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Autore: Yuki Kiryukan    31/10/2012    9 recensioni
Seconda serie di Awakening.
Rebecca e Zach sono stati separati per due lunghi mesi. Ognuno preso ad affrontare i problemi della propria realtà.
Ma Rebecca è ottimista, poiché è viva nel suo cuore, la promessa di Zach, sul suo ritorno, di cui lei non ha mai dubiato.
Ma quando arriverà il momento di rincontrarsi, Rebecca, non ha idea quante cose siano cambiate, e si ritroverà ad affrontare da sola, i suoi incubi peggiori.
Dal capitolo 6:
"Non ci pensai nemmeno un secondo in più, che gli buttai le braccia al collo. Gli circondai le spalle, stringendolo forte contro il mio petto.
Inspirai a fondo il suo profumo virile che mi era tanto mancato. Mi venne da piangere quando sentii il suo corpo aderire perfettamente al mio. Come se fossimo stati creati appositamente per incastrarci.
Zach aveva mantenuto la sua promessa, ed era tornato da me. Io l’avevo aspettato, e adesso, non vi era cosa più giusta di me tra le sue braccia.
L’unica cosa che stonava, o meglio, che mancava, era il fatto che non fossi...ricambiata.
Quando finalmente, sentii le sue mani poggiarsi sulle mie spalle, non mi sarei mai aspettata...un rifiuto".
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cursed Blood - Sangue Maledetto'
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Ciao a tutti!! ^--^
Eccoci arrivati anche al 20'esimo capitolo di Rebirth! :D 
Questo è un capitolo tutto di David! Non si va avanti con la narrazione, ma è fatto principalmente di flashback dal punto di vista di David e di sue riflessioni...
Personalmente è un capitolo che mi paice molto, e l'ho anche scritto con molta ispirazione, quindi spero che gradiate! ;)
Vi lascio alla lettura! Come sempre, un grazie infinito a chi mi incoraggia con tanto affetto! ^^

PS: Simpatia95 pubblicherà a breve una storia di cui io ne sono ( con grande onore! *.* ) l'editor, che a mio avviso è bellissima! Vi consiglio di fare un salto nel suo canale a controllare, perchè ne vale decisamente la pena! ;)
Ci sentiamo presto! :***
Yuki!
 
 
 

                                                         L'Abbraccio Negato





La prima volta che David vide l'assassino di sua sorella, provò solo odio.

Strano a dirlo, dato le guancette paffute e rosee, gli occhietti vispi e luminosi, e le manine stette a pugni, che avrebbero ispirato tenerezza a chiunque. 

Lui però, non riusciva a non odiarla.

Anche se sotto forma di bambina, era il demone che aveva estirpato con tanta violenza la vita di Rosalie. 

Sua nipote.

Nipote? Quella? 

Mai.

La guardava dal vetro unidirezionale della stanza del laboratorio medico, ma tutt'un tratto, lei voltò le testa in sua direzione, come se potesse vederlo. 

Vide quegli occhi chiari incollarsi ai suoi. Erano identici, i loro occhi. Del medesimo colore.

Erano gli occhi di Rosalie. 

David indietreggiò, e si affrettò ad allontanarsi. Non si sarebbe mai lasciato incantare da quel demone travestito da angelo. 

E allora perchè, nonostante facesse di tutto per starle lontano, quella bambina si ostinava a calmarsi solo quando la prendeva in braccio lui?

Non le aveva mai dato la minima dimostrazione di affetto, eppure bastava un piccolo contatto, e la piccola smetteva di piangere. Ormai era diventato il suo anestetico personale, sopratutto quando dovevano farle degli esami. 

E non solo. George lo chiamava persino nel cuore della notte perchè non riusciva a calmare i suoi piagnistei. 
 

  << Ti prego, David, non so davvero che devo fare! >> gli aveva urlato una delle tante notti George, con sottofondo le urla di Rebecca  << Non riesco a capire cosa voglia! >>

  << Arrangiati George >> gli aveva risposto, infastidito che il suo sonno fosse stato interrotto  << Hai voluto farlo tu, il genitore. Quindi assumiti la responsabilità >>

  << Ma non senti quanto strilla? >> continuava ad implorare l'altro  << Vuole sicuramente te >>

Il biondo si irritò  <<  Ho detto arrangiati >>

Fece per chiudere la comunicazione, ma il suo braccio era bloccato. Continuava a sentire il pianto di Rebecca, che sembrava davvero implorarlo di andare. 

