Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: OnlyHope    30/04/2007    14 recensioni
Tutto comincia da una fermata d'autobus una mattina di marzo. L'inizio di una nuova vita che deve in qualche modo andare avanti, nonostante il distacco, la lontananza e le paure. È la storia del coraggio di una ragazza che ama incondizionatamente un ragazzo. Questa è la storia di Sanae.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Don't Be Afraid to Fly ' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
BUTTERFLY

CAPITOLO 27

Profumo di rose
 
 
 

Osservo la mia immagine riflessa nello specchio mentre poggio sul corpo l'abito di seta, ancora appeso alla sua stampella.
Quando muovo le gambe, l'orlo del vestito arriva decisamente molto sopra il ginocchio.
È piuttosto corto...
Indecisa, mi volto verso Mendo, che scorrazza felice da un lato all'altro del negozio, scrutando al millimetro ogni capo.
Non c'è niente da fare, questo è proprio il suo habitat naturale…
Quando il suo sguardo si posa su un vestitino ancora più corto del mio e di un rosso cangiante, sembra colto da una folgorazione.
Ma una volta girato e rigirato sulla stampella, il suo naso si arriccia mentre gli occhi roteano verso il soffitto insoddisfatti.
La sua espressione buffa, tipica dello stile Mendo, mi strappa un sorriso divertito.
Ormai lo conosco troppo bene, per non capire, anche solo con uno sguardo, cosa gli passa per la testa.
Soprattutto da quando si è messo in testa, che il mio guardaroba doveva essere decisamente più fornito.
Con più fornito, il mio assistente intende una quantità di capi, dieci volte superiore alla media nell'armadio di una donna comune.
"Sanae, che ne dici di questo?"
Yukari sbuca fuori dal camerino di prova, dopo aver indossato un abitino fantasia, che le dona particolarmente.
Annuisco sorridendole mentre si gira più volte davanti allo specchio.
"Aspetta! Ora ti faccio vedere l'altro!" e scompare di nuovo dietro la porticina di legno scuro, per cambiarsi ancora.
E pensare che non voleva nemmeno venire!
La sua faccia imbarazzata quando le ho ordinato di venire a fare spese con me, è ormai un ricordo lontano.
"Sanae, ma tu non hai ancora deciso cosa prendere?" mi chiede mentre la sento armeggiare oltre la porta del camerino di prova.
Alzando le sopracciglia, mi volto a guardare verso l'appenderia che sorregge una decina di capi, scelti da me nell'ultima ora.
"Ma che cavolo dici, Yukari! Ho già preso un sacco di cose!" esclamo ridendo mentre Mendo appende un altro completo accanto agli altri, non prima di avermi sorriso estasiato.
Per farlo smettere immediatamente, scuoto la testa con vigore, ma lui mi liquida con un cenno della mano, tornando a buttarsi a capo fitto tra stampelle e stoffe colorate.
"Oh ma io intendevo per la tua occasione speciale!" esclama all'improvviso la mia migliore amica, facendo capolino dal camerino.
Il suo sguardo malizioso è tutto un programma.
Arrossendo, ammetto che non so decidermi, anche perché sono un po' tesa.
È così tanto tempo che non vedo Tsubasa...
"Non puoi venire a vedere la partita, vero?" mi chiede ancora, oltrepassando del tutto la porta del camerino.
"Questo come ti sembra?" m'incalza subito con un'altra domanda.
Osservo il nuovo cambio di Yukari, che ora indossa un top bianco e nero con pantaloncini corti dello stesso colore.
"Meglio l'altro..." le rispondo, prima di tornare sull'argomento che mi sta più a cuore.
"No, non ce la faccio proprio a venire allo stadio. Devo cantare... Cantare e parlare, parlare e ancora cantare…"
Non riesco a trattenere un sospiro, perché è da un mese ormai, che non faccio altro che correre da una parte all'altra del Paese.
Promuovere l'album è davvero molto impegnativo e non c'è speranza di avere qualche giornata libera.
Anche se speravo lo stesso di avere quella giornata tutta per me.
Yukari mi guarda sbuffare senza dire una parola, finché i suoi occhi non s'illuminano e mi sorride sorniona.
"Quindi lo raggiungerai dopo... In albergo?"
"Sì..." rispondo titubante, sentendomi in imbarazzo.
"Dovrei farcela per l'ora di cena..."
"Sì, certo! Proprio per la cena!" la sento sghignazzare alle mie spalle mentre mi dirigo verso un camerino, facendo finta di voler provare il vestito corto, che tengo in mano da mezz’ora.
Quando mi chiudo dentro, inizio meccanicamente a spogliarmi.
Nel riflesso dello specchio, le mie guance rosse risaltano come fragole mature.
Perché sono così eccitata all'idea di rivedere Tsuabsa, tra poco più di una settimana…
