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Autore: EmaEspo96    14/10/2012    1 recensioni
Elizabeth è come una sorella per Elijah. Da tanti anni, ormai, non ha fatto altro che prendersi cura di lei. Eppure lei pare aver dimenticato tutto, tutto quello che aveva vissuto nei suoi precedenti anni, tutto quello che aveva provato. Ha dimenticato ciò che è. La riporta a Mystic Falls per far in modo che qualche ricordo ritorni a galla ma ciò non farà altro che portare nuovi problemi in quella cittadina...
Genere: Fluff, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elijah, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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 << Signorina Mikaelson. >> disse una voce, chiamandola.
Elizabeth fu destata dai suoi pensieri venendo improvvisamente riportata alla realtà dalla voce dell'insegnante di quella lezione. Era seduta dietro il banchetto con lo sguardo perso nel vuoto, o almeno fino a quando qualcuno non l'aveva chiamata e non era Alaric, sfortunatamente, in quel momento.
<< Si? >> disse lei titubante, sentendosi irrimediabilmente sotto gli occhi di tutti.
Elena e Bonnie la guardavano preoccupate ora che si trovava alle prese con l'insegnante.
<< Cos'ha di così attraente quel muro da tenerla ipnotizzata per così tanto tempo? >> domandò scorbutico l'insegnante.
E lei portò lo sguardo su quella parete rendendosi sempre più conto della figuraccia appena fatta.
<< Beh...Niente, direi. >> rispose sottovoce.
<< Allora mi spiega perché lo guardava così attentamente? Sbaglio o ero io a spiegare la lezione? >> aggiunse l'insegnante, puntando la sua penna sul banchetto della ragazza.
Lei lo guardò per lunghi istanti, spostò lo sguardo un paio di volte prima di abbassarlo umilmente.
<< Mi scusi, cercherò di stare più attenta. >> sussurrò, prima che l'insegnante si allontanasse.
Quella era una delle poche cose che odiava della scuola. Insegnanti stressanti, corridoi troppo affollati, bulletti in ogni angolo ed una miriade di provoloni. Avrebbe voluto dedicarsi ai suoi assillanti pensieri, avrebbe voluto seguire attivamente la vicenda riguardante Tristano e Lapo, avrebbe voluto ucciderli il prima possibile per potersi godere a pieno ogni situazione. Ed invece no, non doveva fare altro che sopportare, essere paziente. Si alzò dal banchetto al termine della lezione e lanciò un'occhiata fugace all'insegnante attendendo Elena e Bonnie poco fuori la porta della classe. Era l'ultima lezione, dopo quella sarebbero dovute tornare a casa. Caroline si stava occupando dei preparativi per la festa con un altro gruppo, gli aiuti sporadici delle sue amiche non le erano utili e pertanto aveva chiesto anche a qualcun'altro. Il cellulare vibrò nella propria tasca ed attirò anche l'attenzione di Bonnie ed Elena che si fermarono insieme a lei nel mezzo del corridoio. Lo prese e ne lesse l'sms appena giunto: era Elijah.
<< Cosa dice? >> domandò Elena verso Elizabeth sporgendosi appena col viso per poter leggere il messaggio.
<< Ho tutto. >> rispose Elizabeth, sollevando lo sguardo verso le altre due ed inviando una fugace risposta all'Originario tramite gli stessi sms.
<< Vuol dire che ha i pugnali. >> disse Bonnie.
Sia Elena che Elizabeth annuirono. Erano passati giorni da quando avevano ucciso Sebastian, da quando Damon le aveva fatto quella strana dichiarazione e da quando avevano deciso di usare i pugnali dei Mikaelson per eliminare definitivamente Lapo e Tristano. Avevano anche individuato un presunto posto in cui avessero potuto trovarsi, ma in caso la cosa non servisse avevano comunque elaborato un piano B. Bonnie afferrò il cellulare e mandò un sms a Caroline per avvertirla. Avrebbero dovuto saperlo tutti, serviva l'aiuto di tutti per eliminare una simile minaccia. Solo dopo si avviarono verso l'uscita della scuola: c'era da mettere in atto il piano, c'era da sconfiggere quel nuovo terrore che aveva messo piede a Mystic Falls. L'auto di Damon le attendeva all'esterno della scuola, nel parcheggio. Quel giorno le aveva accompagnate ed era passato a prenderle per ripassare il piano ogni due minuti. S'intrufolarono tutte nella vettura, sedute tutte sui sedili posteriori. Elizabeth scorse, attraverso il piccolo retrovisore all'interno dell'auto, lo sguardo insistente di Damon che si posava su Elena seduta al proprio fianco, in quell'istante distratta. Abbassò lo sguardo e poi ripassarono ancora una volta il piano. Il Salvatore sembrava compiaciuto, era eccitato all'idea di poter liberarsi di quei due, c'era bisogno della pace in quella cittadina e Klaus già bastava. L'auto si fermò davanti alla dimora dei Salvatore lì dove avrebbero dovuto trovare Caroline, tutti uscirono dall'auto e Damon s'avvicinò alla porta per aprirla. Una figura femminile li attendeva nel salone della casa, seduta su di una poltrona a godersi una sacca di sangue del gruppo A+ che aveva trovato in quella stessa casa, ma non era Caroline. Aveva dei capelli corti e rossi, di un rosso davvero acceso, e gli occhi azzurro cielo. Le labbra tinte di un rosso pesante ed i vestiti aderenti ed in pelle nera che mettevano in risalto ogni angolo del corpo. Sentì la porta aprirsi e si sollevò in piedi sorseggiando altro sangue, guardando le figure entrare. I tacchi a spillo ticchettavano piano sulla pavimentazione della dimora.
<< Come hai fatto ad entrare? >> domandò immediatamente Damon, accorgendosi di quella presenza sconosciuta.
Lei gli sorrise sensuale ed accennò un occhiolino nei suoi confronti.
