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Autore: Rouge_san    11/10/2012    4 recensioni
Maka Albran, diciotto anni. La sua vita cambierà alla sua prima volta a letto con Soul. Lui l'abbandonerà a se stessa in un terribile momento. Da sola la nostra protagonista si ritroverà a contare solo su Kid. Un nuovo nemico si nasconde nell'ombra.La Shibusen sarà a rischio. Soul ormai diventato falce della morte tenterà di proteggere la persona che ama. Tuttavia otto anni di assenza sono molti e quando il nostro eroe ritroverà la sua Maka dovrà fare i conti con qualcosa più grande di lui...Due gemelli indemoniati.
Dal capitolo uno...
L’unico ricordo che avevo di lui, è in loro.
In loro, già. Il mio più prezioso tesoro…I miei due splendidi figli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Black*Star/Tsubaki, Soul/Maka
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'After you, the show must go on'
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I know there's something in the wake of your smile  I get an notion from the look in your eyes...yeah
You've Built a love but that love falls apart  Your little piece of heaven turns to dark
Listen to your heart when he's calling for you  Listen to your heart
There's nothing else you can do I don't know where you’re going, and I don’t know why
But listen to your heart before You tell him goodbye
( Listen to your heart – DHT)
 
-Maka -Soul -Kid -Liz -Patty -Stein -Black Star -Kami -Spirit -Yuki -Hayate -Shine -Alexis -Eric - Tsubaki

 
Capitolo22

 

 
«Posso dirti come sta tuo padre…Kid»  mi aveva detto Stein.
Mi ero fiondato nella camera d’ospedale di mio padre e mi ero seduto accanto a lui, in silenzio.
 «Voglio l’intera verità riguardo alla sua condizione» dico franco a Stein.
«Ovvio che tu voglia sapere tutto e ti dirò la verità: tuo padre è in coma»
 Una frase, una pugnalata.
«Ma per ora non è a rischio di morte»
Un’altra frase, un piccolo sospiro di sollievo.
  «Tuttavia, è  una situazione precaria, non ho ancora avuto il tempo  di capirci qualcosa in più»
Pugnalata.
 «Ma tranquillo, tuo padre è un uomo forte e sta lottando per uscirne al meglio. Ce la farà»
Sollievo.
 «Ah, un ultima cosa, per concludere» mi aveva detto Stein.
«Sarebbe?» domandai ormai un po’ più tranquillo.
  «Ogni volta che le tue “Lines of Sanzu” si uniscono tuo padre ha dei malori, che un giorno gli saranno fatali. In poche parole, può esistere solo un sommo Shinigami e prima o poi tu succederai a tuo padre per obbligo naturale» usci senza dire più nient’altro. Era stato chiaro, anzi, troppo.  Ero rimasto spiazzato, scioccato e forse anche inorridito da quello che mi aveva detto. Chissà se traeva piacere nel vedermi passare dal preoccupatissimo al: ok, falso allarme. Di certo Stein è l’ impersonificazione del sadismo puro, non c’è dubbio.
 Rimango tutta la notte al fianco di mio padre, detestandomi profondamente, perché io, un giorno, sarò la causa della sua morte. Forse non dovevo farmi problemi, infondo Stein sta lavorando ad una cura, ma posso fare affidamento su di lui? Non ho scelta.  Due mani calde mi avevano appoggiato una coperta sulle spalle, non mi ero voltato, avevo solo afferrato la mano della suddetta persona.
«Kid…» una voce che avrei riconosciuto tra mille.
 «Liz! Che ci fai qui a quest’ora?» le avevo domandato.
«Mi sembra ovvio, ti faccio compagnia e poi volevo dirti che su di me puoi contare, sempre» il suo sorriso, così splendente, quasi come le stelle in cielo, mi aveva rassicurato.
 «Io conto sempre su di te» l’avevo abbracciata stretta e con forza. «grazie» avevo concluso.
«Patty è andata a casa verso l’ora di cena, Soul e i gemelli sono andati a casa due o tre ore fa, mentre ho convinto Maka a tornare a casa solo qualche minuto fa»
 «Ok, perfetto, sarà stata distrutta» avevo detto in tono vago.
«Lei diceva di no, ma aveva delle occhiaie pesantissime e poi, sai com’è fatta»
 «Oh lo so, infatti hai fatto benissimo a mandarla a casa»
Il resto della nottata lo abbiamo passato a dormire come due sassi accanto a mio padre, sognando tranquilli. O almeno, per un pò.
 
