Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Yuki Kiryukan    20/10/2012    6 recensioni
Seconda serie di Awakening.
Rebecca e Zach sono stati separati per due lunghi mesi. Ognuno preso ad affrontare i problemi della propria realtà.
Ma Rebecca è ottimista, poiché è viva nel suo cuore, la promessa di Zach, sul suo ritorno, di cui lei non ha mai dubiato.
Ma quando arriverà il momento di rincontrarsi, Rebecca, non ha idea quante cose siano cambiate, e si ritroverà ad affrontare da sola, i suoi incubi peggiori.
Dal capitolo 6:
"Non ci pensai nemmeno un secondo in più, che gli buttai le braccia al collo. Gli circondai le spalle, stringendolo forte contro il mio petto.
Inspirai a fondo il suo profumo virile che mi era tanto mancato. Mi venne da piangere quando sentii il suo corpo aderire perfettamente al mio. Come se fossimo stati creati appositamente per incastrarci.
Zach aveva mantenuto la sua promessa, ed era tornato da me. Io l’avevo aspettato, e adesso, non vi era cosa più giusta di me tra le sue braccia.
L’unica cosa che stonava, o meglio, che mancava, era il fatto che non fossi...ricambiata.
Quando finalmente, sentii le sue mani poggiarsi sulle mie spalle, non mi sarei mai aspettata...un rifiuto".
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cursed Blood - Sangue Maledetto'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao a tutti! :D Ecco postato il capitolo 17! ^----^
Beh, in questo periodo la storia non è molto allegra...ma con i temi che stiamo trattando non c'è molta scelta ^^'' 
Dal prossimo capitolo, diamo il via alla seconda ondata dell' "azione!" xD Riiniziano le battaglie!! xP Anche io non vedevo l'ora, sennò ci deprimiamo troppo!  xP
La mia editor si incavola con me per la mia pessima relazione con Kyle...dice che se non piace ai lettori la colpa è mia, perchè per prima cosa non piace a me! ^^'' Si che, essendo l'autrice, dovrei essere imparziale tra i miei personaggi..ma Kyle non riesco proprio a mandarlo giù, nonostante l'abbia inventato io! Mah, sarò pazza, chissà! xD
Per farmi perdonare, in questo capitolo gli ho dato un pò di spazio, facendogli aumentare l'audacia! xP Fatemi sapere che ne pensate! 
Oook, vi lascio alla lettura! :)
Grazie a tutti quelli che recensiscono, come sempre! *---* Non so come farei senza di voi!
PS: Ho iniziato a pubblicare anche un'altra storia, se vi va fateci un salto! Si chiama "Genesis" anche se è solo all'inizio!
Spero di aggiornare presto! 
Un bacione a tutti! <3
Yuki!

 

                                                                    Qualcuno Nel Verde


 

 << Rebecca! Rebecca! Stai bene? >> 


La voce di George proveniva da molto lontano. Avevo le orecchie ovattate, e faticavo a ricordarmi persino dove mi trovassi. 


Con immensa fatica riaprii gli occhi, e vidi i contorni sfocati della sua camera. Le gambe mi avevano ceduto, e mi ero ritrovata piegata in due sul pavimento, preda dei singhiozzi. Sentivo la presa di George sulle mie spalle, ed infastidita, lo scansai bruscamente.


Troppo, bruscamente. 


Incontrai il suo sguardo, e notai che i suoi occhi erano colmi di tristezza. 


Solitudine e tristezza.


Non era giusto che lo trattassi in quel modo. Lo capivo. Ma non riuscivo a comportarmi normalmente, dopo quanto avevo appreso.
  << S...scusa... >> farfugliai  << Pa... >>


La voce mi morì in gola. 


Papà. 


Una parola che per me aveva completamente cambiato significato. Se ne avesse ancora, un significato. 


Non potevo pensare che il mio padre biologico fosse il pazzo che avevo incontrato. 


Un pazzo, che divenne tale solo per amore. 


Non sapevo nemmeno cosa avessi dovuto provare nei suoi confronti, giunti a quel punto. Se pietà, compassione...una qualche sfumatura di affetto...


No. Non ci sarebbe mai stato spazio per l'affetto, nei suoi confronti, nel mio cuore.


Mai.


  << Scusa... >> ripetei come una stupida, alzandomi in piedi, sperando che le ginocchia non mi tradissero una seconda volta.


Non riuscivo a guardarlo in faccia.

