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Autore: AthenaSkorpion    16/10/2012    4 recensioni
E se Teti fosse riuscita a salvare nella sua integrità il corpo del futuro eroe che sarebbe stato Achille?
Se il tallone che lo portò alla morte fosse stato immortale esattamente come tutto il resto?
Gli Dei avrebbero tremato.
P.S. Questa storia è in collegamento fuori trama con "La mela di Eris".
Genere: Avventura, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Achille lucidò la spada con del grasso di capra abbondante e la ripose nella fodera, che legò stretta a tracolla tra le scapole. Legò anche con dei lacci la pelliccia avanzata dalla capra che aveva ucciso e iniziò a scalare la montagna per il terzo giorno consecutivo.

Ormai il freddo non gli faceva più nulla, in quel momento aveva fissa in mente soltanto la sua meta, le rocce sporgenti da afferrare, la spada che trafiggeva il cuore pulsante...

Fu costretto a fermarsi, per l'ennesima volta dall'inizio di quel viaggio. Fece un bel respiro, ingoiò la furia che stava covando da un tempo che gli sembrava eterno, toccò l'elsa della spada appesa alle spalle e proseguì lievemente pacificato, nonostante il suo stomaco fremesse di un sentimento che non riusciva a distinguere né manifestare come voleva.

Afferrò una nuova roccia, dello stesso colore della sua pelle scottata dal Sole troiano, si issò e ricominciò, all'infinito, mentre andando avanti l'aria scemava sempre più.

Quello stesso giorno giunse in cima. Eppure, non appena mise piede sulla vetta più alta dell'Olimpo, capì che c'era qualcosa di sbagliato. Solo neve gelida e rocce nere ad attenderlo e assieme ad esse un grande, sconfinato senso d'impotenza. Achille si affacciò e vide le terre sottostanti con un misto di eccitazione e orgoglio. Chi altri vi era giunto? Solo lui.

Ma ora? Non poteva essere arrivato fino a lì per nulla.

Iniziò a setacciare, esplorare, cercare per tutta l'ampiezza della cima del monte Olimpo e alla fine trovò qualcosa che lo interessò. Un arco vuoto. Era semplice come struttura, due colonne e un'architrave, ma era di marmo candido splendente e ogni colonna si attorcigliava a doppia elica come due serpenti bianchi e lo stesso per l'architrave. Tra i serpenti, un materiale rosa trasparente riempiva gli spazi.

Achille girò intorno all'arco studiando ogni particolare ma senza capire il motivo di quell'arco posto lì senza passaggi da annunciare.

Con un rumore sordo, gli si manifestò una civetta dorata, tanto luminosa sotto i raggi solari che sembrava quasi emanare luce propria. Si posò sull'architrave e fissò Achille con i suoi gelidi e cristallini occhi celesti. Achille si sentì esaminato fin dentro l'anima e abbassò lo sguardo.

- Atena, se mi sei vicina e amica, come posso giungere nella dimora di mia madre e mio padre?

La civetta sembrò quasi sorridere. Con la dolce e sovrumana voce di Atena, la civetta parlò:- La parola d'ordine è la quarta parola della parola d'ordine.

L'uccello aveva cadenzato le parole con lentezza e Achille aveva potuto udire bene.

Non aveva detto quello che sembrava, e lui lo sapeva. Aveva detto esattamente:- La parola d'ordine è la quarta parola de la parola d'ordine.

Atena lo guardò, indecifrabile, e quando Achille la squadrò e chiese:- È davvero così facile?- lei rispose con un verso stridulo che parve uno scroscio di risa.

- Ordine.

Atena si alzò in volo, i serpenti si abbracciarono, ricaddero nelle loro spire e si risollevarono fulminei a formare un nuovo arco, stavolta privo di architravi ma composto da quattro serpi curve che si univano in alto toccandosi i musi a vicenda. Al di là del passaggio, una nuova scarpata. Achille sorrise e continuò per la sua strada.
 

 

Lì le rocce non erano più agibili, ma guardandosi intorno Achille si rendeva conto che altrove era peggio. Fece forza con le dita e si ritrovò ad arrampicarsi quasi a testa in giù, tremando per la prima volta nella sua vita. Non avrebbe mai rinunciato alla possibilità di attuare il suo piano, ma doveva ammettere di temere un po' per la sua incolumità, anche se era immortale.

I muscoli dolevano, tesi come corde di lira, ma non poteva procedere più rapidamente e iniziava a supporre che il viaggio affrontato fino ad allora non fosse che un gioco.

Fece un bel pezzo di strada inerpicandosi nel tentativo di non cadere. Guardò giù e notò che le valli non si vedevano più. Guardò su e vide le nuvole avvicinarsi al suo viso, il traguardo infinitamente lontano. Inoltre il Sole era svanito, una volta celeste di incredibile fulgore illuminava la sua strada con la Luna sorridente.