***
 
Ero tornata a casa che ero indolenzita, stanca e dolorante, in una parola: distrutta. Mi ero diretta al frigo, per bere un po’ d’acqua fresca, cercando di mantenere un passo felpato per non svegliare la casa. Proprio mentre bevo le luci si accendono all’improvviso, avevo fatto un salto allucinante per lo spavento, quando in realtà era solo Soul che si stropicciava gli occhi e veniva verso di me ancora mezzo addormentato.
 «Ma dico, ti sembra l’ora di tornare? Sono le quattro e mezza del mattino!» mi aveva detto sottovoce indicandomi l’orologio della cucina.
 «Lo so, mi dispiace, ma ero preoccupata e…»
«Ah, tranquilla, anche io sono preoccupato per Kid e Shinigami. L’importante è che non l’hai lasciati soli»
 
«Non lo avrei mai fatto!»  avevo esclamato a bassa voce «L’ho lasciato nelle mani di Liz»
 «Ah, ok» 
Mentre sto rimettendo a posto la bottiglia, Soul mi aveva detto:  «Ah! Un’ ultima cosa: ho trovato nel tuo comodino, per errore sia chiaro,  un manoscritto interessante che…»
  «Senti Soul io volevo parlartene, lo giuro solo…»Mi blocca con la mano.
«Accidenti fammi finire! Che mi è piaciuto molto. Oh, alleluia, l’ho detto!»
 «D-davvero ti piace?»
«Certo è scritto bene, la trama regge e poi ho finalmente saputo tutto ciò che pensavi di me e non mi avevi mai detto»
 «Quindi se lo pubblicassi, non ti arrabbieresti?»
«E perché dovrei arrabbiarmi, scusa? Sono felice se hai trovato un passatempo che ti piace e ti stimola»
 «Davvero?»
«Perché dovrei mentirti?»
 «Era solo una mia paranoia…meno male»
«Mah! Io a volte proprio non ti capisco» disse grattandosi la testa in segno di resa.
 «E mai capirai» gli avevo risposto ridendo.
«Tralasciando scherzi e risate, è meglio se te ne vai a letto, hai delle occhiaie da paura»
 «Si notano così tanto?»
«Credo che inizino a emanare poteri malefici, se ti vedono Yuki e Hayate scappano a gambe levate» aveva detta in tono canzonatorio.
 «Soul, è stata una giornata pesante, ma ti assicuro che un Maka-chop non te lo toglie nessuno»
«Scherzavo! Non si può più abbozzare un po’ di umorismo?» aveva detto alzando le mani al cielo.
 «Farò finta di non aver sentito nulla» e mi ero diretta in letto e praticamente svenuta sopra, senza  neanche mettermi il pigiama. Ho solo avuto il tempo di sentire le calde labbra di Soul che mi accarezzavano la fronte per poi cadere nel sonno totale.
 
