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Autore: lemonade    16/05/2007    14 recensioni
Filippo.
Come il nome che aveva il principe nella Bella Addormentata: quello biondo e che sa ballare, il più figo di tutti insomma, ma senza tirarsela.
Quello simpatico, che è anche buffo a volte, che litiga col cavallo finendo nello stagno!
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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filippo

Filippo.

Come il nome che aveva il principe nella Bella Addormentata: quello biondo e che sa ballare, il più figo di tutti insomma, ma senza tirarsela.

Quello simpatico, che è anche buffo a volte, che litiga col cavallo finendo nello stagno!

 

Anche il tuo principe era biondo e si chiamava Filippo e sapeva cantare e certe volte si rotolava perfino per terra con il cane.

Aveva quel modo di guardarti che ti faceva sentire l’unica al mondo, la più bella, e ti veniva da abbassare gli occhi, perché non potevi più reggere l’azzurro infinito del suo sguardo, quello sguardo che non chiedeva niente in cambio.

Ti stringeva forte tra le braccia, abbastanza da toglierti il respiro, mai fino a farti male, come se ti volesse trattenere, come se già lo sapesse quanto brava sei a scappare…

Tu ti sentivi protetta - con la guancia sul suo petto, il suo respiro nei capelli, le tue dita aggrappate alla sua maglietta rossa, il suo cuore che batteva contro il tuo - e sapevi di poter essere fragile, che ci sarebbe stato lui: la tua roccia, il tuo cavaliere dalla lucente armatura…

 

Filippo che quella volta si è arrabbiato, te lo ricordi?

Quando ti ha guardato con quei suoi occhi di ghiaccio, che a te sembravano bruciare, e non ha detto niente, se n’è solo andato.

Forse non gli veniva le parole, o forse gliene venivano troppe…

E non ti guardava più, non voleva vederti.

Sull’autobus cercava sempre il cielo fuori dai finestrini, come se essere chiuso lì dentro con te lo uccidesse, e tu vedevi solo il suo profilo - la linea dura della mascella appena sporca di barba, le onde dorate dei suoi capelli schiariti dallo stesso sole che gli scuriva la pelle e gli faceva venire quelle poche lentiggini sul naso, le cuffie dell’i-pod nelle orecchie per non sentire più nessuno, per pensare ad altro - vedevi solo il suo profilo e dicevi che era colpa sua, che poteva fare l’offeso quanto voleva che tanto tu non avevi niente di cui scusarti, non avresti fatto il primo passo, era lui che doveva venire da te.

Aggrottavi le sopracciglia mentre parlavi, avevi una nota stridula nella voce, e volevi che le tue amiche ti dessero ragione…

Già sapevi che stavi mentendo, speravi solo che nessuno se ne accorgesse.

 

Ma Filippo se n’era accorto, Filippo…

Ed avrebbe sorriso lo stesso, avrebbe detto che andava bene così, che nessuno era perfetto, se solo tu lo avessi ammesso.

Avrebbe spalancato le braccia ed alzato un po’ le spalle, guardandoti con la testa inclinata ed un sorriso ad arricciargli le labbra…  e tu ti saresti sentita stupida ed in imbarazzo, e gli avresti detto di smetterla, che vi stavano guardando tutti.

Lui avrebbe detto < Che ci guardino allora! > e ti avrebbe baciata in fronte, prendendoti in braccio di sorpresa, facendoti girare ed urlare un po’… ma avreste fatto pace, no?

 

Filippo che non era neanche il tuo ragazzo, - sempre sul filo, sempre lì, ma mai oltre - che una volta aveva detto che gli piacevi e che poi non lo aveva ripetuto mai più, anche se era già cambiato tutto tra voi.

 

Filippo che faceva male a guardarlo in quei giorni da quanto era spento, da quanto era ferito, ma poi è guarito anche lui, con o senza di te.

Come sta il tuo orgoglio ora, sanguina ancora?

 

Filippo che sembrava sempre più un estraneo senza colore, un altro dei mille studenti che prendono la due per andare a scuola…

L’avevate persa entrambi il giorno che per la prima volta vi siete fermati a parlare, tante cose stupide, una dietro l’altra, ed era come conoscersi da sempre.

 

Filippo che disegnava e scriveva sui muri, che sapeva suonare la chitarra e che una volta aveva provato ad insegnarlo anche a te, avevi cantato a squarciagola quella sera.

