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Autore: EmaEspo96    18/10/2012    3 recensioni
Elizabeth è come una sorella per Elijah. Da tanti anni, ormai, non ha fatto altro che prendersi cura di lei. Eppure lei pare aver dimenticato tutto, tutto quello che aveva vissuto nei suoi precedenti anni, tutto quello che aveva provato. Ha dimenticato ciò che è. La riporta a Mystic Falls per far in modo che qualche ricordo ritorni a galla ma ciò non farà altro che portare nuovi problemi in quella cittadina...
Genere: Fluff, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elijah, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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<< Allora, come sto? >> chiese Caroline parandosi dinnanzi alle ragazze all'ingresso della scuola.
Era la notte di Halloween, finalmente, ed erano passati diversi giorni da quando si erano liberati di Tristano e Lapo, o anche solo di Tristano. Caroline aveva deciso di vestirsi da regina, stretta in quello sfarzoso abito elegante e nero dalle rifiniture rosse, un po' consumato. I capelli biondi spettinati e i cosmetici a darle un'aria morta così da interpretare perfettamente lo zombie di una antica regina: era questa la sua idea. Elena, vestita da zombie infermierina sexy in quell'abito corto e bianco, la fissava un po' delusa.
<< Stai benissimo ma...quasi mi dispiace non aver saputo scegliere niente di meglio che lo stesso vestito degli anni precedenti. >> rispose la Gilbert a malincuore.
Bonnie, vestita da streghetta, dava gli ultimi ritocchi al vestito di Elizabeth prima di entrare dentro la scuola, Annuì assente verso Caroline in risposta al suo dire mentre Elizabeth sorrideva un po' confusa: non aveva mai partecipato a feste del genere, nonostante avesse ovviamente conosciuto Halloween già da molto tempo. L'abito nero, dal corpetto stretto al busto che ne risaltava le forme e la magrezza, si perdeva in tanti piccoli merletti che componevano quella gonnella larga e corta - arrivava sino a metà delle cosce - e quelle calze a rete nere finivano in un paio di scarpe anch'esse nere dai tacchi alti, molto scomodi. I capelli erano sciolti sulle spalle, molto mossi rispetto al solito, e le labbra erano state colorate con un rosso acceso. Intorno agli occhi la matita ne risaltava il colore scuro delle iridi. Caroline la fissò, poi sorrise ed infine ridacchiò.
<< Una strega ed una vampira che si travestono da strega e vampira? >> domandò un po' divertita. Ma né Bonnie né Elizabeth parvero offese.
<< Era molto carina come idea. Sembra quasi che oggi possiamo essere noi stesse. >> rispose Bonnie, guardando poi Caroline.
 
Intanto, all'interno, gli studenti si dimenavano in danze stravaganti e si gettavano di netto negli alcool. Damon era seduto al bancone che avevano allestito per gli alcolici, bibite e cibi vari insieme a Jeremy. Sorseggiava del bourbon mentre Jeremy si guardava intorno.
<< Chi stai aspettando? >> domandò Damon, fissandolo.
<< Bonnie. >> rispose frettolosamente Jeremy mentre si guardava intorno alla ricerca della streghetta.
Damon accennò un sorriso sarcastico e bevve tutto il bicchiere di bourbon d'un sorso. Damon non indossava alcun vestito particolare, in realtà era vestito dei suoi soliti abiti, quella maglietta aderente e stretta nascosta da un giubbotto di pelle che gli dava un'aria tremendamente provocante. Se ne stava al fianco di Jeremy che, invece, aveva deciso di abbinarsi a Bonnie vestendosi da semplice stregone con quell'unico mantello scuro e quel cappello a punta sul capo.
<< Eccola! >> esclamò Jeremy portandosi in piedi.
Immediatamente lo sguardo di entrambi si portò sulle quattro ragazze che fecero il loro ingresso. Bonnie camminava davanti al fianco di Caroline, la quale interpretava una parte davvero magnifica visto il modo in cui si trascinava una gamba come fosse rotta ma manteneva comunque una certa eleganza per il suo lato regale. Proprio dietro di loro Elizabeth camminava al fianco di Elena e Damon non poté non notarle. Ne rimase attratto, le guardava entrambe ed inspiegabilmente si sentì mancare il fiato. Quando si fermarono nel mezzo della folla, Elena si voltò a dire qualcosa verso Elizabeth. Ma lui la sentì, perché voleva sentirla tramite quell'udito sovrannaturale.
