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Autore: Fink    22/10/2012    1 recensioni
Si tratta di un crossover NCIS-Lie to me. Premetto che, nei rapporti tra i personaggi, la vicenda segue la fanfiction in corso d'opera... si lo so è un caos...ma si risolverà tutto appena l'altra sarà completa...
A Quantico viene trovato un marines morto e alcuni file top secret scompaiono, ma il caso non è così semplice e il team di Gibbs dovrà ricorrere all'aiuto di un "vecchio amico"...
Spero di riuscire a mantenermi il più possibile fedele ai personaggi delle du serie creando una collaborazione. Buona lettura e se vi va, esprimete la vostra opinione.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abigail Sciuto, Altro Personaggio, Jennifer Shepard, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Maybe in another life'
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Lo so... sono molto, molto in ritardo, è passato quasi un mese dall'ultima pubblicazione; ma spero che il capitolo undicesimo valga l'attesa...finalmente forse qualche nodo sta venendo al pettine...e soprattutto ci sarà una piccola sorpresa Tiva...nulla di ecclatante, ma si stanno costruendo le basi :) Che aggiungere se non che tutte le opinioni e recensioni sono sempre molto gradite...BUONA LETTURA e alla prossima.




CAPITOLO UNDICESIMO

“Arrivi giusto in tempo Gibbs, ho finito l’ultimo bicchiere di Caf-pow e mi serviva una ricarica.” Abby stava dando le spalle alla porta del suo laboratorio, ma questo certo non le impedì di distinguere i passi del suo capo.
“Come facevi a sapere che ero io?” chiese Gibbs nonostante sapesse già la risposta.
“Perché appena scopro qualcosa tu arrivi. O è telepatia oppure hai nascosto una telecamera in laboratorio…mmmmh.” La scienziata guardò il suo capo di sottecchi “l’hai fatta inserire nello spettronomo di massa?” chiese avvicinandosi all’apparecchiatura “oppure è qui nel computer. L’altro giorno ho visto McGee che si allontanava furtivamente…”
“Abby!?” Gibbs cercò di richiamarla all’ordine.
“Nel laboratorio di balistica?” e corse nella stanza accanto uscendone con aria soddisfatta “niente neanche qui…allora è telepatia…lo sapevo, hai poteri magici.”
“Abby!”
“Sì, Gibbs?”
“Hai qualcosa per me oppure sono sceso qui per niente.”
“Oh… certo che ho qualcosa per te… la casa di Withman è stata ripulita, tuttavia a qualcuno è sfuggito questo.” Abby mostrò a Gibbs un bicchierino da grappa racchiuso in un sacchetto. “Ci sono tre impronte digitali, mentre dalla camera proviene l’impronta di palmo.” Proiettò le immagini del computer sullo schermo al plasma.
“Abbiamo un riscontro?”
“Per le impronte sì, ma non credo ti farà piacere… sono del generale Freemann. Nulla di fatto invece per l’impronta del palmo che Ziva ha rilevato sul comodino…almeno finchè non avrò un campione per un confronto.”
“E cosa mi dici della sostanza bianca sul corpo del colonnello?”
“Speravo me lo chiedessi.” La ragazza si avvicinò al computer  “come sospettavo è semplice polvere di gesso, ma non è tutto” il viso di Abby si illuminò “sugli abiti ho trovato anche polvere, tracce di alghe, grasso di pesce e alcuni frammenti di una moquette per auto…sto già controllando se ci sono riscontri.”
“Grazie Abby.”
“Ehi, dove vai, non ho mica detto di aver finito. Possibile che tu cerchi sempre di andartene a metà.” Disse Abby fingendosi arrabbiata. “ho trovato tracce di un'altra sostanza sui polpastrelli del morto. Si tratta di una pasta sintetica a base minerale… più comunemente noto come DAS. Sai quella pasta che si usa a scuola per creare oggetti e poi si lascia essiccare...”
“Hanno fatto un calco delle sue impronte.” Asserì Gibbs con un mezzo sorriso.
“beh, io una volta alle elementari ho modellato una bara completa di scheletro, ma credo che anche per un calco possa andare bene.”
“Grazie Abby” le schioccò un sonoro bacio sulla guancia e le diede il caf-pow che fino a quel momento aveva tenuto in mano.
“Ah, Gibbs.” Lo richiamò la giovane “il direttore vuole vederti.”
 
