Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: LyndaWeasley    15/10/2012    5 recensioni
Sebastian/Thad | Slash | Long Fiction;
Passò qualche istante prima che Nick riprese a parlare. «Tu... tu credi nel karma?».
Thad arricciò l’angolo della bocca. «E’ quella roba sul fatto che, prima o poi, tutto torna? Cioè, se fai un’azione cattiva... prima o poi la natura te la farà pagare?».
«Più o meno».
Ridacchiò. «Beh, dopo ore e ore di preghiera, un’impalcatura è crollata nel museo sabotando la nostra noiosissima gita... non vedo perché non dovrei credere al karma».
~~~
«Non farlo, Thad» replicò Sebastian fermandosi improvvisamente e rivolgendogli uno sguardo fin troppo serio.
Ah-ha! Colpito e affondato.
«Non ti piace? Bene. Smythy Smythy Smyyyyyythy!» ridacchiò l’altro, scuotendo la testa in maniera completamente idiota.
Inaspettatamente Sebastian gli si parò di fronte, bloccandolo: ma che stava succedendo? Non sembrava offeso, piuttosto... incazzato. Ma perché? Lui lo chiamava con ogni genere di nomigliolo insopportabile, non sarebbe successo niente se lui avesse cominciato a ricambiargli il favore.
«Mio fratello mi chiamava in quel modo» disse soltanto.

Enjoy! :)
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Warblers/Usignoli | Coppie: Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questo capitolo vorrei dedicarlo
a tutti i miei lettori,
perché devo smetterla di farli attendere così a lungo.
Love you all ♥

ND: ci tenevo farvi vedere cosa therentgirl ha fatto per la mia storia, ecco. Lei dice che non merita, ma secondo me è magnifico! Grazie Rentilli :3
  Thadaaaaaaa


Capitolo 7.

Doccia scozzese

 

 

 

 
E’ da un po’ che non ti fai sentire.

 
Thad ricevette quello strano messaggio un venerdì mattina, mentre era spaparanzato sul divanetto della sua camera. Avendo deciso di non essere abbastanza sveglio neanche per fingere di ascoltare due intere ore di Chimica, si era svegliato comunque presto ma era rimasto nella sua stanza a cazzeggiare. L’ultima volta che lo aveva fatto era stato il gennaio precedente quindi, in un certo senso poteva anche permetterselo.
 
Aveva quasi finito il quattordicesimo livello di Space Astronaut col cellulare quando il messaggio gli arrivò: anziché cliccare il tasto per sparare palline, per sbaglio premette quello che gli fece aprire il messaggio, perdendo la partita e, di conseguenza, tutti i livelli precedentemente passati.
 
Imprecò sonoramente, sperando con tutto se stesso che chi l'aveva interrotto avesse avuto almeno un buon motivo. E invece no, perché il messaggio non aveva mittente. Anzi, era salvato nelle conversazioni del suo cellulare, ma non ricordava chi fosse... ah! Il numero anonimo con cui aveva massaggiato tempo prima!
 
Sinceramente si era perfino dimenticato della sua esistenza. Ora che doveva fare? Fingere di sapere chi fosse e continuare come la volta precedente oppure non rispondere e lasciar perdere? Optò per il lasciar perdere, non aveva tempo da sprecare. In realtà ne aveva fin troppo, ma preferiva spenderlo in altri modi.
 
Un secondo messaggio, però, gli fece cambiare idea.
 
E’ stato perché a te piacciono i biondi, vero? Con gli occhi azzurri, forse?
 
Tanto non aveva nulla da perdere. Si acciambellò più comodo sul divano e rispose. Hai colto nel segno. E meglio se sono alti.
 
Ma che stava facendo...?
 
Stai scherzando, vero? La prima volta che ci siamo visti mi sono dovuto contorcere per entrare nella tua auto.
 
Questo perché la mia auto è piccolissima...
 
Infatti non c’è auto più piccola di una bella Jeep.
 
Stavo solo scherzando...
 
Non ci furono altre risposte dallo sconosciuto. Non che a Thad importasse granché, ma magari in qualche modo lo aveva offeso. Che importava? Forse se lo meritava pure, non aveva idea di che persona fosse.
 
In quel momento la porta della stanza si spalancò e Jeff piombò al suo interno, facendo sobbalzare Thad, che lanciò il telefono sul tappeto.
 
«Ma sei impazzito!?» esplose.
