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Autore: voiceOFsoul    20/10/2012    2 recensioni
Cris, uno studente universitario fuori sede, si ritrova dopo un anno a non aver ancora trovato nessuno con cui condividere la sua esperienza. La sua vita, però, sta per avere una svolta. Sia in facoltà che a casa le cose cambieranno e nelle sue mani si intrecceranno molti destini.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Una semplice serata con amici era servita a sdrammatizzare ciò che era successo. La domenica l'avevo passata con Meg, passeggiando sulla spiaggia deserta. Fare l'amore per tutta la notte e poterla baciare in ogni momento erano cose che un tempo non avrei mai apprezzato e a cui, invece, avrei volentieri fatto l'abitudine insieme a lei.

Il lunedì mattina l'avevo accompagnata in auto fino in città. Ludovica ci aveva aspettato in stazione. Fino a pranzo stettero insieme per recuperare un po' del tempo perso e poi Meg dovette affrontare il rientro all'istituto. Mi raccontò poi che era stato meno traumatico di quanto non sospettasse perché il centro dove era stata si era messo in contatto con loro non appena le avevano dato la libera uscita. Solo la signora Alice-Mama era stata scontrosa con lei e le aveva fatto una bella sgridata, ma su questo nessuno aveva dubbi.

Io, invece, ero tornato subito a casa dopo averla affidata a Ludovica. Mia madre e mio fratello avevano bisogno di me. E poi non mi sarei perso la scena di mio padre che andava via per niente al mondo. Probabilmente posso essere tacciato di cattivo figlio, ma quando quel martedì pomeriggio chiuse la porta alle sue spalle mi sentii un peso cadere dal petto. Le sue ultime parole per noi furono "vi manderò quanto volete". Nessuno di noi si aspettava di meglio da lui. Quando sentimmo il taxi partire, ci abbracciammo. Noi tre ci saremmo bastati, lo avevamo sempre fatto.


Trascorsi la settimana a casa. Mi godetti un po' di pace e finalmente rividi la serenità far parte della mia famiglia. Il Dottor Giannusi venne a trovarci la Domenica di Pasqua, portando un grande cesto di vivande. Lo accogliemmo come non avevamo mai creduto di poter fare. Non sarebbero certo venuti allo scoperto come coppia pubblica così all'improvviso, ma eravamo tutti contenti che potessero finalmente coltivare il loro amore al di fuori di scappatelle improvvisate.

Per quanto riguarda Meg, aveva ricevuto nuovamente restrizioni per essere scappata senza preavviso. Una delle istitutrici la accompagnò per le sue due visite a settimana al centro e per il resto del tempo restò chiusa nella sua casetta. Il tempo che non passava al telefono con me o Ludovica, lo trascorreva sugli appunti di Reti. Era forte. Era un'altra Meg. Era la nuova Meg. Era la vera Meg. Era finalmente rinata.


Quel mercoledì mattina era la prima volta che ci incontravamo di nuovo. Il grande cancello grigio dell'ingresso della facoltà riluceva adesso come il più magico ingresso del mondo delle favole. Mi aveva condotto a nuovi amici, a nuove esperienze, ma soprattutto a Meg. Quando mi vide, mi saltò in braccio baciandomi. Era la prima volta che ci mostravamo in facoltà, ma tutto sembrava così naturale! Percorrere il vialetto mano nella mano, prendere il caffè giocherellando coi suoi capelli, aspettare gli amici abbracciati sotto il piccolo gazebo rubando baci sotto gli occhi di tutte quelle persone stupite dalla sua ricomparsa. Dovetti separarmi da lei all'arrivo di Marco e Terry. Era la prima volta che potevano riabbracciarla e non potevo privargliene, ma lasciare le sue braccia fu comunque difficile. Ludovica arrivò dopo poco, completando, finalmente, di nuovo, il nostro quintetto.

