Due ragazzi morti
Sirius raccontava una storia.
Era una storia che sapeva di
vero, di nostalgia e di ricordi.
Harry rise ed Hermione alzò
istintivamente lo sguardo su di lui.
Amava sentirlo ridere.
Il suo sguardo corse su tutti i
presenti, li guardò con attenzione, abbandonando per qualche minuto il libro
che stringeva tra le mani.
Ron sorrideva e guardava Sirius
estremamente preso da quel racconto.
Hermione si sforzò di
nascondere il sorriso che stava per spuntarle sul volto.
Amava quei momenti.
Erano gli unici momenti forse
in cui tutti riuscivano a rilassarsi.
Chiusi in quella stanza, al
numero 12 di Grimmauld Place, all’ombra del fuoco, mangiucchiando i biscotti
caldi di Molly e cullati dalla voce profonda e rassicurante di Sirius tutti
potevano sentirsi al sicuro almeno per un po’.
Tutti potevano dimenticare per
qualche minuto.
Dimenticare la guerra.
Quella stessa guerra che li
stava lentamente distruggendo uno ad uno.
Hermione non amava molto la
confusione che c’era in quella casa ad ogni ora del giorno, per questo spesso
preferiva rifugiarsi nella sua camera da letto al secondo piano, magari con la
sola compagnia di Ron ed Harry.
Ma la sera, accanto al fuoco,
con un libro e la compagnia dei suoi amici amava rimanere lì, nella confusione.
Tonks sorrise e scosse la testa
divertita.
“E poi cosa successe?” gli
chiese Harry curioso, avido di sapere, desideroso di nutrirsi di quei ricordi e
di farli suoi perso nella sciocca convinzione che quegli stessi ricordi lo
facessero sentire più vicino a James e Lily.
“Semplice” esordì Sirius, il
sorrisetto strafottente e la solita aria tranquilla, “Moccius finì gambe
all’aria con un semplice colpo di bacchetta”.
Neville rise di cuore, come se
quella risata potesse essere una rivincita delle tante angherie subite in
quegli anni.
Ron anche rise, quasi grugnendo
e allungò una mano sul vassoio dei dolci di sua madre.
Harry rise e poi si voltò a
guardare Ginny, forse per vedere se stava ridendo anche lei.
Poi il suo sguardo scivolò su
Hermione che non poté fare a meno di sorridergli.
“In ogni caso non ho capito”
esclamò Harry ridendo ancora, “Perché l’hai fatto?”.
Il volto di Sirius rimase
impassibile, ma il suo sorriso parve quasi raggelarsi.
Abbassò il volto vagamente
colpevole e si voltò a guardare Remus.
Lui lo stava guardando, l’ombra
di un sorriso consapevole stampato sul volto, la mano che sfiorava con
delicatezza quella di Tonks seduta al suo fianco.
Hermione lo guardò con serietà
e per qualche istante tutti rimasero in silenzio in attesa di una risposta che
non sarebbe arrivata.
Hermione chiuse il pesante
libro con uno scatto repentino, attirando così l’attenzione di tutti.
“è tardi, quelli della ronda serale non dovrebbero essere già
tornati?” chiese con tono preoccupato.
Harry si voltò a guardarla e la
spensieratezza era già sparita dal suo viso.
Hermione si sentì in colpa per
questo.
In quel momento si udì un
rumore e poi dall’ingresso giunse un vociare confuso.
Sembrò quasi che li avesse
chiamati.
Molly comparve sulla porta
della sala, il volto stanco e l’aria sconvolta.
“Sono tornati” dichiarò con un
sospiro sollevato.
Per quella sera non era morto
nessuno.
Quella sera non ci sarebbero
state lacrime.
Il momento dei racconti era
finito.
Tutti si alzarono pronti per
accogliere gli ultimi arrivati, in attesa di sentire le novità nella vana
speranza di udire solo buone notizie.
Hermione abbandonò con
rammarico la sua calda poltrona rossa pronta a seguire la massa.
Dalla cucina proveniva l’odore
della cena pronta per gli ultimi arrivati.
Dal corridoio il vociare
rassicurante dei membri dell’Ordine.
Sirius la guardò prima che lei
uscisse dal salotto.
La fissò per un momento che ad
Hermione parve troppo lungo e quello sguardo le rimase impresso sulla pelle.
Stava iniziando a cadere la
neve.
L’inverno si faceva sentire.
Era arrivato a passi svelti e
aveva imposto la sua presenza.
Le ronde erano sempre più
ardue, era difficile combattere il freddo.
E quella assurda guerra rovinava
la neve.