 
Jeff si soffermò a fissarlo inclinando leggermente la testa. Dietro di lui comparve Nick, che stava proseguendo un discorso.
 
«... gli ha fatto notare quanto in realtà imbecille lui sia, però se ne frega, capisci?» stava dicendo, chiudendosi la porta alle spalle. «Non so spiegarmelo, ma è come s- Thad!»
 
Thad salutò con la mano e un finto sorrisone stampato in faccia. Sapeva benissimo che Nick non approvava quando qualcuno saltava i corsi – specialmente se quel ‘qualcuno’ era Thad –, quindi sperò con tutto se stesso che l’amico non si arrabbiasse. D’altronde, qualche lezione prima, anche Nick in un certo senso aveva perso una lezione, addormentandosi sul banco.
 
«Si può sapere perché non sei venuto a lezione?» chiese Nick.
 
«Io... avevo la febbre» rispose.
 
«Sì, certo, hai proprio la faccia da malaticcio» replicò Nick, lanciando la borsa nello spazio libero accanto a Thad, per poi dirigersi verso il bagno. «Se continui così non penso che quest’anno te la caverai tanto facilmente... Insomma, stavo proprio dicendo prima a Jeff che...». Il discorso si perse nell’aria nel momento in cui Nick socchiuse la porta del bagno. Thad era convinto che stesse continuando a parlare anche se loro non riuscivano a sentirlo, come era solito fare.
 
«Ma quanto parla?» domandò poi a Jeff, che stava sfilando alcuni libri dalla borsa. «Poi mi passerai gli appunti».
 
Jeff alzò lo sguardo e in quel preciso istante Thad capì. «Okay, immagino tu abbia seguito la lezione quanto me da quassù. Li chiederò a James, ho capito».
 
James era una specie di secchione, quindi sicuramente aveva preso almeno sei pagine di appunti; era fortunato ad avere compagni di corso così disponibili e premurosi nei suoi confronti. Insomma, James era un fenomeno in Chimica, Luke in Geografia, Flint in Filosofia e Nick praticamente in tutto. Lui non serviva facesse niente durante le lezioni, gli bastava scodinzolare dai suoi amici e il gioco era fatto. Okay, forse se ne stava approfittando solo un pochino, ma che c’era di male? Loro gli appunti li prendevano comunque, quindi non facevano doppio lavoro o altro.
 
«Ma quanto ci mette Nick in bagno?» commentò Thad cinque minuti dopo, cercando di sistemare il telefono a cui, cadendo per terra, si era sfilata la cover della batteria. Jeff fece spallucce.
 
«Thad, non sono mica tutti cacca-fulminei come te» borbottò. Thad sghignazzò. «Che poi, non ho mai capito come fai a stare sempre così poco in bagno».
 
«Tra tutti gli argomenti esistenti, proprio di merda dobbiamo parlare? Ho fatto colazione da poco, rischierei di vomitare tutto su di te» replicò Thad  in tono esasperato: più che per il discorso, ce l’aveva con il suo telefono e la sua incapacità di aggiustarlo.
 
«Ah!» saltò su Jeff. Corse dall’altra parte della stanza e ritornò qualche istante dopo con le mani dietro la schiena: stava rivolgendo all’amico un enorme sorriso. «Mano destra o sinistra?».
 
Thad socchiuse gli occhi. «Seriamente, Jeff?».
 
«Beh?».
 
«Mmh... che scelta ardua... facciamo sinistra».
 
«Indovinato! Tanto te lo avrei dato lo stesso» e porse la mano ancora chiusa a Thad, che non poté fare a meno di essere imbarazzato al posto suo, dato che quelle cose non aveva fatte nemmeno ai tempi dell’asilo. Poi aprì la mano.
 
«Ma co-».
 
«Ti piace? L’avevo preso ieri, in realtà, ma mi ero dimenticato di dartelo» confidò Jeff facendo spallucce.
 
Okay, forse era lui ad essere strano, ma Thad trovò quel gesto davvero adorabile. Era la prima volta che qualcuno gli faceva un pensiero di quel tipo e... beh, fu contento che quel qualcuno fosse proprio il suo migliore amico.
 
«U-una bustina di zucchero?». Come si dovrebbe reagire quando qualcuno ti regala una bustina di zucchero? «Grazie, Jeff! Sono contento del fatto che tu non faccia parte del branco che ritiene il mio hobby alquanto pazzo».