<< Mi avevano detto che viveva qualcuno qui. Se quel qualcuno sei tu, potrei anche decidermi di trasferirmi. >> lei gli rispose, osservando Damon con un grande sorriso atto a provocarlo.
Lui sembrò sospettoso in un primo momento ma non poteva negare le bellezza di quella ragazza.
<< Il mio nome è Coraline e sono qui solo per dirvi alcune cose. >> affermò, bevendosi altro sangue.
Lanciò un'occhiata ad Elizabeth, sembrava azzannarla col solo sguardo ed Elizabeth non poté fare a meno di notare l'odio che quella donna trasmetteva nei suoi confronti. D'altro canto, però, Bonnie era già pronta ad incendiarla in caso avesse fatto qualche passo falso.
<< Cosa devi dirci? >> domandò Elena titubante, ma nonostante ciò si manteneva coraggiosa.
<< Mi manda qui Tristano. >> rispose Coraline e tutti sembrarono rabbuiarsi << Pensavate di escogitare piani ed agire alle sue spalle? Lui vi osserva sempre. >> ridacchiò la donna << Ad ogni modo, abbiamo preso una di voi. Quella gallina della biondina, non fa altro che gridare. >> aggiunse Coraline, sbuffando sonoramente.
<< Caroline! >> esclamò Elizabeth, sgranando gli occhi.
<< Si, proprio lei. >> rispose Coraline, guardando minacciosamente Elizabeth << Se posso dire la mia, avresti potuto concederti a Tristano senza portarlo a cose simili, ma sei sempre stata così stupida mi hanno detto. >> commentò, lasciando cadere al suolo la sacca ormai vuota.
<< Vai al sodo. >> ordinò Damon, guardandola con sguardo minaccioso e tagliente.
<< Tristano vuole Elisabetta. Consegnerete lei ed i pugnali fatti con il legno della quercia bianca entro stasera, oppure strapperemo il cuore alla carissima bionda. >> terminò con un tono di voce assolutamente rilassato.
Tutti rimasero in silenzio, per un attimo Elizabeth abbassò lo sguardo e strinse i pugni furiosa. Stava andando tutto così bene che quasi si era dimenticata di dover aver paura di un attacco improvviso da parte di quei due.
<< Il luogo dell'incontro sarà la vecchia casa abbandonata, nel bosco. Un luogo perfetto direi. Avete tempo fino a stasera. >> continuò Coraline, avanzando di qualche passo verso l'uscita e ticchettando sulla pavimentazione. Ogni passo era sensuale e ben misurato, presuntuoso. << E sono stati buoni con te. >> sussurrò a Elizabeth, passandole di fianco << Sanno quanto adesso avrai bisogno di decidere e discutere. Ma non metterci troppo. Il peso della colpa è fastidioso da sopportare per l'eternità. >> le disse ed infine si avviò verso l'uscita abbandonando quella dimora.
Aveva lasciato in quella stanza la tensione, la confusione, la paura. Damon, che apparentemente sembrava quello più tranquillo, si guardava intorno e poi volse lo sguardo verso Elizabeth. Lei stava riflettendo, martoriava le mani stringendosele e graffiandosele con le sue stesse unghie. Non poteva sopportare la morte di Caroline, non in una maniera così ingiusta, lei non c'entrava niente.
<< Tu non andrai. >> disse Damon, rompendo il silenzio.
Tutte sollevarono lo sguardo verso di lei e Bonnie sembrava d'accordo, almeno in parte, c'era in gioco la vita di Caroline dopotutto.
<< Andrò, invece. Non mi importa niente di quello che direte. Stasera andrò all'incontro. Vado a chiamare Elijah e mi farò dare i pugnali. >> disse Elizabeth ed avanzò di qualche passo verso l'interno della casa così da raggiungere la propria stanza e chiamare Elijah. Ma fu proprio in quell'istante che si ritrovò davanti Damon, con un'espressione rabbiosa e seria, che la tenne bloccata lì.
<< Fai anche solo un altro passo e... >> sussurrò ma non terminò la frase perché lei lo interruppe.
<< ...E cosa, Damon? Cosa dovrei fare? Starmene con le mani in mano? Non potrei sopportarlo e loro non si fermeranno fino a quando non avranno ottenuto quello che vogliono! >> esclamò verso il Salvatore, quasi ringhiava verso di lui.
Elena e Bonnie li guardavano. Elena si stava mentalmente torturando cercando una qualche soluzione che potesse essere utile a salvare la vita di Caroline.
<< Non mi importa niente della vita di quella bionda se in gioco c'è il fatto che tu non faresti altro che renderli più forti. >> rispose Damon insensibilmente.
Tutte restarono sconvolte. Elizabeth sgranò lo sguardo verso di lui, lo guardava incredula così come anche Elena. La Gilbert sembrava disgustata, spaesata, mentre Bonnie spostò lo sguardo per non ucciderlo in quel preciso istante. La rossa deglutì, nascose quegli occhi che si stavano gonfiando di lacrime. Come aveva potuto essere così insensibile? Come poteva preoccuparsi solo di quanto diventassero forti Tristano e Lapo?
<< Quindi non mi permetterai di andarci? >> domandò lei in un sussurro verso il Salvatore.
<< No, non ci andrai. >> rispose Damon, ancora una volta.
Sembrava rassegnata, si guardò intorno e poi guardò Elena e Bonnie come se cercasse un qualche tipo di aiuto.
<< Cercheremo una soluzione Elizabeth, davvero. Non permetteremo loro di fare del male a Caroline. >> disse Elena, guardandola dispiaciuta.
Elizabeth scosse lentamente il capo mentre Damon si voltava ormai sicuro che Elizabeth non si sarebbe mossa da lì. Ma in qualsiasi caso, l'avrebbe trattenuta anche con la forza. Si avviò verso il salone per calmare la tensione ed il nervosismo con qalche alcolico, ma proprio in quell'istante Elizabeth gli corse alle spalle con una velocità disumana. Da dietro gli afferrò la testa con entrambe le mani e con un movimento veloce e brusco gli spezzò il collo. Elena sussultò e gridò appena vedendo il corpo di Damon accasciarsi al suolo privo di vita, almeno temporaneamente.