Proprio mentre infilo l'abito, qualcuno bussa alla porta del camerino.
Ovviamente si tratta di Yukari, che proprio non ce la fa a non prendermi in giro, iniziando a bersagliarmi con delle battutine, degne del suo storico fidanzato.
"Yukari!" la rimprovero, tirando la chiusura lampo lungo il fianco ma ridendo comunque di buon umore.
"Speriamo che non si stanchi troppo, durante la partita! Altrimenti…" la sento esclamare, sempre più divertita.
"Basta, scema!" continuo a ripetere senza smettere di ridere.
Quando esco dal camerino di prova, Mendo ci osserva come se fossimo pazze.
"Adorabile tesoro! Se continui così ti riempirai di rughe! E anche tu, Yukari!" esclama mentre ci raggiunge con l'intento di calmarci, come se da questo dipendessero le nostre vite.
Cercando di riprendermi dal troppo ridere, gli mostro il vestito che ho appena indossato.
"Che ne dici?" gli chiedo, facendo una piroetta che termina in una specie d'inchino.
Il mio assistente mi scruta serio dalla testa ai piedi.
Ripete questo rito ancora un paio di volte prima di scappare velocemente.
L'osservo scomparire oltre l'angolo, sbattendo le palpebre sugli occhi stupiti.
Quando mi volto verso Yukari, lei alza le spalle, tirando fuori il labbro inferiore.
"Beh… Se deve fare questo effetto, meglio lasciar perdere!" esclamo avvilita, guardandomi di nuovo allo specchio.
Ma non faccio in tempo a girarmi di nuovo verso la mia amica, perché Mendo riappare magicamente, tenendo in mano un paio di scarpe di seta nera.
Con aria entusiasta, s’inginocchia poi avanti a me e in religioso silenzio, m’infila i sandali ai piedi.
A nulla valgono le mie proteste imbarazzate mentre cerco di tenere ferma la gonna corta, poggiando le mani sulle gambe.
Mendo si rialza soddisfatto quando ho indossato entrambe le scarpe, ma non ha ancora finito con me, perché poggia ai miei lobi degli orecchini vistosi, decisamente vistosi, ma straordinariamente abbinati al vestito.
Sempre più imbarazzata, cerco un sostegno in Yukari, ma lei se la ride alla grossa, divertita dagli slanci di pazzia del mio assistente, che ancora non riesco bene a gestire.
"Oh così sei perfetta!" esclama Mendo, congiungendo le mani al petto mentre i suoi occhi brillano, come se fosse commosso.
"Gra-grazie..." rispondo, sperando che abbia finito con le sue stranezze modaiole.
"Yukari, che te ne sembra?" chiede poi alla mia amica, senza tralasciare di sbattere le palpebre con aria sognante.
"Proprio irresistibile! Credo che a qualcuno prenderà minimo un infarto!" gli risponde lei, con la sua solita malizia, che mi spinge a darle una gomitata sul braccio.
"Mendo, ti ringrazio davvero… Ma non credo che prenderò quest'abito... È un po' troppo..."
"Costoso?" domanda, con l'aria di chi cade dalle nuvole.
"No. Direi più… Appariscente!"
Mendo mi scruta di nuovo dalla testa ai piedi, radiografandomi, letteralmente.
"Tesoro!" esclama poi con aria seria.
"Tu acquisterai questo vestito, che ti piaccia o no!" sentenzia, scuotendo la testa.
"Ma..." faccio per obiettare, ma lui non me ne dà il tempo.
"Niente ma! Nella moda bisogna osare, tesoro! Osare! Cambiati mentre io mi occupo della tua deliziosa amica!"
Obbedisco timidamente, anche perché so che se non lo prenderò di mia spontanea volontà, sarà direttamente lui a comprarlo.
Rassegnata, mi avvio di nuovo verso la cabina mentre vedo con la coda dell'occhio Mendo, che si avvicina a Yukari e agli abiti che ha appena provato.
Lei s’imbarazza e scuote subito la testa.
So da cosa dipende questa sua reticenza, così mi metto a frugare nella borsetta e quando ho trovato quello che cercavo, mi volto di nuovo verso di lei.
"Yukari, non ti preoccupare! Scegli tutto quello che vuoi. Te la ricordi questa?" e le sventolo davanti la mia dorata carta di credito.
"Ma..." tenta di obiettare ma per una volta sono io a poter interrompere qualcuno.
"Niente ma!" imito la voce di Mendo, facendola sorridere.
"Questo è un regalo da parte mia!" esclamo, avvicinandomi a lei.
"Un regalo che non riuscirà mai a compensare, tutto ciò che hai fatto per me in questi anni..." aggiungo con infinita dolcezza.
Yukari arrossisce e i suoi occhi si fanno lucidi per l'emozione.
"Quindi approfittane!" la esorto ancora, prima di tornare sui miei passi e infilarmi in camerino.
Sorrido quando la voce entusiasta di Mendo raggiunge le mie orecchie, perché ho fatto un dono anche lui in questo momento.
Perché quello che lui ama di più al mondo, è rendere le ragazze… Divine!
 