 
«In realtà lo trovo inutile, però quando ho visto che era così colorata ho subito pensato a te» confidò il ragazzo, cominciando a sistemare le sue cose nella borsa. «Un giorno mi dirai cosa ci farai con tutte quelle bustine, comunque. A quante sei arrivato?».
 
Thad rise. «Duecentonovantatre con questa».
 
«Uooo! Potrei anche io cominciare a collezionare qualcosa...».
 
«Potresti collezionare figure di merda, so che ti riesce benissimo. Questa, ad esempio» e lo indicò puntando un dito contro la borsa, «dovrebbe essere la quattrocentoventiduesima».
 
«Oh».
 
Infatti Jeff non si era accorto che in realtà stava infilando tutte le sue cose nella borsa di Nick. Imbarazzato, iniziò a togliere tutti i libri che aveva sistemato con cura.
 
Nick uscì dal bagno all’incirca dieci minuti dopo, il cellulare in mano e l’aria defunta.
 
Seriamente, Thad cominciava a pensare che non avrebbe mai passato una giornata normale in tutta la sua vita scolastica.
 
«Tua madre sta di nuovo male?» domandò quando l’amico si accasciò sul poncho e prese a fissare il pavimento ad occhi vuoti. Scosse la testa. Anche Jeff sembrò iniziare a preoccuparsi.
 
«Che succede?» domandò poi.
 
«E’ la tua gatta?» azzardò Thad. «Non aveva qualcosa tipo dei noduli di sangue da qualche parte?».
 
«No» rispose Nick, roteando gli occhi. «E’ Sally».
 
Thad sospirò. «Nick, va a quel paese, cazzo. Mi hai fatto prendere uno spavento!».
 
«Ma io non ho detto niente!».
 
«La tua faccia lo ha fatto al posto tuo!» sbottò Thad, lanciando il telefono sul cuscino, dato che non riusciva ad incastrare la cover della batteria.
 
Ed eccola che tornava: Sally. Sally, quella brava ragazza che rendeva il suo migliore amico uno zombie parlante. Thad non riusciva a concepire come una ragazza carina – perché sì, esteticamente era carina – e tranquilla come lei potesse creare così tanti casini... Forse tranquilla non proprio tanto, ma comunque era nella norma... circa. Che cosa voleva dalla vita del povero Nick?
 
«Che cacchio vuole? E’ per la serata karaoke, vero?» intervenne Jeff, il tono leggermente prepotente.
 
Notò come Jeff sembrava alquanto infastidito: era da quella volta in cui lui, Nick e Sally avevano avuto quella conversazione fuori dalla scuola, che sembrava provare una sorta di fastidio verso di lei. Thad certamente non poteva dargli torto.
 
L’altro scosse la testa. «No... dice che questa settimana ci siamo visti troppo poco e che le manco».
 
Ci fu un silenzio imbarazzante in cui, mentre Nick era intento a fissarsi i calzini, Thad e Jeff si scambiarono due sguardi esasperati. Ancora? Non ne aveva abbastanza di quella storia?
 
«Nick... questa settimana vi siete visti quattro volte, di cui una sei dovuto sgattaiolare segretamente fuori dalla scuola per andare come un imbecille ad incontrarla nel bosco qua vicino. Senza offesa» osservò Thad con tono duro. Pensava che non lo avrebbe mai detto, ma non vedeva l’ora che la storia tra loro due finisse. Sinceramente, non erano fatti per stare insieme e si poteva notare da piccole cose, come quella. E poi la tristezza negli occhi di Nick in quell’ultimo periodo gli aveva rotto le scatole: avrebbe tollerato quei sentimenti per la morte del suo gatto, per un brutto voto, per un’amicizia andata male... ma non per un non-amore. Perché lei evidentemente non lo amava se si comportava in quel modo, e lui… lui non la amava di certo.
 
«Magari adesso se ne verrà fuori con la storia che parlate pure troppo poco» continuò Thad, preso dalla collera.
 
Nick sogghignò. «Già passato quel momento».
 
«Cosa!?» esclamò indignato Thad. «Ma se non possiamo nemmeno passare un’oretta la sera a giocare a Cluedo perché avete la vostra sessione di peeling telefonico, o chessò io!».
 
«Peeling? Petting, casomai» lo corresse. «E noi non facciamo quelle cose, comunque! Ci raccontiamo la giornata e basta».
 
«Oh ma che romantico».
 
«Thad...».
