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Autore: goldfish    05/05/2007    4 recensioni
A volte, anche i prefetti più perfetti come Hermione Granger cedono al richiamo dell'adolescenza... e anche i ragazzi più insensibili come Ron Weasley possono nascondere qualche segreto!
Una shot senza pretese su Ron e Hermione, divisa in due parti. Ecco come le cose dovrebbero andare tra di loro!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In un periodo un po’ strano, in cui non mi riesce proprio di pensare a qualcosa di allegro e spensierato come il mio solito… è arrivata questa shottina senza pretese, di getto, frutto di un sabato pomeriggio piovoso passato in casa, e devo dire che mi soddisfa.

Perciò intendo dedicarla a me stessa.

Alla mia metà Drunk – Sidekick, quella metà che non appena ha letto di Ron e Hermione non ha potuto fare a meno di sorridere, e continua a farlo, davanti a due personaggi così irrimediabilmente fatti l’uno per l’altra; la metà che detiene il merito di avermi fatto scoprire questo meraviglioso mondo delle fan fiction, dove la fantasia non teme di spiccare il volo attraverso le parole di storie che, sono certa, difficilmente potrò fare a meno di scrivere.

Dove tutti hanno ancora la libertà di sognare e staccare i piedi dal suolo, di tanto in tanto. Per fortuna.

 

 

SHE WOULD HAVE WAITED

(segreti inconfessabili e lettori mp3)

 

PARTE PRIMA: HERMIONE

 

Caldo. Afa.

Sdraiata supina con i capelli sparpagliati sul cuscino, il più possibile lontani dalla pelle onde non si tramutassero in una specie di coperta termica, Hermione cercava di concentrarsi sulla lettura di quel volume che teneva poggiato sotto il seno, anche se le risultava stranamente difficile. Lo adagiò sulla pancia a rovescio, aperto per non perdere il segno, e si passò una mano sulla fronte; chiuse gli occhi e provò a pensare intensamente a cascate, fontane, lattine ghiacciate, oceani, freezer, pupazzi di neve… tutto inutile. Risollevò le palpebre, chiuse il grosso tomo con stizza scaraventandolo ai piedi del letto e si mise a sedere guardandosi attorno, esasperata: una calda brezza estiva faceva oscillare leggermente la tenda della stanza che condivideva con Ginny e la Tana era stranamente avvolta in un silenzio sospetto, come se anch’essa fosse intorpidita da quella temperatura.

Si raccolse pigramente i capelli in un fermaglio, anche se qualche boccolo troppo ribelle scivolò dalla presa, quindi posò lo sguardo sulla scrivania dove giaceva l’ultimo regalo dei suoi genitori: genitori babbani, regali altrettanto babbani, come un comunissimo lettore mp3.

Al giorno d’oggi tutti i ragazzi ne possiedono uno!’, era stata la parola di un commesso del quale i signori Granger avevano deciso di fidarsi; perché non era per nulla semplice comprare un regalo alla propria figlia, specialmente se suddetta ragazza era anche una brillante strega.

Hermione si trascinò giù dal materasso, afferrò con una certa sufficienza l’apparecchio, come se si trattasse di qualcosa un po’ degradante, e si infilò gli auricolari nelle orecchie.

"Dopotutto mica posso vivere di sola lettura" si disse, premendo il pasto Play.

 

…After all you put me through,

You think I despise you,

But in the end, I wanna thank you,

Because you made me that much stronger…

 

Inarcò un sopracciglio con aria scettica, ma continuò ad ascoltare il pezzo lasciandosi cadere sul materasso a peso morto, sdraiata al contrario con i piedi rivolti verso il cuscino e la testa in fondo al letto. Improvvisamente cominciò a dimenticare il suo solito contegno, sola nella stanza chiuse gli occhi e prese ad agitare leggermente le gambe sul materasso, muovendo il capo a tempo con la canzone che, dopotutto, non aveva un ritmo malvagio.