<< Cosa...cosa hai fatto...?! >> domandò Elena rabbrividendo.
Corse verso Damon disteso al suolo e gli si accovacciò al fianco, raccogliendo la sua testa con entrambe le mani. Elizabeth si voltò, sentiva Elena piangere alle sue spalle. Lanciò un'occhiata a Bonnie che la guardava sconcertata.
<< Quando si risveglierà...digli di non odiarmi. L'eternità rende insopportabile ogni cosa. >> sussurrò Elizabeth verso Bonnie, attirando anche l'attenzione di Elena e Bonnie si sentì impotente, non poteva impedirle di andare senza farle del male, ed allo stesso tempo non poteva permetterle di farsi del male.
Salì al piano di sopra, verso la sua stanza, per procurarsi il cellulare e contattare Elijah. Ma non lo fece. Nemmeno Elijah le avrebbe mai permesso di andarci da sola. Sarebbe andata a prendere i pugnali a casa Mikaelson da sola, prima che lo facesse l'Originario.
 
Tristano la guardava inchiodata a quella sedia, perfettamente esposta alla luce del sole. Sarebbe bastato sfilarle quell'anello per vederla bruciare tra urla atroci e sofferenti, ma voleva godersi quel momento fino alla fine. Le sorrideva tranquillo, Caroline lo guardava con un'espressione sofferente ed allo stesso tempo rabbiosa e determinata. Avrebbe voluto azzannarlo, se solo avesse potuto.
<< Non è ancora qui. Secondo te arriverà? >> domandò Lapo a Tristano, standogli al fianco.
Tristano sorrise compiaciuto, ridacchiò a quella domanda e volse lo sguardo verso il fratello minore. Lo guardò con aria tranquilla, del tutto sicura.
<< Arriverà, ne sono certo. E' Elisabetta, dopotutto. Non lascerà che una delle sue nuove amiche muoia in questo modo. >> disse, ritornando a guardare Caroline.
Si sollevò dalla poltrona in pelle rossa sulla quale era rimasto seduto fino a quell'istante, vedendo Coraline entrare in quella stanza. La donna lanciò un'unica occhiata a Caroline, poi si dedicò a Tristano.
<< Oh, Tristano. >> sussurrò verso l'uomo, andandogli praticamente addosso.
Gli si strusciava contro come una gatta morta e Tristano la strinse con un braccio obbligandola a sollevare il viso con l'altra mano. La baciò, la baciò appassionatamente e lei sembrava oltremodo appagata. Lapo spostò lo sguardo e Caroline sembrò disgustata davanti a quella scena.
<< Non capisco perché tu insista così tanto con quella ragazzina quando hai me. >> sussurrò Coraline, scostandosi da quel bacio.
Tristano la guardò e sorrise, carezzandole morbidamente il viso.
<< C'è bisogno che ti risponda? >> sussurrò Tristano, baciandola ancora una volta.
La mano si spostò dal viso della donna e la costrinse a voltarsi, mentre la baciava, la fece cadere sulla poltrona sulla quale sedeva lui poco prima e le si mise proprio sopra. Lei sembrava contenta, gli sorrideva provocante, sensuale e lui ricambiava quel sorriso in maniera presuntuosa. Una mano s'insinuò segretamente in un'apertura nella pelle della poltrona dalla quale estrasse, senza farglielo notare, una siringa contenente verbena. Posò le labbra sul suo collo, glielo carezzava con piccoli tocchi delicati ed umidi prima di sollevare di scatto la mano ed infilzarle una gamba con quell'ago robusto. La sentire gemere sotto di sé, nell'incavo del suo collo nascondeva un ghigno malefico e fece scorrere dentro di lei ogni singola goccia di verbena che quella siringa conteneva. A Coraline sembrava quasi le mancasse il fiato, si paralizzò su quella poltrona sotto le tremende torture della verbena e Tristano si sollevò da lei lasciandola lì distesa.
<< Adesso non ti muoverai da qui. >> ordinò. Non la stava soggiogando, non poteva farlo in quel momento.
Si voltò verso Caroline sorridendole, lei sembrava spaventata, scuoteva leggermente la testolina terrorizzata al pensiero che lui potesse farle del male. Le sorrise, voleva rassicurarla, almeno in quel momento non le avrebbe fatto del male. Poi sentì qualcosa, qualcuno si stava avvicinando a quella casa che puzzava di vecchio e di polvere e quel sorriso rassicurante diventò un ghigno compiaciuto.
<< E' arrivata. >> sussurrò Tristano verso Lapo, il quale annuì.
Si voltò e si avviò verso l'ingresso di quella casa abbandonata lasciando Tristano con Caroline, in una delle stanze della casa. Aprì la porta ed attese che Elizabeth si avvicinasse. La scorse spuntare dal nulla con in mano una borsa, era sola. Lo sentiva nell'aria, non c'era nessun altro lì. Le sorrise, ma era un sorriso malinconico quello che Lapo le regalava. Si scostò dalla porta e le fece cenno di entrare facendosi seguire sino alla stanza in cui avrebbero trovato Tristano. Lei tremava, aveva paura. Ma era riuscita a liberarsi di Damon ed a procurarsi i pugnali, nemmeno sapeva quanto tempo le avrebbero concesso prima che quelli del gruppo dei Salvatore arrivassero a salvarla, a modo loro. Tristano la guardò, allargò le braccia.
<< Elisabetta. Vieni, abbracciami. >> le disse apparentemente contento.
Lei si bloccò all'ingresso, strinse la presa sulla borsa ma non accennò ad avvicinarsi. Guardò Caroline per alcuni istanti, voleva chiederle scusa solo guardandola, la sentiva chiaramente terrorizzata.
<< Elisabetta. >> la chiamò Tristano, facendosi più serio << Abbracciami. >> marcò quella parola quando glielo chiese di nuovo, tradendo un ordine minaccioso.