 
«No, Thad un corno».
 
«Thad smettila» ripeté Nick serio. «Ho deciso di lasciarla».
 
«Non dirmi di smetterla, okay? Perché sono tuo amico e ho tutto il diritto di dir- eh?».
 
Nick chiuse gli occhi e sospirò a lungo, ignorando gli sguardi dei due amici, che lo fissavano sconcertati. «Ho detto che ho deciso di lasciarla. Io la amo, ma-».
 
«No, non la ami» lo interruppero Thad e Jeff all’unisono.
 
«... okay, le voglio un bene dell’anima, ma quando è troppo è troppo. Credo di essere abbastanza cosciente da capire quand’è il momento di terminare una cosa che porta solo danni, per quanto possa tenerci».
 
Intanto, nella pancia di Thad, era in corso un arcobaleno party. Ma non poteva esternare la sua gioia al mondo intero perché sarebbe sembrato inappropriato, visto che probabilmente l’amico ci stava soffrendo.
 
«Meglio tardi che mai» rispose poi, sorridendo sinceramente a Nick. «Tu che ne pensi, Jeff? Sei troppo zitto, non hai fatto altro che toglierti le doppie punte per tutto il tempo».
 
Jeff ridacchiò, togliendosi le mani dal ciuffo con aria colpevole. «Che dovrei dire? A me basta che Nick sia felice e di certo Sally non lo sta aiutando. Tutto qui».
 
«Certamente...» commentò Thad roteando gli occhi al cielo. «Comunque, quando lo farai? Spero prima di Natale, perché volevo organizzare una festa e non vorrei che lei sia ancora in mezzo ai coglioni».
 
«Ehi, frena! Calma! Già è stata dura prendere questa decisione... lasciami del tempo, okay?».
 
«Mancano due mesi e tredici giorni a Natale, pensi di farcela?».
 
Non c’erano storie, Thad era felicissimo della fine di quella tortura. Si sentiva un po’ in colpa a pensarlo perché Nick teneva davvero a Sally e, pensare quelle cose, era un po’ come tradirlo. Però era del tutto certo che, quando tutto si sarebbe concluso, finalmente avrebbe riavuto il suo vero Nick.
 
Senza aspettare risposta, si alzò dal divano e gli si gettò letteralmente tra le braccia, facendolo cadere dal poncho sul quale era seduto.
 
 
***
 
 
«Voglio che la smetta».
 
Quel pomeriggio Thad e Jeff avevano deciso di uscire all’aria aperta per ripassare Letteratura per il compito del giorno dopo, visto che non avevano alcune lezioni pomeridiane: Nick era andato a riposare perché la notte prima non aveva chiuso occhio, causa compito di Latino della mattina dopo; Trent e Flint avevano deciso di rintanarsi in camera a finire l’ultimo livello di Harry Potter con la Playstation; Nicholas era tornato a casa per due giorni perché suo padre aveva subito un’operazione un po’ ‘impegnativa’ e voleva stargli accanto, mentre Ethan aveva lezione di Geografia.
 
Rimanevano solo Thad e Jeff, così avevano optato di passare il pomeriggio ripassando, alternando lo studio a pause relax. Okay, era più un pomeriggio di relax alternato a dieci minuti di ripasso: Jeff era seduto su un lato della panchina con Thad completamente stravaccato contro di lui.
 
Un paio di volte si accorse che alcuni compagni li guardavano in modo strano quando passavano lì accanto: forse – pensò Thad – agli occhi degli altri sarebbero potuti sembrare una coppietta. Ma non era così, assolutamente. Sinceramente era deludente, da un certo punto di vista, che pensassero quelle cose non appena due amici accennavano al volersi bene.
 
«Girati dall’altra parte» disse Jeff, voltando pagina del libro di Letteratura. Non seppe perché, ma Thad ebbe l’impressione che stesse solo facendo finta di leggere. Se lo sentiva.
 
«Perché devo girarmi io? Mi sono seduto qua prima di lui, non ho intenzione di voltarmi» osservò incrociando le braccia.
 
«E allora non rompere!» obiettò il biondo. «Mi stai sfasciando la spalla, se ti interessa».
 
«In realtà non mi interessa» rispose, sistemandosi meglio. «Se non la smette adesso, giuro che mi alzo e gli tiro un pugno!».
 
«Mh, fallo» suggerì Jeff distrattamente.