Hai ancora i suoi libri a casa, quante volte hai pensato di passare a restituirglieli e magari a parlare un po’ dei vecchi tempi?

 

Filippo che ti aveva fatto ascoltare la sua musica, con la paura che non ti piacesse, ma ti era piaciuta e ti aveva cambiato un po’…

Aveva mischiato i tuoi sogni con i suoi, ti aveva segnata, c’è un po’ di lui in te ora…

Tu che gli hai dato?

Gli hai insegnato qualcosa?

 

Sì, la cicatrice è rimasta.

Filippo adesso sa che anche il migliore dei principi azzurri è sempre un uomo infondo, che essere buoni va bene ma non bisogna esagerare, che sotto l’armatura lucente i colpi si sentono comunque e che a volte la principessa non va salvata dal drago, ma da se stessa.

 

Ha mai pensato di dirtelo, Filippo?

Di prenderti e portarti via da tutto e da tutti?

Di usare la forza per prendersi quel bacio che era sempre stato suo, fin dall’inizio?

 

Il suo numero di casa scritto su un bigliettino insieme a quello della tua migliore amica, perché ci parlavi troppo da usare il cellulare e tua mamma ti sgridava perché era sempre occupato. A lei Filippo è sempre piaciuto, te lo dice ancora.

Come tremava la tua voce quel giorno al telefono, quando finalmente ti eri decisa a chiamarlo, troppo tardi però.

E avevi quasi paura che non ti riconoscesse, che dicesse < Chi, scusa? >, ed invece la sua voce profonda si è fatta appena più roca al sentire la tua e ha detto solo < Adesso…?! >.

Ti sei scusata, hai detto che ti dispiaceva moltissimo, che volevi parlargli, anche subito, ed avevi gli occhi che si riempivano di lacrime, - seduta sul tuo letto, da sola nella tua stanza, il suo respiro dall’altra parte della cornetta e quella voglia di stringerlo, di fargli sapere quanto gli vuoi bene, quanto ancora ci tieni a lui - poi Filippo ti ha interrotta.

< Stavo uscendo. > ha detto con un tono improvvisamente vuoto, come se non fosse più lui, e tu hai chiesto di vederlo il giorno dopo, hai insistito…

< Ok. > è stata la sua risposta, neanche un ciao.

 

Filippo non pensava che quella sarebbe l’ultima cosa che ti avrebbe detto e neanche tu lo pensavi - con il mal di pancia per l’emozione, le lacrime agli occhi e la speranza nel cuore.

Neanche tu lo pensavi, per la prima volta così totalmente inerme, così disperatamente innamorata di lui.

 

C’è il suo diario nel cassetto della tua scrivania, quello di scuola che vi eravate scambiati, e tutti ti chiedevano chi era questo Filippo, dato che avevi il suo nome scritto a lettere cubitali sul dorso dell’agenda.

Nei tuoi incubi ad occhi aperti hai visto il tuo di diario: la plastica della copertina che si scioglie un po’ mentre le pagine si arricciano, le fiamme che divorano la carta e Filippo che lo guarda bruciare.

Ti chiedi se sia andata davvero così, se lo puoi biasimare, se dovresti imitarlo…

Ma quel diario non lo butti, lo tieni lì, a ricordarti quanto tempo è passato, quanto sei stata stupida, come una porta mai chiusa del tutto, come una ferita che qualche volta si riapre e ancora sanguina.

 

Filippo…

 

 

 

***

Anche se sono stata molto combattuta, questa one-shot non poteva avere un finale diverso, non sarebbe stato onesto.

Volevo che risaltasse il modo in cui ci feriamo a vicenda anche senza volere, come scarichiamo la colpa sugli altri, come l'orgoglio sappia essere il peggior veleno e come putroppo non sempre basta un semplice "scusa", come un colpo di spugna, per cancellare tutto il dolore.

Dedico questa storia a tutti quelli che hanno un rimpianto, che sanno di non essere innocenti, che hanno perso qualcosa, che non riescono a ricucire lo strappo...

a tutti gli altri il mio migliore augurio di non dover mai scoprire quant'è brutto voltarsi indietro e pensare che avrebbe dovuto andare in un altro modo.

*baci*

Lem

  
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