<< C'è Stefan di là. Vado da lui. Tu resti con Caroline e Bonnie, no? >> domandò Elena, guardandola sorridente.
<< Certo, non preoccuparti. Non mi perderò. >> le sorrise Elizabeth per rassicurarla e quindi vederla allontanarsi.
La seguì con lo sguardo sino a vederla accostarsi a Stefan. Non si lasciò sfuggire quel bacio veloce che si scambiarono ma nonostante questo...lei si sentì meno turbata. Aggrottò la fronte un po' incuriosita mentre li guardava. Il cuore faceva meno male al vederli insieme e per un attimo si sfiorò le labbra tinte di un rosso acceso come se avesse sentito qualcosa, come se ci fosse qualcos'altro in lei in quel momento. Ma quell'istante fu destato da una voce che la fece sobbalzare volontariamente. Trattenne un urletto che venne ugualmente nascosto dalla musica nel loco quando si voltò di scatto verso Damon che le sorrideva divertito, come un bambino.
<< Damon! >> urlò lei incredula ed ancora spaventata. Si portò una mano al cuore involontariamente per accertarsi che fosse ancora lì.
<< Ti vedevo così immersa nei tuoi pensieri. >> sussurrò lui prendendole una mano a guidandola sino al bancone.
Caroline era andata da Tyler, Bonnie aveva raggiunto Jeremy ed ormai lei era rimasta da sola con Damon. Si fece guidare fino al bancone che avevano allestito per la festa e si accomodò guardando Damon.
<< Allora Damon, da cosa saresti vestito? >> domandò lei alzando un po' il tono della voce visto il casino che c'era lì dentro.
<< Da me stesso. E' ovvio no? >> domandò retoricamente Damon sorridendo sarcastico.
<< Oh, è vero. Non c'è cosa più spaventosa di Damon Salvatore. >> ammise lei ridacchiando.
Lui la guardò per lunghi istanti. Sembrava catturato dalla sua immagine, dal suo comportamento, da quel suo sorriso così acceso nel buio della stanza. Si soffermò più e più volte su quelle labbra restando ammutolito mentre lei lo guardava incuriosita quando d'un tratto qualcuno intervenì: era uno studente presumibilmente al secondo anno. L'aveva visto sempre molto timido nei corridoi, lei, ma l'aveva riconosciuto. Era difficile per lei dimenticarsi un volto, almeno quando poteva contare su tutti i suoi ricordi.
<< Elizabeth! Posso chiederti di ballare o rischio che mi prosciughi? >> domandò il ragazzo divertito, riferendosi al travestimento che aveva lei.
Damon la guardò, la studiò attendendone una risposta. La vide volgere a lui lo sguardo per alcuni istanti e poi lei annuì verso il ragazzo in maniera ingenua.
<< Ritorno fra poco allora. >> sorrise lei verso Damon posandogli una mano su una spalla e si allontanò con il ragazzo.
Il Salvatore restò dubbioso per alcuni istanti. L'espressione mutò perdendo il suo sorriso mentre agitava quel nuovo bicchiere di bourbon che aveva ordinato poco prima di avvicinarsi ad Elizabeth. Seguì la rossa con lo sguardo, la vide inoltrarsi in quella folla al fianco di uno sconosciuto, la vide sorridere e ballare per mano di uno sconosciuto. Era questo, allora, che provava Tristano?, pensò. Ma quando si accorse di essersi fatto sfiorare da un pensiero del genere scosse immediatamente il capo e bevve d'un sorso anche quel bicchiere di bourbon facendosi bruciare la gola dall'alcolico appena ingerito, era oltremodo confuso riguardo tutto ciò in cui vi era Elizabeth, eppure in quell'istante si sentì di nuovo solo. Guardarla ballare con qualcuno lo irritava tanto quanto era fastidioso vedere Elena starsene con Stefan. Una mano sfiorò la sua, sul bancone, una mano fredda, esile e liscia mentre sentì qualcuno accomodarsi al suo fianco. Volse lo sguardo verso la figura e Coraline gli sorrideva provocante. Lui ricambiò quel sorriso riconoscendola immediatamente.