Lapo si avvicinò ad Elizabeth prendendole la borsa che aveva in mano così da accertarsi che avesse portato tutti i pugnali, pugnali che c'erano come richiesto. Lei si avvicinò titubante a Tristano, il quale ancora aveva le braccia allargate, e la accolse in un caloroso ma spaventoso abbraccio. Lei lo ricambiò nolente, non riusciva più a provare niente per lui oltre che odio e paura. Lui la sentì tremare, sorrise compiaciuto e soddisfatto. Fu in quel momento che Elizabeth si accorse di Coraline adagiata sulla poltrona in quella stanza. La guardò stranita, non sembrava presuntuosa come l'aveva vista nella dimora dei Salvatore. Tristano allentò quell'abbraccio e le prese le spalle guardandola, sorrideva verso Elizabeth.
<< Elisabetta. Non sai quanto mi sei mancata. Ti va di danzare come ai vecchi tempi? >> domandò Tristano, sotto gli occhi invidiosi e malinconici di Lapo che teneva d'occhio le altre due donne.
Elizabeth lo guardò per lunghi istanti, scosse il capo.
<< Non voglio giocare, Tristano. Vai direttamente al sodo. >> rispose acida.
<< E' questo il sodo, Elisabetta. Voglio riaverti per me, voglio sentirti di nuovo mia. Voglio porre rimedio a tutti i miei sbagli, capisci? Possiamo ricominciare di nuovo da capo, io e te. >> sussurrò Tristano verso di lei, sembravano quasi vere quelle parole.
Le prese le mani, la costrinse a stringerlo in una posa come se dovessero davvero ballare.
<< Eri la mia Dea. >> aggiunse ancora una volta, guardandola dritto negli occhi.
Lei era incredula, sospettosa, faceva comprendere chiaramente nella sua espressione tutto l'odio che provava per lui.
<< Sono qui, adesso. >> disse verso di lui << Libera Caroline. >> continuò.
Lui scosse il capo e le sorrise.
<< Non lo farò fino a quando non saprò che posso di nuovo sentirti mia. Balla con me, Elisabetta. >> ripeté Tristano.
Elizabeth strinse i denti e poi annuì nonostante fosse decisamente contrariata.
<< Ricordi la prima volta che ballammo? Quella musica così libera. Era una delle prime musiche che l'essere umano stava scoprendo. >> disse e lei annuì.
Iniziò a trascinarla in quella danza di cui la musica risuonava solo nella mente di loro due. Per un istante Elizabeth si sentì di nuovo catapultata a quei tempi, quei tempi in cui ancora era umana. Si muove leggiadra, libera, elegante, femminile e pura. Iniziò a farlo tra le braccia di Tristano proprio davanti agli occhi di Caroline che non riusciva a crederci. Si muovevano per la stanza tenendosi l'un l'altro come avrebbero fatto in passato, come quel ricordo che lei aveva vissuto come un sogno. Tristano sorrideva, gli piaceva, sembrava sincero mentre si muoveva elegante ed esperto in ogni passo. Coraline li guardava, sembrava stanca, vuota, era l'effetto della verbena. Quel ballo cessò solo quando a Tristano parve venire un'idea.
<< Hai fame? >> domandò verso Elizabeth, fermandosi.
Lei si fermò e lui indicò Coraline adagiata sulla poltrona. Le si raggelò il sangue nelle vene al solo pensiero, e se lui l'avesse attaccata proprio in un attimo di debolezza mentre si nutriva? Tristano scosse il capo come a rassicurarla prima del tempo e poi la lasciò, avvicinandosi a Coraline. Allungò una mano verso Lapo che gli si avvicinò a porgergli un coltello. Lo strinse e fu proprio con quello che recise un polso di Coraline, strappandole un altro gemito. L'odore di quel sangue così invitante e così vicino s'espanse quasi subito nella stanza, sotto il naso di Elizabeth. Gli occhi della ragazza si iniettarono di sangue, i canini iniziarono a sporgersi nonostante stesse cercando di darsi una calmata, nonostante cercasse di non azzannarla per non abbassare la guardia. Indietreggiò di un paio di passi ma Tristano sollevò il braccio di Coraline, la cui ferita andava rigenerandosi, proprio verso Elizabeth.
<< Forza, Elisabetta. In onore dei bei tempi passati. >> sussurrò verso la ragazza.
In un attimo Elizabeth si avvicinò a quel polso che si era ormai rigenerato, lo strappò dalle mani di Tristano e spalancò le fauci piantando quei canini direttamente nella carne di Coraline. Ne bevve il sangue, poche gocce, prima che sentisse il bruciore della verbena. Sgranò gli occhi, tirò fuori i denti e vomitò quel sangue tra gemiti sofferenti sentendo l'intera bocca e la gola bruciare come il fuoco, consumarsi e rigenerarsi allo stesso tempo sotto l'effetto della verbena. Avrebbe voluto insultarlo ma tutto ciò che le usciva erano gemiti soffocati ai quali Tristano sorrideva, ridacchiava divertito, compiaciuto. Avrebbe voluto ammazzarlo in quel preciso istante ma l'unica cosa che seppe fare fu sputare ogni residuo di quel sangue per liberarsi dalla verbena. Respirava faticosamente, a tratti ringhiava. Caroline si agitava sulla sedia, voleva soccorrerla, ma non riusciva assolutamente a muoversi. Lapo guardava la scena sofferente, restandosene in un angolo come se riuscisse a sentire anche lui il dolore della verbena.
<< Non hai nemmeno un minimo di resistenza al dolore! >> esclamò Tristano portandosi in piedi ed allargando platealmente le braccia << Ho saputo che avete ucciso Sebastian. Questa era la tua punizione, Elisabetta. >> aggiunse, mutando la sua espressione e mostrando nient'altro che serietà.
<< Lo...Lo meritava... >> rispose Elizabeth con voce rauca.