Lo intravidi accennare qualche movimento in mia direzione, ma alla fine rinunciò, scoraggiato  << Rebecca...q...questo per me non cambia le cose... >> mi disse, dopo un pò. La sua voce tremava, ma rimaneva composto  << Tu resti sempre la mia bambina >>


  << Andiamo! >> lo schernì  << Io sono solo un peso che ti sei dovuto accollare dopo la morte di mia madre vero? Quando persino David mi rifiutò,  tu sei stato costretto ad accettare il martirio di crescermi! >>


  << Non è vero! >> ribattè immediatamente lui, con un tono di voce fin troppo alto, che mi fece trasalire.   << No, noi...ti vogliamo bene. Davvero >>


Sorrisi amaramente, trattenendo ulteriori lacrime. Non era mai stato bravo a mentire   << Ah, si? Grazie mille, allora. Non potreste dimostrarlo in modo migliore >>


Mi avvicinai alla porta, ma la sua voce mi trattenne ancora:  << Non vuoi  nemmeno parlare con David? >>


Sussultai. Vedere anche lui mi avrebbe fatto solo altro male al cuore.  << No... >> risposi, secca  << Non abbiamo niente da dirci >>


  << Sono sicuro che vorrebbe...chiarire >>


David? Chiarire?  Le due parole non andavano d'accordo.


  << Lui mi odia >> sussurrai, e poi non so come, mi ritrovai a correre per i grigi corrodoi della base.


" Perchè sei così sconvolta? Dopotutto, l'hai sempre saputo, no? Tu sei sola. Non esiste nessuno capace di capirti davvero"


La voce che avevo sempre deciso di ignorare tornò a schernirmi crudelmente. 


" Questa è solo un'ulteriore conferma"


Non guardai in faccia nessuno, non mi scusai nemmeno quando andai a sbattere contro le spalle di qualcuno.


Quando trovai la mia stanza, mi ci buttai dentro, sbattendo la porta dietro di me. Mi catapultai sul letto, sprofondando tra le lenzuola e affondando la testa nel cuscino, che troppe volte in quel periodo, era stato inondato dalle mie lacrime.


Sentii qualcosa pungermi sulla coscia, e con gesti flemmatici, tirai fuori dalla spaziosa tasca della tutta, il piccolo diario nero che ci avevo nascosto.


Mi rammaricai per il fatto che si fosse sgualcito, e cercai di rimetterlo in ordine. Sfogliai qualche pagina, immergendomi nella lettura, e sentendo la mia mamma, un pò più vicina.


Notai che appellativi come "caro diario" erano andati a farsi benedire, tanto meno le sue firme ad ogni pagina. Persino la sua calligrafia rotonda e ordinata era scomparsa.


In quelle pagine, leggevo solo disperazione.


 

La data era il 4 Febbraio.

 

Sono distrutta. Sto così male che mi sembra di morire. Come faccio ad andare avanti?

Jean è morto....è morto.

Non c'è più. Come faccio senza di lui? Mi sento così persa...non posso vivere se lui non c'è.

Credeva che fossi morta...ed è morto anche lui. Non posso accettare una cosa simile.... è troppo ingiusto.

Proprio adesso che non sono nemmeno sicura di quello che sono diventata.... Con lui avrei potuto superare tutto questo...ma adesso...

Persino il mio tumore ha cessato di avanzare, ma non riesco a gioire. Che cosa sono? No, chi sono io, senza Jean?

Non ho mai fame, ma devo mangiare per il mio bambino. Lui o lei ormai, è diventata l'unica cosa che mi tiene ancora aggrappata alla vita.

Devo andare avanti. Solo per lui. 

 


Sentivo che stavo per piangere, ma non me ne curai, e andai avanti.

 


23 Febbraio.

 

Oggi ho fatto la morfologica. 

Julia, George e mio fratello sono stati con me. Seguono passo passo la mia gravidanza. Non sanno cosa la mia bambina potrebbe diventare, quindi sono scrupolosissimi. 

Si, bambina. 

è una femminuccia. Avrò una bellissima bambina. 

Anche Jean ne sarebbe stato sicuramente più che entusiasta. Lui sperava in una femmina. Se solo fosse qui, gioiremmo tutti insieme....

Lui amava il nome Rebecca. Era il nome della sua madre adottiva, alla quale era così affezionato...quindi ho deciso che la chiamerò proprio così:

Rebecca Jane.