<< Disturbo? >> domandò lei. Quelle labbra accese, quegli occhi chiari penetravano direttamente l'animo di Damon, racchiudevano desiderio.
Damon si dimenticò di Elizabeth, in quell'istante, si dimenticò di Elena e donò a lei tutta la sua attenzione.
<< No, non disturbi affatto. >> rispose.
Quegli abiti aderenti stringevano il corpo longilineo di Coraline, il rossore dei capelli si abbinava con quello delle labbra. Quel sorriso, quelle espressioni atte a provocare, catturarono profondamente Damon.
 
Elizabeth sbucò lentamente fuori dalla massa che si muoveva. Rideva a tratti mentre lo studente di prima l'accompagnava.
<< Volevo ringraziarti per aver ballato con me. >> disse lui, ormai vicino al bancone, sorridendole timido.
<< No ma...grazie a te Joseph. >> rispose lei sorridendogli alla stessa maniera.
Lui abbassò lo sguardo e si accomodò su di uno sgabello subito dopo di lei.
<< Ti sembrerà strano sentirtelo dire. Cioè forse...non è poi così tanto strano. Sei così carina che credo tu ci sia abituata... >> iniziò a dire il ragazzo attirando inevitabilmente l'attenzione di Elizabeth << ...E' che...Tu mi piaci Elizabeth. Sin dal primo giorno in cui ti ho vista. Sei così gentile con tutti, così bella quando sorridi... >> disse e si interruppe come se attendesse una qualche risposta da lei.
Elizabeth lo guardò stranita ma per niente imbarazzata. Ci era abituata, ormai, dopo mille anni. Si zittì e lo sguardo finì per sbaglio oltre la figura di Joseph. Riuscì a vedere qualcosa che si distingueva fra i tanti presenti, qualcosa che le fece sussultare il cuore: Coraline che ballava con qualcuno tra la folla, qualcuno che dava le spalle a lei tanto che non riuscì a riconoscerlo. Qualcuno che la stringeva, la esplorava con quelle mani, la bramava.
<< Io...Ecco... >> sussurrò Joseph.
<< Zitto! >> gli urlò lei inevitabilmente furiosa.
Sentì una fitta al cuore, quasi si sentì male quando riuscì a riconoscere quel qualcuno che danzava con Coraline. La strinse e la baciò, sembrava spogliarla con quel solo bacio. La musica si spense nella sua testa ed Elizabeth non sentiva nient'altro che una sorta di dolore che la attraversava lentamente. Damon stava baciando Coraline. Damon, che le aveva assicurato protezione, che l'aveva baciata, abbracciata, che l'aveva salvata proprio da quella donna e dai suoi complici in quel momento la stava baciando senza preoccuparsi di niente. Joseph volse lo sguardo indietro come se riuscisse a capire quanto stava accadendo e si sentì inopportuno. Sussurrò delle scuse alzandosi ed allontanandosi quando nella mano di Elizabeth un bicchiere venne distrutto sotto la forza della sua rabbia. Coraline la vide, stringeva Damon e le sorrise, le sorrideva provocatoria, soddisfatta. Le sorrideva maligna. Non riuscì ad accorgersi di quei denti che si stringevano e quegli occhi che si iniettavano di sangue dalla rabbia nascosti dal trucco che le aveva messo Bonnie. Lasciò i resti del vetro sul bancone e si voltò di scatto furibonda sentendo la voce di Coraline sussurrare qualcosa a Damon, qualcosa come "qualcuna si sta irritando".
