Capitolo 3: il
tramonto
Il sole stava per morire, oltre le montagne innevate. Il cielo
lentamente si dipinse di un profondo rosso sangue con sfumature d'arancio. I
cittadini - uomini, donne e bambini - uscirono dalle loro case per dirigersi
al gymnasion, dove si sarebbero
svolte le gare atletiche femminili.
Nel salone accanto al grande cortile interno, le allieve
ricevevano le ultime raccomandazioni dalle loro insegnanti.
Gorgo, seduta ad un angolo del salone, ascoltava con attenzione le
parole di Filorome.
– L’unica cosa che ti raccomando è di tenere sempre, e dico
sempre, il viso difeso con i pugni. Non lasciare nessuno spiraglio
di speranza all’avversario! Quando non la colpisci, piega appena il busto:
potrai difenderti meglio dai suoi possibili attacchi. Equilibra il peso del
corpo con le gambe, calcola bene la distanza prima di colpire e se lei ti
colpisce, non farti prendere dal panico: alzati subito, anche se il dolore è
insopportabile; in questo modo non le mostrerai nessuna debolezza. Non devi ucciderla,
ma devi farle più male che puoi. Tutto chiaro? – spiegò con calma la donna,
osservandola dritta negli occhi.
Gorgo ripeté a mente tutte le ultime
istruzioni della maestra, poi annuì, mentre fasciava di cuoio le sue mani, fino
alle nocche.
– Tutto chiaro – rispose.
– Bene…vieni, esercizio di respirazione – le disse infine la
donna. Entrambe si alzarono e con calma rilassarono i muscoli, semplicemente
inspirando ed espirando. Intanto nella propria testa ripeteva tutte le qualità
che una spartana doveva possedere e che sicuramente le potevano essere d’aiuto,
almeno alcune di esse: fedeltà al marito e alla patria, amore per questi e per i figli,
coraggio, forza, senso della giustizia, della pace, della libertà, moderazione,
temperanza, astuzia, intelligenza, rispetto per i sovrani e le leggi.
Tuttavia la ragazza non faceva che pensare a quel che sarebbe
accaduto al sorgere del sole: avrebbe lasciato Sparta, per sempre; non si
sarebbe più allenata, non sarebbe mai stata orgogliosa di generare figli forti
e robusti. Sarebbe invece stata schiava di quei perversi animali, costretta a
dare loro il suo corpo.
- Gorgo, calmati. Non pensarci, pensa alla gara! – sussurrò la sua
maestra che subito aveva intuito il motivo della sua tensione.
– Scusami – rispose solamente Gorgo, sospirando e chinando il
capo. La donna la osservò, non sapendo in che modo confortarla, visto che
niente avrebbe potuto salvarla da quel destino a lei tanto avverso.
Quando non udirono nessun rumore provenire dal cortile, le allieve
si posarono sulle spalle un mantello rosso, simile e quello dei soldati, che
celava tutto il corpo nudo. La campionessa Bias si avviò verso il cortile,
preceduta dalla sua istruttrice. Gorgo la osservò: era più alta di lei ed anche
se aveva la corporatura molto agile e snella, le sue braccia e le sue gambe
erano forti.
– Non farti ingannare dalla sua corporatura, Gorgo – disse subito
Filorome all'allieva.
– Oh no, certo – rispose ironica Gorgo.
Le due donne si sorrisero, quindi attesero il loro turno.
Sentivano gli applausi dei cittadini e vedevano tornare nel salone
le avversarie di Bias, malconce, con ossa rotte, alcune addirittura piangenti. Deve essere davvero forte e imbattibile come
dicono, se riesce a far piangere una ragazza spartana…Ebbene, ha trovato pane
per i suoi denti! Pensa al lupo, pensa al lupo sconfitto…,pensò
insistentemente Gorgo. Socchiuse gli occhi e rilassò di nuovo i muscoli.
Finalmente giunse la sua volta. Si alzò, si sistemò bene il manto
rosso e senza nulla dire si avviò verso il cortile esterno, preceduta dalla sua
maestra. Preparati, oh lupo selvaggio: il
tuo cacciatore sta per giungere e non andrà via fin quando
non ti avrà sconfitto..., pensò mentre varcava la soglia del cortile.
La luce della luna e il cielo trapuntato di stelle luminose furono
le prime cose che vide. Seguirono poi le fiaccole che circondavano il terreno,
Bias al centro del cortile, gli spettatori. Mentre ancora i cittadini la
stavano applaudendo, la sua istruttrice la condusse davanti il sovrano. Entrambe
s'inchinarono, in segno di rispetto. Nel risollevarsi, Gorgo incrociò lo
sguardo con quello del Re, che la osservò senza nessun'espressione nel volto
statuario. Dopo fu la volta dei membri del Consiglio: suo padre le diede la
benedizione, come era d’uso prima delle lotta. Filorome infine si sedette in un angolo del
cortile quadrato e Gorgo avanzò lentamente al centro, ancora vestita del
mantello.
