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Autore: Frulli    03/05/2007    3 recensioni
Prequel del film "300". Come, secondo la mia fantasia, si sono conosciuti Re Leonida e la Regina Gorgo; come una ragazza, una spartana, deve combattere per la propria libertà, contro suo padre, contro le leggi, contro gli dèi stessi. Tutto per un oracolo...
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 3: il tramonto

Capitolo 3: il tramonto

Il sole stava per morire, oltre le montagne innevate. Il cielo lentamente si dipinse di un profondo rosso sangue con sfumature d'arancio. I cittadini - uomini, donne e bambini - uscirono dalle loro case per dirigersi al gymnasion, dove si sarebbero svolte le gare atletiche femminili.

Nel salone accanto al grande cortile interno, le allieve ricevevano le ultime raccomandazioni dalle loro insegnanti.

Gorgo, seduta ad un angolo del salone, ascoltava con attenzione le parole di Filorome.

– L’unica cosa che ti raccomando è di tenere sempre, e dico sempre, il viso difeso con i pugni. Non lasciare nessuno spiraglio di speranza all’avversario! Quando non la colpisci, piega appena il busto: potrai difenderti meglio dai suoi possibili attacchi. Equilibra il peso del corpo con le gambe, calcola bene la distanza prima di colpire e se lei ti colpisce, non farti prendere dal panico: alzati subito, anche se il dolore è insopportabile; in questo modo non le mostrerai nessuna debolezza. Non devi ucciderla, ma devi farle più male che puoi. Tutto chiaro? – spiegò con calma la donna, osservandola dritta negli occhi.

Gorgo ripeté a mente tutte le ultime istruzioni della maestra, poi annuì, mentre fasciava di cuoio le sue mani, fino alle nocche.

– Tutto chiaro – rispose.

– Bene…vieni, esercizio di respirazione – le disse infine la donna. Entrambe si alzarono e con calma rilassarono i muscoli, semplicemente inspirando ed espirando. Intanto nella propria testa ripeteva tutte le qualità che una spartana doveva possedere e che sicuramente le potevano essere d’aiuto, almeno alcune di esse: fedeltà al marito e alla patria, amore per questi e per i figli, coraggio, forza, senso della giustizia, della pace, della libertà, moderazione, temperanza, astuzia, intelligenza, rispetto per i sovrani e le leggi.

Tuttavia la ragazza non faceva che pensare a quel che sarebbe accaduto al sorgere del sole: avrebbe lasciato Sparta, per sempre; non si sarebbe più allenata, non sarebbe mai stata orgogliosa di generare figli forti e robusti. Sarebbe invece stata schiava di quei perversi animali, costretta a dare loro il suo corpo.

- Gorgo, calmati. Non pensarci, pensa alla gara! – sussurrò la sua maestra che subito aveva intuito il motivo della sua tensione.

– Scusami – rispose solamente Gorgo, sospirando e chinando il capo. La donna la osservò, non sapendo in che modo confortarla, visto che niente avrebbe potuto salvarla da quel destino a lei tanto avverso.

Quando non udirono nessun rumore provenire dal cortile, le allieve si posarono sulle spalle un mantello rosso, simile e quello dei soldati, che celava tutto il corpo nudo. La campionessa Bias si avviò verso il cortile, preceduta dalla sua istruttrice. Gorgo la osservò: era più alta di lei ed anche se aveva la corporatura molto agile e snella, le sue braccia e le sue gambe erano forti.

– Non farti ingannare dalla sua corporatura, Gorgo – disse subito Filorome all'allieva.

– Oh no, certo – rispose ironica Gorgo. Le due donne si sorrisero, quindi attesero il loro turno.

Sentivano gli applausi dei cittadini e vedevano tornare nel salone le avversarie di Bias, malconce, con ossa rotte, alcune addirittura piangenti. Deve essere davvero forte e imbattibile come dicono, se riesce a far piangere una ragazza spartana…Ebbene, ha trovato pane per i suoi denti! Pensa al lupo, pensa al lupo sconfitto…,pensò insistentemente Gorgo. Socchiuse gli occhi e rilassò di nuovo i muscoli.

Finalmente giunse la sua volta. Si alzò, si sistemò bene il manto rosso e senza nulla dire si avviò verso il cortile esterno, preceduta dalla sua maestra. Preparati, oh lupo selvaggio: il tuo cacciatore sta per giungere e non andrà via fin quando non ti avrà sconfitto..., pensò mentre varcava la soglia del cortile.

La luce della luna e il cielo trapuntato di stelle luminose furono le prime cose che vide. Seguirono poi le fiaccole che circondavano il terreno, Bias al centro del cortile, gli spettatori. Mentre ancora i cittadini la stavano applaudendo, la sua istruttrice la condusse davanti il sovrano. Entrambe s'inchinarono, in segno di rispetto. Nel risollevarsi, Gorgo incrociò lo sguardo con quello del Re, che la osservò senza nessun'espressione nel volto statuario. Dopo fu la volta dei membri del Consiglio: suo padre le diede la benedizione, come era d’uso prima delle lotta. Filorome infine si sedette in un angolo del cortile quadrato e Gorgo avanzò lentamente al centro, ancora vestita del mantello.