 
Evitò di incontrare qualcuno di conosciuto mentre si dirigeva verso l'uscita della palestra. Percorse quei corridoi furibonda, gli occhi erano rossi, le pupille nere e quelle venature le davano un'aria spaventosa. Il dolore, il disprezzo, la rabbia erano amplificati dalla propria eternità, quei canini si mostravano in un ringhio senza pudore. Raggiunse la porta d'uscita della scuola ed uscì spalancandola con entrambe le mani, i tacchi perforavano il suolo con tutta la forza che lei ci metteva in quei passi. Quando si ritrovò fuori, quando si accorse di essere sola, il sangue negli occhi sostituì le lacrime. Sollevò entrambe le mani e se le passò tra i capelli, li raccolse e li sollevò sin sopra il capo scoprendosi il viso. Si stringeva il labbro inferiore tra i denti per evitare di piangere. Damon stava baciando Coraline, stava baciando la donna che l'aveva minacciata, quella stessa donna di cui aveva bevuto il sangue ed aveva sentito l'aspro e doloroso sapore della verbena. No, non era quello il motivo di tutta quella rabbia, non era Coraline il problema ma era Damon. Non riusciva a spiegarsi come mai sentisse un tale attaccamento a Damon da star male vedendolo con un'altra. Adesso non piangere Elizabeth o scioglierai il trucco, pensò. Ma quell'odore arrivò alle sue narici, l'odore di Damon che la raggiunse di corsa sorpassando la porta d'uscita della scuola.
<< Ehi ehi Elizabeth, non dovresti startene qua fuori. Rischi che qualcuno ti faccia del male. >> disse lui, improvvisando una scusa per farla rientrare.
Lei gli dava le spalle. Si strinse i capelli tra le dita con più forza a sentire quell'affermazione. Lasciò colare un'unica lacrima, quell'unica lacrima che si trascinò il pesante colore nero della matita e lo portò a percorrere l'intera guancia lasciandone una riga imprecisa che si sfumò sul mento. Lei si voltò lentamente, lo guardava infuriata e lui, probabilmente per la prima volta, si sentì incapace di fare o dire qualcosa. La guardò stranito ed una parte di lui avrebbe voluto asciugare quella lacrima. Lei non gli rispose, lui la guardò e la vide allentare la presa tra i capelli facendoli cadere disordinatamente al loro posto. Lui schiuse le labbra, avrebbe voluto dire qualcosa ma non disse niente. Rimase lì fermo a fissarla.
<< Tu non te ne rendi nemmeno conto. >> ringhiò Elizabeth verso di lui interrompendo il silenzio che si era venuto a creare.
Lui sbuffò, poi aggiunse.
<< Di cosa, Elizabeth? Tu stavi ballando con un tuo amico ed io ballavo con una mia amica. >> rispose Damon innocentemente.
<< E tu la chiami AMICA!? >> urlò Elizabeth furiosa, con la stessa espressione di una belva << Lei mi ha... >> stava per dire, ma lui la interruppe.
<< Si certo Elizabeth. Lei ha minacciato di ucciderti e bla bla. Ma adesso è finita. Tristano è morto, fatti meno paranoie. Adesso non ha più niente a che vedere con te. >> le rispose freddo, guardandola.
Lei rimase paralizzata. Quel cuore che incessantemente aveva battuto per mille anni, in quell'istante sembrò fermarsi. Non riusciva a capire se sentirsi ferita o incredibilmente arrabbiata con Damon. Ma tutto il dolore si tramutò in rabbia, tutte le lacrime si tramutarono in sete di sangue. Gli occhi si iniettarono di sangue e le labbra si spalancarono a mostrare due denti aguzzi pronti a perforare la carne del Salvatore. Corse verso di lui, non un corsa normale ma una corsa sovrannaturale nonostante quei tacchi ed afferrò il colletto della giacca di Damon spingendolo contro una parete al fianco della porta di ingresso della scuola. Gli ringhiava furiosa, avrebbe voluto morderlo, quel suo profumo la invitava a farlo. Ma non lo fece. Lui la fissava senza proteggersi, senza contrattaccare.
<< Sei uno stronzo. >> ringhiò verso Damon, non curandosi delle sue origini nobili. Erano andate perse.
<< Eppure lo stronzo ti piace, mi sembra. >> rispose Damon strafottente.
Perché era così? Perché la istigava a fargli del male? Strinse maggiormente la presa sul suo colletto e gli ringhiò ancora una volta, poi una mano si mosse velocemente e perforò il busto di Damon raggiungendo lo stomaco. Gli strappò un gemito ed un'espressione di dolore, sentì il suo sangue macchiare la propria mano. La estrasse subito e si scostò da lui avvicinando le dita sporche alle labbra e leccandole. Nessuno li aveva visti, fortunatamente. Damon si accasciò al suolo doloramente e la guardò furibondo. Eppure quando incrociò lo sguardo di Elizabeth, quella rabbia aveva lasciato spazio al dolore, quegli occhi scuri non facevano altro che dimostrarlo.