 
“Buongiorno!” il saluto dell’agente DiNozzo era rivolto alla donna mora dagli intensi occhi nocciola seduta dietro ad una scrivania “Agenti DiNozzo e David, NCIS. Vorremmo parlare con il direttore.”
“Avete un appuntamento?” chiese la segretaria.
“No. Ma se stasera è libera sarei felice di invitarla a cena.” Ammiccò Tony con sguardo languido.
La donna finse un sorriso “Mi dispiace, ma il signor Kaster è uscito con un cliente, non tornerà prima di pranzo e subito dopo ha una riunione” rispose dando una rapida occhiata agli impegni del suo capo. “vi conviene tornare domani o fissare un incontro.”
“Lei non ha capito” intervenne Ziva “noi vogliamo parlare con il suo capo adesso. E non ci serve un appuntamento.”
“Ma il signor Kaster non è qui.”
“Aspetteremo che torni.” Concluse Ziva e si accomodò su una delle poltroncine di tela vicino alla porta dell’ufficio.
“Non ci faccia caso. È scesa dalla parte sbagliata del letto.” Disse Tony rivolto alla donna prima di accomodarsi accanto alla sua collega.
“Non riesci proprio a farne a meno eh?” Ziva lo guardò irritata.
“Invidiosa perché le donne mi adorano, agente David?”
Ziva non rispose e rivolse la sua attenzione alle riviste disposte a ventaglio sul tavolino di vetro, dopo un attenta osservazione ne prese una di argomento scientifico, mentre Tony rivolse la sua attenzione verso una rivista femminile.
Passò quasi un’ora prima che il signor Kaster comparisse nel salone d’ingresso. “Signore” disse la segretaria “ci sono qui due agenti del NCIS che vorrebbero parlare con lei.”
“Ha riferito loro che oggi non ho tempo?”
“Sì, ma non hanno desistito.” Si scusò la donna.
“Il signor Kaster?” chiese Ziva avvicinandosi e bloccando l’uomo prima che potesse rifugiarsi nel suo ufficio.
“Con chi ho il piacere?” il direttore guardò l’agente con interesse.
“Agenti David e DiNozzo, siamo del NCIS”
“Il servizio investigativo della marina. Mi spiace ma ora non ho tempo, se volete prendere un appuntamento la mia segretaria sarà felice di… Erika potrebbe…”
“Le ruberemo solo qualche minuto signor Kaster…grazie Erika” si intromise Tony “conosce un certo Martin Ventris?” chiese l’agente guardandosi attorno nell’ufficio, era il trionfo del lusso, mobili intagliati a mano, uno scaffale con liquori e bicchieri di cristalli e una scrivania, anch’essa intagliata a mano posta davanti ad un ampia vetrata che dava sulla città.
“Vetris? Sì, è uno dei miei migliori tecnici, è un ingegnere nucleare di alto livello.”
“Possiamo parlare con lui?” chiese Ziva.
“Al momento no… non si presenta al lavoro da lunedì.” Si affrettò ad aggiungere “ha chiesto qualche giorno di malattia.”
“Lo conosce molto bene?”
“No. L’ho assunto cinque anni fa. So solo che è uno in gamba e che non è sposato.”
“Sa nulla di una collaborazione con la marina?”
“Sì… so che sta lavorando ad un progetto con il generale Freeman e per questo mi ha chiesto un contratto part-time. Ma non so molto. Come le ho già detto non faccio molte domande a chi lavora per me, mi interessa solo che siano puntuali e svolgano bene il loro lavoro.”
“Perciò non ha idea di cosa facesse prima?”
“No e sinceramente non mi riguarda.” Rispose Kaster con disinteresse. “Ora scusate, ma ho una riunione che mi aspetta.” Aprì la porta e poco educatamente invitò i due agenti ad uscire.
 