 
«Lo faccio, eh. Dici che se prendo a fissarlo in modo potente, potrebbe decidere di smettere? Eh? No perché il mio sguardo è davvero potente, Jeff!».
 
«Thad, sei proprio cretino! Voltati e basta!».
 
Sbuffando, Thad si scompose dalla sua comodissima posizione, per poi sedersi in maniera quasi civile accanto a Jeff. Cinque minuti dopo che si erano accomodati su quella panchina, infatti, era comparso un ragazzo su quella di fronte a loro e non aveva smesso un attimo di fissare Thad: gli stava seriamente dando fastidio. Era da quando erano tornati dalla gita al museo che se lo ritrovava ovunque in giro per la scuola, e dire che non aveva mai nemmeno notato la sua esistenza.
 
«Chi diavolo è, poi?» domandò.
 
Jeff fece spallucce, segno che nemmeno lui aveva notato la sua presenza dall’inizio della scuola.
 
«Carl Parker, primo anno, gioca con me a lacrosse e ha disgraziatamente una passione per quelli con i capelli scuri e la faccia da idioti».
 
Ma co-? No, non poteva essere.
 
Thad seguì lo sguardo di Jeff alla loro sinistra e scorse Sebastian bellamente seduto sulla panchina decisamente troppo vicina alla loro, un grande tomo stretto tra le braccia.
 
«Ciao, Sebastian» lo salutò Jeff.
 
«Non posso crederci» disse invece Thad, sporgendosi un po’ per vederlo meglio. «Noto con una certa seccatura che i discorsi privati tra me e Jeff non sono praticamente mai privati. E poi... da quand’è che c’è una panchina in questo punto? Ricordo che l'anno scorso il professor Tompson aveva girato il parco con il metro per sistemarle tutte a quattro metri l’una dall’altra. Che fissazioni strane».
 
«Calma, Thaddino, mi sono seduto qui solo due minuti fa» rispose Sebastian spostando lo sguardo sul grosso libro aperto poggiato sulle sue gambe. «Hai fatto colpo, vedo».
 
Thad sbuffò. «Non che mi interessi».
 
«Dici?».
 
«Sì, dico».
 
«Okay».
 
L’ultima volta che aveva parlato con Sebastian era stato alla gita della settimana prima, quando gli aveva offerto il pranzo. Nonostante tutto, aveva quell’abilità di comparire nei posti più impensabili quando meno se lo aspettava: era arrivato a pensare di controllare sotto il letto la sera prima di andare a dormire, sia mai che si accampasse lì la notte.
 
Anzi, ora che ci pensava meglio, l’ultima conversazione con lui l’aveva avuta un paio di giorni prima, durante il pranzo: ‘conversazione’ era una parola grossa, in quanto si erano limitati ad un ‘Thad, hai una patatina fritta nel colletto della camicia’ ad un ‘grazie’.
 
Però era strano, Sebastian. Prima lo accompagnava per una passeggiata e gli offriva il pranzo, poi lo ignorava per tutta la settimana. Non che a lui importasse granché, chiaro, però era... strano. Semplicemente ed irrimediabilmente strano.
 
«Sentite» cominciò Jeff scrollandosi Thad di dosso (si era nuovamente accucciato sulla sua spalla per la stanchezza) – facendogli tra l’altro prendere una testata sulla panchina – e alzandosi velocemente, «io vi lascio soli e me ne vado, okay? Byyyye».
 
E corse via, ignorando le silenziose suppliche di Thad di non lasciarlo solo con quell’energumeno. Prima o poi Jeff Sterling l’avrebbe pagata, oh sì».
 
 
Quando Jeff raggiunse la sua camera, trovò Nick profondamente addormentato seduto sul divano, la testa a ciondoloni e un libro caduto di fianco.
 
Cercando di non fare rumore, si avvicinò al ragazzo e lo coprì con una tremenda copertina che tenevano a portata di mano quando la sera faceva più fresco: l’autunno stava portando con sé un clima piuttosto freddo quindi, visto che Nick era già abbastanza raffreddato, era meglio non rischiare di lasciarlo troppo esposto agli sbalzi di temperatura.
 
Il ragazzo si mosse appena allo sfiorare della coperta, sistemandosi meglio sui cuscini e agitandosi un po’. Jeff si chiese se in quel momento stesse sognando qualcosa, qualcosa di bello. Gli mancavano le ore che passava insieme a lui, non che non ne passassero più, ma una volta era diverso. Una volta erano entrambi liberi e spensierati. Adesso solo lui era libero e, a dirla tutta, per niente spensierato.