Sbuffò sonoramente:  << Dammi dieci minuti >>

Dall'altro capo del filo, George esultò gioioso  << Grazie David, ti amo! >>

Il biondo fece una smorfia di disgusto  << Si...ma certe frasi tienile per te >>
 

  << Secondo me è un soprano >> disse George, dandogli la bambina tra le braccia. Aveva profonde occhiaie sotto gli occhi, e sembrava non dormisse da molto.

  << Guarda in che stato ti riduci >> gli fece notare David, con una punta di rammarico, mentre avvicinava Rebecca al suo petto  << Te l'avevo detto che non eri adatto per fare il genitore >> 

L'altro sbuffò  << Grazie per la fiducia >>

Come da copione, nel giro di pochi secondi, la bambina si calmò, e accoccolandosi nel petto del biondo, chiuse gli occhietti, preparandosi a dormire.

La casa diventò fin troppo silenziosa senza il suo pianto.

  << Io davvero non riesco a capire... >> farfugliò George, visibilmente allucinato  << Ma come diavolo fai?! >>

  << Che vuoi che ne sappia! >> sbottò l'altro, guardando stranito il fagottino che riposava tra le sue braccia. 

George la guardò, e sorrise con affetto  << Forse è vero che non sono adatto a fare il genitore... ma nonostante le notti in bianco, e il mal di testa... il sorriso che mi rivolse ogni volta... beh, ripaga tutto! >>

David spostò gli occhi azzurri su di lui, visibilmente sorpreso, poi tornò a guardare la bambina che stringeva la sua camicia tra le manine paffute  << Non ti capisco >> ammise. 

  << Davvero? Eppure è così semplice.... >> gli si avvicinò  << Già solo il fatto che si calmi esclusivamente in braccio a te... dovrebbe farti capire quanto ti voglia bene >> 

Il biondo si irrigidì  << Non dire sciocchezze >>

George sorrise paziente, e scrollò le spalle:  << Ti dispiace se vado a farmi una doccia? >> cambiò argomento  << Ultimamente non trovo il tempo nemmeno per quello... >>

  << No vai, ne hai bisogno >> gli rispose quello, spietato. 

L'altro sorrise arrendevole, e si diresse vero il bagno, mentre David si sedette al bordo del letto.  Provò a poggiare il fagottino nella culla, ma non appena la allontanò di poco, Rebecca fece una faccia stranita, con tutta l'intenzione di ricominciare la sua performance. 

Senza alternativa, la riattaccò a lui, cullandola infastidito.  << Sei proprio una palla al piede... >> farfugliò.

Vide gli occhioni della bambina roteare su di lui, curiosi. Quando si incrociarono, Rebecca gli sorrise.

E in quel momento, David capì, anche se soltanto un poco, le parole di George. 

 

Continuò a mantenere le distanze, da quella bambina. 

Ignorava gli inviti di George alle sue recite scolastiche, ai saggi di danza e alle rappresentazioni di karate*, alla quale aveva deciso di iscriversi. 
Giusto qualche volta, si presentava ai suoi compleanni, senza regalo. 

La scorgeva giocare con i suoi compagni, e non aveva il coraggio di avvicinarsi e farle gli auguri.

  << Te la chiamo? >> gli chiese George raggiungendolo, con una torta in mano. 

Incredibile quanto fosse cambiato, grazie a Rebecca. 

  << No, non serve >> rispose  << Vengo dal cimitero. Sono passato solo per un'occhiata veloce >>

  << Io ci sono andato questa mattina >> rispose George, con voce più bassa.

David tacque per qualche secondo:   << Ci sono stati cambiamenti? Ha avuto delle ricadute? >> domandò infine. 

L'altro si incupì  << Sta benissimo >> rispose, con sottile diffidenza  << è una bambina del tutto normale >>

  << Sai che non è così >>

  << Si invece >> ribadì George.

  << Smettila di fingerti cieco >>  continuò il biondo.

George lo guardò malamente  << So io cosa è bene per mia figlia >>

David si irritò. 

Stava per dirgli che non era nessuno per prendere decisioni riguardanti Rebecca. Che se c'era qualcuno a cui spettasse quel compito, quello era lui. 

Si riscosse immediatamente, turbato dai suoi stessi pensieri.

Lui?

Non si era mai preso cura di lei, l'aveva esclusa a priori dalla sua vita, come pretendeva di poter prendere decisioni per lei? 

George aveva ragione. Era lui suo padre.