<< Come potevi pretendere l'amore di Elena con un simile atteggiamento? >> gli disse in un sussurro tagliente e poi si voltò ripulendosi la mano sporca e lasciandolo lì.
Si allontanò frettolosa. Non voleva che lui la seguisse, non voleva che Damon vedesse ancora le sue lacrime. In realtà, non voleva che Damon la vedesse ancora.
 
Percorreva la strada di notte, da sola. Aveva freddo. Scansava persone ubriache, le trattava come stracci spingendoli via per non essere disturbata e poi stringeva tra quelle braccia esili il suo corpo minuto, avrebbe dovuto portarsi dietro una giacchetta per proteggersi dalla notte. Puntava direttamente alla dimora dei Salvatore e nella sua testa pensava che avrebbe preso Elijah e sarebbe scappata da lì, non aveva più alcuna intenzione di starsene in quella casa inutilmente. Che senso aveva alloggiare con loro? Lei era una Mikaelson, avrebbe dovuto vivere con loro ed invece era in quel posto, aveva sprecato il suo primo bacio con un uomo che ne dava a chiunque e la cosa la turbava incredibilmente. Era per Stefan che continuava a stare lì? Voleva vederlo ogni giorno per pentirsi di non essersi dichiarata molto tempo prima? No, Stefan non c'entrava più niente ormai. Stefan era ormai racchiuso nei sogni persi, Stefan era il motivo per cui avrebbe dovuto conoscere i Salvatore nel 1864 per poi impazzire per Damon. Qualche bambino passava nelle strade più popolate, avrebbero voluto farle uno scherzo o chiederle dei dolcetti ma quel viso macchiato di cosmetici sciolti e lacrime li spaventava e cambiavano strada. Si fermò nel bel mezzo di un marciapiede quando il rumore dei tacchi le permise di accorgersi di una figura che si fermò davanti a lei e quella figura stringeva un pugnale argentato decisamente uguale a quello usato per addormentare gli Originari.
<< Elizabeth Mikaelson. >> mormorò la donna, era Coraline.
Elizabeth si sentì improvvisamente furiosa, avrebbe voluto staccarle la testa in quel preciso istante. Sciolse l'intreccio delle braccia e scrutò minacciosamente Coraline che le sorrideva decisamente soddisfatta.
<< Che peccato averti fatto piangere. Tristano non mi perdonerebbe mai per questo. >> cantilenò Coraline.
<< Ci metto poco tempo a staccarti quella schifosa testa che hai sul collo ed appenderla come addobbo per Halloween fuori casa mia. >> ringhiò Elizabeth, seria ed irritata.
<< Non essere così sicura di te questa volta. Mi è bastato poco tempo per scoprire la tua debolezza, Elizabeth. Anzi, le tue debolezze. Guardati. Damon ti ha davvero spezzato il cuore stavolta. Eppure ti aveva baciata, aveva mostrato di provare dei sentimenti per te... >> stava dicendo ma Elizabeth la interruppe.
<< Stai zitta! >> le urlò stridula, palesando tutta la sua rabbia.
Coraline la guardò incerta, poi ridacchiò.
<< Verbena. Un miscuglio di erbe. Un pugnale fatto con la stessa materia della quercia bianca. Il potere delle streghe ed infine il tuo cuore. Elizabeth, io ti ucciderò stanotte. Non pensi che mille anni siano stati abbastanza? >> domandò Coraline, stringendo il pugnale.
Gli occhi di Elizabeth si iniettarono di sangue, le labbra si spalancarono a mostrare i denti aguzzi e pericolosi.
<< Mi dispiace averti resa il giocattolo di Tristano per così tanto tempo. Quanto? 500 anni? Oh mia povera piccola. >> cantilenò Elizabeth con la stessa cattiveria di cui si nutriva la rossa nei suoi confronti.
