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Autore: Neko no Yume    26/10/2012    3 recensioni
[Magi - The Labyrinth of Magic]
-Dimmi-, esordì il maggiore avanzando verso di lui -Non hai mai baciato nessuno, vero?-.
Si aspettava che l'altro gli tirasse qualcosa, magari urlandogli che non erano di certo affari suoi, ma Ja'far stava semplicemente scuotendo la testa con aria innocente.
Il ragazzino che era cresciuto come assassino con le bende sul viso e due lame affilate pronte a tagliare la gola a chiunque non sembrava minimamente turbato da una domanda de genere.
-È un problema?-, chiese senza scomporsi.
Sin ora gli era abbastanza vicino da scompigliargli i capelli chiari con una mano.
-Nah, ma non sai cosa ti stai perdendo-.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Ja'far vivere a Sindria piaceva.
Gli piaceva svegliarsi la mattina col profumo delle corone di fiori e gli schiamazzi pieni di vita della gente, occuparsi dell'amministrazione del paese, controllare con un sorriso appena accennato che gli altri generali non si azzuffassero tra loro, cose così.
Ma la cosa che gli piaceva di più era osservare il sorriso fiero di Sinbad davanti al suo popolo in festa.
Il re aveva sempre avuto un carattere solare e spensierato, almeno all'apparenza, ma lo sguardo soddisfatto che rivolgeva al regno che si era costruito da solo era qualcosa che lui non si sarebbe mai stancato di osservare.
Eppure, come uno dei suoi collaboratori più stretti, non poteva ignorare le colpe di cui l'altro non esitava a macchiarsi in nome della salvaguardia di quel luogo e dei suoi abitanti.
Il fatto che colui che considerava il suo salvatore potesse essere diventato un manipolatore non scalfiva minimamente il vincolo di fedeltà che li legava e che aveva giurato di onorare a costo della vita quando era ancora un ragazzino, ma a volte a Ja'far mancava il giovane Sin che andava in giro per il mondo alla ricerca di nuovi dungeon da conquistare e nessuna pretesa.
Una parte di sé sospettava che il continuare a chiamarlo col diminutivo che usava da piccolo fosse un disperato tentativo del suo subconscio di mantenere intatta l'immagine di quei giorni, specialmente quando si ritrovava a dover assistere a scene come quella che gli stava sbarrando la strada al momento.
Il sovrano di Sindria teneva un braccio appoggiato contro la parete del corridoio e sorrideva con aria complice a una ragazza del luogo dalle guance rosse per l'imbarazzo e gli occhi che brillavano, ammaliati dall'aura dell'uomo.
Quando le risatine si attenuarono e Sinbad chinò le spalle verso di lei, Ja'far storse le labbra in una smorfia esasperata, voltandosi con una scrollata di spalle.
Conosceva sin troppo bene il seguito di una scenetta del genere, era costretto a rimediare alle disastrose conseguenze di simili scappatelle di continuo.
Raggiunse camera sua a passi rapidi, per poi chiudersi la porta alle spalle e si lasciò cadere sul materasso, il viso sprofondato tra le lenzuola.
Si sentiva fastidiosamente in colpa per non essere intervenuto, magari prendendo l'altro per la collottola e trascinandolo via da lì, per poi fargli l'ennesima di una lunga serie di strigliate sulla sua cattiva condotta, ma a volte davvero non riusciva a sopportare un ruolo del genere.
Forse perché, invece di riempire la testa di Sin (che comunque non prestava la minima attenzione e si limitava a osservarlo con aria contrita) di raccomandazioni sul trovare una donna da sposare, avrebbe voluto essere lui stesso l'oggetto delle sue attenzioni, come quando ancora vagavano senza meta.

Il ragazzo si fermò davanti a quello che aveva tutta l'aria di essere un locale per adulti e il suo compagno di viaggio, che a stento gli arrivava al petto, si ritrovò a sbattere il naso contro la sua schiena.
-Ouch...-, protestò contrariato -Sin, che ti prende? Sei diventato un baccalà in tutto e per tutto?-.
L'altro si limitò a voltarsi verso di lui con un ghigno inquietante stampato da orecchio a orecchio, mentre gli circondava fulmineo le braccia con un braccio.
-Ja'far-, bisbigliò a un soffio dal suo orecchio -Che ne diresti di divertirci un po', io e te? Tanto Masrur è in giro a fare chissà che-.