***
 
Liz aveva iniziato a scuotermi freneticamente.
«Kid! Kid! Svegliati subito, c’è qualcuno qui!» mi bisbigliava intimorita.
  «Liz, sono le sette del mattino, lasciami dormire, e soprattutto, se non sono le otto scoccate non mi svegliare!» le avevo detto incurante delle sue paranoie.
«Sarebbero le cinque, ma vabbè…il fatto è Kid, che non siamo da soli in questo dannato ospedale!» ora gridava.
Le cinque, ho dormito solo un’ora scarsa? Povero me, inoltre Liz mi aveva definitivamente svegliato. Tuttavia a farmi alzare è  stata la rottura di un vetro improvvisa che mi ha fatto concordare con la teoria di Liz e finalmente, per lei, a comprendere e assecondare i suoi timori.
 Liz, immediatamente  aveva assunto la forma di pistola. Non potevo usarla se Patty non è con lei, non è simmetrico! In quel momento mi sentivo un relitto umano, uno scarto sociale, ma dovevo usarla per il bene di mio padre. Ero uscito dalla camera, chiudendola a chiave, mi dirigevo cautamente verso dove mi era parso di sentire il vetro rompersi.
«Kid, dovremmo chiamare rinforzi…» comincia Liz «…Insomma, in due non possiamo farcela, se fosse un altro attacco? No, non possiamo rischiare. E poi…so quanto odi avere solo una pistola»
Mi capiva perfettamente, tra di noi c’era sempre stata una perfetta simbiosi, menti affine ( non in tutto però), in un certo senso.
«Concordo» avevo preso in mano il telefono e avevo fatto il numero di Patty, convinto che non avrebbe neanche sentito il telefono squillare, invece…
«Kid! Era ora, hai notizie?» mi aveva detto in tono parecchio preoccupato.
 «Patty?! Sei sveglia? Ah, ma cosa dico non ha importanza, ora devi venire immediatamente all’ospedale è un urgenza!»
«Sarò lì in un secondo»
Patty mi aveva risposto? Wow, era un miracolo. Poi ero passato a Black Star, altrettanto dubbioso di poter ricevere una risposta, potevo solo sperare che mi sentisse Tsubaki.
 «Chi-ha-osato- svegliare- l’illustre-sottoscritto?!» perfetto, era lui, arrabbiato nero, per di più.
«Bando alle ciance Star, vieni immediatamente all’ospedale!»
 «Mi stai pigliando per i fondelli? Sono le cinque del mattino, la mia signora riposa e mia figlia fa altrettanto»
«Lo so, ma probabilmente è un altro attacco! Devi aiutarmi, ti prego» odio supplicare, ma è l’unica cosa che posso fare per convincerlo.
 «Arrivo amico, tu attendimi»
«Ah, Star, un’ultima cosa…avverti Stein e Spirit»
 «Ok, ma bada, sarà l'ultimo favore che ti concederò!»
Mi ero affrettato a fare il numero di Maka, le mie mani tremavano, perché era ormai chiaro che era un’imboscata, era tutto programmato.
 Forse ci volevano tutti, adesso stanchi e stremati, nel momento peggiore, ma non potevo permettermi di indugiare.
«Ok, chiunque sia a quest’ora giuro che domani non ci sarà più!» era Soul.
 «Soul, sono Kid»
«Che cavolo vuoi fare? Svegliare la casa?» mi aveva domandato irritato
 «E’ un emergenza  d-devi venire qui subito, ci attaccano di nuovo»
 Mi aveva chiuso il telefono in faccia.
«Lo prenderò come un sì»
 Ero uscito dall’ospedale per aspettarli, ma dato che ero sospettoso, mi sono fermato sul ciglio della porta. Neanche un quarto d’ora dopo, eravamo tutti riuniti.
 «Che cosa è successo Kid-kun?» mi aveva chiesto dolcemente Tsubaki.
«Allora, io e Liz abbiamo sentito rompere dei vetri e li abbiamo visti infranti, in seguito abbiamo sentito vari rumori a dir poco sospetti. Abbiamo supposto ad un’imboscata»
 «Credi che ci vogliano riunire tutti per farci fuori in una volta sola?» mi aveva chiesto Maka.
«Non lo so, ma anche se fosse da solo non potrei mai farcela a tenere testa a tutti loro»
  Maka aveva annuito e mi aveva rivolto un sorriso complice.
«Io sono con te, fino alla fine» mi aveva detto infine.
 «Se ci sta lei, ci sto anche io» si era unito pure Soul, poi Tsubaki e Star, Stein e Marie e Patty.
«So che senza mio padre per te sarà più difficile Spirit-san e con la sua ex-moglie per di più» mi ero rivolto al padre di Maka e alla sua ex-moglie.
 «Non è affatto un problema ,anzi, è proprio perché tuo padre ha bisogno di me che combatto, o almeno cercherò, insieme a Kami» mi aveva risposto Spirit.
 «Come sarebbe a dire “cercherò”, buffone? Lo hai sempre fatto, anche di recente al quartier generale, grandissimo pezzo di demente!» Stava per tirargli un pugno sul naso.
 «Scherzavo! Scherzavo! Non si può?» aveva detto Spirit coprendosi con le braccia.
«No, è vietato in mia presenza»
 Mi volto verso Maka e le fiondo uno sguardo della serie “falli smettere o li ammazzo” e lei aveva afferrato al volo il concetto.
«Mamma, papà, pensate ai vostri nipotini e a quanto siate un cattivo esempio quando fate queste scenate»
Spirit e Kami si erano rizzati in piedi ed erano tesi quanto delle corde di violino. Spirit aveva distrutto il rapporto che aveva con Maka, nonostante tentasse ancora di ricostruirlo, voleva ricominciare con i nipoti e voleva dimostrare a Maka di poter essere un nonno accettabile e di poter diventare un padre migliore. Lo speravo per lui.
 «Allora Kid, che si fa?» mi aveva domandato Soul.
«Ci dividiamo: Soul, Maka l’ala nord dell’ospedale, Marie e Stein l’ala ovest, Spirit e Kami l’ala est, io e le sorelle Thompson l’ala sud, Star e Tsubaki cortile, tutto chiaro?»
 «Agli ordini boss» avevano detto a mo’ di soldato.  Da lì eravamo divisi ,ma pronti a tutto, almeno così sostenevo.
 