Deglutiva più volte per sciacquarsi la gola ed alleviare quel bruciore che andava scemando. Tristano si avvicinò a Caroline accarezzandole leggermente il viso.
<< E' davvero una bella biondina. Perfino Klaus se n'è innamorato. >> disse, sentendo Caroline agitarsi e tremare, aveva paura << Vorresti il suo di sangue? >> domandò, andando poi a guardare Elizabeth.
Lei scosse il capo e Caroline la fissava intensamente, sospettosa di un Sì da parte della rossa.
<< Non lo voglio. >> rispose Elizabeth.
Tristano raccolse nuovamente la lama e quando Caroline la vide sgranò gli occhi, lamentandosi ed agitandosi.
<< Sta calma biondina, finisce che ti rompo una vena. >> affermò Tristano, immobilizzandole il braccio.
<< Lasciala stare! >> gridò Elizabeth ma non fece in tempo ad avvicinarsi a lui che Lapo la bloccò, cingendola con forza.
Iniziò ad agitarsi per farsi lasciare mentre Tristano poggiava la lama sull'avambraccio di Caroline iniziando a reciderne la pelle, la carne, a formare una ferita dalla quale sgorgava copioso sangue.
<< Caroline... >> sussurrò, incredula.
Caroline urlava dal dolore oltre quella benda che le impediva di azzannare o anche solo mostrare i suoi canini. La ferita accennava a richiudersi ma Tristano glielo impediva.
<< Vieni Elisabetta. Questo sangue ti sta chiamando. Non lo vuoi? Sta andando sprecato. >> sussurrava cantilenando Tristano, mentre il sangue di Caroline gocciolava sul bracciolo della sedia, altre gocce discendevano sino alla pavimentazione.
Tristano lanciò un'occhiata a Lapo invogliandolo a lasciare Elizabeth i cui occhi si erano di nuovo iniettati di sangue. Aveva fame, troppa fame. Aveva smesso di bere il sangue da quando si era svegliata ed ora ne era incredibilmente attratta. Una volta libera si avvicinò con passi lenti e cauti a Caroline che scuoteva il capo spaventata, Elizabeth la guardò dispiaciuta come a chiederle scusa. Giunse nei pressi della sedia vicino alla quale c'era anche Tristano che la guardava, lasciando richiudere la ferita sull'avambraccio di Caroline. Ma quando raggiunse finalmente la bionda e l'Originario, Elizabeth si voltò di scatto ringhiando verso di lui e saltandogli letteralmente addosso puntò direttamente al suo collo cogliendolo impreparato. Ne perforò la carne coi canini aggrappandosi a lui come una belva, ne succhiava il sangue che aveva un sapore sicuramente più buono di quello di Coraline.
<< Lapo! >> urlò Tristano, dimenandosi sotto la stretta di quel corpo minuto ed accorgendosi di avere ancora l'arma in mano.
Puntò una spalla di Elizabeth ed infilzò la lama in essa strappandole un lungo urlo acuto che la costrinse a spostare la testa dall'incavo del collo sanguinante di Tristano. Allentò qualsiasi presa su di lui e mentre cadeva indietro in preda al dolore lui la afferrò bruscamente per il collo, guardandola serio e rabbioso.
<< Non avresti dovuto farlo. >> ringhiò, sfilando la lama dalla spalla di lei.
Gli occhi si gonfiarono di lacrime per il dolore, la ferita sanguinava macchiando la magliettina che indossava e le mancava il respiro sotto quella stretta di Tristano. La ferita non si rimarginava, non aveva nemmeno la forza di leccare quel sangue che le colava dalla bocca come resto del morso dato all'Originario. Lui la guardò per lunghi istanti, la sollevò maggiormente facendo nascere un ghigno compiaciuto sul volto. La guardava, la bramava, la sognava morta. Caricò l'arma e stavolta colpì una coscia infilzandola con la lama intera. Lei urlò di nuovo, un urlo stridulo e sofferente. Sentiva il dolore pervaderle il corpo, dal basso verso l'alto e viceversa, sentiva la vita andare via lentamente. Il respiro si fece sempre più irregolare e la vista si appannava, diveniva sfocata, per alcuni istanti. Estrasse la lama dalla sua coscia bruscamente lasciando nient'altro che una ferita spessa e sanguinante. Sentiva che avrebbe potuto perdere i sensi da un momento all'altro, magari definitivamente. Non sarebbe male morire definitivamente, pensò. E alla fine Tristano puntava a colpirla direttamente allo stomaco mentre gli occhi di Elizabeth si socchiusero, sentì due lacrime colarle dagli occhi, le sentiva calde scorrerle lungo le guance.
<< Adesso basta! >> urlò una voce.
Non riuscì a distinguerla in quel momento, faticava a sentire con tutto quel dolore, con tutta quella confusione, non riusciva nemmeno a respirare come avrebbe dovuto. Cadde dolorosamente sulla pavimentazione quando qualcuno corse incontro a Lapo facendogli cadere l'arma dalle mani. Aprì lentamente gli occhi, vedeva solo immagini sfocate ma qualcuno aveva afferrato Tristano, ne vedeva i piedi. Lo colpiva, sentiva Tristano gemere di dolore sotto quei colpi e quando sollevò gli occhi vide Lapo colpire suo fratello più e più volte. La stava proteggendo, solo adesso, stava cercando di salvarla e stava piangendo.
<< Perché lo stai facendo se la ami!? Perché sei così, fratello!? Non posso più permettere che tu le faccia del male! >> urlava Lapo.
Tristano lo afferrò, lo guardò con del sangue che gli colava dal naso e dalla bocca.
<< Sapevo che prima o poi mi avresti tradito. Sei così debole, Lapo. Sei sempre stato così debole! >> urlò Tristano contro il fratello e lo sbalzò indietro contro una parete.