 
Si allontanò da Nick per appoggiare la borsa sul tavolo, quando sentì un fruscio.
 
«Jeff».
 
Jeff si voltò. «Oh, no. Ti ho svegliato».
 
L’altro scosse la testa, cercando di tirarsi su. «Tranquillo, meno male che l’hai fatto. Sto dormendo troppo, ultimamente... in tutti i sensi».
 
«Ma se la notte non chiudi occhio!» sbottò Jeff alzando un sopracciglio. «Sento che ti giri e rigiri nel letto, sai».
 
Nick sorrise, poggiò i gomiti sulle ginocchia e si stropicciò gli occhi.
 
«Thad dov’è?».
 
«E’ di sotto con Sebastian...» ridacchiò il biondo. «Stanno amorevolmente conversando, credo».
 
Anche Nick sorrise e scosse la testa. «Scommetto entrambe le chiappe che Thad sarà qui tra cinque minuti, furioso e seccato, dopo esser scappato sotto l'attacco delle frecciatine di Sebastian ».
 
«Attento a cosa scommetti, Duvall» lo rimbeccò l’altro. «Un giorno, forse, potremmo ricrederci. Tu... volevo chiederti come stavi».
 
«Bene» rispose Nick, sorridendogli e stiracchiandosi.
 
«Intendevo» riprese Jeff cominciando a fissarsi i piedi, «come stai veramente».
 
Calò un silenzio imbarazzante che fece rendere conto a Jeff di aver fatto la domanda sbagliata: è che... lui rivoleva solo il suo amico indietro, punto. Nick sospirò.
 
«Vieni qui» disse facendogli un cenno e picchiettando la mano sul cuscino. Jeff si sedette accanto all’amico e improvvisamente fu colpito dal timore che Nick avrebbe risposto in modo poco soddisfacente.
 
«Non devi essere preoccupato per me... e nemmeno Thad dovrebbe» continuò Nick. «Io sto bene, so che quello che sto facendo è la cosa giusta... mi ci vorrà solo del tempo, okay? Perché non è facile. Non lo è per niente».
 
«Lo so, è che... mi manchi, sai». Nel momento in cui lo disse, pensò che magari quella frase fosse stata abbastanza egoista. Era sicuro che Nick lo stesse per abbracciare, ma in quel momento la figura nera di Thad irruppe nella stanza con la nonchalance di un rinoceronte e si fiondò sul letto, dopo aver sbattuto entrambi i mignoli sulle gambe del tavolo.
 
 
***
 
 
Quel 14 ottobre aveva definitivamente portato con sé il vero autunno.
 
Le giornate cominciavano ad essere davvero fredde tanto che, tra un cambio di lezione e l’altro, Thad era costretto a stringersi per bene nel blazer per evitare di congelarsi: non capiva perché non cominciassero ad accendere il riscaldamento, quegli imbecilli nullafacenti. E poi si lamentavano se la metà degli studenti del corso di Storia se ne stava a letto con la febbre. Avevano persino dato la colpa a Jacob il bidello, perché due giorni prima aveva lasciato la porta aperta mentre stava facendo tranquillo le sue solite pulizie. Assurdo.
 
La cosa peggiore era che, siccome i suoi compagni erano dei masochisti da far paura, quel pomeriggio avevano deciso di trascinarlo a Neverland contro ogni la sua volontà: davvero, amava quel posto, ma la voglia di uscire dall’accademia era pari a zero. Avrebbe preferito di gran lunga passare quelle ore sotto le coperte a guardarsi l’ultima puntata di Teen Wolf.
 
Una nota positiva era che almeno i padroni del locale avevano avuto la decenza di accendere il riscaldamento.
 
Lui fu l’ultimo a sedersi, ovviamente beccandosi il posto più lontano dal termosifone: Trent si era quasi gettato a braccia aperte contro di esso, seguito a ruota da Flint e Nicholas. Thad li fissò con aria sconcertata.
 
«Ma gli altri?» domandò poi, quando Trent ebbe finito di abbracciare il termosifone.
 
«Oggi è venerdì, quindi Nick è da Sally. Jeff e Sebastian hanno detto che ci raggiungono più tardi» rivelò Nicholas, prendendo il menù e cominciando a sfogliarlo. Flint aggrottò la fronte.