***
 
Io e Kami vagavamo per l’ala est dell’ospedale. Kid aveva ragione, qualcosa non quadra, io e Kami di tanto in tanto abbiamo trovato dello strano liquido nero, che avevo visto solo sulle Idre. Poteva essere scambiato per sangue nero, ma non lo era. Quella era una sostanza molto più viscosa rispetto a del comune sangue. Seguiamo uno dei rumori sospetti e lo raggiungiamo dopo un’ora, scoprendo che proveniva da uno sgabuzzino. Sentivo le mani sudate di Kami che mi stringevano con forza, le avevo lanciato uno sguardo e vedevo nei suoi occhi la parola paura a caratteri cubitali, ma ha sempre cercato di sopprimere questo sentimento ed è la stessa cosa che fa Maka. Quanto si assomigliavano, eppure le avevo perse entrambe con questo mio modo di fare.
«Mi dispiace» avevo detto riprendendo forma umana.
 «Ti sembra il momento delle scuse? Se aspettiamo ancora un po’ qui ci scappa il morto!»  le avevo afferrato il viso e l’avevo baciata per qualche secondo. Lei non aveva respinto il bacio solo, che ha rotto la magia staccandosi.
 «Perché?» mi aveva domandato semplicemente.
«Perché sono un idiota, un deficiente che non aveva idea di quanto possedesse sinchè non l’ha perso. Il fatto è che non ho mai smesso di amarti è solo che con quel mio modo di fare ho...rovinato la mia famiglia. Quella era la mia più grande avventura e io me la sono persa. Per questo ti chiedo scusa e anche se ormai tu non…»
«Oh, razza di scemo!» mi aveva afferrato la camicia e mi aveva  baciato di nuovo, più appassionatamente di prima, mescolando la sua lingua alla mia dolcemente.
 «Lo so benissimo ed era ora che ci arrivassi mio caro»
«Mi perdoni davvero? Non mi stai prendendo in giro?»
 «No, non ti prendo in giorno tontolone» mi aveva sorriso scherzosamente. «E poi, potrebbe essere l’ultima sera che passiamo insieme, era da dire, non credi?» aveva aggiunto.
«Si, anche per quello, ma io la voglio vedere in modo ottimistico, perché ho molte altre cose da fare e altri progetti da realizzare»
 Io e Kami perdiamo di vista i rumori, ma riusciamo a rintracciarli davanti ai bagni. D’un tratto, e del tutto silenziosamente, una mano si poggia sulla spalla di Kami, che sobbalza.
 «Stein, Marie, Black Star, Tsubaki, che diavolo ci fate qui?!» aveva domandato.
«Abbiamo trovato poco e niente, io e la mia stella abbiamo raccattato dei rampini, ma nient’altro»
 
«Noi del liquido nero, molto viscoso per essere sangue nero, è  lo strato viscido che ricopre l’Idra, ne sono sicuro»
Perfetto eravamo tutti ad un punto morto.
«Ascoltate» avevo detto riprendendo il mio naturale aspetto «Dobbiamo dividerci di nuovo e riunirci in un unico punto...facciamo…la sala informazioni, quella con le vetrate e i terrazzi»
 «Ok» avevano risposto in coro
«Bene, ci ritroviamo lì tra un’ora. Squadra Stein occupatevi della squadra Kid,  il team Black Star si occuperà di trovare qualche altro indizio, mentre io e la tipa qui troveremo nostra figlia e il teppista» dico serio fino ad un certo punto della frase.
 «Spirit, guarda che ci metto un attimo a cambiare idea! E poi quel “teppista” sarà il tuo futuro genero»
«Già, devo imparare ad accettare la cosa…ci riuscirò, secondo te?»
 «Oh  vedrai che ci riesci» mi aveva detto.
Allora ci siamo ridivisi tutti e siamo andati per le nostre strade, ma una volta ritrovati, si era scatenato l’inferno.
 
