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Autore: Fink    22/10/2012    2 recensioni
Leroy Jethro Gibbs e Jennifer Shepard due agenti sotto copertura. Dal loro primo incontro alla fine, prima che lei diventasse direttore.
Incuriositi?
(Il primo capitolo sarà solo eplicativo dell'argomeno).
Il titolo è preso in prestito dal film del 1973 diretto da Sydney Pollak, con Robert Redford e Barbara Streisand.
L'aggiornamento alla storia è momentaneamente sospeso, riprenderà appena possibile.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Jennifer Shepard, Leroy Jethro Gibbs
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Et voilà, sono riuscita ad aggiornare anche questa storia con un nuovo capitolo... troverete alcuni numeretti, sono dei rimandi alle note esplicative a piè di pagina...
BUONA LETTURA.



CAPITOLO TERZO
 
“C’è altro che dovremo sapere?” chiese una Jen alquanto irritata.
Deker le prese la valigia e tutti e tre salirono al piano in cui si trovava la stanza dei due “coniugi”.
“Fingere di essere la moglie di Gibbs, ma come aveva potuto McCallister organizzare una copertura simile.” Non si conoscevano neanche, non avevano mai lavorato assieme e, nonostante la chiacchierata in aereo e ciò che le avevano riferito Abby e il dottore, era convinta che molte delle voci sul conto di Gibbs fossero fondate. Nessuno inventa storie del genere senza un minimo di fondamento.
Quasi a confermare i suoi pensieri sentì l’agente Gibbs rivolgersi a Deker con voce energica “Cosa sappiamo di questi trafficanti, William?”
“Non cambi mai, vero Jethro. Almeno sistemati nella stanza e tra un’ora ne parliamo con calma” rispose l’agente facendoli entrare nel loro alloggio e chiudendosi la porta alle spalle; un gradevole profumo di bucato permeava tutta la stanza.
“I tre uomini.”
“Visto Jen, questo intendevo.” sospirò rassegnato “Per ora sono arrivati solo in due: Alatoly Zukov e la sua compagna Svetlana Chernitskaya1. Appena arrivati hanno preso una camera nell’albergo qui di fronte, ma non ci sono rimasti a lungo. Dopo neanche una settimana hanno affittato un appartamento in Rue Bonaparte, non è molto lontano da qui.”
Deker prese dalla tracolla una mappa della città e la dispiegò sul tavolino “noi siamo qui e l’appartamento…è qui” mostrò i due punti con l’indice.
“C’è modo di sorvegliarli?” chiese Jen che non aveva nessuna intenzione di starsene in disparte.
“Sì. Fortunatamente nell’edificio di fronte al loro c’era un appartamento sfitto; abbiamo già posizionato le apparecchiature.
“Abbiamo?” chiese Gibbs sollevando le sopracciglia e lanciando a Deker uno sguardo interrogativo. “no, forse le voci su di lui non sono  del tutto errate.” Pensò Jen.
“Sì, la gendarmerie francese ci ha offerto la sua collaborazione. A dire il vero sono stati loro a segnalare i russi al NCIS; hanno iniziato a pedinarli prima del mio arrivo.”
“È stata avvertita anche la GIGN2?” chiese nuovamente Jen.
I due uomini e in particolare Gibbs, la guardarono con un certo interesse “acuta” pensò l’agente. “Sì, sono stati avvisati, ma per ora non sembra sussistere pericolo; in ogni casi si tengono pronti.”
“Hanno ricevuto telefonate?” chiese Gibbs avvicinandosi alla finestra e scostando le tende per fare entrare la luce.
“Sì. Pensiamo si tratti del loro fornitore, Dimitrii Polovich, il nostro terzo uomo, anche lui è sulla lista della Gendarmerie e della GIGN. La polizia francese si sta rivelando molto utile Gibbs.” L’agente Deker cercò di prevenire qualche obiezione da parte del suo collega.
“Bene, avvisali che voglio parlare con loro, ho bisogno dell’aggiornamento completo.”
“Ho già fissato un incontro per le 15.00; così avrete tutto il tempo per riprendervi dal viaggio. Questo è l’indirizzo…” Deker scrisse qualche riga su un bigliettino “fatevi accompagnare da un taxi. Io probabilmente sarò già lì.” Uscì salutando i suoi colleghi.
Solo quando William si fu allontanato i due agenti si guardarono attorno nella stanza: era spaziosa e la finestra a lato del letto garantiva una buona luminosità. Il letto che si trovava appoggiato al muro di sinistra, aveva lenzuola color panna con il bordo verde bosco. Il mobilio era di legno chiaro e oltre ad un ampio armadio a tre ante, prevedeva anche un tavolo con due sedie, collocati sotto la finestra, un frigobar e una piccola cassaforte incassata nell’armadio stesso. A sinistra del letto, alloggiato in una rientranza del muro, era sito un divano a due posti di tela chiara; Jen lo guardò con interesse “forse non avrebbero dovuto dormire nello stesso letto” pensò.
“Beh, Jen” disse Gibbs che ne aveva seguito il movimento degli occhi “non sarai costretta a dormire nel letto con me. Prenderò il divano.”
Jen guardò stupita il suo collega “Grazie.” Fu l’unica risposta che riuscì a dargli.
“Senti, abbiamo un paio d’ore prima di incontrarci con la polizia francese. Puoi usare il bagno per prima, io ho bisogno di un caffè.” Così dicendo uscì dalla stanza prendendo con sé le chiavi. Gli aveva di nuovo dato del tu, ma stavolta Jen non se l’era presa, tutto sommato dovevano fingere di essere sposati e un comportamento formale sarebbe risultato alquanto strano. Aspettò che Gibbs si fosse allontanato e quando non sentì più il rumore di passi nel corridoio si diresse verso il bagno.
Anche la stanza da bagno era molto ampia, le pareti erano coperte da piastrelle chiare con venature azzurre che richiamavano il colore degli asciugamani disposti sugli appositi supporti. La doccia, ad angolo, aveva i vetri opacizzati di un colore lattiginoso. Oltre ai consueti sanitari, c’era un piccolo mobile, dello stesso legno della camera, sul quale era appoggiato un vaso con dei fiori finti.
Jen si infilò nella doccia e lasciò che l’acqua le scorresse piacevolmente sul viso e lungo il corpo; fu più tonificante di un balsamo e quando infine uscì si sentì rinata. Non sapeva quanto a lungo fosse rimasta sotto il getto caldo, ma di sicuro fu un tempo sufficientemente lungo da permettere a Gibbs di rientrare, dato che, uscendo dal bagno, se lo trovò davanti.
“Spero tu non abbia finito tutta l’acqua calda.” Disse un po’spazientito entrando a sua volta nella stanza con in mano un cambio d’abiti “sul tavolo c’è qualcosa da mangiare, nel caso avessi fame.”
 