Coraline le corse incontro con quella velocità vampirica, brandiva il pugnale pronta ad infilzarlo nel petto di Elizabeth ma quando tese il braccio fu la stessa Elizabeth a reagire velocemente afferrando l'arto teso di Coraline e scaraventandola contro la porta chiusa del giardino di una casa spenta, presumibilmente in quel momento non c'era nessuno lì dentro. Ma lei non si preoccupava di farsi vedere, era soddisfatta del dolore che infliggeva a Coraline.
<< Dimmi Coraline, dove hai preso quel pugnale? >> domandò Elizabeth mentre avanzava verso di lei minacciosa, ticchettando con le scarpette sul marciapiede.
Coraline si portò immediatamente in piedi stringendo con più forza il pugnale, ridacchiava asciugandosi il sangue colato dalle labbra per la botta.
<< Dove l'ho preso? Elizabeth, sai chi custodiva questi pugnali? >> domandò Coraline beffarda.
Elizabeth cessò il suo passo, l'espressione si spense e mutò palesando nient'altro che paura, timore.
<< Elijah... >> sussurrò sgranando gli occhi mentre Coraline rideva.
<< Eh già, proprio lui! Credo che dormirà ancora per un po'. Sai, è difficile liberarsi degli Originari. Ma non posso farlo, Tristano non voleva. >> sussurrò lei ghignando.
Elizabeth raggelò, si sentì nuovamente debole. Nella sua testa si mostrò l'immagine di Elijah addormentato al suolo con un pugnale nel petto, quello stesso pugnale che lo rendeva morto fino a quando non veniva estratto.
<< Elijah.. >> sussurrò singhiozzando Elizabeth, iniziando ad indietreggiare.
Come aveva potuto fare del male ad Elijah? Come aveva potuto Elijah abbassare la guardia davanti a Coraline?
<< Ti manca, Elizabeth? Vorresti correre ad aiutarlo? Non ti senti improvvisamente sola, adesso? E' questo che si prova quando perdi delle persone. Hai perso Damon, gli avrai sicuramente spezzato il cuore con quelle parole. Hai perso Elijah... >> disse Coraline, fermandosi per qualche istante.
Qualcuno bloccò il passo di Elizabeth ma prima che potesse rendersi conto di chi fosse, quelle braccia forti e mascoline la strinsero da dietro tenendo ben scoperto il petto. Le impedivano qualsiasi movimento. Iniziò a dimenarsi, gli occhi si gonfiarono di lacrime dalla paura. Per un istante desiderò che arrivasse qualcuno a salvarla, come era successo nel bosco...ma lei non aspettava Stefan, lei desiderava ardentemente che fosse Damon a salvarla. Una mano le impedì di urlare facendone uscire solo urletti soffocati da quelle dita pesanti.
<< L'ho presa Coraline, muoviti! >> incitò una voce maschile alle proprie spalle. Non la riconobbe, non era nessuno che lei conosceva, ma era certa che fosse un vampiro.
Coraline scattò verso Elizabeth mettendosi davanti a lei. Si accertò che non vi fosse nessuno lì intorno, e nessuno c'era. Si poteva dire fosse una delle strade meno popolate di Mystic Falls, soprattutto ad Halloween, eppure era la strada che portava alla dimora dei Salvatore.
<< Goditi la morte, Elizabeth. Assaggia il suo sapore ancora una volta. >> sussurrò Coraline sadica e poi puntò il pugnale verso il petto della ragazza.
Iniziò a dimenarsi maggiormente. Su quel pugnale c'era verbena, la verbena le faceva male. Afferrò le braccia dell'uomo e vi conficcò dentro le unghie tinte di rosso per la festa ma non riuscì a liberarsi in tempo. In un attimo sentì quel pugnale conficcarsi nel suo petto. Gli occhi si sgranarono, lo sentì infilzarsi nel cuore, lo sentì bloccarne il battito. E la verbena aumentò il dolore, non la uccise immediatamente. Sentiva il petto bruciare, sentiva le forze mancarle, sembrava prendere fuoco all'interno. Ma c'era qualcos'altro, c'era qualcosa di molto più forte, qualcosa che le strappò ogni singolo respiro, le fece essiccare gli organi interni e la pelle. Gli occhi si sbiadirono, la vista si offuscò, stava davvero morendo stavolta. Il colore acceso dei capelli perse il suo colorito e le labbra si incresparono. Morì davvero quella notte, morì la notte di Halloween.
   
 
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