 

…After all of the stealing and cheating

You probably think that I hold resentment for you,

But, uh uh, oh no, you're wrong…

 

"Oh no, you’re wrong…"

Improvvisamente, balzò a sedere e si mise il lettore nella tasca dei pantaloncini.

 

…So I wanna say thank you, cause it

Makes me that much stronger,

Makes me work a little bit harder,

It makes me that much wiser,

So thanks for making me a fighter

 

"So thanks for making me a fighter!" ribadì la ragazza, saltando sull’attenti e puntando un indice minaccioso verso un angolo della parete. E così via, la diciottenne che si annidava in Hermione Granger e che di solito era costretta a rimanere sopita, stava cominciando a venire allo scoperto. Afferrò il suo peluche di Winny the Pooh e cominciò a trattarlo molto male, lanciandolo in giro per la stanza; una cosa per cui poi gli avrebbe chiesto scusa.

*

Ron Weasley si stava annoiando a morte. Eppure era un tipo paziente, lui.

A nessuno andava di giocare a Quidditch, per evidenti motivi legati a una temperatura un po’ proibitiva, ma non se ne lamentava di certo. E non si dannava l’anima se faceva persino troppo caldo per concentrarsi su una partita di scacchi magici.

Ma starsene così, a sonnecchiare sul divano alla veneranda età di diciotto anni mentre il suo migliore amico aveva preferito uscire con Ginny, gli dava sui nervi. D’accordo che lei era la sua ragazza e magari avevano il diritto di starsene un po’ per i fatti loro, ma in fin dei conti lui era praticamente un fratello putativo! Gli era stato vicino sin dal primo giorno di scuola, da quando il carissimo Harry-sopravvissuto non sapeva neanche chi fosse, Ginevra Weasley.

Stizzito per il suo improvviso attacco di gelosia, si alzò dal divano avviandosi verso le scale in cerca dell’altra sua amica, quella che non aveva un ragazzo con cui uscire (e meno male).

Giunto davanti alla porta della stanza, sentì come dei tonfi provenirne dal suo interno, aggrottò la fronte e bussò.

"Hermione?! Ci sei?"

Niente. Un altro tonfo e urla sguaiate.

"Tutto bene?"

Tonfo. Incuriosito, socchiuse la porta cercando di capire che stesse succedendo.

"Hermione, ma che fa…"

Hermione Jane Granger, il prefetto perfetto, la caposcuola più secchiona di tutti i tempi, era in piedi in mezzo alla stanza, di spalle, che ballava e cantava come… come una comunissima ragazza con addosso la voglia di scatenarsi.

"…I am a fighter and I, I ain't gonna stop, there is no turning back, I've had enoughhhhhh!"

No, quella ragazza che saltava come una pazza con in mano un peluche, urlando a squarciagola una canzone a occhio e croce babbana, non era Hermione.

Hermione era controllata. Composta. Amava leggere, non ballare. Non aveva quel cul… cavolo! Ma da quando Hermione aveva quel sedere? Così… magnetico! Magari era tutta colpa di quei pantaloncini maledettamente corti, splendidamente aderenti… e le gambe! Così dritte. Magre al punto giusto. La schiena longilinea, avvolta in quella sottile canottiera blu acceso…

Ronald stava cominciando a dubitare seriamente del proprio autocontrollo, vittima di pensieri un po’ peccaminosi troppo spesso repressi. Ma vederla così… spensierata e scatenata. Spettinata. E sudata, Merlino! Aveva la pelle dorata, lucida… così… così…

Era terribilmente sexy, porco Salazaar!

"…Made me learn a little bit faster, made my skin a little bit thicker, makes me that much smarter, so thanks for making me a… fighter!"

Concluse il pezzo scaraventando via l’orsetto dalla maglietta rossa e tirando un gran calcio ad un cuscino che si era ritrovata a portata di piede; poi si voltò di scatto e si lasciò cadere col fiatone sul letto. Quindi lo vide.

