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Autore: MiaBonelli    23/10/2012    0 recensioni
Avete mai avuto la sensazione che tutta la vostra vita fosse solo un sogno? Di essere solo una riserva per la salvaguardia del destino di qualcun altro?
No. Ovvio.
Il mio nome è Kira. Kira Tys, raccolta in fin di vita in mezzo ad un bosco in fiamme. Sono una recluta del destino. E sono qui per salvare il mondo dai Cercatori Delle Ombre.
E questa, questa è la mia storia.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                    21Dicembre, 2542.
                                                                                                               
                                                                                      Anno dell'Ariete.

                                                                                             Nona dimensione.

 

 

                                                                            Universo delle Tre stelle. 

 

-Kira! E' la tua ora.-
Attendevo questo momento da quand'avevo appena quattro anni. Era il vice comandante del dipartimento 89 del reparto reclute del Destino.
Era la mia ora. Irrequieta? No. Per niente. Rimasi impassibile mentre una gioia esplodeva in me.
-Tys, s'accomodi, la stavamo aspettando.- Sentì esclamare non appena entrata nell'enorme salone. Nonostante l'era avanzata, i messaggeri del Destino, detti anche Gli Anziani, adoravano circondarsi di pezzi antichi. La stanza, con solo tre finestre, una per ogni parete, risultava buia e scura. Le ombre regnavano in quel palazzo, lo si sapeva da tempo ormai. Benchè poco si sapesse degli Anziani, perennemente avvolti in cappucci di raso rosso, il loro pensiero era sacro e la loro parola legge.
Io odiavo gli Anziani quasi quanto fremevo dalla voglia di scoprire il mio destino. Ironia della sorte? Odiavo anche le leggi. Questo però era il mio anno. L'anno dell'Ariete. Forte e caparbio se non addirittura scaltro e furbo. Pronto a rompersi la testa piuttosto che dare ragione a qualcuno.
-Tys, ci sta ascoltando?-La voce del sommo capo rimbombò nella sala.
-Mi scusi eccellenza- sussultai balbettando.
-Dovrà superare una prova insieme ad altre quattro reclute. Se non la supererà, sarà costretta ad abbandonare immediatamente questo regimento e dovrà scomparire dall'universo delle Tre stelle. In caso contrario le affideremo un compito di massima importanza e assoluta segretezza, sulla quale ovviamente la informeremo in seguito in ogni singolo dettaglio.-
Lo guardai con occhi spalancati. Abbandonare l'universo? E come credevano che lo facessi? In volo? Risi.
-Trova forse divertente ciò che le ho appena riferito, signorina Tys?-
-N-no mi s-scusi- sperai che la penombra della sala rendesse meno evidente il mio rossore. Quella sala, in qualche modo m'intimoriva. Pareti alte fatte di legno di quercia, intagliato finemente con archi impreziositi da pietre d'ossidiana, mentre guglie appuntite svettavano verso il soffitto irragiungibile.
Il rosso sangue che si dipingeva di riflesso sulle pareti, ogni qual volta s'accendeva uno dei tre camini, rendeva quel salone, più tetro che mai. Sospirai.
-Ora verrà accompagnata nei piani inferiori. Lì eseguirà la sua prova.-
-Senza preparazione?-
-Dovrebbe già saperle quelle cose.-Rispose acido, quasi con spregio, l'anziano seduto alla sinistra del sommo capo.
-M-ma...-
-Basta sprecare tempo Tys. Si ricordi che ogni secondo è importante in questa dimensione. La smetta d'importunare gli anziani.Ora si muova!-Esclamò con voce puntigliosa e acida, il sacerdote pelato che in principio non avevo nemmeno notato. E così come v'ero giunta, fui portata via.
Rabbia e furore s'accesero in me. Calmati Kira. Non è ancora il momento giusto. Non ora.
Percorsi di corsa la grande scala a chiocciola e arrivata al piano della prova, mi ritrovai calma e quasi riposata.
-Questa non è un'esercitazione. Non avrete mai più una seconda possibilità! Sta a voi compiere il vostro destino. Ora, seduti!-
Eravamo in sei. Ci sedemmo senza far il minimo errore mentre brividi di freddo percorrevano la mia pelle.
Il corridoio lungo e senza orizzonte, era un mi sto di legni e stoffe rosse, dall'aria così misteriosa e tetra che non avrei saputo dire se erano antiche o semplicemente trasandate.
Osservai il comandante mentre ci passava sei fogli, uno per ciascuno.

 

                   ''La recluta attaccata alle proprie idee e che teme di perderle,
                                       paurosa di nuove verità,
                                       e non disposta a dubitare di tutto,
                                       deve alzarsi ora, e andarsene.
                                       Non comprenderebbe il Destino
                                       e ne rimarrebbe turbata.
                                       Esso rivela segreti,
                                       che da pochi saranno compresi.
                                       Bisogna nascondere la luce agli uccelli notturni
                                       perchè li acceca e diviene per essi
                                       più oscura delle oscure tenebre.
                                       Così ora, dovete riconoscervi in questi attimi,
                                       aprire la vostra mente,
                                       scavare nel profondo della vostra anima,
                                       e se qualcosa vi turba,
                                       alzatevi, e mai più fate ritorno in quest'universo.''

 

Così, a caratteri eleganti e precisi dorati, citava il foglio nero. Quasi volesse dissuadere le reclute a procedere. Una s'alzò, e lasciando cadere il foglio se n'andò.
Ma non io. Non questa volta. Era il mio momento. Così m'alzai e m'avviai verso il comandante.
-Tys. Allora è vero! Sei tornata! -mi diede una pacca sulla spalla- Sappi che non è stato carino ciò che hai fatto l'ultima volta. Non avrai favoritismi. Sappilo.-e così dicendo con braccio fermo, m'accompagnò in una sala piena di specchi, con una sola candela. Al centro. E mi lasciò chiudendo la porta. Dovevo trovare l'uscita. Un gioco da ragazzi. Risi avviandomi verso il punto dov'era scomparso il comandante. E in quel momento la stanza cominciò a girare, e gli specchi a cambiare posizione. Era troppo facile per i loro canoni. Pensai mentre con passo fermo mi dirigevo verso l'unico specchio in cui non rifletteva la luce della candela. Troppo, troppo facile.
 

  
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