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Autore: lemonade    08/05/2007    0 recensioni
C’erano baci tra loro che rimanevano nell’aria, sospesi in eterno, impigliati nel gioco di equilibrio tra possessore e posseduto.
Baci che Tristin si sarebbe preso a forza se avesse potuto e che invece si ritrovava a provocare per masochismo, perché sapeva già che non sarebbero stati colti.
Baci che Marlon anelava, ma che non arrivavano mai, che lo uccidevano nell’imbarazzo del dover chiedere, del dare gli ordini.
Baci che li vedevano bloccati su fronti opposi e che pure tentavano di emergere, che erano lì da anni, sulle labbra pulsanti e lontane.
Genere: Romantico, Science-fiction, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Alternate Universe (AU), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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every you every me

Nota d'inizio:

Ciao a tutti, sono Lemonade e volevo solo informarvi su questioni riguardanti questa fiction prima di lasciarvi alla sua lettura.

Per prima cosa questa non è propriamente una storia, poichè non ha una trama in sé, ma è più una raccolta di one-shot originali (lo so è abbastanza strano... ma mi piacciono abbastanza da non lasciarle languire sul mio pc forever... >.<) nata da uno studio per un progetto più ampio sui questi personaggi e sul rapporto che li lega.

Il tema è prevalentemente romantico e shonen-ai, quindi se la cosa vi infastidisce in qualche modo è meglio che lasciate perdere (sono irrecuperabile... lo so... ç_ç), mentre il contesto in cui sono inseriti è un po' particolare: un'utopia futuristica ai limiti sempre in bilico sulla distopia, Paradise City per l'appunto, che verrà abbozzata in questo primo capitolo (che è un po' un prologo di presentazione U_U).

Tristin e Marlon sono di mia proprietà e per utilizzare loro o la mia ambientazione (se mai qualcuno fosse interessato, anche se dubito fortemente... ^__^''' ) serve il mio esplicito permesso.

Bene, finito... se ancora non avete cambiato idea...

Enjoy it!

***

Paradise City

< Quando la Grande Guerra finì, lasciando dietro di sé solo morte e desolazione, nei cuori dei pochi sopravvissuti il proposito di pace e prosperità si trasformò nel desiderio di una società migliore, basata sull’amore e sul rispetto reciproco.

Per guidare questo nuovo mondo furono scelti sei bambini, nati dopo il conflitto e provvisti di capacità che nessuno fino allora aveva mai sviluppato. Essi vennero istruiti dal senato degli Immortali con il solo interesse del bene comune e presero il nome di Godchildren, i figli di Dio.

Al fine di proteggerli e servirli venne istituito un corpo speciale: gli Arcangeli o minder, creati per essere sempre al fianco del proprio Godchild ed essere fedeli a lui soltanto e sopra ogni cosa, ma anche in grado di pensare autonomamente, di distinguere il bene dal male.

Allo stesso modo, per mantenere l’ordine e la pace tra i cittadini vennero creati i Guardian Angels, gli angeli custodi della civiltà, forniti di un grande senso del dovere e della giustizia per essere d’esempio al popolo e difenderlo dal male.

Ogni unità G.A. è formata da un angelo, che viene inviato in missioni sul campo in caso di bisogno, e da un custode, che guida e supporta il proprio protetto. I due sono tra loro identici, addestrati a collaborare e cresciuti come fratelli fin dalla nascita, il loro amore e la loro fedeltà va quindi al proprio compagno e soprattutto alla società.

Sia gli Arcangeli che i G.A. hanno aspetto e sentimenti umani, ma possiedono doti sovrumane, molto simili ai poteri divini naturalmente sviluppati dai Godchildren e dal cui Dna sono stati sintetizzati. >

Il ragazzo dai grandi occhi verdi smise di leggere e sospirò con un sorriso < Non è bellissimo? >

Un vago mugolio d’assenso si levò da un punto indefinito del grande giardino pensile in cui si trovavano facendolo sbottare irritato < Come puoi non trovarlo splendido? >.

< è sempre la solita solfa… > rispose annoiato un altro ragazzo, diciassette, diciotto anni al massimo, senza degnarsi di aprire gli occhi, sdraiato pigramente al sole sul cornicione del terrazzo. Il vento leggero giocava con i suoi capelli nerissimi e lisci, spingendoli sugli zigomi alti e sul suo viso dolce e ovale, leggermente bronzeo.

< Co-come puoi dire questo? - balbettò ancora il primo, alzandosi con i pugni stretti dal tavolo a cui stava leggendo - Proprio tu che tra tanti dovresti conoscere la straordinarietà del nostro sistema di governo! >

< Parli proprio come un Godchild. > commentò il moro con un sorriso blando e svagato. C’era qualcosa di impenetrabile in lui che traspariva dalle sue parole e dai suoi gesti, qualcosa di misterioso eppure percepibile in ogni suo dettaglio, in ogni tratto di quel viso morbido e allo stesso tempo antichissimo.