Lei socchiuse di nuovo gli occhi. Lo ricordava, ricordava com'era Lapo a quei tempi. Il secondogenito dei Lancaster, avrebbe dovuto diventare un monaco secondo il volere del padre, eppure lui provava continuo peccato solo vedendola. Peccava, sognando l'affetto ed il corpo di una donna ma ancor più peccava sognando l'affetto ed il corpo della donna che sarebbe dovuta diventare la sposa di suo fratello maggiore. Numerose volte l'aveva aiutata, l'aveva consigliata, numerose volte avrebbe voluto dirle tutto ciò che provava per lei e lei lo leggeva chiaramente nei suoi occhi. Eppure, eppure era stato partecipe quando la uccisero, si era fatto convolgere così tanto dal fratello. Doveva la vita a suo fratello per essergli così tanto schiavo da accettare qualsiasi sua richiesta. Le ferite sul corpo di Elizabeth iniziarono a rimarginarsi molto lentamente, la fame la portò a questo.
<< Voglio smettere di essere il tuo giocattolino, non posso permetterti di ucciderla ancora. Per quanto ancora lo farai? >> domandò Lapo al fratello, in lacrime ormai.
<< Ho un'eternità davanti insieme a lei. Ritornerà in vita, fratello! Non sei contento? La nostra Elisabetta non può morire! La avremo per noi per sempre! >> esclamò Tristano, colpendo il fratello.
Lapo accusò il colpo, ripulì il suo naso e si voltò furioso verso il fratello, mostrando quei canini aguzzi.
<< Non è questo che sognavo per lei! >> urlò Lapo verso di lui, correndogli incontro.
Bastò poco, Tristano fu più veloce e gli penetrò il petto con una mano. Quelle dita sporche, eternamente giovani, sfioravano il cuore di Lapo. Lui aveva gli occhi sgranati, Tristano lo spinse contro un muro mostrandosi altamente superiore, pronto ad ucciderlo da un momento all'altro.
<< Oh, mio piccolo e povero Lapo. Hai davvero perso la testa per lei. E' così bella, vero? E' sempre stata gentile, altruista, elegante. Era ed è perfetta, non è vero? >> sussurrava Tristano al fratello cantilenando.
Lapo lo guardava, strinse i denti al dolore che provava mentre Tristano sfiorava il suo cuore con le dita, senza ucciderlo. Non gli rispose, non riusciva a farlo, sentiva la sua vita sospesa ad un filo.
<< Adesso dimmelo, Lapo. Dimmi che vuoi il mio perdono ed io te lo darò. Dimenticherò questo tuo atteggiamento, sono un bravo fratello. Capisco come l'eternità ti abbia fatto impazzire, ma sei il mio fratello...ti perdonerò. >> sussurrò, avvicinando le sue labbra ad un orecchio di Lapo.
Li sentiva, standosene lì in terra, e Caroline guardava esterrefatta la scena. Era spaventata, incredula, non riusciva a credere a quanta pazzia ci fosse in una sola stanza. Lapo scosse il capo, ringhiò verso il fratello.
<< Io non voglio il tuo perdono, fratello. Io ho sempre desiderato la tua morte. >> sussurrò Lapo, mostrando tutto l'odio per il fratello.
Tristano sembro rattristrirsi, era plateale in qualsiasi cosa facesse, poi cinse con più forza il cuore di Lapo sino a schiacciarlo ed infine lo strappò via facendogli trasalire l'ultimo respiro. Lasciò il corpo del fratello che cadde al suolo inerme, morto. Lui non era un Originario. Tristano lo fissò per alcuni istanti e solo allora si voltò verso Elizabeth.
<< Vedi a cosa mi porti? E non mi ringrazi mai! Sei il mio tormento, Elisabetta! Adesso mi hai costretto ad uccidere anche mio fratello, ed io ora ucciderò te! >> urlò verso Elizabeth i cui occhi spaventati mostravano tutto il dolore che stava provando.
Iniziò ad avvicinarsi ancora a lei mentre Elizabeth cercava di riportarsi in piedi, trascinandosi con una sola gamba ed un solo braccio. Ma prima che lui potesse raggiungerlo qualcosa sfrecciò davanti a lei velocemente gettandosi su Tristano e braccandolo sino ad una parete: era Elijah. Piantò nel corpo di Tristano un paletto di legno macchiato di verbena sulla punta che gli strappò un urlo feroce di dolore.
<< Elijah... >> sussurrò Elizabeth.
Lo guardava poco prima che qualcuno le coprisse la visuale e si accovacciasse davanti a lei. Ci mise un po' a distinguere la sagoma di Damon che si ferì un polso coi suoi stessi canini e subito dopo lo spinse tra le labbra della rossa obbligandola a berne il sangue. Gli occhi di lei si iniettarono di sangue ed in quelle stesse ferite che aveva fatto Damon, Elizabeth ficcò i suoi denti bevendone il sangue con voglia, ingorda. Stefan sfilò la benda dalla bocca di Caroline e le porse una sacca di sangue che si erano portati dietro liberandola da tutte le prese che quelle sedia aveva su di lei. Damon guardava Elizabeth, la guardava con gli occhi di chi avrebbe voluto picchiarla ma che provavano comunque per lei una certa pena. La fissava in quegli occhi scuri, iniettati di sangue, che si lasciarono scappare altre lacrime. Sei stupida, pensò lei, l'hai ucciso e solo ora te ne penti. Stefan si voltò verso Elijah alle prese con Tristano. Lo vide essere scaraventato via verso quella poltrona rossa sulla quale avrebbe dovuto esserci Coraline ma che probabilmente scappò via al momento più opportuno. Le ferite di Elizabeth si curarono e Damon allontanò il suo polso dalla sua bocca sanguinante nonostante lei non volesse. Lo guardò, avrebbe voluto chiedergli scusa ma lui la guardò con uno sguardo severo facendole morire ogni parola in gola.
<< Io e te parleremo più tardi. >> le sussurrò, portandosi in piedi.
Tristano sfilò via il paletto dal suo corpo bruscamente, ringhiò dal dolore e poi li guardò tutti e tre, sempre gli stessi eroi.
<< Voi...voi non potete uccidermi! >> urlò, ridendo, con un'espressione pazza in volto.