 
Il commissariato della polizia aveva sede in un edificio di recente costruzione, con una facciata in cemento armata, interrotta da ampie vetrate dietro le quali si poteva scorgere, di tanto in tanto, il profilo di qualche agente.
“Per fortuna che non si trova in pieno centro, un obbrobrio del genere stonerebbe accanto all’arco di trionfo” commentò Jen alla vista della struttura.
Deker li aspettava all’ingresso e li accompagnò davanti all’ufficio del commissario preposto al caso; bussò energicamente alla porta e una voce molto roca rispose dall’interno “avant… Oh è lei monsieur Deker.” Disse l’uomo con uno spiccato accento francese.
“Comandante Tréville, le presento gli agenti Jethro Gibbs e Jennifer Shepard, del NCIS.”
“Prego accomodatevi. Perdonate la mia pronuncia ma non mi capita spesso di praticare la lingua inglese.”
L'ufficio del comandante era piuttosto angusto e l'ingente quantità di fascicoli sparsi un po'ovunque sulla scrivania e sugli scaffali, non aiutava certo a renderla più spaziosa.
“Cosa può dirci degli uomini che state pedinando.” Chiese Gibbs dopo aver preso posto su una delle sedie addossate alla parete.
“Lei è un uomo che va dritto al punto, vero agente Gibbs. Mi piacciono le persone come lei.” Si passò l’indice sui folti baffi grigi e proseguì “Alatoly Zukov, Svetlana Chernitskaya e Dimitrji Polovich, per ora solo i primi due sono arrivati a Parigi, almeno stando ai nostri informatori. Hanno preso un piccolo appartamento in Rue Bonaparte, fortunatamente siamo in grado di sorvegliarli costantemente…”
“Sì, l’agente Deker ci ha aggiornati. Sappiamo che prima di giungere a Parigi hanno preso contatto con vari gruppi rivoluzionari in gran parte dell’Europa. La marina americana sospetta un attacco alla sua flotta stanziata vicino Marsiglia.”
“Sì, o almeno così credevamo anche noi fino a qualche tempo fa.”
“E ora non più?”
“Non proprio. A quanto pare solo Polovich è un trafficante d’armi, gli altri due sono killer professionisti, ex KGB3.” Disse Tréville porgendo alcuni fascicoli agli agenti. “Sospettiamo che sia stato proprio Polovich ad assoldarli, ma ancora non conosciamo il motivo.”
“E cosa vi fa escludere che l’obbiettivo non sia qualche membro della flotta americana?” intervenne Jen che fino a quel momento aveva ascoltato in silenzio.
“Nulla, infatti…”
“Appunto. Le informazioni che abbiamo ricevuto sembrano essere precise. Quante navi ci sono attraccate al porto di Istres?” incalzò Jen.
“Per il momento solo una, ma tra un mese dovrebbe arrivare una nave ammiraglia di ritorno dal Kosovo.”
“Potrebbe essere il loro obbiettivo.” Sentenziò Gibbs “avete avuto altri contatti?” Trèville iniziò a sentirsi un po’ a disagio, il tono che i due agenti stavano usando era poco cordiale, quasi fosse sotto interrogatorio.
“No, purtroppo non possiamo predisporre delle cimici nel loro appartamento: non restano mai a lungo fuori casa e quando lo fanno, al loro rientro perlustrano l’appartamento in modo quasi maniacale.”
“Sicuro che non sospettano di essere osservati?” Gibbs si sporse in avanti guardando il suo interlocutore dritto negli occhi. Nonostante avesse alle spalle una carriera trentennale e fosse abituato a ogni tipo di situazione, lo sguardo di Gibbs lo fece vacillare per un istante.
“No…ne siamo certi.”
“L’agente Deker ci ha detto che hanno avuto alcune conversazioni telefoniche.”
“Sì, un paio. Con Polovich; siamo riusciti a comprendere qualcosa della conversazione grazie al microfono posto sulla videocamera. Hanno predisposto un incontro per venerdì…”
“…il luogo dell’incontro?” chiese Jen.
“Volevano incontrarsi in un luogo non troppo affollato, ma nemmeno troppo isolato, non siamo riusciti a cogliere altro per il momento.”
“Bene.” Sentenziò Gibbs alzandosi dalla sedia “credo che per il momento ne sappiamo abbastanza. Alle 19.00 io e l’agente Shepard daremo il cambio ai suoi uomini nell’appostamento.” Strinse la mano al commissario Trèville, ma si fermò sull’uscio “ah, un ultima cosa… d’ora in poi l’operazione la dirigiamo noi.”
“Ma certo. Il vostro direttore me ne ha informato. Avevo già fatto predisporre un ufficio per voi e l’agente Deker.”
Gibbs guardò l’uomo con sorriso compiaciuto e uscì seguito dai suoi colleghi.
 
