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Autore: maryku    14/10/2012    0 recensioni
Un piccolo assaggio di quattro modi diversi di amare, dal punto di vista di quattro ragazzi diversi fra loro in un giorno di scuola che sembra come tanti altri. Amalia, Riccardo, Rebecca e Teodoro dovranno affrontare i loro sentimenti, e dovranno capire un po' meglio se stessi; perché non c'è un modo giusto di amare, c'è l'amore, e ci sono le persone.
Anche se avesse trovato un ragazzo, non gli avrebbe permesso di rovinarle la reputazione. Ovviamente proprio per questo, il ragazzo doveva essere un principe azzurro e possibilmente anche su un cavallo bianco, e certamente essere dolce, comprensivo, sensibile, amarla fino alla sfinimento, ascoltarla, capirla, amarla, adorarla, essere preso completamente da l…
Si riscosse al suolo della campanella. I cuoricini che erano cominciati ad apparire grazie alla sua fantasia si dissolsero nell’aria e si fermò dallo scuotere la testa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Scusate, mi sono scordata di mettere una nota il capitolo precedente. Per chi non lo sapesse, gli shojo sono i fumetti giapponesi per le ragazze.
Le note a fine capitolo. Buona lettura!

Epilogo

 

Riccardo osservava di soppiatto Amalia. Era da quando era tornata in classe che gli appariva un po’ strana, soprattutto adesso che tornavano a casa da scuola insieme, come ogni giorno, e non gli stava ancora dando dell’idiota.

- Amalia...

- Se è per Rebecca sì, ti aiuterò.

Annuì e guardò il cielo. Era vero, doveva pensare alla sua cotta, alla bellissima Rebecca, non solo alla sua amica. Ma in quel momento c’era lei, accanto a lui, no?

- Non ne avevo dubbi. Il problema è...

- ...che sei un idiota?

- No, però se mi chiami idiota vuol dire che stai meglio.

Le sorrise, e lei sbuffò. Lo prese per il braccio e continuarono a camminare per un po’ in silenzio. Aveva già fatto così, qualche volta, e ogni volta lui sapeva che aveva qualche significato, ma non sapeva quale. Se lei non glielo diceva, lui come faceva a capirlo? Ma forse avrebbe dovut... Oh.

- Forse hai ragione.

- A darti dell’idiota?

- No, del superficiale. Ero così sicuro che Rebecca non mi avrebbe rifiutato, così sicuro di me che non ho pensato nemmeno per un secondo che potesse essere... così. Ha fatto male, un po’, sai?

Lei lo guardò con gli occhi sgranati.

- Dimmi chi sei tu e cosa hai fatto a Riccardo.

- Sono un alieno e l’ho mangiato, preso il suo posto e le sue sembianze per poter mangiare anche te.

- Ok, sei il solito idiota.

Lui rise, la prese per mano e cominciò a correre, strattonandola e ignorando le sue lamentele. Non aveva voglia di pensare. Non ora.

Ma dopo qualche secondo dovette fermarsi, perché la ragazza non reggeva la sua velocità.

- Riccardo... Lo so, che fa male. Lo capisco. Però... almeno ti aiuta a crescere, no?

Lui annuì, anche se avrebbe preferito non ritornare sul discorso, ma lei era Amalia, non avrebbe lasciato perdere, perché si trattava di lui. Questo lo sapeva.

- Grazie di essermi amica, Amalia.

La abbracciò, le sorrise e le fece la linguaccia.

- Già, sennò chi ti ricorderebbe che sei un idiota ogni giorno?

Risero insieme, come amici. Era fortunato, ad averla con sé. Fortunato perché si sentiva meglio, e adesso aveva capito di non dover dare sempre tutto per scontato. Forse nemmeno lei...

Si ripromise che, il giorno dopo, avrebbe cominciato a conoscere meglio Rebecca.