Si, anche il nome Jane, l'anagramma di "Jean".
Così che la mia bambina sia sempre legata con un filo invisibile al padre che non conoscerà mai.

 



Ebbi un tuffo al cuore.


Il mio secondo nome...Jane. Si, proprio l'anagramma di "Jean". Non me ne ero accorta.


Possibile, che in modo o nell'altro, io fossi inevitabilmente legata a quell'individuo?! Altre lacrime mi decorarono le guance, e chiusi il diario in un gesto secco e isterico, poggiandolo sul mio comodino. 


Mi portai le ginocchia al petto, e vi ci affondai la testa. Non potevo farcela. Non da sola.


Se solo ci fosse stata Amy, li con me. O se avessi ancora potuto contare sul suo amore.


Mi raggomitolai ancor di più.


Zach. Zach, perchè non sei qui? Perchè sei così distante?


"Inutile chiamarlo. Non tornerà mai più da te".


La ignorai. 


Vieni da me, Zach, ti prego.

Ho bisogno di te!


  << Rebecca! >> 


La voce che udii, per un attimo mi sembrò proprio la sua. Ma quando alzai la testa, la figura di Kyle mi occupò la visuale.


Era affannato, col fiatone. Aveva spalancato la porta della mia stanza, la richiuse con un gesto secco, e corse verso di me.


In meno di un secondo , mi ritrovai a boccheggiare nel suo abbraccio stritolante.


  << K-Kyle... >> farfugliai, quasi sul punto di soffocare.


Lui non mi lasciò andate, e senti la sua mano tra i miei capelli  << Stai bene? >> si affrettò a chiedermi  << David mi ha detto che l'hai saputo... >>


Sobbalzai. Me lo scrollai di dosso, così da poterlo guardare dritto negli occhi:  << Tu sapevi tutto! >> lo accusai, con puro odio nella voce.


La sua espressione era rammaricata  << Perdonami. Si, lo sapevo, ma... >>


  << Sapevi tutto e non mi hai detto nulla! >> urlai, alzandomi.


  << L'ho scoperto per caso! >> si giustificò lui  << Prima ero il segretario di David e capitando spesso nel suo studio ho capito come stavano le cose... ma lui mi ha praticamente minacciato per farmi stare zitto! >>


Non credevo che stesse esagerando. Conoscendo David era più che probabile che le cose fossero andate in quel modo.  Ma ero arrabbiata comunque.


Lo vidi avvicinarsi a me, e tentare nuovamente di abbracciarmi. Ma io lo scansai  << Lasciami! Siete tutti dei maledetti ipocriti! >>


Lui non demorse, e prendendomi per le spalle, mi fece forzatamente avvicinare al suo corpo.


  << Tu non hai idea di come mi senta! >>  urlai poi, cominciando a sferrargli dei pugni sul petto   << Non ne hai proprio idea! Cosa puoi saperne tu?! >>


  << Lo so invece! >> urlò, sopra di me  << Proprio per questo, sono venuto a chiederti perdono! >>


Quella frase mi stupii. 


Era vero. Kyle era l'unico che fosse venuto da me a chiedermi perdono per aver taciuto, nascondendomi la verità. Era l'unico sincero nella massa di ipocriti che tentava di plasmarmi. 


L'unica luce di sincerità nel buio della menzogna in cui sentivo di poter soffocare da un momento all'altro.


Lentamente, mi calmai, e lasciai che mi abbracciasse. Ricambiai addirittura la stretta, facendomi cullare dal suo calore, esausta.


Le mie spalle si muovevano ritmicamente, mentre ero scossa dai singhiozzi, che ben presto l'abbraccio protettivo di Kyle fece placare.


  << Va tutto bene... >> mi sussurrò, accarezzandomi delicatamente una guancia.


Poi, mi prese il mento e me lo portò all'insù, facendo così incontrare i nostri occhi. 


In quel momento, mi sentii letteralmente...svuotata. 


Non pensavo a nulla. Non sentivo nulla. Vedevo solo Kye. C'era solo la sua presenza, così vicina alla mia.


Quando avvertii le sue labbra premute per l'ennesima volta sulle mie, una scarica elettrica mi percosse la spina dorsale, e trasalii. 


Le mie ginocchia cedettero definitivamente, ma lui non mi fece cadere, tenendomi forzatamente ancorata al suo corpo. Mi prese in braccio di peso, mettendomi una mano sotto le ginocchia, e un attimo dopo mi ritrovai sdraiata sul letto, con lui a sovrastarmi. 