 
 
"Allora, Sanae… Questo è l'elenco delle domande che ti faranno dopo l'esibizione. Naturalmente ho eliminato quelle troppo personali…"
Akane Minase mi passa un foglio, con le sue belle mani curate.
Quando lo prendo, mi limito ad una lettura veloce con gli occhi, perché mi fido completamente del lavoro della mia attenta addetta stampa.
"Beh… Tanto sono sempre le stesse!" esclamo, rivolgendole un sorrisetto divertito mentre lei armeggia tra palmare e documenti vari, di cui ignoro la natura.
Akane alza leggermente lo sguardo, per rispondere al mio sorriso, rimanendo sempre professionale.
Un atteggiamento il suo, che Mendo, tutto luccichii e batticuori, odia profondamente.
Continuo ad osservarla curiosa mentre risponde al telefono, con la sua bella voce ferma e sicura.
Quando si china per prendere degli appunti, arcua leggermente le sopracciglia, mordendosi le labbra.
È innegabile che sia una gran bella ragazza, forse un po' troppo rigida a volte, ma decisamente attraente, con quell'aria da donna in carriera, very professional, come direbbe il mio adorato assistente.
Sbuffa, alzando gli occhi al cielo dopo aver chiuso la conversazione poi si scusa, prima di uscire in fretta e furia dalla stanza, come se il palazzo stesse andando a fuoco.
Rimasta sola, inizio a guardarmi intorno, per osservare meglio il suo ufficio, qui alla sede centrale della casa discografica.
Sorridendo, decreto che è in perfetto stile Akane Minase, perché tutto è molto pratico, funzionale e non c’è alcuna traccia di quel superfluo, che invece fa tanto impazzire Mendo.
Alla parete sono appese litografie di quadri astratti, che sfuggono alla mia comprensione mentre sulla scrivania sono impilate delle cartelle, un notebook, un portamatite e un'unica foto, che ritrae la mia addetta stampa il giorno della laurea.
Provo ad immaginare come sarebbe quest’ufficio, se fosse passato tra le mani del mio assistente e allora lo vedo già, pieno di specchi decorati da cristalli colorati, lampade stile liberty e pareti tinte di viola, anzi molto più probabilmente di fucsia.
E al posto di queste sedie dallo stile moderno ed essenziale, ci sarebbero state poltroncine di velluto e nell'aria si sentirebbe il profumo di spezie orientali, piuttosto che questo odore neutro di detergente.
Quando bussano alla porta, ho un sussulto, distraendomi dalla mia attenta osservazione.
Curiosa, mi volto, invitando lo sconosciuto ad entrare.
Il sorriso mi muore istantaneamente sulle labbra, quando la porta si apre.
"Mi hanno detto che eri qui..."
Sono allibita.
Osservo Seii, contraendo involontariamente la mascella, in un'espressione nervosa che non sembra sfuggirgli.
"Sono qui perché mi è stato offerto un contratto..." aggiunge infatti, quasi a volersi giustificare, come per tranquillizzarmi che la sua presenza a Tokyo, non ha nulla a che fare con me.
"Buon per te!" rispondo, senza calcolare minimamente il tono acido e sprezzante della mia voce.
Seii abbozza un sorriso amaro, arcuando leggermente un lato della bocca.
È visibilmente dispiaciuto per il mio atteggiamento, ma io continuo comunque a guardarlo con sufficienza.
"Senti, Nakazawa… Non abbiamo avuto modo di parlare, dopo..."