 

 

Rebecca guardò la porta di casa davanti a sé, quasi senza vederla. Non ricordava bene come era riuscita ad arrivarci, fin lì, né che pensieri avesse fatto... però sapeva a cosa stava pensando adesso.

Al suo principe.

Fece una smorfia. Se lo poteva permettere, o forse no, però non l’aveva vista nessuno, tanto. Il suo cane la raggiunse, ebbe appena il tempo di farle le feste che lei lo prese in braccio e si buttò sul letto, stringendolo a sé.

Ci stava male, ci stava maledettamente male. Il suo principe l’aveva rifiutata per la seconda volta, ed era colpa sua, perché aveva voluto sapere. Anzi, essere sicura, perché a sapere sapeva. E lui non si era risparmiato.

Il suo principe aveva saputo essere spietato, con lei, forse era per il suo bene... forse per farle affrontare la realtà... ma un principe l’avrebbe consolata.

Ma in fondo, lei cosa cercava nel principe? Lei cercava... lei...

Qualcuno che l’amasse.

Lasciò andare il cagnolino, che abbaiò e scondinzolò verso di lei. Sorrise e sospirò. Poi si ricompose.

Il principe non esisteva. O almeno, questo aveva voluto comunicargli Teodoro. Quali erano i suoi difetti...?

Si scoprì a non conoscerli, oltre alla sua poca socialità non sapeva che altri difetti attribuirgli, e lei era perfettamente conscia che tutti hanno difetti.

Il principe non esisteva.

Scosse la testa e chiuse gli occhi.

Voleva ancora sognare e fantasticare sul principe, prima che quella bella favola volasse via forse per sempre, il giorno successivo.

Ma, lo sapeva, questo non voleva dire che lui avrebbe smesso di piacerle.

 

 

Teodoro sbadigliò, di nuovo. Il fratellino teneva forte la sua mano e gli stava raccontando della sua giornata a scuola. Non riusciva a seguirlo per bene, però cercava di fare attenzione perché sapeva quanto fosse importante, per lui.

E, soprattutto, così non avrebbe pensato alla povera Ann... Marta.

Sospirò. In realtà non stava pensando né ad Anna, né a Marta, né a Riccardo, né a Rebecca.

Stava pensando ad Amalia, e purtroppo gli stava succedendo fin troppo spesso, di recente.

Sentì la manina del bambino stringere appena, probabilmente rivoleva la sua attenzione, ma il secondo dopo capì che il fratellino aveva smesso di parlare già da un po’, accortosi che il maggiore non lo stava ascoltando. E che erano arrivati a casa.

- Scusa, non sono di molta compagnia, oggi.

- Però mi aiuti lo stesso con i compiti dopo, vero?

- Certo.

Gli sorrise, aprì la porta e si fiondò in camera. Lasciò lo zaino sul letto e afferrò il telefono.

C’era un pensiero che gli girava in testa già da un po’, ma che ancora non aveva trovato risposta, e forse non l’avrebbe trovata, forse sì, fatto sta che voleva parlarne con lei, perchè sapeva che avrebbe capito. Lei lo capiva spesso.

Quando sentì la sua voce rispondere, non le diede nemmeno il tempo di capire chi fosse, preso dalla foga.

- Ho deciso, lo so che sono un inutile ragazzino senza spina dorsale, quindi devo farlo... cioè, ho deciso!

- Aspett...

- Ed è anche vero che probabilmente non ce la farò, ma non è che mi aiuteresti? Sì, ti sto chiedendo aiuto, da amica.

- Ehi...

- Sì, lo so che mi piaci e che tu mi vedi solo come amico, ma un aiut...

- TEODORO!

Il ragazzo si zittì immediatamente, non si era del tutto accorto della sua stessa foga.

- Grazie. Adesso prendi un bel respiro e ricomincia da capo. In cosa dovrei aiutarti?