 
«Nicholas, sai a memoria il menù, spiegami l’utilità di guardarlo ogni volta».
 
«Magari c’è qualcosa di nuovo, chessò» sbuffò l’altro.
 
Thad decise che avrebbe cercato di scoprire perché Jeff e Satana li avrebbero raggiunti in un secondo momento. Non avrebbe voluto che, per sbaglio eh, Sebastian avrebbe tentato di offrire al suo amico un altro cappuccino per fargli vomitare l’anima di nuovo.
 
Stava forse cominciando ad essere geloso della sua amicizia con Jeff? Mh. E... chissà se Nick – proprio in quel preciso istante – stava confessando a Sally la verità.
 
«Ma perché deve venire anche Sebastian?» domandò.
 
«Perché è uno dei nostri, penso» borbottò Trent. «Insomma, anche a me non sta particolarmente simpatico, ma sembra brutto lasciarlo in disparte, no?»
 
«Ahem... no» rispose Thad.
 
«L’altro pomeriggio vi ho visti insieme fuori in cortile, che mi dici, Thad?» disse Flint. «Non sembrava che il cartello ‘ti odio’ che esibite di solito fosse visibile».
 
Thad scosse la testa. «Non mi pare di aver mai detto di odiarlo!».
 
«Beh, sembrerebbe».
 
«E invece no» rispose lui. «Semplicemente sopporto poco la sua presenza. Mi mette ansia. E poi sia maledetto Jeff per quel pomeriggio! E’ stato a causa sua se ci hai visti in cortile...».
 
Flint e Nicholas ridacchiarono.
 
«Non c’è niente da ridere» continuò Thad. «Ha passato dieci minuti – okay, dieci minuti vi dico! – a parlare di quanto è bravo a lacrosse. Potete immaginare quanto mi sia importato. Volevo solo scappare... e l’ho fatto».
 
Pochi istanti dopo la cameriera fu al loro tavolo: era nuova, Thad non l’aveva mai vista in giro per il locale. Era... carina. Sì, decisamente carina. I capelli corti e scuri incorniciavano un viso esile e ben delineato, e i due fari azzurri che aveva al posto degli occhi lo stavano scrutando.
 
«Cosa vi porto?» chiese lei, pronta con il blocchetto.
 
Thad stava per dire ‘il solito’, ma evidentemente lei non avrebbe capito a cosa si stava riferendo, quindi sussurrò un debole ‘latte macchiato’. Quando i suoi compagni ebbero ordinato, Thad si voltò verso di loro.
 
«Oh, ma chi è?».
 
«E’ quella nuova» spiegò Trent. «E’ qui solo da qualche giorno e» si bloccò vedendo l’espressione comparsa sul volto di Thad e poi riprese, «ed è fidanzata. L’ho vista sbaciucchiarsi con un tizio in quell’angoletto. Non ci provare, Thad!».
 
Ovviamente. Ovviamente se erano carine, o erano lesbiche o fidanzate. Logico. Ormai ci aveva fatto l’abitudine. Si voltò verso il bancone e la guardò mentre versava la schiuma di latte nella tazza: era davvero bella, in qualche modo aveva colpito Thad.
 
«Da quant’è che non ti prendi una cotta per una ragazza, Thad?» lo prese in giro Nicholas, spintonandolo amichevolmente con la spalla.
 
«Ehi, che vuoi dire con questo?».
 
«Niente! E’ solo che... beh, è passato un sacco di tempo da quell’ultima- com’è che si chiamava? Ashley?».
 
«Ashley, sì» mugugnò Thad.
 
«Ecco!».
 
«Ma non mi sto prendendo una cotta per questa qua!» sbottò infine. «La trovo solo carina, tutto qui».
 
Trent tossicchiò. «Si chiama Tania, se ti interessa».
 
«Ah, davvero? Oh... no, beh, non mi interessa».
 
E davvero, non che gli interessasse molto, in effetti. Non era una cosa di cui aveva veramente bisogno.
 
«Pensa» disse Flint corrugando la fronte, «se te ne stavi col culo sul letto a vederti Teen Wolf non l’avresti neanche vista! Ah!».
 
«Ma io devo sapere come continua la puntata, okay? Voi non potete sempre trascinarmi in queste esperienze fuori dal normale, come... un caffè al bar, ovvio» ribatté Thad incrociando le braccia.
 
«Io penso che Stiles e Derek debbano stare assieme, comunque» se ne uscì fuori Nicholas.