 
“McGee sei con me.” annunciò Gibbs passando davanti alla scrivania del pivello.
“Prima dovrebbe vedere una cosa capo.” Azzardò l’agente consapevole dello sguardo che Gibbs gli aveva appena lanciato. “Ho notizie su Ventris.”
“Vediamo.”
“Tony e Ziva mi hanno appena chiamato. Ventris non era al lavoro, si era dato per malato, ma non l’hanno trovato nemmeno a casa sua. Ho fatto un piccolo controllo su di lui…beh capo, non è chi dice di essere.”
“Sii più preciso McGee” tuonò Gibbs che ormai stava perdendo la pazienza.
“Ehm, sì… il vero nome è Martin Velles. E non ci crederai capo, ma Martin Velles è il nome del rapitore di Rebecca. Uscì per buona condotta e cambiò cognome. Era laureato in ingegneria nucleare con il massimo dei voti; si costruì un nuovo passato e non gli fu difficile farsi assumere dalla CKI. Tuttavia sembra abbia il vizio del gioco. Ho controllato i conti di Ventris e sono tutti in rosso: era pieno di debiti.”
“Ottimo lavoro. Vieni.”
“Dove andiamo capo?”
“Torniamo da Freeman, a quanto pare anche il generale ci ha nascosto qualcosa.” Prese la pistola dal cassetto e si avviò all’uscita.
“Agente Gibbs!” la voce del direttore Shepard echeggiò alle sue spalle “l’avevo fatta chiamare.”
 “Ora non ho tempo per lei, direttore.” Premette il pulsante del piano terra ma Jen blocco la chiusura delle porte con una mano.
“Invece credo proprio che dovrà trovare il tempo e subito.” Il tono era alquanto indispettito e sorpreso, non ci poteva credere, si era di nuovo opposto ad un suo ordine diretto.
Gibbs sospirò e fece un cenno con il capo a McGee “chiama Tony e Ziva, dì loro di portare qui Freemann e fa’ diramare un mandato di fermo per Ventris.”
“Subito capo.” Rispose l’agente risedendosi alla sua scrivania.
“Si può sapere cosa c’è di tanto urgente Jen?”
“Rebecca!” rispose il direttore fulminando il suo compagno “si è recata al Lightman Group, vuole parlare con Cal.”
“Cioè quel presuntuoso di uno strizzacervelli decide di parlare con i miei testimoni senza la mia autorizzazione.”
“A parte che semmai è la mia di autorizzazione che deve chiedere. Comunque Rebecca è andata spontaneamente dal dottor Lightman e Cal è stato così gentile da informarmi. Ha mandato qui la dottoressa Torres e il dottor Loker perché accompagnassero te uno dei tuoi al Lightman Group, non voleva che Rebecca si confidasse in tua assenza, d’altronde il caso lo seguite assieme.” Rispose con tono pungente e aprì la porta del suo studio, presentando a Jethro i due ospiti.
 
 
“Va bene, Pivello, andiamo subito.” Tony riagganciò e guardò la sua collega “andiamo a Quantico. Il capo vuole fare qualche domanda al generale.”
“Bene.” Ziva si appoggiò al finestrino dell’auto sorreggendo la testa con il palmo della mano.
“Ehi, va tutto bene?” chiese Tony.
“Certo.” Il tono di voce era poco convincente; Tony però sapeva che se Ziva non voleva parlare non era il caso di insistere, perciò cambiò argomento.
“Apri il vano portaoggetti.” Ziva allungò la mano. Dentro c’era un pacchetto di forma rettangolare con carta regalo arancione adornata da un nastro viola. Ziva lo rigirò per un attimo tra le mani poi guardò Tony con fare interrogativo.
“Tranquilla, non è una bomba. Puoi aprirlo.”
La donna guardò nuovamente il pacchetto, lo soppesò per un po’ e infine si decise ad aprirlo; lo fece delicatamente cercando di non strappare la carta. Tony si sorprese dei gesti accurati della collega, si era aspettato che la strappasse senza farci molto caso. “Un lessico con i più diffusi modi di dire americani?”
 “Così forse imparerai le espressioni della nostra lingua.” Scherzò Tony “volevo ringraziarti per l’ospitalità dell’altra notte. Dormire con la casa semi allagata non sarebbe stato molto piacevole. Comunque tranquilla, sono venuti a controllare i danni, solo un tubo scoppiato. Casa mia dovrebbe essere agibile già da stanotte.” Aggiunse l’agente fermando l’auto davanti alla base di Quantico.
“Bene, così almeno stanotte riuscirò a dormire…lo sai non ho mai sentito nessuno russare quanto te”
“Beh, non che tu sia più raffinata, sembri un marinaio ubriaco con l’enfisema.” Controbatté DiNozzo.
“Comunque… se hai bisogno di un posto dove stare, il mio divano è sempre libero.” Concluse Ziva.
Tony le sorrise “andiamo a prendere Freemann.”
   
 
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