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Autore: Oceanthree    20/10/2012    7 recensioni
“Cosa stai cercando di dirmi papà?” mi guardò negli occhi senza proferire parola: lì, in un solo istante ebbi la riposta. “Per me possiamo restare qui per sempre.” Fece un sorriso soddisfatto, mi diede una pacca sulla spalla e uscì dalla mia stanza tutto fiero. Si vede che ci sperava nella mia risposta: almeno lui ha una buona ragione per sorridere.
Questo era decisamente un segno, dovevo voltare pagina e dimenticare ciò che avevo lasciato in Giappone. O almeno ci dovevo provare.
L'America sarebbe stata la sua nuova casa... e se questo non fosse bastato per opporsi al destino?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 9



Capitolo 9
grigia solitudine





Rimanemmo insieme tutta la notte. Non ci eravamo lasciati neanche per un attimo: lui era stato tremendamente affettuoso nei miei confronti, si era lasciato andare per tutto il tempo.
Quando ricominciai a piangere, baciò le mie lacrime delicatamente mentre il suo sguardo, da sempre apatico, faceva trapelare sempre di più la sua frustrazione. Oramai era chiaro per me che lui soffriva parecchio nel vedermi piangere e questo mi faceva sentire in colpa. Dovevo godermi quest'ultima notte con lui, rendendola più speciale possibile.
Lo facemmo tre volte nel giro della notte e, anche se avremo voluto continuare, non potemmo concludere l'opera perché il sonno ci aveva rapiti dagli albori della mattina.

Mi svegliai verso mezzogiorno. Mi girai immediatamente verso il lato di Akito, ma con una desolante sensazione e rabbia per essermi addormentata in un giorno così importante, iniziai a girare per tutta la casa urlando il suo nome, cercando di capire se era già andato via. Infine guardai nella sua camera e notai che tutto era esattamente come l'aveva trovato il giorno del suo arrivo. Tutto era tornato come e non fosse successo nulla. Avevo forse sognato di ritrovarmi tra le sue forti braccia? A quel pensiero non riuscii a trattenere le lacrime, le mie gambe si fecero improvvisamente deboli e, tra un singhiozzo e l'altro, riuscii a intravedere un biglietto bianco sopra il cuscino rosa del letto.
Mi avvicinai repentinamente verso quella fonte di speranza e lessi con il cuore in gola.

Ti ringrazio per l'ospitalità, Sana.
Prenditi cura di te, ti auguro di essere felice.
Akito

Queste erano esattamente le parole che ci si poteva aspettare da Akito Hayama, il ragazzo che non mostra mai ciò che pensa, che si nasconde dietro i suoi occhi duri e profondi. Questo è tutto ciò che mi rimane di lui. Un un piccolo biglietto stropicciato. L'unica prova di aver realmente vissuto questa notte talmente bella quanto terribile. A quei pensieri, le mie lacrime, non solo mi bagnarono il viso, ma anche il petto, le gambe e il pavimento.

*****

Gli aeroporti sono la mia passione, come potevo non aver mai notato però quanto possano diventare uno dei luoghi più tristi? Guardandomi intorno potevo vedere solo persone che partivano, accompagnate dai loro cari e delle scene da film; persone che si abbracciavano con sentimento, persone che si salutavano da lontano con gli occhi grondanti, e persone come me che, per non vivere quella scena, si avviavano da sole al check in.

Il mio occhio da esperto non poteva non emergere tra i pensieri tristi. Notai che l'aereo era molto grande, un aereo di linea nuovissimo. Aveva delle prestazioni pari a quelle di un tornado.
Sapevo che quei pensieri non potevano annidare la mia mente ancora per molto, ma ci provai.
Dopo circa un ora di viaggio riuscii a passare qualche minuto nel sonno, ma senza addormentarmi definitivamente. Ogni volta che riaprivo gli occhi e guardavo dal finestrino, tra le nuvole, riuscivo a scorgere solo il suo volto.
Non potevo non pensare a quella notte, tanto, troppo bella.
Ero riuscito ad amarla incondizionatamente, senza pensare ai risvolti negativi, a ciò che avrei provato la mattina dopo sapendo di dover partire.
La penombra della notte disegnava dolcemente i suoi sinuosi lineamenti, sembrava quasi un illusione; ma lei era realmente là, più bella che mai, ad aspettare un nuovo bacio, una nuova carezza.
Mentre lei all'alba riuscì a prendere sonno, io non potei dormire. Continuai a rimanerle abbracciato fino a metà mattina: volevo sentire il calore del suo corpo sul mio, fino alla fine. L'osservai per qualche minuto un'ultima volta; gli scostai i capelli dal viso e osservai più da vicino i suoi lineamenti, così da poterli stampare a fuoco nella mia mente e da poterli portare sempre con me.
Dopo aver preparato le valigie e dopo svariati tentativi nello scrivere un misero biglietto, che si rivelò un completo fallimento, mi avviai verso la porta, uscendo in silenzio per non svegliarla.
Quella mattina avevo provato delle emozioni contrastanti, che non avevano niente a che fare con il senso di colpa di aver tradito mia moglie. Poteva veramente chiamarsi tradimento, quello lì? Tecnicamente sì, ma non riuscivo a vederlo come una cosa sporca, sbagliata. Per la prima volta dopo tanto tempo mi ero sentito esattamente dove dovevo stare, in completo equilibrio, come se il mio posto fosse solo quello, come se lo scopo della mia vita fosse proprio quello di stare accanto a lei, e di non lasciarla mai. Dall'altra parte però, quella sensazione di smarrimento, di ferita lacerante, che pesavo di aver dimenticato, era tornata a infestare il mio cuore, sempre più insofferente a quel genere di sensazione; come se non avesse provato altro nella vita, come se volesse un attimo di tregua. Questo era successo nello scrivere quel biglietto. Sapevo che sarebbe rimasta delusa e ancora più amareggiata leggendo quelle semplici parole di cortesia, come se fossimo stati degli estranei per tutto il tempo. Una piccola parte di me, quella irrazionale, mi portava ad avercela ancora un po' con lei per quello che mi faceva provare, per la pace che sapevo non mi avrebbe mai regalato lontano da lei. Il fatto di non poterla avere mai completamente mi faceva diventare matto e mi portava ad amarla e odiarla allo stesso tempo: la odiavo per la sua bellezza, per il suo buonumore, per la sua vitalità che non avrei mai più potuto accarezzare se non in qualche dimensione onirica. La mia croce, la mia passione, la mia ossessione di sempre: Sana Kurata.