Il più giovane inclinò il capo di lato per potergli lanciare un'occhiata sospettosa.
-Divertirci in che senso?-.
Sinbad sgranò gli occhi, genuinamente sorpreso.
-Non dirmi che...-, si bloccò a metà della frase, come rendendosi improvvisamente conto di qualcosa -In effetti da quando ci siamo conosciuti non ti ho mai visto interessarti a cose del genere-.
Ora il suo sguardo aveva assunto una poco raccomandabile sfumatura da uomo vissuto e il più giovane si ritrovò a indietreggiare d'istinto, senza però riuscire a scrollarselo di dosso.
-Prova a portarmi in un posto del genere e ti spezzo le ossa-, sibilò contrariato, ma Sin non sembrava intenzionato ad andare nella direzione del locale.
-Oh no, devo prima insegnarti qualcosa-, stava blaterando, mentre camminava a passo svelto verso la loro locanda -Altrimenti non potremmo goderci nulla-.
Ja'far stava per replicare piccato che, in ogni caso, lui in un luogo simile non voleva andare a prescindere, ma l'altro lo bloccò annunciando allegramente che erano arrivati alla locanda dove avevano in affitto una stanza.
-Voglio Masrur...-, borbottò comunque, per poi lasciarsi trascinare per le scale, fino alla loro camera.
Appena entrati, un Sinbad ridacchiante si chiuse a chiave alle spalle la porta sgangherata e gli rivolse un'occhiata che avrebbe convinto chiunque a gettarsi dalla finestra prima di finire nelle sue mani, ma il suo compagno di viaggio si limitò ad aggrottare le sopracciglia.
-Dimmi-, esordì il maggiore avanzando verso di lui -Non hai mai baciato nessuno, vero?-.
Si aspettava che l'altro gli tirasse qualcosa, magari urlandogli che non erano di certo affari suoi, ma Ja'far stava semplicemente scuotendo la testa con aria innocente.
Il ragazzino che era cresciuto come assassino con le bende sul viso e due lame affilate pronte a tagliare la gola a chiunque non sembrava minimamente turbato da una domanda de genere.
-È un problema?-, chiese senza scomporsi.
Sin ora gli era abbastanza vicino da scompigliargli i capelli chiari con una mano.
-Nah, ma non sai cosa ti stai perdendo-, rise di nuovo, mentre ritirava le dita prima che venissero morse -Vuoi provare?-.
Questa volta il volto del più giovane si imporporò appena, ma dopo qualche secondo di esitazione si distese di nuovo e Ja'far annuì.
-Ma non azzardarti a portarmi in quel postaccio-, si affrettò a puntualizzare.
-Per carità, ci faresti cacciare immediatamente!-.
-Farei bene-.
A Sinbad sfuggì un sospiro quasi divertito, poi si sedette con un tonfo sordo sul bordo del letto più vicino, imitato dall'altro.
-Sappi che sei nelle mani di un esperto-, proclamò gonfiando il petto, nonostante la voce iniziasse a tradire una sottile vena di nervosismo.
Forse erano gli occhi scuri del suo compagno di viaggio, fissi nei propri in attesa di qualcosa, affamati.
Li sostenne fino a posare la fronte sulla la sua e strofinare il naso contro quello sottile e lentigginoso di Ja'far, mordicchiandosi le guance nel tentativo di non scoppiare a ridere per l'imbarazzo e l'ansia che gli attanagliavano lo stomaco.
-Potresti chiudere gli occhi?-, chiese dopo essersi schiarito la voce.
Il più giovane obbedì senza discutere e inclinò appena il capo mentre abbassava le palpebre, in attesa.
Sentì il respiro di Sin farsi più lento e carezzargli il viso, sino a solleticargli il collo, segno che la sua bocca era a un soffio dalla propria ormai, per poi avvertire un'improvvisa sensazione di umido.
Sussultò per la sorpresa ma non si ritrasse, anzi, poggiò le mani sulle spalle dell'altro per puntellarsi meglio, i pensieri razionali che svanivano davanti alla morbidezza delle labbra di Sinbad che si muovevano con sicurezza e senza incontrare il minimo ostacolo.
Quando si staccarono dalle sue, Ja'far si rese conto di aver completamente abbassato la guardia.
Non succedeva mai, neanche quando dormiva, non pensava di poterselo permettere.