 
“Sei sicuro di voler fare tu il primo turno questa sera Jethro?” chiese Deker passeggiando assieme ai due agenti lungo la Senna.
“Certo William. Abbiamo gozzovigliato anche troppo, è ora di metterci al lavoro.”
“Sei mai stata a Parigi, Jen?” chiese l’uomo dai corti capelli corvini.
“No, Will, mai. Ma ho sempre desiderato venirci, fin da quando avevo quindici anni; certo la mia idea di una vacanza nella capitale francese era un po’diversa da questa, ma tutto sommato ora sono qui.”
Svoltarono in una stradina alberata costeggiata da marciapiedi e case di inizi Novecento “Ecco, questo è l’edificio. L’appartamento è al quarto piano.” Disse Deker e si avvicinò ad un ingresso secondario. “Entriamo da qui, non è prudente passare dall’ingresso principale, un eccessivo via vai di gente nuova potrebbe insospettirli.”
Arrivati al piano prescelto, Deker bussò tre pesanti colpi sulla porta “Oui? Qui est?” chiese una voce dall’interno.
Je suis, William Deker.” Rispose l’agente. Si sentirono un paio di giri di chiave e la porta si aprì. “Siamo venuti a darvi il cambio. Questi sono i miei colleghi di Washington... e questi sono gli ispettori Jaques Charvet e Philippe Reno”.
I cinque agenti si fermarono per un poco a chiacchierare per ottenere ragguagli sulle ultime dodici ore dei due killer, infine Deker, Charvet e Reno uscirono, lasciando Gibbs e la Shepard da soli.
“Il tuo primo appostamento Jen?” le chiese Jethro.
“No, agente Gibbs. Ho partecipato ad un appostamento proprio con l’agente Deker, durante la mia prima missione. Ma è durato solo poche ore e questo è il mio primo appostamento in un paese straniero.”
“Se la cava bene con il russo?”
“Discretamente e lei?”
“Meglio che con il francese… bene…” disse controllando l’attrezzatura “sarà il caso di metterci al lavoro.




Spero di essere riuscita a mantenere un po' viva la vostra curiosità... spero vi sia piaciuta e che aggiungere, ovviamente qualsiasi commento è gradito.
Alla prossima!


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Note:
1 - I nomi dei due Killer sono menzionati nella puntata 5x18, perciò sono parte della serie, .mentre il terzo non è mai nominato, si dice solo che c'erano tre obbiettivi, perciò il nome è di mia invenzione
2 - GIGN = Groupe d'intervention de la Gendarmerie national, è una unità speciale della Gendarmerie Francese che si occupa di antiterrorismo.
3 - Nella puntata 8X09 si parla di terroristi e trafficanti russi, mentre nella puntata 5X18 Zukov e compagna vengono designati come due killer professionisti. Io credo che gli sceneggiatori e i produttori abbiano commesso un piccolo errore, nell'ottava serie, tuttavia ho cercato di sistemare le due cose, facendo convivere entrambe le categorie.
   
 
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