"È sbagliato!" lo interrompo subito.
"Non è vero che non abbiamo avuto modo, sono io che ho voluto che tu non ne avessi, è diverso. Francamente? Non credo poi ci sia niente da dire…"
"Se tu mi lasciassi spiegare..."
"Come?! Ma tu cosa vuoi spiegare, eh? Cosa?" sbotto, perdendo ogni briciolo di pazienza e di sangue freddo.
"Nakazawa, ti chiedo solo di ascoltarmi!" esclama scosso e con uno sguardo implorante, che non fa altro che irritarmi da morire.
"Ma con che faccia ti presenti a chiedere qualcosa?" non trattengo più la collera.
"Con quale coraggio, mi chiedo!"
"Sono stato malissimo… Sto malissimo! E non solo perché tu non mi ami… Nemmeno perché non hai più voluto vedermi… Tu ora sei convinta che io sia solo quel ragazzo arrogante, che ti ha baciata con la forza! E questo non mi dà pace!"
Lo guardo in silenzio, immobile e fredda.
Le mie braccia s'incrociano poi sul petto, in segno di chiusura.
"Io vorrei solo convincerti, che quella sera ero fuori di me... E sperare..."
"Non m’interessa!" lo interrompo ancora, perché quell’ultima parola, lo sperare, ha innescato come un bomba nella mia testa.
"Non m’interessa chi sei. Non m’interessa sentire giustificazioni e francamente, non m’interessa minimamente sapere che stai male. Tu non ti sei mai curato di rispettare la mia sofferenza, pur dicendo di amarmi… Per non parlare poi di quella di Tsubasa!"
L’ho colpito.
E l'ho fatto volutamente, mirando dove potevo ferirlo di più.
Scoprendo in me una cattiveria ed un lato vendicativo, fino ad ora sconosciuti.
"Io ho fatto di tutto per te! Ho lasciato persino chi mi amava davvero, per te!" urla con il volto rosso di rabbia, scosso dalla delusione ma soprattutto dal dispiacere, causato dalle mie parole.
"IO NON TE L'HO MAI CHIESTO, LO CAPISCI? IO NON TI HO MAI CHIESTO NIENTE!" ribatto, senza riuscire a controllare il tono della voce.
Non ce la faccio più.
E non accetto che mi vengano anche rinfacciate scelte, di cui non ho la minima colpa.
"Che cosa sta succedendo qui?"
Akane entra in ufficio, il suo sguardo è iniettato di sangue mentre si frappone tra me e Seii.
"Lei chi è?" gli domanda austera, fissandolo dritto negli occhi.
Seii stringe i pugni lungo i fianchi, ma sono io a non dargli modo di rispondere.
"Nessuno!" esclamo in maniera dura, portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Non ti preoccupare, Akane… Se ne stava giusto andando..." aggiungo, fissando il ragazzo difronte a me negli occhi, con uno sguardo che non accetta repliche né contraddizioni.
"Scusi il disturbo, signorina…" esclama Seii, abbassando la schiena mentre si rivolge ad Akane.
"E scusami anche tu, Nakazawa… Se puoi..."
Il suo sguardo triste si posa solo un attimo su di me, prima che si allontani ed esca dalla stanza.
Quando scopare oltre la porta, lacrime mosse dalla rabbia, iniziano a pizzicarmi gli occhi.
"Maledizione!" esclamo a denti stretti, fuori di me.
"Ma chi diavolo era quello?" mi chiede la mia addetta stampa, abbandonando per un attimo il suo fare professionale, perché sinceramente preoccupata per me.
"Nessuno..." le rispondo, cercando di trattenere il pianto.
"Solo qualcuno da cancellare."
 