L'America era caotica esattamente come quando l'avevo lasciata; L.A. non era di certo mutata.
Decisi di avviarmi verso casa mia: dovevo affrontare la situazione e prendermi le mie responsabilità, anche se dopo quello che era successo in Giappone, sarebbe stato più difficile di prima.
Già all'ingresso notai la disposizione dei mobili cambiata, un profumo di rose e una temperatura degna del mese di Dicembre.
Entrai in cucina e la vidi seduta sulla sedia, leggendo un libro di ricette.
“Come mai sei già qui?” Non si voltò, ma notai che il sua pancia era diventata leggermente convessa.
“Il progetto non era stato approvato correttamente e forse questo intaccherà il mio lavoro in Giappone.” Questo era tutto ciò che avevo da dire. Non mi andava di dire nient'altro.
“Dove vai adesso?” mi fermò proprio mentre stavo tornando in camera mia, ancora senza voltarsi. La sua voce apatica mi faceva sentire avvilito.
“Vado a sdraiarmi, sono stanco”
“Ci sono delle cose che dobbiamo chiarire prima, Akito.”

*****

Tra le lacrime e i miei singhiozzi sentii il campanello suonare. Avevo realmente voglia di ricevere visite? Non riuscii a formulare completamente quella domanda che una voce femminile da dietro la porta mi rassicurò.
“Sana sono tua madre, vuoi aprirmi per favore? Lo so che sei in casa, ho visto la tua macchina nel corti...” non la feci finire.
Alla sua vista non potei far altro che scoppiare in lacrime più di prima.
L'abbracciai sulla porta e lei, interdetta, non poté fare altro che stringermi e consolarmi, come faceva durante la mia infanzia.
Dopo qualche minuto la feci entrare e chiusi la porta. Lei si sedette sul divano e mi fece cenno di mettere la testa sulle sue gambe. Così feci.
“Sono venuta a trovarti perché sono due settimane che non ti fai sentire, mi sono preoccupata.” La sua voce calda mi riscaldava il cuore, ormai stropicciato e incompleto proprio come il biglietto che mi aveva lasciato Akito.
“Vuoi dirmi cosa è successo?” continuò calma.
Rimasi in silenzio per un po' fino a quando trovai il fiato per parlare.
“Akito è... tornato in America” La mia voce era tremante e poco chiara, ma mia madre avrebbe colto lo stesso il messaggio.
“Lo immaginavo cara” fece una pausa, un sospiro, e poi continuò “forse ho sbagliato a suggerirti di aiutarlo a sistemarsi”.
“Non l'ho solo aiutato a sistemarsi, l'ho invitato a stare qui” le carezze sui miei capelli divennero colpi di martello di plastica.
“SEI UNA SCIOCCA! SAPEVI CHE SAREBBE ANDATA A FINIRE COSI'! COME POTEVI PRETENDERE DI VIVERE CON LUI COME SE FOSTE DUE FRATELLINI?!” non finiva di darmi colpi con il suo martello giallo e rosso.
“Mamma piantala, non ho voglia adesso di discutere” all'udire della mia voce ancora apatica si calmò e continuò ad accarezzarmi la testa.
“Scusa tesoro... ma come ti è venuto in mente di invitarlo a stare qui?”
“Non lo so! Mi è venuto spontaneo” singhiozzai ancora e ancora tra le braccia di mia madre che stava in silenzio.
“Sapevo infondo che sarebbe andata a finire così, ma non ho resistito: Akito Hayama è sempre stato il mio punto debole.” Continuai, tra le lacrime.
“Ieri notte... per la prima volta dopo tanto tempo... non mi sono sentita più sola... ma ora, lo sono nuovamente e più di prima!” I miei singhiozzi si fecero sempre più deboli fino a quando mi sorprese, finalmente, un gran sonno.





Angolo autrice

Salve a tutti :)
Lo so, lo so, sono sparita dalla circolazione e chiedo umilmente scusa. È stato un periodo faticoso per me e non ho proprio avuto tempo di aggiornare.
Non me la sentivo di abbandonare questo progetto, anche perchè in effetti gran parte del lavoro è stagnante nel mio pc... e poi, questa è la prima storia che ho pubblicato e si merita una conclusione.
Detto questo, non posso promettere aggiornamenti costanti e veloci, mi sento solo di promettere che questa storia avrà una fine.
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento anche se breve :)
un bacio, a presto!



  
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