La notte era serena, i raggi lunari piovevano calmi sulla
superficie piatta del mare ed il viso affilato di Muir affiorava appena
dall’acqua, pallido e livido come la luna che guardava.
I suoi capelli neri ed i drappi
dei suoi vestiti scuri galleggiavano sinuosi attorno al suo corpo sottile,
allargandosi come macchie d’inchiostro, mentre gli occhi cobalto sembravano
lontani, opachi per il rimorso.
Non era mai stato un esempio di
rettitudine, ma quella volta aveva proprio passato il segno: il figlio di Lyr,
dio degli oceani, aveva reso onore alla sua fama di “Principe degli inganni”
raggirando perfino se stesso.
Voleva solo farla pagare a Beli,
quello stupido mezzosangue Fianna, che i suoi genitori avevano accolto in casa
come un dono e che con un sorriso aveva conquistato tutti, anche Niamh, la sua
caustica sorellina.
Lo odiava, avrebbe voluto
tagliarlo in mille pezzi, eppure quello straziato era lui, il ragazzo che
avrebbe regnato sui Fomori.
Continuò a galleggiare sul pelo
dell’acqua, chiedendosi cosa fosse andato storto nel suo piano perfetto,
semplice e pulito…
Aveva cambiato le sue sembianze in
quelle di una giovane mortale dagli occhi di cielo, proprio come era stata la
madre del suo nemico, e si era mostrato in difficoltà, facendo leva sul suo buon
cuore per avvicinarlo.
Beli l’aveva salvata
dall’annegamento - proprio lui che come ogni appartenente al popolo dei Fomori
aveva acqua salata nelle vene - e Muir aveva continuato a recitare la sua parte
di dolce fanciulla indifesa, per sedurre il fratellastro.
Ed il biondo Fianna si era
innamorato, di quel amore che ti scalda con un solo sguardo e non chiede niente
in cambio, se non che tu sia felice.
Il principe delle acque all’inizio
lo aveva provocato, lo aveva tirato in giro con piccole allusioni alla sua
amante umana, ma Beli aveva sorriso in quel suo modo radioso ed un po’ beota,
senza nemmeno provare a negare o difendersi e Muir era andato su tutte le furie,
sentendo crescere il suo astio per qualche misterioso
motivo.
Aveva inscenato la sua stessa
morte nei panni della ragazza, un suicidio “perché lo amava troppo e non poteva
permettere che lui intrecciasse la sua vita immortale con quella effimera di una
creatura terrena”.
Beli ne era uscito distrutto,
incapace di reagire a quella tragedia, e per la prima volta Muir si era sentito
colpevole, meschino. Non era riuscito ad approfittare della debolezza del suo
avversario per assestargli il colpo di grazia, si sentiva invaso da quella
strana sensazione di vuoto e dolore e non sapeva come rimediare.
Una luce si avvicinò velocemente
al luogo dove galleggiava in silenzio, fermandosi a pochi passi da lui,
levitando sull’acqua.
Il giovane dalla pelle dorata ed i
capelli quasi bianchi osservò con i suoi grandi occhi neri la figura scura del
Fomori, che tratteneva inconsciamente il respiro e non
parlava.
Si guardarono a lungo e Muir ebbe
l’impressione che potesse leggergli dentro, che sapesse già tutto e che fosse
venuto a cercare vendetta, ma quando Beli parlò le sue parole avevano lo stesso
tono stanco e pesante di chi non si è ancora rimesso dal lutto.
< Niamh mi ha chiesto di
cercarti, è preoccupata. - disse, sedendosi a gambe incrociate nell’aria accanto
a lui, mentre il suo fedele corvo lo raggiungeva e gli si posava su una spalla.
- è successo qualcosa, fratello? >
Quella domanda colpì il ragazzo
marino come un pugno nello stomaco e quello stupido neanche si rendeva conto del
potere che aveva su di lui.