Alto.

Immobile sulla porta.

Con le orecchie rosse quasi quanto i suoi capelli e un leggero ghigno stampigliato in faccia.

"Ron!" urlò stridula come poche altre volte, strappandosi dalle orecchie le cuffie, che le ricaddero ai lati del collo, e balzando in piedi. "Non si bussa?!"

"Ehm… io… tu… non aprivi."

La ragazza lo guardò inorridita.

"Da quanto sei lì?"

"Un po’."

Dopo un imbarazzante silenzio, le labbra del ragazzo cominciarono a inarcarsi e a emettere un suono vagamente divertito.

"Che fai, ridi?"

"N… no!"

"Tu stai ridendo!"

Il ragazzo non provava neanche più a nasconderli, gli sghignazzi.

"Hermione, non ti facevo così…"

"Non ti azzardare a dirlo ad anima viva, sai?"

Ma lui continuava a ridere; almeno i pensieri poco casti stavano lentamente sfumando, davanti all’espressione indignata dell’amica.

"Ronald! Mi ascolti? Ron… oh, al diavolo. LEVICORPUS!"

Senza preavviso, l’alta figura si mise a fluttuare sottosopra a mezz’aria, i capelli che cadevano verso il basso e le guance che acquistavano sempre più colore.

"Mettimi giù, ma sei matta?!" sbraitò.

"NO! Così impari a prendermi in giro!"

"Hermione, mi sto sentendo male!"

"Giura di non dirlo a nessuno."

"Mi va il sangue alla testa!"

"GIURA!"

"Va bene! Giuro! Ma ora mettimi gi…"

STUMP.

Con un tonfo, Ron ricadde sul pavimento. Massaggiandosi la schiena per la caduta brusca, cercò di rimettersi a sedere.

"Tu sei tutta scema!" sbraitò.

"Volevi mettermi in imbarazzo con tutti! Solo perché per un attimo ho…"

"Hai agito come una comunissima ragazza?" terminò scocciato la frase l’altro. "Guarda che non c’è niente di male a lasciarsi andare un po’, ogni tanto. Sei troppo rigida."

Hermione strinse gli occhi.

"Io non sono affatto rigida."

"Ma se sei tutta un nervo! Sempre così bacchettona…"

"No di certo!"

"Sì."

"No."

"SI’!"

"NO!"

"Scommettiamo che appena ti tocco salti come un grillo?!"

"Tutto quello che vuoi!"

In un impeto di coraggio il ragazzo si alzò in piedi di prepotenza e, altrettanto prepotentemente, le si avvicinò con uno sguardo minaccioso. Sempre più vicino, costringendola ad arretrare in direzione dell’armadio con una titubanza che poche altre volte in vita sua Hermione aveva manifestato. In breve tempo la ragazza si ritrovò appoggiata a un’anta del mobile e intrappolata tra le braccia di lui che la guardava serio, a pochi centimetri di distanza.

Avvertì come un ulteriore aumento di temperatura, in quella stanza. Un po’ per l’afa, un po’ per il battibecco, un po’ per la sola presenza ravvicinata di Ron, cominciò ad avvampare e ad aumentare il ritmo del respiro, irrigidendosi inconsapevolmente. Detestava ammetterlo, ma si sentiva a disagio. Non in senso negativo, però: si trattava di un disagio figlio di quello stesso istinto che le stava urlando nelle orecchie di lasciarsi andare, saltargli addosso e strappargli tutti i vestiti con fare animalesco.

"Lo vedi? Neanche ti ho toccato e sei congelata."

"Beh, sai com’è… c’è chi considererebbe questo tuo comportamento una specie di aggressione" replicò secca, nonostante le ginocchia avessero assunto a occhio e croce la consistenza della gelatina.

"Esagerata."

"Quantomeno sei equivocabile."