Invece in quel momento, accanto al suo compagno di viaggio palesemente divertito dal rossore diffuso che gli faceva risaltare ancora di più le lentiggini sparse sulle guance, aveva le spalle rilassate e una strana sensazione di vuoto in testa.
Oltre che il cuore che batteva a mille, ma sperava non si notasse troppo.

Ricordò che, vedendolo così smarrito, Sin l'aveva abbracciato, per poi lasciarsi cadere con lui sul materasso e ridacchiare mentre gli scompigliava i capelli, e la cosa lo fece arrossire leggermente.
Quella era stata la prima volta che aveva sentito il calore del suo corpo così vicino, la volta in cui si era impresso nelle orecchie il battito calmo e rassicurante del suo cuore e della sua voce che bisbigliava stupidaggini.
Perso nei ricordi, sobbalzò vistosamente nel sentire il cigolio della porta che veniva aperta e si voltò per fulminare con lo sguardo chiunque si fosse intrufolato, ritrovandosi davanti gli occhi perplessi dell'oggetto dei suoi pensieri.
-Disturbo?-, chiese il sovrano con un sorrisetto soddisfatto che ancora gli aleggiava sul viso.
-Già finito di rovinarti la reputazione?-, ribatté Ja'far con una punta di irritazione, mettendosi a sedere e scrutandolo con aria di rimprovero.
-Ops, mi hai visto-.
-Non sembri affatto preoccupato-.
-Perché c'è il mio fedele sottoposto a rimediare ai miei danni-.
Sinbad continuò a sorridere man mano che si avvicinava al centro della stanza, fino a lasciarsi cadere sul letto e raggomitolarsi contro il suo fianco.
-Insomma, non siamo più bambini!-, provò a protestare l'altro senza cercare realmente di scansarlo.
-Ma tu rimani perfetto da abbracciare-.
La risata del re di Sindria li scosse entrambi facendo cadere di lato il copricapo di Ja'far, che aveva ormai rinunciato a ricoprire il ruolo di voce della coscienza e reclinato la testa sulla sua spalla.
-Quella ragazza non andava bene?-, chiese distrattamente, le dita che tamburellavano il ritmo del respiro di Sin.
L'altro parve rifletterci qualche istante, riusciva a immaginare l'espressione pensierosa del suo volto e la cosa gli strappò un sorriso accennato.
-Il fatto è che con loro non c'è il gusto della conquista-, lo sentì commentare alla fine.
-Mh?-.
-Sono bendisposte da subito, non c'è neanche bisogno di corteggiarle un po'. E non provano a farmi ramanzine-.
Il generale sbuffò e roteò gli occhi.
-Invece tu sei più difficile da avvicinare-, ora il tono di Sinbad era velato di malinconia -Hai persino tentato di uccidermi-.
-Mi sta tornando la voglia di riprovarci-, sentenziò Ja'far di rimando, per poi alzare lo sguardo su di lui.
Erano gli stessi occhi con cui l'aveva guardato in attesa del suo primo bacio, con cui lo guardava ogni volta che si ritrovavano in situazioni del genere, occhi profondi da precipitarci dentro, limpidi ma terribilmente carichi di aspettativa.
In attesa che lui cancellasse tutte le sue scappatelle con un bacio che entrambi potessero definire tale.
Le labbra si sfiorarono con familiarità, trovando il loro posto mentre le palpebre finalmente si abbassavano e Ja'far si ritrovava a sorridere, con la guardia abbassata e la certezza che, qualsiasi cosa potesse loro succedere, in quell'abbraccio potevano tornare bambini.





Yu's corner.
Buonsalve a tutti voi, miei cari!
Bene, la sottoscritta si è divorata tutti i capitoli di Magi disponibili in pochi giorni ed è arrivata alla conclusione di adorare questo manga.
E in particolare di adorare Ja'far perché, insomma, credo sia abbastanza inevitabile.
Come sono mainstream.
Detto questo, la sinja è tanta roba dhegjdglads. <3
Non dedico uno scritto a qualcuno da parecchio tempo, quindi vorrei dedicare questa fanfiction alla persona che mi ha costretta a vincere la mia terribile pigrizia e iniziare a leggere Magi (cosa che avevo ampiamente procrastinato sino a quel momento).
Un doveroso grazie con biscotti va a chiunque abbia letto questa storia e/o recensito.
Bye bye,
Yu.
  
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