< Dì a Niamh che sto bene, ho
solo bisogno di stare un po’ da solo e poi non sono tuo fratello. > rispose
scontroso ed altero, cercando di allontanare il prima possibile quel essere
luminoso.
Il fianna scosse la testa
rassegnato, < Come vuoi, Muir. > disse facendo per andarsene ed al vedere
la sua schiena il giovane principe perse un altro battito.
< Mi dispiace… > sospirò,
talmente piano che Beli si voltò chiedendosi se l’aveva udito davvero.
< Mi dispiace… > ripeté un
po’ più forte, sentendo le lacrime confondersi con l’acqua marina che già gli
bagnava il volto e smise di galleggiare, lasciandosi affondare orizzontalmente
tra i flutti scuri.
< Non ti preoccupare, non
importa. - rispose dolcemente, cercando incerto di scorgere la figura di Muir
tra le onde - Abbiamo tutta l’eternità per imparare ad andare d’accordo. >
Le parole di quel piccolo Fomori
capriccioso ed indisponente erano le uniche che lo avevano toccato nel profondo
dopo la morte del suo primo amore. Sembravano così vere e partecipate, come se
dividesse con lui non solo il dolore, ma anche il senso di colpa per aver
causato quella situazione.
La testa scura di Muir riemerse,
con le ciocche nere e pesanti che si attaccavano al suo viso sottile e perlaceo,
< Mi riferivo alla tua perdita, Beli. - chiarì, tenendo gli occhi bassi,
senza la consueta dose di ironia che riservava a certi argomenti - Basterà tutta
l’eternità per dimenticarla? >
< Non potrò mai dimenticarla. -
rispose tristemente abbracciandosi le ginocchia, tornando a lievitare a pochi
centimetri dalla superficie ed allungando una mano come se volesse accarezzare
le onde - Lei era come il mare… >
Guardò Muir e vide che lui lo
fissava attonito, con le labbra dischiuse e gli occhi spalancati. All’inizio
pensò che quel paragone dovesse averlo offeso, accomunare una semplice mortale
al suo amato elemento, ma poi si accorse che, alla luce emanata dalla sua stessa
aura di Fianna, gli occhi del suo fratellastro sembravano diversi, senza
l’ombrosa minaccia che avevano sempre quando lo guardava.
Più cerulei e
profondi…
Erano sempre stati di quel colore?
Immensi… ci si poteva perdere lì
dentro.
< Come… il mare? > chiese
stupito il moro, emergendo un po’ di più, fino a sedersi accanto a lui,
appoggiato sul pelo dell’acqua.
Beli si riscosse e continuò a
raccontare incerto, gli sembrava che gli facesse bene parlare con lui e forse in
questo modo si sarebbero potuti avvicinare un po’.
< Sì, era imprevedibile e
buona, ma aveva i suoi segreti, sai? - gli confidò, sorridendo al ricordo di
lei, smorzando la dolcezza della nostalgia col sapore amaro del rimpianto - Non
li ho mai scoperti, non si è mai fidata di me fino infondo…
>
< Magari non poteva… Forse col
tempo ti avrebbe rivelato tutto… > disse il Fomori con l’ingenua pretesa di
aver ragione, forse cercando di consolarlo in quel suo modo infantile e
sincero.
L’altro scosse ancora la testa
< No, non credo sia così… a volte credo che mi odiasse, ma tu conosci il mare
meglio di me… - disse con un sorriso un po’ fiacco - …sai quanto può essere
spietato e crudele e quanto velocemente torna ad essere calmo, quanto in fretta
dimentica, e tu non puoi fare altro che amarlo, no? >
< Ma il mare è freddo e non ama
nessuno, e non è l’acqua dolce che disseta, ma quella salata che scava le rocce
e corrode le piante… > rispose assente Muir, parlando si se stesso,
rendendosi conto di quanto poco meritava.
< Però è bellissimo, non è
vero?, e sfama tanta gente e lava via i pensieri e lo ami proprio perché è così,
capriccioso e incontrollabile, non è colpa sua se non guarda mai in faccia
nessuno… > sorrise ancora, socchiudendo gli occhi prima di sbarrarli di
fronte alle parole del giovane principe.