Iniziava ad aver fame, non poteva fare altro se non faticare, non c'era posto dove potesse stare in piedi e riposarsi, non c'era conforto alcuno in quel misero freddo.

Dopo aver oltrepassato le nuvole, inoltre, bagnato com'era, sentì le membra sciogliersi e disfarsi come polvere formicolante.

Il peggio, però, doveva ancora venire. L'aria era già rarefatta, ma dopo qualche tratto di strada cessò del tutto. Achille respirava, continuava a farlo, ma nulla entrava e nulla usciva dalle sue labbra gelate.

Lui trattenne quindi il respiro e rallentò. Non poteva più sopportare quelle condizioni. In quel momento capì che stava morendo. Spalancò gli occhi e le mani per poco non cedettero.

Pentesilea gli apparve nella sua maestosa bellezza e gli sorrise. Una fiamma iniziò a bruciargli dentro. Non voleva proseguire, poteva vedere Pentesilea. Doveva proseguire, non voleva vedere Pentesilea. Lui era... lei... cosa... non capiva.

Le lacrime si gelarono sulle sue gote, lui si strinse alla roccia e morì assiderato.
 

 

Teti osservava la scena dall'alto, tremando e agitandosi.

- Zeus, ti ho fatto torto tanto grande? Ti prego, permettimi di intervenire!

Zeus sorrise sprezzante e lei scoppiò in un grido di collera pura, pronta a dare la vita nel tentativo di ucciderlo. Gli corse incontro, sollevò le braccia per colpirlo e lui, incurante, la fermò con una folgore in mano. Teti si fermò subito con gli occhi incandescenti puntati sul re degli Dei.

- Atena, aprigli la strada. Non sopravvivrà-fu il suo ordine lapidario.

Atena annuì al suo volere e volò via in forma di civetta. Teti iniziò a piangere senza più rabbia ma piena solamente di una disperazione incurabile.

Atena era assolutamente sicura che lui avrebbe compreso la parola d'ordine. Non era uno sciocco. Ma era molto meno sicura di cosa sarebbe successo dopo; conosceva gli ostacoli posti sul cammino dell'incauto viandante che avrebbe superato il varco, ma non sapeva se quell'incauto viandante sarebbe riuscito a superare la prova.

 

********** 

 

 

Achille aprì gli occhi. Dentro di lui una calma che da tempo non aveva più provato. Si sentiva come se fosse appena uscito dal grembo materno. Richiuse gli occhi e inspirò, avido d'aria.

Guardò davanti a sé e ricordò ogni cosa. Vide le dita avvinghiate alla roccia, vide la tristezza che, riflessa nel ghiaccio, appesantiva i tratti dei suoi bellissimi occhi e vide alle sue spalle la spada fidata. Attorno a sé aveva un bozzolo di neve rigida.

Nel suo sonno, la neve l'aveva accolto e protetto e ora sembrava impossibile da infrangere.

Achille si azzardò con un brivido a lasciare la presa e scoprì che la neve era tanto forte da sorreggerlo di peso.

Sguainò la spada con un po' di difficoltà e la conficcò nel guscio. Esso si ruppe con un rumore sordo e lui cadde nel vuoto.

Vide la spada sfuggirgli di mano e la vita con essa. Ma era morto una volta, non poteva lasciarsela scappare di nuovo in quel modo. Nel momento in cui pensò ciò, due ali infinitamente grandi spuntarono dalle sue scapole, piene di luce, e lui volò a riprendersi la spada.

Senza il minimo stupore, riprese quota, superò il guscio e, finalmente, giunse sulla vera vetta, dove un Sole sgargiante lo ossequiò, inchinandosi al Nuovo Dio.

 

Mentre lui entrava nella dimora degli Dei, sotto lo sguardo acido e incredulo di Zeus, un altro uomo, dopo la sua lunga Odissea, ritrovava infine la moglie.

 

 

He he he he he! Questo capitolo è uscito fuori agile come un gatto dai meandri del mio cerebro!

Detto questo, spero che abbiate capito l'ultima frase, vi dà un'informazione precisa della durata del sonno di Achille.

Per questo capitolo ho preso ispirazione dalle ultime opere che ho letto.

Innanzitutto, l'Eneide. Ho voluto accostare l'idea della passione=fuoco=pathos di Virgilio nei ricordi di Pentesilea.

In seguito, la saga "Queste oscure materie", che è appena entrata tra le mie preferite, che mi ha suggerito l'idea di morte che dà nuova vita, come accadde per i protagonisti quando riuscirono ad allontanare i loro daimon *ho fatto un mega spoiler, spero che nessuno abbia in mente di leggere la saga nell'arco di tempo in cui ancora ricorda questa mia affermazione XD*

Per il resto, ora vi resta da vedere quello che succederà! 

   
 
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