Elijah si alzò e Stefan fece cenno a Caroline di tenere d'occhio Elizabeth.
<< Io la ucciderò, ancora...e ancora...e ANCORA! >> continuò Tristano, continuando a ridere, li guardava tutti e poi guardò Elizabeth nascosta da quelle figure.
<< Elisabetta...Elisabetta io ti amo...è tutto ciò che sento per te. Ho ucciso mio fratello per te...volevo..volevo solo sentirti mia! >> urlò ancora, gli occhi si iniettarono di sangue, stava dando di matto.
<< La ami eppure l'hai uccisa. Sei alquanto incoerente, signor fratello maggiore. >> affermò sarcasticamente Damon mentre sfilava dal giubbotto di pelle una siringa ricolma di verbena che si era portato dietro.
<< ...Si, l'ho uccisa. >> sussurrò Tristano << Ma l'ho fatto per questo, l'ho fatto perché era l'unica cosa che avrei potuto farle ed essere stato l'unico a farlo! Tutti la facevano sorridere, tutti la facevano ballare, tutti la amavano...però...solo io potevo ucciderla. >> rispose ancora, preso dalla pazzia.
Damon corse verso di lui e gli piantò la siringa nel collo mentre Tristano lo stringeva con forza, voleva spezzargli il collo ma la verbena iniziò a scorrergli dentro così forte da fargli male e nonostante questo prese Damon e lo scaraventò via strappandosi dal collo la siringa.
<< DATEMELA! >> urlò correndo verso Elizabeth ma venendo puntualmente bloccato da Stefan che lo spinse indietro con forza e violenza.
Elizabeth iniziò a muoversi, puntava alla borsa con i pugnali che si era portata dietro. La aprì e ne prese uno, stringendolo con forza. Guardò come Damon, Stefan ed Elijah colpivano violentemente Tristano ferendolo e riempiendolo di verbena in qualsiasi punto, gli stavano strappando ogni respiro ma lui non poteva morire.
<< Tristano! >> urlò verso l'Originario attirando l'attenzione di tutti, già pronti ad attaccare Tristano.
Tristano la guardò, aveva un'espressione sofferente e le corse incontro. Non aveva notato il suo pugnale dal momento che Elizabeth lo teneva nascosto e lui non aveva nemmeno pensato che vi fosse la possibilità che volesse ucciderlo.
<< Elizabeth! >> esclamò Elijah già pronto a correrle in soccorso ma Caroline lo fermò.
<< Ti amo, Elisabetta. >> mormorò Tristano, le accarezzava il viso.
<< Non hai nemmeno saputo fare il cattivo. >> mormorò Elizabeth << Dopo non aver saputo essere un buon marito. >> aggiunse.
Tristano la guardò sofferente. Aveva perso quell'espressione cattiva e psicopatica, adesso badava solo a lei, badava ai ricordi che lui aveva di lei prima di perdere la testa. Elizabeth sollevò la mano col pugnale di scatto e poi la piantò direttamente nel cuore del vampiro. Lo sentì irrigidirsi, vide i suoi occhi sgranarsi ed il respiro mancargli mentre la pelle s'essiccava. Lo fece ricadere al suolo trattenendogli nel petto quel pugnale e poi guardò gli altri. Elijah non esitò a corrergli incontro sorpassando il corpo di Tristano e cinse Elizabeth in un abbraccio stresso, preoccupato, protettivo. La stringeva contro di sé, ne carezzava il capo non preoccupandosi degli sguardi che gli altri le dedicavano.
<< Non provarci mai più. >> sussurrò l'Originario.
Elizabeth riusciva a vedere Damon oltre le spalle spesse di Elijah, riusciva a vederlo in piedi ancora severo. La guardava prima di fare cenno a Stefan di raccogliere il corpo di Tristano e portarlo fuori di lì. Caroline lì seguì fuori ed Elizabeth restò lì, stretta ad Elijah. Lui allentò man mano la presa raccogliendole il viso e guardandola, aveva le labbra strette, per quanto sporche di sangue, e non accennava nemmeno un po' a sorridere.
<< Elizabeth... >> sussurrò Elijah.
<< Mi odieranno adesso. >> disse lei singhiozzando << Mi odieranno tutti. Se non foste arrivati non avrei salvato Caroline, sono stata del tutto inutile e...e anche Lapo è morto. >> aggiunse, le guance vennero nuovamente rigate da alcune lacrime calde mentre lei stringeva le labbra con forza per evitare di farlo.
<< Elizabeth... >> disse ancora Elijah, guardandola.
<< Ho...Ho ucciso Damon perché credevo di essere forte e non ho fatto altro che rendere la situazione peggio di quel che era. Sono stata una stupida, una stupida! >> esclamò, agitandosi appena nelle mani di Elijah.
Lui la bloccò e la obbligò a guardarlo in volto.
<< Elizabeth, guardami. Calmati ed ascoltami. Loro non ti odiano. >> iniziò a dire, sussurrandole dolcemente << Se ti avessero odiata sarei venuto da solo qui. Se Damon ti avesse odiata non sarebbe venuto a salvarti. E' venuto qui per te, non per salvare Caroline, per quello sarebbe bastato Stefan. Erano tutti preoccupati per te a casa, anche Damon ed anche Stefan. >> le sussurrò, iniziando a sorriderle.
Le carezzò il viso, sentiva il suo battito cardiaco accellerato e voleva solo rassicurarla.
<< Vieni con me? >> le domandò, lasciandole il viso ed invogliandola a prendergli una mano.
Lei la prese, si asciugò timidamente le lacrime come fosse una vampira e poi si lasciò guidare fuori da lì guardando il corpo di Lapo per un'ultima volta, prima di uscire. Era finita, era davvero finita. Sentiva la puzza del corpo di Tristano bruciare, puzzava di morte, cattiveria, pazzia, inutilità per il suo olfatto. Aveva un tanfo terribile, peggio di qualsiasi altro odore lei avesse sentito. L'avevano tormentata per anni, per anni aveva avuto il timore del loro ritorno e quando uscì fuori da quella casa le sembrò di sentire davvero per la prima volta la notte carezzarle la pelle, era tutto vero adesso.