- Ecco... vorre aprirmi, cominciare a farmi degli amici. Così, forse, potrei anche farmi passare la cotta per te...

Chiuse gli occhi, come se quella confessione gli pesasse.

Anzi, leviamo il come.

- Va bene.

- Amalia, grazie!

- Ma dovrai fare tu il primo passo, lo sai, vero?

- Io...

- Ti aiuterò, e ne hai già fatto mezzo, di passo.

- Grazie. Mi sforzerò.

Chiuse la conversazione così, senza voler dire altro, perché lo sapeva, che non gli sarebbe bastato, che probabilmente avrebbe voluto sentire di più la sua voce.

Sospirò. Aveva fatto un passo, o mezzo come diceva lei, e almeno avrebbe pensato ad altro, non solo a lei.

Ma lo sapevano entrambi, che era complicato cambiare i propri sentimenti.

 

 

Amalia osservò la cornetta del telefono per qualche secondo prima di scuotere la testa e ridacchiare. Era contenta per il suo amico, finalmente decideva di darsi una svegliata! Era un ragazzo così dolce, seppur avesse anche lui i suoi difetti. E forse avrebbe fatto meglio a prendere una bella cotta per lui, invece che per quell’idiota di Riccardo.

Sbuffò. Già, peccato che, come dicono, al cuor non si comanda. E lei ne era la prova, sennò non avrebbe preso quella cotta!

Sbuffò di nuovo. Era inutile mentire anche con se stessa. Lo sapeva anche lei, che in realtà non c’erano motivi per i quali uno si innammora, o meglio, lo senti e basta. O, meglio ancora, se si era presa una cotta, non poteva cambiarla facilmente, né cambiare lui.

Perché, forse, sarebbero venuti meno i motivi della cotta.

No, non era nemmeno questo. Era piuttosto che, in amore, bisogna accettare l’altro, non sperare che cambi.

Sospirò, un po’ malinconica. Erano davvero in un pessimo quadrato, sperava di uscirne presto, in un modo o nell’altro.

Ed era contenta che Riccardo stava cambiando; però ormai aveva capito che lo stava accettando: le piaceva anche così, idiota e insensibile.

Il suo migliore amico.

Eh già, era proprio vero.

Al cuor non si comanda.



Fine.






Ecco qui. Spero vi sia piaciuto questo breve racconto. Mi piace perché non finisce, potete immaginare qualsiasi storia, qualsiasi coppia, anche un manage a trois, o che qualcuno si riscopri bisex o omosessuale, o anche che rimangano tutti amici e si trovino altri partner nella vita futura, o altro. Non l'ho voluto scrivere per lasciare spazio alla vostra immaginazione (e alla mia), e perché volevo concentrarmi su altro, ritenevo più importante come loro abbiano affrontato i propri sentimenti e come, un poco, siano cresciuti. Non mi piace più come l'ho scritta, sarebbe da cambiare, ma spero che si capisca almeno quello che volevo dire.
So che sottolineerò l'ovvio, ma preferisco dirlo. XD Riccardo era il colpo di fulmine, Rebecca l'idelizzazione dell'amato, Amalia l'amore "non accettato", quello che si vorrebbe solo cancellare, e Teodoro era l'amicizia che diventa amore. Penso che a tutti sia capitata almeno una delle quattro cose, d'altronde sono le più diffuse, e ovviamente diverso è il modo in cui l'hanno affrontato, ma quello è il carattere che ho voluto dargli. I personaggi sono volutamente un po' stereotipati, per concentrarmi meglio sull'ammmore, almeno spero di essere riuscita almeno in questo. XD
Per ultimo, voglio davvero ringraziare chiunque abbia letto questa storia, e una mia amica che l'ha letta e mi ha corretto qualche errore. Se non fosse per lei, adesso stareste leggendo qualche erroraccio enorme. ^^'
E, be', adesso è ora di salutarci. Alla prossima storia!
   
 
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