Una di fronte all’altra, le due ragazze si osservarono senza nulla dire, a quattro metri di distanza. Poi Gorgo aprì appena le braccia e il manto di porpora cadde ai suoi piedi, dolcemente. La luna si rifletteva sulla sua pelle, sui piccoli seni, sulla nuda schiena, sui neri ricci legati, sulle sode natiche e sulle agili gambe. Un corpo perfetto, di cui la sua maestra si vantava con le altre istruttrici e che generava una segreta gelosia da parte delle altre allieve.

Secondo il regolamento, la campionessa aveva il diritto a colpire per prima, quindi subito Gorgo divaricò le gambe e si mosse in posizione di difesa, attenta ad ogni singolo respiro di Bias. La sua avversaria attese molti minuti prima di correre verso di lei e di sganciare una serie di pugni e calci che Gorgo evitò con semplici parate. Una classica tattica di chi non ha nessuna tattica!, pensò divertita. Fece una ruota su se stessa, saltò ed atterrò dolcemente, flettendo le ginocchia.

Il combattimento era molto veloce: le due ragazze non avevano mai i piedi fermi, e le braccia si muovevano di continuo, proteggendo, parando e sferrando pugni. Entrambe erano forti e abili, ma Bias aveva di certo la meglio. La sua stazza non le permetteva di essere agile come Gorgo, ma una volta che riusciva a prenderla la riempiva di colpi senza che lei potesse far nulla. All’ennesimo colpo, Gorgo venne scaraventata dall’altra parte del cortile. Strisciò per qualche metro, poi si fermò, inerme. Aprì lentamente gli occhi gonfi di dolore, sentiva la voce di Filorome, a pochi metri da lei: - Alzati…!- , sentiva la voce della sua mente: - coraggio, forza, astuzia, intelligenza…- . “Astuzia”, ripeté nella sua mente, mentre faceva leva con le braccia e si sollevava sulle gambe tremanti.

Bias le venne incontro, non dicendo nulla ma guardandola con crudeltà. Gorgo sollevò lentamente lo sguardo da terra e nei suoi occhi neri si intravide la sua forza, il suo onore, il suo orgoglio…Sparta stessa. Bias l’afferrò per il collo, sollevandola dal terreno.

- Fermate il gioco! – esclamò in un sussurro Ektha, madre di Gorgo.

– No! Fermi…- ribatté subito Leonida, sollevando appena il braccio. Osservò Gorgo rimanere immobile, pendere come morta; osservò la distanza tra il suo corpo e quello di Bias: non sarebbe riuscita a colpirla con la testa, né con le braccia, ma forse…

Lentamente, l’espressione di dolore di Gorgo mutò in un’espressione di furore. Lanciò un gridò profondo e furioso. Le sue gambe si sollevarono ed insieme andarono a colpire il volto di Bias con un agile movimento. L’avversaria lanciò un grido e lasciò la presa dal suo collo, facendola cadere a terra. Entrambe rimasero immobili sul terreno, mentre gli spettatori applaudivano, dando coraggio a Gorgo e rabbia a Bias.

La figlia di Ebdacle si sollevò prima della sua avversaria e le corse incontro, mentre la vedeva rialzarsi a fatica, il viso sporco di sangue. Bias non fece in tempo a scostarsi e Gorgo, a meno di un metro da lei, si sollevò in aria e ripeté la mossa di prima, colpendola al petto questa volta. Bias arretrò di qualche passo. Batté la schiena contro il muro del cortile e cadde in ginocchio, dolorante, a capo chino, mentre gocce di sangue cadevano sulla sabbia. Gorgo non si lasciò sfuggire quell’occasione e come una Menade impazzita sollevò una sola gamba colpendo la ragazza dietro il cranio con il tallone. Bias gemette e cadde faccia avanti, immobile.

Un profondo silenzio cadde sull’arena intera. Gorgo osservava incredula la sua avversaria, svenuta, sconfitta. Poi sollevò lentamente il capo, puntando gli occhi sul Re, lontano, mentre il corpo tremava lievemente. Leonida osservò ammirato quella ragazza, apparentemente così fragile, che si ergeva davanti il suo nemico, come egli stesso si era eretto davanti al lupo vinto. Si alzò dal suo seggio e battè le mani in direzione di Gorgo. Tutti allora si alzarono dai loro posti, applaudendo ed elogiando la campionessa.

– Brava, bravissima! – esclamò felice la sua maestra che le si avvicinò velocemente. Per un attimo Gorgo si sentì le gambe cedere ma subito la donna la sollevò per le spalle, conducendola verso il salone laterale. Per un attimo Gorgo si volse verso Leonida, ancora in piedi ad applaudirla. Al suo sguardo, il principe chinò appena il capo, in segno di saluto e rispetto.

  
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