< Lei ti amava. > disse
soltanto, sfuggendo il suo sguardo.
< Come fai a… ? > biascicò
il biondo, attonito.
Muir continuò a guardare di lato,
scrollando le spalle con semplicità, < Altrimenti non si sarebbe uccisa, non
credi? >. Non sapeva neanche lui se stava ancora mentendo o se aveva
cominciato a dire la verità.
Beli lo guardava sbalordito,
incapace di ribattere. Quante volte quella ragazza venuta dal mare lo aveva
lasciato senza parole con la stessa liquida naturalezza?
Quante volte gli era sembrata così
vicina e così lontana?
Il ragazzo Fomori si alzò,
camminando sulle acque,
L’altro rimase a fissarlo mentre
se ne andava, chiedendosi perché notava tutte quelle somiglianze soltanto
adesso.
Quando l’erede al trono di re Lyr
entrò nella sua stanza dopo aver dato la buona notte alla sorella, gli fu subito
chiaro di non essere solo.
La luce che seguiva il Fianna
ovunque tradiva la sua presenza, bucando l’oscurità.
< Sono stanco, Beli, vorrei
solo andare a dormire. > esordì, avvicinandosi al proprio letto e scostando
le tende ricamate a ricordare reti da pesca.
< Tu puoi imitare le sembianze
di chiunque, vero? - chiese l’altro all’improvviso, facendolo sobbalzare per la
paura di essere stato finalmente scoperto, ma il suo fratellastro continuò - So
che non hai mai provato grande simpatia nei miei confronti, ma ho bisogno che tu
mi faccia un favore: devo vederla un’ultima volta. >
Di nuovo quegli occhi cerulei che
lo fissavano spalancati e smarriti, < No! - si oppose il moro quando fu di
nuovo in grado di parlare - No! Sei impazzito? >
Fantastico!, aveva pure fatto
andare in corto circuito quei due neuroni che giocavano a nascondino nel
cervello di quel testone!
< Ti prego, Muir! Ti chiedo
solo questo! - lo pregò l’altro, afferrandolo per le spalle e guardandolo
supplichevole - Fammi soltanto questo favore ed io ti sarò debitore per sempre!,
Lo giuro! >
Il Fomori guardò nei suoi occhi
neri, così lucidi e disperati, e sentendosi in colpa per aver causato tutta
quella sofferenza a colui che avrebbe dovuto amare come un fratello, annuì,
allontanandosi un poco.
Tutto in lui cambiò, come un
riflesso che trema tra le increspature dell’acqua prima di ricomporsi.
La sua pelle perse quel balugginio
madreperlaceo e si fece più rosea, punteggiata di efelidi color pesca, le sue
forme si addolcirono, trasformandosi nelle morbide curve di un corpo di donna, i
suoi capelli presero i colori della terra e si inanellarono in onde soffici che
incorniciavano quel viso minuto…
… ma quando aprì gli occhi
rivelandone il colore, Beli si accorse che erano rimasti gli stessi: identici a
come li ricordava eppure inequivocabilmente di Muir.
Si avvicinò a quell’apparizione
quasi tremando, mentre il giovane principe tramutato in fanciulla sembrava
combattere contro se stesso per non indietreggiare.
Allungò una mano per accarezzargli
una guancia e Muir esitò per un istante, le sue iridi cerulei puntate con timore
su di lui, prima serrare le palpebre ed abbandonarsi al suo tocco, mentre una
sola lacrima perfetta gli rigava il volto, svegliando Beli dal suo
sogno.
< Ehi, va tutto bene? >
chiese sollevandogli un poco il mento.
< Sì, scusa, non so cosa mi è
preso… > rispose la voce flautata che aveva imparato ad amare, meno bassa e
nasale di quella del Fomori, eppure ugualmente tersa e
vibrante.
