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Autore: Echelon90    29/10/2012    0 recensioni
Dal primo capitolo:
...Era notte fonda, ormai. In una strada di una zona periferica di Londra due figure, coperte da lunghi mantelli neri, camminavano con aria circospetta. Non era la prima volta che c’erano strani avvistamenti in quella zona, occupata per lo più da fabbriche ed uffici babbani. Fino a quel giorno, tuttavia, i sopralluoghi non avevano riportato nulla di sospetto. Ma quel giorno i due uomini avevano un brutto presentimento...
...Remus sospirò e nascose la bacchetta: “Falso allarme!” sussurrò, per poi avvicinarsi di un passo alla figura. “Scusi, serve aiuto?”
La figura alzò il volto verso di Remus e quello che il mago vide servì per paralizzare sul posto lui e Bill...
Genere: Angst, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Remus Lupin, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, II guerra magica/Libri 5-7
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It’s your lucky day

 

 

Remus e Bill erano ormai al limite delle forze e con le spalle al muro quando il rombo di una moto coprì i rantoli disumani. La moto correva a tutta velocità verso di loro senza accennare di volersi fermare. Quando fu a pochi metri, Remus fu costretto a prendere Bill per il mantello e gettarsi a terra fuori dalla traiettoria della moto, che andò contro alcuni degli esseri mentre il motociclista, con uno spettacolare salto, smontava e si andava a posizionare davanti a quei mostri. Portava una tuta nera integrale da motociclista e il casco a celare il volto.

I due uomini si riscossero subito, vedendosi arrivare due degli esseri addosso, mentre gli altri si lanciarono contro il nuovo arrivato come se fosse molto più allettante di loro due messi insieme. Presto il motociclista sfoderò delle armi babbane, di cui Remus e Bill avevano solo sentito parlare o avevano visto disegnate o riportate nei libri. Con quelle riuscì senza fatica a far fuori un paio degli esseri, mentre altri li sistemò a mani nude I due maghi intanto facevano quello che potevano con gli incantesimi che conoscevano, anche se non sembravano servire granché.

“La testa,” venne in loro aiuto la voce del motociclista. “mirate alla testa!”

I due fecero come era stato loro suggerito, e in poco tempo riuscirono a farne fuori alcuni. Gli ultimi individui li sistemò il motociclista senza la minima fatica.

I tre rimasero in silenzio per alcuni minuti, contemplando quello spettacolo orribile di corpi ormai morti definitivamente. Remus e Bill avevano il fiato corto mentre il tizio sembrava perfettamente riposato. Se ne stava dritto a pochi passi da loro e sembrava scrutarli da dietro la visiera del casco.

D’improvviso si avvicinò a Remus con passo sostenuto e, con un gesto tanto repentino da non permettere all’uomo nemmeno di aprire bocca, gli prese il braccio ferito stringendo con forza la ferita e facendolo urlare di dolore. Il tizio lasciò andare subito Remus come se fosse stato scottato e scattò all’indietro puntandogli l’arma contro.

“Da quanto?” chiese minaccioso.

“Qualche minuto fa!” disse sicuro Remus portando la mano alla ferita.

Sentirono chiaramente un sospiro di sollievo mentre il tizio riponeva l’arma e si sganciava il casco. Quando lo tolse rivelò il bel volto di una giovane donna con un paio di occhi di un azzurro intenso, che li guardava con un sorrisetto malizioso.

“Oggi è il tuo giorno fortunato, amico!”

 

 

La ragazza era non era una strega, o almeno era quello che sembrava, ma Remus sapeva che non era una normale babbana. Credeva, però, di potersi fidare, perciò, quando la ragazza intimò loro di seguirla, i due obbedirono e mezz’ora dopo si ritrovarono in una piccola stanza di un Bed&Breakfast dall’aria decisamente squallida. Era costituita solo da un letto, un armadio scrostato e un bagno. La ragazza tirò fuori da sotto il letto una valigetta di alluminio, dopo aver ordinato a Remus di sedersi.

“Fa vedere il morso!” ordinò la ragazza dopo aver posato la valigetta sopra il letto.

Remus obbedì subito, slacciandosi la camicia e scoprendo il braccio ferito, rabbrividendo quando la stoffa, che si era appiccicata alla ferita, si staccò. Non capiva come poteva fidarsi così ma sentiva che doveva, anche se, per quanto ne sapeva, poteva essere una nuova mangiamorte maledettamente brava. Bill sembrava tranquillo, anche se visibilmente sconvolto per l’attacco, e se ne stava in piedi al fianco di Remus, alternando lo sguardo dalla ragazza all’amico.

La ragazza esaminò la ferita con occhio critico per poi sbuffare, e rivolgendogli il primo sorriso sincero da quando l’aveva incontrata.

“Ti assicuro che ho visto di peggio” disse mettendosi la valigetta sulle ginocchia. “Quanto meno non ti hanno sbranato vivo!”

Bill ridacchiò ma poi, vedendo lo sguardo serio della ragazza, esclamò: “Lo possono fare?”

“Hanno fame. E’ il loro istinto primario.” disse con semplicità la ragazza picchiettando con velocità su di un piccolo schermo ad un angolo della valigetta che si aprì da sola con un leggero sibilo.