 

"Brava! Bravissima!"
Mendo mi abbraccia forte appena metto piede dietro le quinte, una volta conclusa la mia esibizione.
"Davvero? Non sentivo benissimo la base!" esclamo, togliendo l'auricolare dall'orecchio mentre osservo Akane Minase da sopra la sua spalla.
La mia addetta stampa alza gli occhi al cielo vistosamente, contrariata dalle espressioni d'affetto di Mendo.
Quando le faccio l'occhiolino, per sdrammatizzare, lei sorride, scuotendo comunque la testa sconsolata, prima di avvicinarsi a me e complimentarsi per come ho risposto alle domande del conduttore televisivo.
"Grazie! Ma la partita?" chiedo subito, senza trattenermi oltre.
"Un altro goal!" risponde allegro Mendo, prendendo le mie mani tra le sue.
E la sua euforia è proprio spassosa, dato che non ne capisce assolutamente nulla di calcio.
"Chi ha segnato?" domando ancora, curiosa.
"Tsubasa!"
Akane e Mendo lo esclamano in coro, con un sorriso a trentadue denti, prima di tornare a guardarsi in cagnesco, per rimediare al fatto di aver parlato all'unisono.
"EVVAI!" esulto felice, alzando il pugno al cielo.
"Uffa, però! Io me lo sono perso!" borbotto poi, un po' avvilita.
"Non fare quel faccino triste, mia adoratissima creatura. Tra qualche ora vedrai direttamente lui!" esclama Mendo emozionatissimo, nemmeno fosse suo, l'appuntamento di stasera.
Un sorriso distende di nuovo le mie labbra quando penso che tra un paio d'ore al massimo, sarò tra le braccia di Tsubasa.
"Bene! Vado a cambiarmi!" esclamo, rivolgendo uno sguardo eloquente al mio assistente, che subito annuisce.
"Se partiamo subito, dovremmo essere a Tokyo per le sette!" lo sento esclamare mentre faccio per allontanarmi frettolosamente.
"Sanae, cambiati  pure ma ricorda che dobbiamo passare dal produttore esecutivo della trasmissione, prima di andarcene!"
La voce seria di Akane mi blocca, riuscendo a spengere per un attimo il mio entusiasmo.
Quando avverto il sopraggiungere dell'ansia, mi rivolgo subito a Mendo, con uno sguardo supplichevole.
"Ma devo venire anch'io? Non può andarci solo il signor Tadai? Così rischio di fare tardi!" esclamo, senza controllare il mio nervosismo.
"Non preoccuparti, Sanae… Ci vorrà pochissimo. In questo momento non è il caso, che tu trascuri le pubbliche relazioni..." sentenzia la mia addetta stampa, senza lasciarmi opportunità di replica.
Non ho altra scelta…
Emetto un sospiro, prima di rivolgere uno sguardo imbronciato ad Akane.
"Ok..." rispondo mestamente, avviandomi verso il camerino, decisa comunque a non perdere tempo prezioso.
Mendo mi raggiunge quando imbocco un corridoio e mi cinge le spalle con un braccio.
"Stai tranquilla! Appena sbrigata questa formalità, saliamo subito in macchina e in men che non si dica, sarai giunta a destinazione! E vedrai, faremo così presto che Tsubasa sarà ancora sotto la doccia, negli spogliatoi dello stadio!"
Osservo il suo sorriso incoraggiante, che cerca di trasmettermi fiducia.
"Ok!" rispondo, veramente rincuorata dal suo ottimismo, prima di chiudermi veloce in camerino.
 
 

Guardo l'orologio per l'ennesima volta mentre il mio piede continua a tamburellare nervoso, sulla tappezzeria dell'auto di lusso del mio assistente.
La cintura di sicurezza mi dona un senso di soffocamento senza pari, così cerco di allentarla, muovendola ogni due minuti.
"Perché stanno tutti fermi?" esclamo, fissando la colonna di macchine immobili davanti alla nostra.
"Si è ribaltato un rimorchio con dell'infiammabile, Sanae… Ci vuole tempo per sgombrare la strada..."
Mendo cerca di rassicurarmi, usando un tono di voce calmo, che però non sortisce alcun effetto su di me.
"Ma sono due ore che siamo fermi!" mi lamento, portando il cellulare all'orecchio.
"E questo stupido coso nemmeno funziona!" esclamo poi, prima di lanciare il telefono sul cruscotto, imprecando ancora contro l'assenza di campo.
Mendo mi guarda stupito, perché non mi ha mai visto dare il peggio di me.
Mi rendo conto infatti, di essere capricciosa ed irritante in questo momento, proprio come una bambina viziata.
"Calmati, piccolo angelo..." sussurra con voce vellutata, cercando sempre di rassicurarmi.
"Fosse facile!" replico, controllando ancora una volta l'orologio.
"A quest'ora sarei dovuta essere già a cena con lui! Al diavolo!"
Mendo trattiene a stento una risatina divertita, così mi volto verso di lui, per rimproverarlo con lo sguardo.
"E se uscissimo alla prossima?" chiedo all'improvviso, credendo di aver trovato una soluzione al traffico.
"Ehm… Abbiamo superato da appena un chilometro l'ultima uscita..."
Mendo cerca di fare il vago ma ormai è chiaro, la situazione sta diventando una vera tragedia.
Il mio sorriso si affievolisce, fino a scomparire.
Mi sento davvero scoraggiata…
"Ma se riusciamo a raggiungere la prossima, ti prometto che usciamo!" lo sento aggiungere, a causa della mia espressione, che deve essere davvero triste.
Ma come posso non esserlo?!
Sto perdendo del tempo preziosissimo e a me non restano che poche ore, se non addirittura minuti, prima che Tsubasa debba scappare all'aeroporto, dove l'aspetta il volo per Sao Paulo.
Inevitabilmente, un groppo inizia a stringere la mia gola mentre una lacrima scende lenta sulla mia guancia.
"Tesoro, non piangere… Ti si rovinerà il trucco..."
Mendo cerca ancora d'incoraggiarmi ma io mi sento sempre più abbattuta.
"Se continua così, non credo che qualcuno vedrà mai il mio mascara colato..." riesco a borbottare, nonostante le mie labbra tremino nervose.
 