Beli lo guardava sotto le mentite
spoglie della ragazza che aveva amato e pensò che Muir fosse veramente abile
nell’utilizzare i suoi poteri: se non lo avesse visto personalmente trasformarsi
avrebbe giurato che era lei, il suo dolcissimo amore.
Anche il gesto con cui si
asciugava le lacrime con il dorso della mano tirandosi un po’ indietro, irruento
ed appena infantile, ma allo stesso tempo elegante, come se piangere fosse un
suo diritto, come se gli fosse dovuto.
Avrebbe voluto baciarlo, anche se
sapeva che si trattava del suo fratellastro e che gli stava solo facendo un
favore ma… Per Nuada!, sembrava così vero!
Muir parve ricomporsi un poco,
fece un timido sorriso, e poi tornò serio, vedendo il modo in cui lo stava
fissando, riconoscendolo.
Si sentiva così male, così
dannatamente indifeso!, era certo che da un momento all’altro Beli avrebbe
capito tutto e l’avrebbe odiato, proprio ora che si rendeva conto
di…
La figura della fanciulla tremò
prima che il Fianna riuscisse ad afferrarla e si ritrasformò in quella del
principe degli inganni, con i suoi lunghi capelli neri, gli angoli acerbi, il
suo corpo sottile e spigoloso bloccato in un’eterna
adolescenza.
Beli gli ghermì il polso cercando
di trattenerlo dalla fuga e si trovò di nuovo quegli occhi cerulei e profondi
incollati ai suoi.
< Beli, io… Mi dispiace tanto…
> sussurrò, ormai certo di essere stato smascherato, abbassando il
capo.
< Sei tu? > chiese l’altro
senza saper se arrabbiarsi per essere stato preso in giro o gioire di aver
ritrovato qualcuno che credeva perso per sempre.
Il moro confermò, annuendo
remissivo.
< Era un gioco? > domandò
ancora, con la voce rotta.
< Vorrei poter cancellare
tutto, davvero vorrei…! > rispose Muir, stava piangendo e sembrava così
assolutamente sincero e pentito che Beli avrebbe voluto baciarlo lo stesso,
anche se sapeva che era stato tutto uno scherzo crudele e che quel ragazzo
capriccioso non lo amava.
Decise di farlo.
Di prendersi quel unico semplice
bacio come risarcimento per il danno subito.
Si avvicinò a lui velocemente e
accarezzò il viso per farlo alzare, appoggiando le labbra sulle sue, muovendole
un poco, leccandole, assaporandole.
Muir si aggrappò ai suoi vestiti
spalancando gli occhi cerulei, ma senza respingerlo, anzi rispondendo
timidamente al bacio, come se lo avesse aspettato a lungo.
Com’era bello per il mare farsi
baciare dal sole, lasciare che la sua luce lo scaldasse un poco, accoglierlo
mentre si tuffava in lui al tramonto, perdendosi senza
spegnersi.
Il principe degli inganni si sarebbe imbrogliato mille volte ancora, sarebbe rimasto scottato dal suo amore per il Beli, ma questa è un’altra storia ancora e la colpa non fu solo loro…
***
Ogni tanto ho degli sprazzi di romanticismo decisamente atipici, lo riconosco.
I personaggi di questa storia sono originali ed ispirati alla mitologia celtica (solo ispirati però, perchè lì dentro è veramente un gran casino...!).
All'inizio li avevo inventati di sana pianta perchè volevo scrivere una fiction originale fantasy e shonen ai, partendo dai due opposti (l'acqua ed il fuoco, il mare ed il sole, il bianco ed il nero...ecc...) poi però ho cominciato a fare delle ricerche per trovare spunti e ne è venuto fuori qualcosa di abbastanza complesso, che per ora è un po' in fase di stallo.
Così mentre aspetto l'illuminazione ho deciso di fare una one-shot su di loro, precedente a tutti gli eventi della long-fic.
Fatemi sapere se vi piace e lasciatemi una rec, che è sempre gradita ^___^
*baci* lem