Dentro c’erano delle strane boccette con dei liquidi verdi e azzurri, e vicino c’era uno strano aggeggio metallico che somigliava terribilmente alle armi che la ragazza aveva utilizzato per eliminare gli esseri. Era dello stesso materiale lucente e argenteo della valigetta e aveva una punta lunga ed acuminata. La ragazza lo prese con sicurezza, insieme ad una delle boccette con il liquido verde che inserì con un colpo secco. Poi, dopo averla posata con delicatezza, andò all’armadio e prese un astuccio nero da cui tirò fuori un cordino giallognolo che legò stretto alla base del gomito dell’uomo, sotto lo sguardo attonito di quest’ultimo che deglutì a vuoto.

Lei lo guardò e si lasciò scappare una risatina: “Sembra che non hai mai visto una siringa e un laccio emostatico. Forse questo tipo di siringhe non si trovano in circolazione, ma sono necessarie se si deve iniettare il siero a dei soggetti appena morsi e incontrollabili.” Spiegò posando una mano sull’incavo del braccio di Remus. “Sentirai una puntura e temo che il liquido brucerà parecchio. Ma è per il tuo bene!”

La ragazza rimase qualche istante a guardare Remus negli occhi. L’uomo annuì e cercò di rilassare il braccio. La ragazza si mise all’opera dando dei piccoli colpetti al braccio per poter trovare la vena, e dopo averci passato un batuffolo imbevuto di disinfettante, che aveva estratto dall’astuccio, inserì l’ago sulla carne.

Remus ebbe un brivido improvviso e subito sentì un bruciante dolore propagarsi man mano che il liquido si trasferiva dalla siringa al suo organismo.

“In ogni caso è la prima volta che vedo oggetti di questo tipo” fece l'uomo con un sorriso tirato, rivolto alla ragazza che gli estraeva l’ago dal braccio.

La ragazza sorrise di nuovo ma non fece commenti, ricominciando a riporre il tutto nella valigetta e chiudendola.

“Comunque… non ci siamo presentati!” disse Bill, avanzando. “Io sono Bill Weasley!”

“E io Remus Lupin” aggiunse il licantropo, tenendo il braccio ferito mentre la ragazza prendeva da una sacca, posta dentro l’armadio, altro disinfettante e bende.

“Piacere di conoscervi. Io sono… solo Alice!”

 

 

 

“Quindi siete maghi!” disse la ragazza con tranquillità uscendo dal bagno e frizionandosi i capelli ancora bagnati con un asciugamano che poi buttò sul letto.

Remus e Bill avevano avvertito l’Ordine dell’attacco e poi avevano cercato di fare un incantesimo di memoria su Alice, incantesimo che non aveva avuto nessun’effetto sulla ragazza. Alice, dal canto suo, era rimasta piuttosto tranquilla e aveva spiegato che qualunque cosa avessero voluto fare con lei non sarebbe servita.

Quindi Remus e Bill avevano deciso di dirle la verità su di loro. Man mano che parlavano Remus si stupì nel notare che era difficile non risponderle o omettere qualcosa. Lei faceva le domande e loro rispondevano di getto, senza esitare. Era come se avessero preso del Veritaseum inconsapevolmente, cosa che lo turbava non poco.

Mentre la ragazza si faceva una doccia ne parlarono, trovandosi d’accordo. C’era qualcosa di… oscuro nella ragazza e dovevano indagare più a fondo. Non aveva ancora detto niente di lei, oltre al nome, ed ora che era uscita dal bagno la osservarono mentre infilava i suoi pochi averi nella sacca.

“Ma tu invece?” fece Bill spazientito. “Chi sei? Cosa sei? Chi erano quelli?”

La ragazza puntò gli occhi azzurri sul ragazzo, che rimase come bloccato sul posto senza fiatare. Poi Alice distolse lo sguardo e infilò una felpa rossa di qualche taglia più grande, per poi sospirare e fermarsi davanti ai due.

“Quelle creature… non sono umane. Questo lo avete capito anche voi. Un tempo lo erano ma ora non più. Lo stesso vale per me. Non me la sento di andare sui particolari ora. Non è sicuro qui. Sono riuscita a seminarli tutti ma la prudenza non è mai troppa. Potrebbero aver visto lo spettacolino di poco fa, ma non potevo lasciarvi in balia di quegli esseri, e nemmeno permettere che scorazzassero per Londra.”

“Di chi stai parlando?” chiese Bill confuso guardando anche Remus che invece sembrava aver colto qualcosa.

“Prova a pensarci, Remus,” disse la ragazza.

“La spilla che avevano, l’ottagono bianco e rosso…” fece lui lentamente. “Le persone che hanno quel simbolo… loro ti stanno cercando. Erano lì per te, quegli esseri!”

“Quasi… Ma ci sei andato vicino. Ora se non vi dispiace. Vorrei che mi portaste dal vostro capo!”

 

 

Disclaimer

 

 I personaggi citati in questo racconto non sono miei,  ma appartengono agli aventi diritto. Servendo di loro non ottengo nessuna forma di lucro.

  
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