi aiutano a rivedermi e a migliorare.

Un inizio diverso

Albus sbuffò. Si trovava davanti al portone della Sala Grande da ormai troppo tempo e il Professor Paciock, che lo aveva portato fin la insieme agli altri studenti del suo anno, non si faceva più vedere, con la scusa di dover preparare il tutto per il loro primo "ingresso trionfale". persino Rose era scomparsa chissà dove, lasciandolo solo. Una vera noia.
Si voltò, trovando alla sua destra un ragazzetto della sua età, con brillanti capelli biondi e profondi occhi argentati. Il suo sorrisino strafottente provocò in lui uno strano misto di sentimenti, dal fastidio all'attrazione, per lui ancora inspiegabili, ma comunque annuì.
Si presentò questo, atteggiandosi.
Si ritrovò a ribattere, ironico, il giovane Potter. L'altro fece finta di non aver sentito, posizionandosi sul gradino appena superiore, in modo da sovrastarlo.
Iniziò sibillino, pronunciando quelle parole con naturale schiettezza. Pochi anni più tardi il solo pensarle gli avrebbe provocato grossi brividi lungo la schiena. < Sono certo che sarai molto più a tuo agio, che con persone meno consone....> Non completò la frase, ma sia il tono superficiale che diede all'ultimo termine, che l'occhiata lanciata a Rose, nel frattempo miracolosamente riapparsa, fecero capire al ragazzo corvino chi avesse di fronte. Scorpius gli tese la mano, come a suggellare un contratto e lui diede uno sguardo al professore di Erbologia, anch'egli appena tornato. Sorrise lievemente.
Qualcosa si rivoltò al suo interno, quel qualcosa legato al suo secondo nome, che tendeva a non usare mai. Alzò il capo mentre tutti gli altri studenti si mettevano in fila indiana ed entravano nella Sala Grande; la cugina si era dimenticata di lui.
Le mani si strinsero, gli occhi si cercarono. Era un inizio differente, una storia differente.