***
 
Ci avevano lasciati da soli! Insomma, loro se ne vanno di casa con queste “Idre” in giro, perché devono fare luce su questa storia una volta per tutte. Fosse una passeggiata! Mamma è convintissima che una spia abbia rivelato la nostra posizione, quando ci hanno attaccati in Arizona e ne ero convinta pure io, ma la domanda è: chi è costui?
«Non mi fido…li seguiamo, vero?» avevo domandato a mio fratello.
 «Mi sembra d’obbligo» aveva risposto secco lui. Senza aggiungere altro, si era diretto alla porta, aveva frugato nelle tasche qualche secondo, poi aveva estratto una forcina tutta ripiegata.
In un paio di minuti, neanche, aveva aperto la porta.
«Che cosa faresti senza di me, Yuki?» mi aveva domandato con un tono di superiorità.
 «Vivrei meglio, poco, ma sicuro» gli avevo risposto sarcasticamente e con un leggero velo di cinismo. I miei geni maligni li avevo ereditati tutti da mamma.
«A piedi ci metteremo una vita» mi aveva fatto notare Hayate. Illuminazione. Eravamo corsi in garage e avevamo preso le bici che la nonna ci aveva regalato più o meno al nostro arrivo.
 «Grazie nonna, sei un mito» aveva detto Hayate tra sé e sé.
Dopo una ventina di minuti che pedalavamo come due pazzi scatenati, eccoci all’ospedale. Ci buttiamo stremati sul prato del cortile della clinica.
 «Non credo che entrare dalla porta d’ingresso sia una buona idea» mi aveva sussurrato Hayate con il respiro rotto dal fiatone.
Mi accorgo del condotto dell’aria.
 «Entreremo da lì!» avevo esclamato indicandogli il passaggio.
«E’ un’idea eccellente, ma c’è solo un problemino…ha le sbarre in ferro!» mi aveva gridato. In effetti si, aveva le sbarre, ma era solo un piccolo incidente di percorso. Sia io, sia mio fratelli ci eravamo messi a tirare, pura sapendo quanto fosse potentemente inutile. Finchè una voce, una manna dal cielo, si era fatta sentire chiaramente.
 «Vi serve una mano?»
«Shine!» gridiamo in coto io e mio fratello esaltati. «Anche tu hai scassinato la porta?» avevo chiesto.
  «No, io sono più originale, mi sono catapultata giù dalla finestra. E poi… » incomincia «…Col cavolo che lascio la scazzottata ai miei, io me la voglio godere tutta!» risponde euforica.
«Ehi, non dimenticarti di noi!» questa era una voce maschile e ben distinta.
 «Eric e Alexis! Che bello siamo tutti qui»  avevo esultato io.
«Puoi ben dirlo, ed ora togliamo di mezzo quelle odiose sbarre» esclama Alexis. Prende la mano del fratello con grinta, quest’ultimo si trasforma in una lunga frusta con l’impugnatura d’acciaio, ricoperta da un sottile strato d’isolante.
 «Souls Resonance!» esclamano quei due in coro.
 La frusta prende fuoco . Degna figlia di Stein, riesce già a fare la "Souls Resonance"
 «Flame mode» conclude Alexis.
«Che è sta cosa del..Souls…quella roba lì?» chiedono Shine e Hayate.
 «Io sono molto avanti come maestra d’armi e riesco a mettermi in risonanza con l’anima di mio fratello. Quest’ultimo ogni volta che eseguiamo questa tecnica può assorbire uno qualsiasi degli elementi naturali e usarlo come arma, cambiando a volte anche forma fisica»
  «Wow, cool»  aveva risposto mio fratello.
«Fatevi da parte» aveva detto Eric.
 Con un solo colpo di frusta, Alexis aveva fatto cadere le sbarre. Eric era tornato normale e tutti mi avevano seguita ( si, ero entrata per prima) all’interno di quei condotti. Mi ero bloccata di scatto. Mia madre era sotto di me, la sua anima era inqueta, lo sentivo, lo percepivo chiaramente e in quel momento tutto mi è apparso chiaro, logico, se non cristallino.