Una di fronte all’altra, le due ragazze si osservarono senza nulla
dire, a quattro metri di distanza. Poi Gorgo aprì appena le braccia e il manto
di porpora cadde ai suoi piedi, dolcemente. La luna si rifletteva sulla sua
pelle, sui piccoli seni, sulla nuda schiena, sui neri ricci legati, sulle sode
natiche e sulle agili gambe. Un corpo perfetto, di cui la sua maestra si
vantava con le altre istruttrici e che generava una segreta gelosia da parte
delle altre allieve.
Secondo il regolamento, la campionessa aveva il diritto a colpire
per prima, quindi subito Gorgo divaricò le gambe e si mosse in posizione di difesa, attenta
ad ogni singolo respiro di Bias. La sua avversaria attese molti
minuti prima di correre verso di lei e di sganciare una serie di pugni e
calci che Gorgo evitò con semplici parate. Una
classica tattica di chi non ha nessuna tattica!,
pensò divertita. Fece una ruota su se stessa, saltò ed atterrò dolcemente,
flettendo le ginocchia.
Il combattimento era molto veloce: le due ragazze non avevano mai
i piedi fermi, e le braccia si muovevano di continuo, proteggendo, parando e
sferrando pugni. Entrambe erano forti e abili, ma Bias
aveva di certo la meglio. La sua stazza non le permetteva di essere agile come
Gorgo, ma una volta che riusciva a prenderla la riempiva di colpi senza che lei
potesse far nulla. All’ennesimo colpo, Gorgo venne
scaraventata dall’altra parte del cortile. Strisciò per qualche metro, poi si
fermò, inerme. Aprì lentamente gli occhi gonfi di dolore, sentiva la voce di
Filorome, a pochi metri da lei: - Alzati…!- , sentiva
la voce della sua mente: - coraggio,
forza, astuzia, intelligenza…- . “Astuzia”, ripeté nella sua mente, mentre
faceva leva con le braccia e si sollevava sulle gambe tremanti.
Bias le venne incontro, non dicendo nulla ma guardandola con
crudeltà. Gorgo sollevò lentamente lo sguardo da terra e nei suoi occhi neri si
intravide la sua forza, il suo onore, il suo orgoglio…Sparta stessa. Bias
l’afferrò per il collo, sollevandola dal terreno.
- Fermate il gioco! – esclamò in un
sussurro Ektha, madre di Gorgo.
– No! Fermi…- ribatté subito Leonida, sollevando appena il
braccio. Osservò Gorgo rimanere immobile, pendere come morta; osservò la
distanza tra il suo corpo e quello di Bias: non sarebbe riuscita a colpirla con
la testa, né con le braccia, ma forse…
Lentamente, l’espressione di dolore di Gorgo mutò in
un’espressione di furore. Lanciò un gridò profondo e
furioso. Le sue gambe si sollevarono ed insieme andarono a colpire il volto di
Bias con un agile movimento. L’avversaria lanciò un grido e lasciò la presa dal
suo collo, facendola cadere a terra. Entrambe rimasero immobili sul terreno,
mentre gli spettatori applaudivano, dando coraggio a Gorgo e rabbia a Bias.
La figlia di Ebdacle si sollevò prima della sua avversaria e le
corse incontro, mentre la vedeva rialzarsi a fatica, il viso sporco di sangue. Bias
non fece in tempo a scostarsi e Gorgo, a meno di un metro da lei, si sollevò in
aria e ripeté la mossa di prima, colpendola al petto questa volta. Bias arretrò
di qualche passo. Batté la schiena contro il muro del cortile e cadde in
ginocchio, dolorante, a capo chino, mentre gocce di sangue cadevano sulla
sabbia. Gorgo non si lasciò sfuggire quell’occasione e come una Menade
impazzita sollevò una sola gamba colpendo la ragazza dietro il cranio con il
tallone. Bias gemette e cadde faccia avanti, immobile.
Un profondo silenzio cadde sull’arena intera. Gorgo osservava
incredula la sua avversaria, svenuta, sconfitta. Poi sollevò lentamente il
capo, puntando gli occhi sul Re, lontano, mentre il corpo tremava lievemente. Leonida
osservò ammirato quella ragazza, apparentemente così fragile, che si ergeva
davanti il suo nemico, come egli stesso si era eretto
davanti al lupo vinto. Si alzò dal suo seggio e battè le mani in direzione di
Gorgo. Tutti allora si alzarono dai loro posti, applaudendo ed elogiando la
campionessa.
– Brava, bravissima! – esclamò felice la sua maestra che le si avvicinò velocemente. Per un attimo Gorgo si sentì le
gambe cedere ma subito la donna la sollevò per le
spalle, conducendola verso il salone laterale. Per un attimo Gorgo si volse
verso Leonida, ancora in piedi ad applaudirla. Al suo sguardo, il principe
chinò appena il capo, in segno di saluto e rispetto.