 

"Oh mio Dio! Ancora un altro semaforo?! Ma li stanno seminando come funghi in città!"
Mendo inchioda sotto la luce rossa, picchiettando nervoso i pollici sul volante.
Sbuffo esasperata, perché proprio non è serata.
Siamo riusciti ad arrivare a Tokyo con ben quattro ore di ritardo e il mio cellulare, una volta ritrovato campo e parlato per un attimo con Tsubasa, per spiegargli la situazione, ha deciso che era ora di scaricarsi definitivamente.
E se questo non bastasse, anche il cellulare del mio assistente ci ha detto addio, proprio sul più bello o sarebbe meglio dire, sul più comodo.
E alla rabbia si è aggiunta ben presto l'ansia ed infine il dolore, perché sto rischiando seriamente di non vedere Tsubasa.
Il suo aereo dovrebbe essere già sulla pista di partenza in questo momento.
E a nulla è valso guardare ripetutamente l'orologio quando Mendo spingeva sull'acceleratore, una volta superato l'incidente.
Né le mie lacrime mentre seguivo lo scorrere dei chilometri, che mi separavano da Tokyo.
Ma ora che sono finalmente qui, posso solo pregare, affinché mi sia concesso almeno un minuto per stare con lui.
Anche uno solo, per abbracciarlo e dirgli che lo amo, che mi manca.
Il tempo di un bacio, ora che non ce n'è più…
Il volto del mio assistente viene illuminato da una luce verde ora.
Mendo non perde tempo e ingranando la marcia, parte di nuovo come un razzo verso l'albergo di Tsubasa.
Di tanto in tanto, i suoi occhi abbandonano la strada per guardare me, con uno sguardo seriamente dispiaciuto.
Un altro incrocio.
Giriamo a destra poi ancora a sinistra mentre in lontananza scorgo la mia meta.
Il cuore batte più forte.
Nella mia mente si ripete incessantemente una richiesta.
Fa che non sia partito!
Ti prego, fa che non sia partito!
Mendo parcheggia l'auto davanti all'ingresso, prendendo il posto di un taxi, che si è appena allontanato.
Non ha ancora tirato il freno a mano, che ho già aperto la portiera, precipitandomi sul marciapiede.
Salgo i gradini a due a due mentre per una frazione di secondo, i miei occhi si posano sulla vettura gialla in lontananza, che scompare oltre una curva.
Una strana sensazione mi colpisce allo stomaco, prima di raggiungere la hall ed infine la reception.
Le mie mani si posano sulla radica elegante, per poggiarmi e riprendere fiato.
Mi presento subito con voce concitata, chiedendo poi notizie di Tsubasa.
Nella mia testa prosegue la litania delle mie preghiere.
Ma lo sguardo ed il sorriso del portiere sono più che eloquenti...
E sento il mondo crollarmi addosso.
"Mi dispiace, signorina Nakazawa. Il signor Ozora ha lasciato l'albergo..."
Porto una mano tremante alla bocca, cercando di mantenere un contegno, nonostante una lacrima sia riuscita lo stesso a scendere su una guancia.
Mi mordo le labbra quando il portiere si volta, per prendere una chiave.
"Il signore mi ha chiesto di farla salire, una volta arrivata. Credo che abbia lasciato qualcosa per lei in camera..." e con un sorriso sincero, mi porge la chiave.
"Grazie..." sussurro mentre la prendo tra le dita, che tremano ancora visibilmente.
Come un automa, raggiungo l'ascensore, che inizia la sua corsa silenziosamente.
Quando arrivo al piano, attraverso il corridoio con un'insana speranza, che tutto questo sia un modo per farmi una sorpresa.
Esito, una volta raggiunta la porta della camera, sperando ancora nel mio cuore…
In quel cuore, che non si capacita, non riuscendo a darsi pace, perché non vuole arrendersi alla realtà.
Quando entro nella stanza, mi accoglie il buio.
Accendo la luce dopo aver richiuso la porta alle mie spalle.
Il respiro irregolare gonfia il mio seno, stretto nell'abito di seta.
Mi sento come se fossi sotto un incantesimo, dal quale ho paura di svegliarmi ma non mi rimane altra scelta, ora…
Trattengo il fiato, prima di scontrarmi inevitabilmente con la realtà.
"Tsubasa?" chiamo piano, la mia voce si sente a malapena.
"... Tsubasa?" chiamo ancora, usando un po' più di convinzione.
Silenzio.
Il silenzio stringe il mio cuore, quasi stritolandolo.
Quel silenzio, che pone fine a tutto, mandando in frantumi anche la mia ultima, sciocca, debole speranza di rivederlo.
Trascinando i piedi inebetita, raggiungo la camera da letto.
Quando una luce soffusa illumina la stanza, mi guardo intorno, come per sincerarmi che Tsubasa sia stato davvero qui, fino a pochi minuti fa.
Sul comò è posato un bellissimo fascio di rose rosse.
Mi avvicino tenendo una mano sul petto.
Chiudo gli occhi, quando avvicino i fiori al mio viso, per sentirne il profumo.
Deglutisco nervosa mentre ripeto a me stessa, che non può essere vero.
Non posso non essere riuscita a vederlo.
Quando riapro gli occhi, una lettera con su scritto il mio nome attira la mia attenzione.
La apro nervosamente, deglutendo ancora, nel tentativo di trattenere le lacrime.
 