Mamma e zio Kid che cambiavano i nomi e firme per lavoro, per proteggerci da questa “DSSI”, un uomo però l’ha chiamata con il suo vero nome, un uomo che era un suo collega ha capito il trucco e ci ha fatto piombare le Idre in casa. Ovvio, la  spia era lui! Lui era la mente dietro a tutte queste follie, lui era la grande mente che mandava avanti la baracca! Che rabbia immensa.
«Muoviti!» aveva detto Hayate dandomi uno spintone e facendoci cadere tutti dai condotti dell’aria, che si erano forzati per il troppo peso.
«Bravo Hayate! Sei proprio furbo!» gli avevo gridato massaggiandomi le natiche doloranti.
 «Senti tu non ti davi una mossa, logico che ti do una spintarella»
«Spintarella? Mi hai buttata giù!»
 «Ehm…ragazzi…» si era intromesso Eric.
Davanti a noi c’era mia madre ,ovviamente, furiosa con in mano una falce Rossa con uno strano occhio inquietante che intorno aveva ornamenti in oro. Noi eravamo piombati nel mezzo della battaglia.
 «Da quanto siete qui?!»  aveva gridato.
«Non da tanto» avevamo risposto io e Hayate, dato che gli altri erano tutti dai loro genitori.
 «Non mi interessa! Non sareste dovuti venire, che farei se vi perdessi?»  aveva le lacrime agli occhi. Di che parlava? Ci stava dicendo addio, forse? No, mai non lo avremmo permesso. Mentre mamma aveva ricominciato a combattere io e Hayate non potevamo fare nulla, lui aveva il braccio trasformato in falce, ma io? Io ero inutile. Un Idra veniva verso di noi da una parte e un’altra stava attaccando mamma, quest’ultima era corsa verso di noi disperatamente, però papà aveva ripreso la sua solita forma e ci aveva raccolti tutti fra le sue braccia. Quello che successe dopo io ricordo solo sfumature, avevo solo visto mio padre cadere  con le spalle insanguinate con impresso il segno di un morso.
«No! No! Non può finire così, non come in quel sogno maledetto!» mia madre gridava e piangeva come un’ossessa. Stein e Lo zio Kid sono venuti a pararci le spalle, io non riuscivo a dire nulla, ero paralizzata, distrutta. Non riuscivo  a dire nulla a parole, ma riuscivo a provarlo. Non saremmo mai dovuti venire,  Mi butto sul corpo di papà e Hayate fa lo stesso. E’ arrabbiato, lo sento. Gli prendo la mano e gliela stringo forte, riuscivo a sentire tutto ciò che mio fratello provava era un miscuglio di emozioni, ma sta di fatto, che qualcosa di grandioso accadde. Una luce bianca e calda era partita dalle mani congiunte mie e di mio fratello, una scarica di energia pura, dopo quello il nulla, quando mi sono risvegliata ero nel letto dell’ospedale, con i tubi nel naso.
 
 

 
 
 
 
 P.s: aggiungo ora lo spazio autrice. Lo so che non c'è la battaglia, infatti la scriverò nel prossimo capitolo che sarà il penultimo della storia. Eh, si, siamo agli sgoccioli. Ci tengo a ringraziare tutti quelli che l'hanno messa tra le preferite, seguite, insomma avete capito, chi ha recensito o anche soltanto chi la legge un bacione enorme e un grandissimo grazie a caratteri cubitali. Ci tengo a ringraziare la mia consigliera, colei che ascolta tutte le mie sclerate mentali, con cui in alcune storie ho collaborato, senza la quale non averei mai, e ci tengo a sottolineare mai, postato la storia. Questa ragazza è sempre pronta a correggermi e a darmi spunto nei momenti di blocco, percui, grazie alla mia Minori-san ^.^ e ancora grazie a tutti voi :D
  
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