 
Tutti risero e Thad non poté essere più che d’accordo.
 
Un telefono squillò. La sigla de L’Uomo Tigre si sperse nell’aria e, prima che Trent estrasse il telefono dalla tasca, Thad capì che apparteneva a lui: era solito cambiare suonerie spastiche ogni settimana e quella era la sua ultima trovata. Si allontanò con un ‘torno subito’ e, poco dopo che si fu alzato, quella Tania comparve con le loro ordinazioni.
 
Però...
 
Ci fu un attimo in cui Thad spostò lo sguardo su Trent e quello che vide non gli piacque per nulla: era stato un momento, un soffio allo stomaco che lo aveva fatto voltare. Il sorriso sul volto di Trent era evaporato in fretta, tanto che era quasi irriconoscibile. Thad ci pensò un attimo e realizzò che non aveva mai visto l’amico realmente triste.
 
Ora lo era. Ma non era solo quello.
 
«Trent...».
 
«E comunque penso anche che Scott sia un imbecille» continuò Flint sorseggiando il suo tè alla pesca. «Che p-» tentò di continuare, ma in quel preciso istante sbucò Jeff seguito a ruota da Sebastian, le facce stranamente allegre.
 
«Tadààà!» esclamò il biondino, facendo una piroetta buffissima che per poco non gli fece rovesciare la lampada lì accanto.
 
Ma Thad non stava facendo troppo caso a loro, era più preso dal colorito di Trent che si faceva via via sempre più spettrale. «Trent...».
 
Anche gli altri se ne accorsero: il ragazzo aveva appena chiuso la chiamata e teneva stretto il cellulare in mano. Non si muoveva, sembrava un corpo inerme e privo di qualsiasi espressione.
 
«Trent» lo chiamò Jeff alzandosi e andandogli incontro. «Trent, se ti è morto il canarino giuro che ti ammazzo, perché mi stai facendo preoccupare».
 
Il ragazzo deglutì e scosse la testa. «Non è morto il canarino, no» disse in un flebile sussurro quasi impercettibile. «E’... credo... era mio padre... l’aereo su cui stava viaggiando mia madre...».
 
No.

 

 

 

To be continued...

 

 

 

 

 

 


 

Angolo Me.

               
Ehm... ah... uh... mhh... salve.

La smetto di farvi attendere due ere glaciali ogni volta che pubblico? Sorrytemi ;__;

Non mi odiate per come ho fatto finire questo capitolo, vero? E per non aver fatto comparire ‘troppo’ Sebastian, vero? Okay. Se l’ho fatto ci sono dei motivi e, come ho già detto una volta, niente è scritto a casaccio (: Perfino la collezione di bustine di zucchero di Thad è importante.

Beh, dopo sei capitoli di fluff e demenza, credo che un po’ di tristezza non sia inappropriata. Ma tranquilli, la madre di Trent se la sta spassando tra nuvolette rosa e mini pony (no non è vero).

Come al solito vorrei ringraziare le persone che hanno aggiunto questa storia in tutti i posti in cui può essere aggiunta, ma soprattutto SofiaKaiEleutheria, Andy_06, LotOfLaughing e therentgirl, che hanno avuto la pazienza di scrivermi delle bellissime recensioni (: Scusate se non vi rispondo una per una, ma la mia fantasia nelle risposte scarseggia, LOL! Cioè, più che altro rischierei di inserire la parola ‘grazie’ cinque volte in una frase.

Ci tenevo a fare una precisazione sul titolo del capitolo: il termine "doccia scozzese" è un trattamento idroterapico che consiste nell'alternare docce calde e fredde. Il termine viene usato anche quando la giornata o un determinato periodo di una persona, viene di continuo 'stravolto' da avvenimenti positivi/negativi/tristi/felici ecc... Chi di voi conosce le mie storie, sa che lo utilizzo spesso nei miei capitoli per due motivi: il primo è che veramente in quel capitolo c'è un'alternanza pazza di avvenimenti. Il secondo, beh... quando fatico a trovare un titolo decente, AHAHA! ((:

Deeeetto ciò, grazie (ecco, appunto) ancora a tutti coloro che sono riusciti ad arrivare fin qua e alla prossima!

 

Lins

 

Ps: come al solito, questo è il mio profilo Twitter se qualcuno volesse trollarmi ogni tanto :3

Trollin
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: LyndaWeasley