 
Saliva le scale piano dopo aver ascoltato le prediche e le parole di tutti per il suo atteggiamento. Dovevano andare a dormire, avrebbero dovuto farlo perché le persone normali lo facevano, ma non i vampiri. Sapeva che Damon era ancora sveglio, sapeva che avrebbe dovuto ascoltarlo prima o poi e voleva farlo prima che sorgesse l'alba del nuovo giorno. Si fermò davanti alla porta della stanza di Damon, si guardò intorno lungo quel corridoio del piano di sopra per accertarsi che non vi fosse nessuno. C'era Elijah di sotto, ma non sarebbe intervenuto. Gli altri erano tornati nelle loro case e Stefan avrebbe accompagnato Elena a casa. Bussò, timidamente, leggermente come se avesse il timore che lui la sentisse ma Damon non le rispose. Lo sentiva oltre la porta, sentiva il suo respiro infrangersi nell'aria della stanza, avvertiva la sua presenza nonostante fossero separati. Abbassò la mano sulla maniglia della porta e la aprì introducendosi lentamente nella stanza, era lì fuori al balcone che guardava verso l'interno con un'espressione delusa, offesa, severa. Lei rabbrividì ed oltrepassò la porta con calma richiudendosela alle spalle.
<< Non dovresti essere qui. >> commentò Damon, non trattenendo il suo sdegno.
Lei si fermò a due passi dall'entrata e sentiva il cuore martoriarle il petto, sembrava quasi farle male.
<< Invece devo. >> rispose con un fil di voce.
<< Sei venuta ad uccidermi di nuovo? Magari perché questa volta ti impedisco di andare al bagno? >> domandò lui sarcastico, appoggiato alla balaustra in pietra del balcone.
<< Non avrei voluto farlo. >> rispose lei, scuotendo il capo sinceramente dispiaciuta.
<< Ma l'hai fatto senza nemmeno esitare un secondo. >> rispose Damon immediatamente.
Lei restò ferma nel buio della stanza, esitante. Non sapeva cos'altro aggiungere, non sapeva in che modo scusarsi. Quelle mani che si sollevarono sino al petto si martoriavano tra loro con forza, le dita s'intrecciavano timidamente, lo sguardo si perse nell'ombra.
<< Perché sei venuto a salvarmi, allora, se mi odi così tanto? >> domandò lei.
Lui la guardò, poi accennò un ghigno sarcastico e ridacchiò appena, restò fermo in quella posizione.
<< Perché volevo avere io la possibilità di ucciderti. >> le rispose, minaccioso.
<< Non è vero... >> sussurrò lei e nonostante fosse fermamente convinta di quel che diceva, Damon la spaventava.
Lui la guardò intensamente, attentamente, non riusciva a distogliere lo sguardo da lei. La vide avanzare verso di lui con passi decisi nonostante fossero leggermente intimiditi, le andò incontro velocemente e la afferrò per le spalle ma non era brusco, era delicato. Iniziò a spingerla facendola ricadere con la schiena su quel grande letto morbido che ospitava Damon ogni notte e lui si mise proprio sopra di lei. La teneva inchiodata lì, non le aveva dato la possibilità di obbiettare o muoversi e la guardava con quei suoi occhi azzurri così penetranti. Lei si paralizzò sul letto sotto di lui, sentì irrimediabilmente il cuore battere più forte.
<< Me l'hai chiesto l'altra notte. Mi hai chiesto se sono ferito, se mi sono mai sentito ferito ed io ti rispondo Sì, Elizabeth. Io sono ferito, costantemente ferito. Perché provo qualcosa per una donna che non posso avere. Ma tu...tu Elizabeth... >> sussurrò, si fermò per alcuni istanti mentre la guardava, la guardava con un'espressione dolce, o almeno era quello che lei coglieva in Damon, un'espressione sincera << ...le stai curando lentamente ed io non capisco perché tu lo stia facendo, non capisco perché stia funzionando. >> continuò mentre la guardava.
Lei non parlava, si limitava a guardarlo sorpresa.
<< Ed è questo il motivo. E' questo il motivo che mi ha spinto a disprezzarti solo per pochi secondi quando mi sono svegliato stasera, quando ho capito chi era stata ad uccidermi. Ed è lo stesso motivo per cui ho desiderato tanto che quel vampiro ti lasciasse in pace, lo stesso per cui sono corso a salvarti. >> terminò, guardandola.
Per un istante entrambi si chiusero in un silenzio tombale, Elizabeth non aveva la più pallida idea di cosa dire, si limitò a sussurrare il suo nome con un tono di voce sorpreso. Vide il viso di Damon avvicinarsi minacciosamente, colse quelle labbra, quegli occhi. Avrebbe dovuto evitarlo, aveva conservato tutto questo perché amava un'altra persona, ma non lo fece. Andò incontro a quelle labbra e le incontrò, si macchiò di quel bacio passionale, colmo di quel sapore, socchiuse gli occhi assaporando il respiro di Damon e la sensazione che le faceva sentire sotto la pelle. Lo sentì spingersi di più su di sé, sentì il suo petto adagiarsi sul proprio mentre saggiava quelle labbra morbide e godeva delle carezze che la mano di Damon le regalava inoltrandosi tra quei capelli rossi e morbidi, tra i propri capelli. Avrebbe continuato così per tutta la notte, a rabbrividire di quel contatto con Damon, a sentirlo più di qualsiasi altra cosa sentisse in quella stanza ma le labbra si distanziarono ed entrambi aprirono gli occhi incontrandosi l'un l'altro. Non c'erano parole da aggiungere, quel bacio così appassionato e pieno aveva spiegato tutto, aveva perdonato e detto tutto più di qualsiasi altra parola avesse mai potuto fare.
   
 
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