  << Me ne vado >> disse dopo un pò.

George deglutì:  << David...no, volevo dire che... >>

  << Papà! >>

La voce squillante di Rebecca di intromise tra di loro. Entrambi gli uomini la guardarono sorpresi.  La bambina di otto anni guardò intimorita David:  << Ciao David >> farfugliò, con la sua vocetta. 

L'uomo si accigliò  << Ciao.... >>

  << Oggi è mio compleanno >> gli ricordò, come se non fosse ovvio. Dal sorrisone che le aveva occupato il volto, sembrava fosse in attesa di qualcosa.

David strinse i pugni. Aveva la gola improvvisamente secca  << Lo so >> disse, semplicemente.

Non riuscì a dire ne "auguri", ne "buon compleanno". Non riuscì nemmeno a sorriderle. Quel giorno era l'anniversario della morte di Rosalie, come potevano festeggiare? 

Non riusciva ad accettarlo, sebbene razionalmente sapeva che quella bambina non poteva capire.

Rebecca sembrò delusa, e guardò George  << Papà tagliamo la torta? Voglio spegnere le candeline! >>

  << S...si subito >> rispose l'uomo, cercando di apparire contento  << Vai a radunare i tuoi amici >>

Prima di scappare via, Rebecca guardò di nuovo David  << La torta è molto buona >> disse, e si mischiò alla folla di bambini.

  << Sentito Rebecca? La torta è buona >> lo incalzò George  << Rimani? >> sembrava speranzoso.

David rispose dopo un lungo silenzio:  << No. Ho da fare >>

Era sempre così. Sfuggiva da tutto e da tutti, sopratutto da lei. 

Aveva l'organizzazione di cui occuparsi. L'aveva creata per uno scopo ben preciso, e non poteva lasciarsi sviare.
 

  << Sei andato al suo compleanno, e non le hai nemmeno portato un regalo? >> lo rimproverò Julia, una volta tornato alla base  << Non mi stupisce che Rebecca sia così impaurita da te! >>

Già. Non c'era più quella bambina che si addormentava più solo tra le sue braccia. Non che la cosa gli dispiacesse. Era stato lui a decidere così, quindi gli stava bene.

  << Soltanto... >> continuò la donna  << Se non hai intenzione di darle regali, almeno evita di comprarglieli! L'ufficio è pieno di giocattoli! Che ci facciamo? >>

Lui non rispose. Ogni anno, cadeva sempre vittima della stessa debolezza. Doveva rimanere indifferente a quella bambina, o i suoi piani sarebbero andati in frantumi. 

Aveva l'organizzazione da mandare avanti, e un obbiettivo da perseguire ad ogni costo.

Tutto il resto era superfluo. 

Anche lei.
 
 


Eppure, nonostante avesse passato interi anni a ripeterselo, adesso aveva anteposto la vita di Rebecca alla sua. Non riusciva a smettere di maledirsi per il proprio sentimentalismo, mentre la sua schiena veniva squarciata dall'attacco di quella Chimero.

Ma, in fin dei conti, non riusciva nemmeno a pentirsi. 

Strinse ancor di più il corpo di sua nipote, in quell'abbraccio che gli aveva negato per diciassette lunghi anni. 

Si, sua nipote.

Il dolore era lancinante. Vide tutto nero, e si accasciò su Rebecca.

Seppur debolmente, sentiva la sua voce chiamarlo, in urla di terrore assoluto.

  << David! Oddio, David! >>

Sorrise tra sè. Adesso, era lei che doveva tenerlo tra la braccia.

  << No...D-David!! >> la sua voce era rotta dal pianto.

Quasi stentava a crederci. Stava sul serio piangendo per lui?

  << David...! ...Zio!! >>

Il suo debole cuore, emise un sussulto.

Zio.

L'aveva davvero chiamato così. 

Aveva rifiutato quell'idea per anni, ma adesso che la sentiva chiamarlo così... non era affatto male. 

Si pentì di averle negato quel diritto. Di essersi negato da solo, per il proprio, stupido orgoglio, quel suono così bello. Incredibile che solo alla fine di tutto, ci si accorge dei propri errori. Arrivati a quel punto, poteva anche morire in pace. 

Prima di chiudere gli occhi, si augurò solo che Rebecca potesse perdonarlo.  




* NOTA: Se qualcuno si ricorda, nel capitolo 4 di Awakening ho detto che Rebecca era cintura blu di karate! xD

 
  
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