Titolo:
Broken
mirror
Fandom:
Ringer
Personaggi/Pairing(s):
Bridget
Kelly/Siobhan Martin
Rating:
giallo
Warnings:
(accenni
platonici
e
lievissimi, se proprio volete vederceli, di twincest), flashfic,
spoilers
fino
alla 1x14
Challenge/Prompt:
scritta per la Sfida
#2 della
Staffetta
@piscinadiprompt
con
il prompt Ringer,
Bridget/Siobhan, specchio
Credits:
ispirata alla frase “trust
is like a mirror, you can fix it if it's broken. But you'll still see
the crack in that motherfucker's reflection”,
presa dal *udite udite* il video di “Telephone” -
Lady Gaga. Non
chiedete, non lo so.
Thanks
to:
l'adorabile alister_,
per la consulenza e il betaggio a velocità
record ♥
"N-non... non l'ho fatto apposta, Shiv, te lo giuro!”
Bridget si era chinata sulle gambette esili, fermando la palla che aveva lanciato inavvertitamente contro lo specchio, mandandolo in frantumi.
"L'hai rotto... l'hai rotto!” sussurrava Siobhan come se non fosse già abbastanza ovvio da quel disastro sul pavimento. Guardava i frammenti, tormentandosi il labbro inferiore, e stava chiaramente per scoppiare a piangere: era molto affezionata a quell'oggetto, un regalo di compleanno che condivideva con la gemella, nonché uno dei loro giochi preferiti.
Sui visi identici, invertiti dalla superficie riflettente, si divertivano a trovare i piccoli cambiamenti del tempo e le differenze che solo loro potevano notare.
"Mi dispiace tanto...”
Anche Bridget ora era quasi sull'orlo delle lacrime. Era come se la tristezza rabbiosa di Siobhan le stesse passando attraverso, scorrendo nelle vene. Poteva sentirla, come ogni altra cosa che le riguardava.
"Però...possiamo riparlarlo, vero, Shiv?”
Si era procurata un taglio sulla mano cercando di riavvicinare in fretta e furia le piccole schegge, e forse erano stata la vista del sangue, di quel dolore accolto in silenzio, a colpire Siobhan e spingerla ad accantonare l'accaduto con un debole cenno del capo.
"Possiamo... Possiamo, sì.”
Molto
tempo dopo quell'episodio, i ruoli non erano cambiati.
Bridget era
quella che combinava i casini e poi cercava di sistemarli alla bell'e
meglio, mentre Siobhan, d'altra parte, finiva per perdonarla tutte le
volte.
Anche quando le cose erano diventate ben più gravi di un
giocattolo rotto, di uno schiaffo, di una tirata di capelli, anche
quando i casini erano cresciuti in proporzione insieme a loro.
Perché
erano gemelle, perché a volte erano molto più di
questo e delineare
i confini spaventava troppo entrambe, perché allora odiarsi
sarebbe
stato come odiare una parte di loro stesse.
Perché era sempre
stato così, semplicemente.
Ma
l'incidente di Sean, Bridget lo sapeva, era qualcosa di
irreparabile.
Era stata lei ad accettare la proposta di Dylan, lei
a farsi persuadere dallo sguardo dolce di un padre che, dopotutto,
voleva solo trascorrere del tempo con suo figlio.
Ed era stata lei
a tradire la promessa fatta a Siobhan.
(Dicono che la fiducia sia come uno specchio: puoi ricomporla se si rompe, ma continuerai a vederne le crepe.)
Bridget
non aveva più sopportato di vedere il proprio riflesso per
quasi
sette anni.
A volte serrava le palpebre o distoglieva lo sguardo,
perché il disgusto verso di sé e il senso di
colpa erano
devastanti.
"Sette anni di guai, non
è così?” le
ripeteva una voce crudele nella testa, la voce di Siobhan.
Sette
anni d'inferno.
(“Possiamo riparlarlo, vero, Shiv?”)
Ora
però a Bridget si presentava un'ultima e inequivocabile
possibilità
di redimersi, di ricomporre ciò che aveva distrutto.
Vivere al
posto di Siobhan, vivere anche per lei.
Il sacrificio di prendere
in prestito una vita, imparare a portarne il peso ogni giorno.
Così
forse avrebbe visto davvero la sua gemella, allo
specchio.
E Siobhan, perdonandola, le avrebbe finalmente sorriso.
"Possiamo...
Possiamo, sì.”
"Questo vuol dire che mi perdoni?”
Siobhan
aveva tirato su con il naso e si era inginocchiata a fianco di
Bridget.
Lentamente, con delicatezza, aveva preso la mano ferita
della sorella tra le sue, e guidandola sulla parte di specchio
rimasta integra, aveva tracciato un segno rosso – simile ad
una
bocca incurvata all'insù.
"Ti perdono.”