< è quello che sono! > ribatté furioso, avvicinandosi all’altro, mentre l’aria scompigliava anche i suoi capelli, facendo fuggire le ciocche castane da dietro le orecchie e lasciando che i piccoli ricci in cui terminavano cadessero sulle sue guance leggermente colorite dalla discussione.

Nonostante il suo ruolo all’interno della società, il giovane non possedeva affatto la stessa segreta bellezza dell’amico. Il suo era un fascino comune, fatto di lineamenti duri e spigolosi, di braccia pallide e magre, di facili entusiasmi e sincerità disarmante.

Quando la sua ombra oscurò il sole sotto cui si stava scaldando, il ragazzo dai capelli neri parlò di nuovo < Sapevi che spesso quando un angelo muore nell’adempimento del suo dovere, il suo custode si suicida per il senso di colpa, perché sente che la propria vita non avrebbe senso rispetto all’altro. >

< Non è vero! - s’impuntò subito il Godchild, come un bambino capriccioso - Gli angeli o i custodi spaiati vengono destinati ad istruire le nuove reclute. È così da sempre. >

L’altro aprì finalmente gli occhi, rivelando due iridi verdi brillanti quanto quelle del suo interlocutore, identiche, e si mise a sedere di fronte a lui, ravviandogli una ciocca dietro l’orecchio con un gesto distratto ed affettuoso insieme.

< Le realtà non è sempre come la descrivono i libri, Marlon. - gli disse, prima di rivolgere il suo sguardo amareggiato distante, verso la città che si stendeva sotto di loro - Credo dovresti uscire ogni tanto e sperimentarlo sulla tua pelle, non prendere sempre per vera l’interpretazione degli altri, per quanto illustri siano. >

< Mi stai dicendo che mentono? > chiese incredulo ed indignato il futuro reggente.

Lui sorrise, < Ti sto dicendo che mi sembri troppo ingenuo per il mondo che ti aspetta. Forse è giunto il momento che qualcuno ti insegni a coltivare il dubbio. > rispose tranquillo, senza scomporsi.

< E lo faresti tu? > domandò ancora l’altro, mentre si sedeva al suo fianco e sbirciava il panorama oltre la propria spalla. Un lieve cenno di divertimento nella voce anche se non avrebbe voluto essere malizioso.

Il ragazzo dai capelli neri non rispose, come un principe troppo fiero per lasciar passare un offesa, ma allo stesso tempo abbastanza educato e diplomatico da sapere quando è meglio tacere.

< Se… se io morissi… > esitò timidamente Marlon, attirando subito l’attenzione dell’altro, gli occhi verdi nebulosi e preoccupati sotto le sopracciglia nere e corrucciate.

< Tu non morirai. > sentenziò categorico interrompendolo, come se quell’eventualità fosse non solo distante, ma addirittura impossibile.

< è un ipotesi! - tentò di sorridere sotto lo sguardo truce dell’altro - Dicevo, se io morissi, tu saresti assegnato ad un altro Godchild, per proteggerlo ed istruire il suo arcangelo fino a che non sarà in grado di farlo da solo. >

Il minder sbuffò e gli domandò in un tono serio, che tradiva le proprie convinzioni < Quanti arcangeli sono stati al tuo fianco da quando sei nato? >.

< Beh, solo tu e l’arcangelo di mia madre quando eravamo bambini… - rispose corrugando le sopracciglia nel tentativo di ricordare, per poi ridiscenderle placidamente in un sorriso - Ma lei non conta, no? >

< Già. - confermò tristemente con un sorriso - Se un arcangelo perdesse il proprio protetto, riuscirebbe a sopravvivere al senso di colpa? E se sì, sarebbe in grado di istruire un altro su ciò in cui lui stesso ha fallito? >

Il Godchild rimase immobile, in silenziosa attesa, rendendosi conto di quanto il suo arcangelo fosse più emotivamente coinvolto nella discussione: per lui si trattava di cose vere, quasi tangibili, non di lontane possibilità.

< Io morirò prima di te, combattendo in tua difesa, o ti seguirò dall’altra parte. Non esistono altre ipotesi. > concluse guardandolo negli occhi con le sue iridi verde cangiante, che rilucevano di devozione.

Passarono un paio di minuti senza che nessuno dei due avesse la forza di dire niente poi il ragazzo dai capelli castani appoggiò la mano su quella dell’altro, attirando il suo sguardo interrogativo.

< Tristin, - chiese con un timido sorriso di scusa, specchiandosi negli occhi dell’altro, così identici ai suoi. - mi porterai fuori a vedere il mondo? >

Tristin sorrise a sua volta e sbuffò < Certo Marlon, ti proteggo io. >

***

Vi ho già stressato abbastanza, lo so, quindi vi chiedo solo di lasciare una recensione se vi va... ^___^'

*baci* Lem

  
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