Non piangere... Se stai leggendo queste righe, significa che non sei riuscita ad arrivare in tempo e che non ci siamo potuti riabbracciare. Che non ho potuto baciarti né parlarti, guardandoti negli occhi. Dio solo sa, quanto avevo bisogno di tutto questo... Voglio però che tu non ti senta in colpa, perché non ne hai. Perché la colpa è più di quell’aereo che mi aspetta e che devo prendere, per forza. Mi sei mancata in questi mesi, ancora di più, con un'intensità mai sentita prima... Cerca di essere forte, Sanae e ricordati sempre che ti amo. Quindi ti prego, non piangere...
 
Lascio cadere la lettera sulle mie ginocchia.
Il silenzio ora, è rotto dai miei singhiozzi.
Quei singhiozzi che mi scuotono le spalle, spezzando il mio respiro.
Non mi sono mai sentita così disperata, mai.
Nemmeno il giorno che è partito…
Nemmeno l'ultima volta che mi ha lasciata sola.
Poggio i gomiti sul legno del comò prima di stringere la testa tra le mani.
I capelli mi ricoprono il volto mentre continuo a piangere.
Senza sosta, senza rimedio...
Piango senza trovare pace, nella stanza dove è stato il mio amore.
Nella stanza vuota e silenziosa, che profuma di rose.
 
 
 
 
 
Eccoci qua, con un bel capitolino allegro, allegro...
Questa è la prima volta che do volutamente un dispiacere a Sanae e non ci sono andata troppo leggera.^^'
Vi ringrazio sempre di cuore per le letture e le recensioni graditissime, in particolare un grazie a chi ha preso così a ben volere Mendo!^^ Ma anche a chi detesta Seii, fin nel profondo...^^'
Abbiate pazienza, ognuno ha il suo ruolo e quest'ultimo è toccato quello dello "BIP" di turno!
Un abbraccio, nella speranza che riesca a mantenere questo ritmo decente nell'aggiornare.
OnlyHope^^
P.S. un abbraccione alla mia Tessora!^^ Un altro ad Alessia!^^
   
 
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: OnlyHope