La situazione stava decisamente degenerando, e lei non poteva sapere che anche per Ron, nonostante cercasse di restare a sua volta impassibile, era all’incirca lo stesso. Avercela a pochi centimetri di distanza, così dannatamente sexy come non l’aveva mai vista prima di quel pomeriggio, mentre abbassava e alzava il petto al ritmo del respiro, era un vera e propria tortura alla quale non sapeva per quanto ancora avrebbe potuto resistere.

Non replicò più, non ne aveva voglia. Quelle labbra rosse e quello sguardo tagliente erano troppo vicini. Troppo. Lentamente, una mano scivolò verso di lei, fino ad addentrarsi tra i suoi capelli castani.

"Cosa… cosa vuoi fare?" bisbigliò lei.

Il ragazzo deglutì. Non lo sapeva di preciso neanche lui, che cosa volesse fare; forse era per via della situazione nel suo complesso, forse era quella maledetta afa che aveva degli strani effetti sui loro ormoni, forse era lui che non ne poteva più di rimandare, sinceramente non gli importava; sapeva solo che doveva agire o sarebbe impazzito. Si portò sempre più vicino, poteva praticamente specchiarsi nelle pupille della ragazza e sfiorarle il naso con il suo. Sentiva sulla pelle le vibrazioni che emanava.

"Hermione…"

La porta si spalancò all’improvviso, interrompendo i due ragazzi e facendo balzare all’indietro Ron il più in fretta possibile.

"Herm, hai visto Ro…"

Harry, alla vista di quella scena, si bloccò portandosi le mani agli occhi. "OH CACCHIO! SCUSATE RAGAZZI… IO… VI LASCIO IN PACE!"

"Harry! Aspetta noi non…"

"Davvero, hai frainteso perché…"

Ma il moro indietreggiò rapidamente verso la porta, richiudendosela dietro e lasciando gli altri due a fissarla sconcertati, prima di tornare a guardarsi da un capo all’altro della stanza.

"Ehm… credo che abbia frainteso."

"Già, forse dovremmo spiegargli che…"

"…Che si trattava solo di una stupida…"

"…Stupida sfida, nata da un battibecco idiota."

"Già."

"Bene."

Ron si passò una mano dietro al collo.

"Che caldo, eh?!"

"Terribile."

"Dunque io vado a chiarire con lui."

"Dovresti. Serve aiuto?"

"No, grazie."

"A… a dopo?"

"Ok, Ronald."

"Ottimo."

Dopo qualche momento di imbarazzo Ron uscì dalla stanza di Hermione, alla quale non restò altro da fare se non stramazzare sul letto con le mani sulla faccia e meditare su quello che era appena non successo; con la consapevolezza che, se non fosse entrato Harry, sul quel letto ci sarebbe sì ricaduta, ma solo per rotolarvi sopra assieme a un’altra persona, alla quale non riusciva a non pensare.

E certi pensieri mettevano in imbarazzo persino lei stessa, Merlino!

Fu dopo un lasso di tempo imprecisato che decise di prendere di petto la situazione, avviandosi a passo spedito verso la stanza dei due amici. Non si fidava a lasciare la gestione di quella situazione imbarazzante nelle mani di Ron, sarebbe stato molto più saggio supervisionare il tutto di persona. Spalancò la porta della loro camera, ma ve lo trovò solo.

"Ragazzi, questa cosa riguarda entrambi e… ehi, ma non sei con Harry?"

Vide il ragazzo avvampare, saltare in piedi e nascondere qualcosa dietro la schiena.

"Non si trova…"

Hermione inarcò un sopracciglio.

"Ah… e che hai lì dietro?"

"Niente.”

 

…Continua…

La canzone in questa prima metà di storia è Fighter di Christina Aguilera. Non so se è congruente con i tempi, forse Hermione non avrebbe potuto ascoltarla a 18 anni perchè è uscita dopo... pazienza, l’ho scelta perché ha su di me all’incirca lo stesso effetto che ha sulla nostra strega preferita! ^^

A   presto!

  
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