Fanfic su attori > Logan Lerman
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Autore: MouMollelingua    23/10/2012    8 recensioni
Bonnie Orlando, una normale adolescente di sedici anni, conosce Thomas, un nuovo compagno di classe.
I due faranno amicizia fino a che... Be' non vi resta che leggere!
-
Dalla storia:
«Hai presente il tuo attore preferito? Quello di cui mi hai parlato quel giorno a Central Park, al nostro primo appuntamento?»chiese.
«Sì» confermai, dubbiosa.
«Ecco. E se fosse più vicino di quanto pensi?»
«Stai per caso cercando di illudermi?"
«No»
«E allora perchè mi fai queste domande? Logan Lerman è un attore, una piccola cotta che ho da sempre! Lui è una persona importante, in confronto io sono una merda»
«A dirla tutta, sei la sua ragazza»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un attore per amico.

Chapter eleven.


Bonnie era in biblioteca, come accadeva spesso durante le solite giornate scolastiche, passate a odorare il profumo di carta che aleggiava nella libreria colma di scaffali pieni zeppi di libri di ogni genere.
Si ritrovò a curiosare da ogni parte, cercando un volume che attirasse la sua attenzione.
Dopo aver preso un libro vecchio dalla copertina polverosa, e averci soffiato sopra per rimuovere lo sporco, si sedette al tavolo più abbandonato della biblioteca e dedicarsi in santa pace alla lettura.
La trama del lirbo era molto simile alla saga di Fallen, tra ragazze maledette e angeli caduti.
Il silenzio che regnava in biblioteca rendeva l'atmosfera del racconto ancora più macabra; anche se di tanto in tanto qualcuno tossicchiava, guadagnandosi un'occhiataccia dalla bibliotecaria.
La storia cominciò ad appassionarla seriamente, ma quando dovette staccare per tornare a casa, dopo aver risposto il libro sullo scaffale giusto, qualcuno la intrappolò, tra lo scaffale e... il corpo di Logan aderente al suo.
Il suo viso era lo stesso, un po' più tirato del solito, un paio di occhiaie sotto quegli occhi azzurri come il mare, le labbra carnose ridotte ad una smorfia impacciata.
Indossava la camicia che gli aveva regalato durante la loro permanenza a Los Angeles, e ciò la colpì.
Si guardarono negli occhi per un tempo inderminabile.
«Devo parlarti.» annunciò il ragazzo serio.
Sentiva il suo fiato scaldarle la gola.
La rossa ghignò.
«Io invece no.» rispose schietta con aria cocciuta.
«È importante» pareva più una supplica che un'affermazione.
Era così vicino che Bonnie avrebbe potuto baciarlo.
Ma ovviamente non lo fece per orgoglio, e cercò di mantenersi distaccata.
«Non m'importa. Mi fai schifo.» osservò la fanciulla.
Capì di averlo ferito quando strinse la mascella e le mani, facendole a pugno, e le nocche sbiancarono in un batter d'occhio.
«Senti, è un momento difficile anche per me.» le fece notare con voce irritata.
«Certo, aspettare nove mesi è lungo, posso capire.» fece sarcastica.
Il loro strano incontro, pieno di sfida e rancore, si concluse così.

-

Era stato un rumore assordante di un'auto in movimento a svegliarla.
Aveva battuto molto forte la testa, e l'unica cosa che ricordava erano due grandi mani che l'accompagnavano con forza verso la portiera della macchina di cui era passeggera.
«Cosa..?» con aria assente la piccola Orlando si arruffò i capelli rossicci più di quanto lo fossero.
«Ehy...» il ragazzo alla guida, con fare rassicurante sorrise amichevolmente alla fanciulla disorientata.
Bonnie mise il broncio, prima di rispondergli con tono brusco:
«Noi due avevamo chiuso tre mesi fa. Ora spiegami per quale motivo mi ritrovo qui con te.»
Lo vide alzare gli occhi lu al cielo dallo specchietto retrovisore, poi lui aprì un piccolo cassetto sotto al volante, tirandone fuori dei documenti.
«Leggi qui.»
Bonnie obbedì.

La sig. ra Lee chiede il permesso del cambiamento dei dati secondo la legge 738 dell'articolo 7 (vedi pag. 3 - 8) con il versamento di Dollari 3.700 per la funzione della richiesta.

Di sotto, alla fine di quelle tre righe, giacevano due firme: una, appartenente a Jennifer Lee, l'altra, da un tizio chiamato Dottor..? La firma era indecifrabile.
«Non capisco.» concluse la rossa con un'alzata di spalle.
«Ma è chiaro, no? È un ricatto!» esclamò Logan in tono ovvio.
«Spiegati meglio.»
«Oh andiamo: Jennifer ha ricattato i medici in modo che scrivessero che io fossi il padre del bambino anche se non lo sono veramente!»
«Quindi...»
«Quindi svegliati! Cerco di dirtelo da mesi ormai! Non sono il padfre del bambino geneticamente, ma lo sono per questi foglietti!» gridò impaziente.
«Allora il padre chi è?»

La sala d'attesa dell'ospedale era silenziosa, dove alleggiava un'aria imbarazzante.
Quando la segretaria alta, bionda e snella della reception chiamò gentilmente i due ragazzi alquanto nervosi di quello che si stava a loro per rivelare, si alzarono freneticamente e raggiunsero una stanza ben illuminata dalle pareti bianche.
La signora sfogliò con calma un blocchetto di documenti.
Poi sorrise calorosamente, come una madre al proprio figlio.
«Siete così giovani.» constatò, dando un buffetto sulla guancia ad entrambi. «C'è stato un errore.» continuò «Non ci era mai capitato.» annunciò la quarantenne con voce dolce.
«Allora?» chiesero i due all'unisono.
«A quanto pare il mio collega, lo spacialista nel settore gravidanza/parto è stato corrotto.»
«E quindi?» la incalzarono i giovani.
«Ne so quanto voi. Voglio scusarmi per il fatto che è successo. Adesso controllo...» si sedette sulla scrivania che Bonnie ebbe notato solo in quel momento, e la bionda cominciò a cliccare ripetutamente i tasti del computer che stava usando.
Prima del verdetto, sospirò.
«Forse lo conoscete. Il padre del bambino è Alex.»

SCUSATE! SORRY! SKS!
CHIEDO UMILMENTE PERDONO; NON HO AGGIORNATO PER QUATTRO MESI.
SONO UNA MERDACCIA, MI VERGOGNO E... Sì avete ragione, vi ho abbandonati ma perdonatemi pls io vi amo troppo siete i the best i lettori migliori che una "scrittrice" (se merito di essere chiamata così) possa avere.
Faccio schifo.
Ah, dopo essermi insultata per bene, volevo chiedervi una cosa: una piccola recensione? :D
   
 
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