Quando si fece l'orario giusto, ci avviammo verso il corridoio dove erano alloggiati gli studi dei Professori e cercammo quello del Professore di Reti. Meg bussò. Il cuore le palpitava un po' più velocemente, le si leggeva nel rossore delle guance. Era preoccupata più di un normale esame e continuava a stropicciarsi i polsini della maglia.
- Avanti! - La solita voce distratta del Professore ci diede il permesso di aprire la porta.
Tutti e cinque ci riversammo nello studio. Meg era la prima della fila e continuava a stringermi forte la mano, mentre si mangiucchiava il pollice dell'altra.
- Buongiorno Professore. - Interruppe il silenzio Terry.
- Oh, salve a voi. - Disse alzando finalmente gli occhi dalle sue carte. - Signor Liotta buongiorno! - A quel saluto personalizzato tutti ridacchiarono. - Che ci fate qui di buon'ora? -
- Si ricorda quell'esame sospeso? La nostra collega che era... - Non sapevo come concludere la frase. Mi sembrava tutto troppo brutto.
- Scappata. - Concluse Meg, guardandomi sorridendo. Poi si rivolse al Professore. - Sono io, Professore. E come vede, sono tornata. -
La fissò un po' come se stesse cercando di ricordarla, ma l'unica cosa che notò, a quanto dimostrò, fu il nostro tenerci per mano. Sorrise divertito. - Eh bravo al Signor Liotta. L'avevo detto io che sareste finiti insieme! -
Arrossii vistosamente mentre gli altri, Meg compresa, non riuscirono più a trattenere le risate.
- E allora signorina. - Ci interruppe serio il Professore. - Se lascia andare un paio di minuti il suo fidanzato, possiamo subito completare l'esame se se la sente. -
- Certo Professore. - Meg sorrise radiosa, mi diede un bacio sulla guancia e mi lasciò la mano per andarsi ad accomodare sulla poltroncina all'altro capo della scrivania del Professore. Noi uscimmo, restando davanti alla porta ad osservare l'esame. Era visibilmente agitata, ma era altrettanto palese la sua preparazione e la sua bravura. Appena il Professore terminava la domanda, lei iniziava a sommergerlo col suo fiume di parole perfettamente coordinate.

Mentre il Professore stava per iniziare la terza domanda, Marco mi mosse il gomito per richiamare l'attenzione.
- Se la sta cavando alla grande. Andiamo a prenderci un caffè? -
Avrei voluto dirgli di no. Avrei voluto passare il resto dell'ora e anche molto di più a guardare Meg affrontare il suo esame e darle il mio sostegno, anche se non le necessitava. Ma io e Marco avevamo un discorso in sospeso dal giorno in cui avevamo scoperto la sparizione di Meg. Non avevo più uscito l'argomento, neanche quando fingevamo di aver tutti superato la cosa, ma ora che le acque di erano finalmente calmate, volevo fare l'amico decente.