Il suo corpo bollente contro il mio mi trasmetteva scosse a tutte le terminazioni nervose, e mi sentivo tremendamente accaldata.


Intrecciò le nostre gambe, mentre il suo ginocchio spingeva, delicato ma malizioso, sul mio inguine, provocandomi dei bassi gemiti. 


Le sua abili mani studiavano minuziosamente il mio corpo, in ogni sua parte. Cautamente, lo sentii insinuarsi sotto la mia maglietta, e cominciare ad accarezzarmi la schiena, il ventre, per salire sui seni, litigando con il pizzo del mio reggiseno.


Io ero totalmente nel pallone. Non sarei stata capace di allontanarlo nemmeno volendolo, tanto meno riuscivo a prevedere come si sarebbe evoluta quella situazione. 


Quando mi lasciò libere la labbra, per concentrarsi sul collo, mi ritrovai ad ansimare contro i suoi capelli nerissimi. 


Proprio come i suoi occhi.


Sobbalzai, col battito cardiaco accelerato.


Che stavo facendo?


L'unico con il quale avevo avuto così tanta intimità...era lui.


Solo lui. 


" Ti ostini ancora ad aspettarlo? Sei ridicola. Rimarrai completamente sola così"


Probabilmente, aveva ragione. Non aveva senso continuare a nutrirmi del suo ricordo. Sarebbe stato sicuramente meglio lasciarmi andare completamente a Kyle, permettendogli di guarire il mio cuore.


Ma, per quanto ne fossi consapevole, non riuscivo a rinunciarvi.


Non volevo che le labbra di Kyle cancellassero quel poco del suo sapore, che ancora era rimasto.


Non volevo dimenticare, il sapore dei baci di Zach. 


Il suo ricordo, che infiammava il mio petto come un'incendio indomabile, mi spinse a reagire: voltai la testa, respingendo la bocca di Kyle, e lui si fermò a guardarmi per qualche momento, stranito.


  << No, Kyle, aspe...fermati >> 


I suoi occhi ambrati non si scostavano dai miei:  << Perchè? >>


  << Non vogl... Non è questo il momento >> mi corressi.


Lui sembrò capire, e lentamente si scansò. Nei suoi occhi, e specialmente nel cavallo dei sui pantaloni,  era più che evidente l'eccitazione.


Imbarazzata distolsi lo sguardo, mentre lui si alzava, sistemandosi la maglietta.


  << Devo... >> bisbigliai dopo un pò, incapace di reggere ancora l'atmosfera  << Devo parlare con David... >>


Non era una balla. C'era la questione di Jean Stain da affrontare. Dovevano sapere che quell'uomo era ancora vivo. 


  << Scusa... >> farfugliai, e velocemente uscii dalla stanza.


Barcollai, senza equilibrio, e mi sorressi alla parete. Non stavo affatto bene. Mi sentivo svenire.


Mi sentivo morire dentro. 


Probabilmente, quello che mi serviva era un pò d'aria. Camminai verso l'esterno, con la vista annebbiata.


Come avrei fatto ad affrontare il discorso? 


Sarei dovuta partire dal principio, dall'attacco di due mesi prima. Sicuramente, sarei stata rimproverata per aver occultato delle informazioni così importanti, ma quello era l'ultimo dei miei problemi.


Anche guardare in faccia David si prospettava come qualcosa di arduo. Gli avevo detto di odiarlo, ed ero abbastanza sicura che anche lui provasse lo stesso per me...ma rimaneva... mio zio, per quanto potesse essere strano anche il solo pensiero.


George aveva ragione: avremmo dovuto parlare, e possibilmente chiarire.


Mi immersi nel verde che circondava la sede. Eravamo nei pressi di una distesa verde, appena dopo un boschetto, non troppo lontani dall'autostrada.


Dopotutto, ovunque voltassi il tuo sguardo, a Fitchburg era verde.


Camminai senza nemmeno sapere dove andare, con lo sguardo continuamente rivolto verso il basso, mentre nella mia testa sperimentavo i vari modi per affrontare David. 


Tutt'un tratto, sentii un fruscio. 


Mi fermai immediatamente, e rimasi in ascolto, con il cuore in subbuglio. 


C'ero già capitata altre volte, e ormai avevo imparato fin troppo bene a riconoscere quel tipo di situazioni.


C'era qualcosa, che si nascondeva in quel verde.


Qualcuno.


Non ero sola.

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Yuki Kiryukan