- Come sono andate le vacanze di Pasqua? - Gli chiesi mentre prelevavamo contemporaneamente il nostro caffè dalle due macchinette vicine.
- Bene. - Disse quasi senza neanche pensarci. - Molto bene. - Aggiunse poi sottovoce, ridacchiando tra sé.
- Ehi! Qui qualcuno ha qualcosa da dirmi per caso? - Aprii la porta e ci avviammo verso il giardinetto.
Lo vidi arrossire mentre miscelava il caffé. - Forse. -
- Avanti, parla. Non fare il prezioso. -
Marco si dedicò ancora per un po' a guardare il caffé girare sotto l'influenza del bastoncino trasparente. Poi mi guardò sorridente. - C'è una persona. Una persona con cui mi sto sentendo da un po'. -
- Da un po' quanto? -
Si passò una mano tra i capelli rossi, mordendosi il labbro lateralmente. - Da Gennaio in realtà. -
- Cacchio! Dimmelo dopo, eh! In fondo sono passati solo tre mesi. -
- Io in realtà volevo dirtelo quando ci siamo visti la prima volta, ma poi è successo il finimondo con Meg e... -
- Già. Credo di doverti delle scuse. -
- E per cosa? Tu eri preso dalla situazione ed è normale. Non era il caso di romperti anche con le mie cazzate. -
- Ma scherzi? Sei mio amico e non avrei dovuto... -
- Cris, davvero, non mi devi nessuna scusa. -
Guardai per un po' il bicchiere sentendomi in colpa. - E chi è questa persona? -
- Ti ricordi Maria, no? -
- Non dirmi che ti sei preso una cotta per una ragazza! Per di più un'ingegnera! - Cercai di sdrammatizzare.
Marco rise. - No, no! Oddio, no! - Bevve il caffè tutto d'un sorso. - Non che non le piacerebbe eh! -
- E questo l'abbiamo capito tutti. -
- Sai che continuava a chiedermi di uscire da quando ci siamo incontrati al centro commerciale dopo Torre del Vetro, no? Una sera ho accettato. Volevo parlare chiaramente e dirle la verità. Il caso, però, ha voluto che suo cugino arrivasse improvvisamente dall'Irlanda e che, per non lasciarlo solo, la nostra mezza specie di appuntamento diventasse un'uscita a tre. E così ho conosciuto Finn. C'è stata subito una bella intesa tra di noi. La mattina dopo mi sono offerto per portarlo a fare colazione in un bel posticino dato che Maria aveva lezione presto. Abbiamo parlato un sacco, davvero. - Arrossì ancora di più.
- Scusa se te lo chiedo, ma come hai capito che lui... sì, insomma, che anche lui era... -
- Gay? - Disse ridendo. - Puoi dirlo tranquillamente Cris, non è un insulto. -
- Sì, scusa. - Fui io ad arrossire, di nuovo imbarazzato.
- Non l'ho capito. Anche perché in realtà non lo era. O non lo è. Non so dirtelo con precisione. - Lo guardai un po' perplesso. - Sì, insomma. Mi è piaciuto subito e ho provato a fare amicizia con lui per tastare il terreno ma non sapevo se sarebbe andata o no. Poi Meg è scappata e non ci siamo più visti. Quando è tornato in Irlanda è stato lui a contattarmi di nuovo e abbiamo preso a sentirci regolarmente quasi e continua a darmi corda, anche quando faccio qualche battuta che si spinge un po' in là. Però non ho ancora la certezza che mi contraccambi pienamente. - Improvvisamente il rossore del suo viso scomparve e ritornò il suo naturale pallore. - Oh, Cris! Sono così confuso! Mi piace un sacco parlare con lui e credo di starmi davvero innamorando, ma ho un casino di paura di essere rifiutato. E se a lui piacciono le donne e mi sta solo prendendo per il culo? O se è un tipo come Andrea? Tornerà in Italia a Maggio e io non so che fare. -
Restai a riflettere. Cosa ne sapevo io dei rapporti di quel genere? Nulla. Ma non dovevano discostarsi poi così tanto da quelli che avevo sempre avuto. - Credo che dovresti parlargli col cuore in mano e vedere come va a finire. Meglio capire subito come vanno le cose. Più tempo passa più può essere doloroso. -
Restò un po' in silenzio. - Mi sa che hai ragione. -
- E dovresti dirlo anche a Maria! - Mi permisi di aggiungere.
Sorrise. - Mi sa che hai ragione anche su questo. -

- Chi ha ragione su cosa? - Chiese Ludovica uscendo dalla porta.
- Come è andata? - Le chiedemmo senza risponderle.
- Perchè avete chiesto a me? -
Fece una faccia quasi schifata e, scostandosi, ci indicò Meg. Ferma sulla soglia, si guardava tristemente la punta delle scarpe, graffiandosi i polsi. Mi alzai immediatamente per raggiungerla.
- Che è successo? - Le domandai sottovoce accarezzandole i capelli.
Sollevò lo sguardo a guardarmi. Non riuscii a comprenderlo.
- Scusate! - Parlò nuovamente Ludovica. - Ho sbagliato domanda. Avrei dovuto dirvi: perché lo avete chiesto? - Iniziò a ridere guardando Meg.
Lei, guardando l'amica, non riuscì può a reggere la sua farsa e la seguì nella sua risata. Io e Marco le guardammo ancor più sconcertati, finché non si decisero a dirci che, come sempre, Meg aveva fatto un figurone e aveva aggiunto un altro bel 30 e Lode alla sua lunga lista di successi universitari. Appena iniziammo a festeggiarla abbracciandola, anche Terry uscì fuori. Era rimasta dentro perché notoriamente incapace di fingere che sia successa una cosa brutta davanti a una bella notizia.

   
 
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