Hermione aveva sempre amato la
neve, ma non riusciva ad accettare l’idea che quel candore bianco potesse
macchiarsi del sangue degli innocenti.
Quel giorno di neve ne cadeva
tanta ed Hermione rimase a lungo accanto alla finestra in camera sua a guardare
i piccoli fiocchi volteggiare nell’aria fino a posarsi a terra.
Copriva tutto la neve e forse
Hermione l’amava per questo.
A volte sperava che potesse
coprire anche i ricordi.
A volte credeva che se non
avesse più avuto ricordi felici quel presente tanto triste non sarebbe sembrato
poi così brutto.
“Sono ore che stai ferma
accanto a quella finestra”.
La voce di Sirius avrebbe
dovuto spaventarla, ma non successe.
Anzi quel tono basso e
rassicurante riusciva sempre a farla sentire tranquilla.
“Non mi piace ciondolare per
casa senza avere nulla da fare”.
Sirius rise.
“Come faccio io” aggiunse,
esplicando così le parole non dette.
Hermione si voltò a guardarlo.
L’uomo era fermo accanto alla
porta, poggiato allo stipite con le braccia incrociate e la guardava.
“Come mai non sei andata con
Ron ed Harry? Perché non hai approfittato di questo pomeriggio di libertà?” le
chiese ed Hermione si strinse nelle spalle.
“Davvero la chiami libertà?”
gli chiese, “Per uscire da questa casa hanno dovuto prendere una Pozione
Polisucco e nascondersi sotto il Mantello dell’invisibilità”.
C’era una sfumatura di rabbia
nella sua voce, una sfumatura che Sirius parve cogliere.
Abbassò lentamente il capo e
sospirò.
“So cosa stai provando”.
Hermione sbuffò interrompendolo.
“Cosa c’è Sirius? Stai per
farmi uno dei tuoi discorsi? Perché davvero sono stanca di ascoltare. Perché
non sei in cucina con Molly a farle i dispetti come sei solito fare?” gli
chiese. Il tono piatto e annoiato.
“Molly è uscita. Doveva
comprare delle cose e voleva tentare di recuperare alcune cose dalla Tana.
Tonks e Remus l’hanno accompagnata”.
Hermione sospirò.
“Quindi siamo gli unici rimasti
chiusi in questa casa” concluse e Sirius annuì.
“Vorresti uscire a giocare con
la neve, Hermione?” gli chiese e la ragazza tornò a guardare fuori.
“Mi piacerebbe” sussurrò e
tornò a rifugiarsi nel suo silenzio.
E Sirius se ne andò.
“Eri innamorato di lei”.
Erano passati minuti o forse
ore.
Hermione era ferma sulla porta
della sua stanza.
L’aveva guardato a lungo prima
di decidersi a parlare.
Sta volta era Sirius ad essere
seduto accanto alla finestra, con lo sguardo rivolto fuori, verso la neve o
forse più lontano, perso in dolci ricordi.
Si voltò a guardarla privo di
espressione ed Hermione fu certa che avesse capito.
“Eri innamorato di Lily, è per
questo che l’hai fatto ed è per lo stesso motivo che non hai risposto alla
domanda di Harry ieri sera” esclamò con sicurezza e sul volto di Sirius si
dipinse lentamente un sorriso.
“Sì” confermò alzandosi.
“Hai scoperto il mio segreto, ero
innamorato di Lily. Amavo Lily più di qualsiasi altra cosa al mondo tranne
James. Credo che amassi un po’ di più la mia amicizia con James” le spiegò ed
Hermione rimase ad ascoltarlo in silenzio.
“E tu me la ricordi così tanto,
Hermione” sussurrò mentre si avviava verso di lei a passi lenti a misurati.
“Sei così simile a Lily. Così
intelligente, saccente, coraggiosa, sei proprio come lei”.
Sirius sorrise e abbassò lo
sguardo per un attimo.
“Quando ti vedo con Harry io…
mi ricordi il modo in cui lei si comportava con me. Era così affettuosa,
proprio come tu lo sei con Harry. Io lo vedevo dai suoi sguardi, dalle sue
carezze. Continuava ad offendermi e ogni volta che mi vedeva sbuffava e alzava
gli occhi al cielo, ma so che lei amava passare il suo tempo con me, so che lei
mi voleva bene”.
Sirius si fermò al suo cospetto
e tacque.
Hermione non si mosse, non si
ritrasse, rimase semplicemente immobile a guardarlo.
Sentiva l’odore del dopobarba
di Sirius e il suo respiro caldo sul viso.
“Sei stato coraggioso a
rinunciare a lei per James” sussurrò Hermione e Sirius sorrise appena.
“Ho rinunciato a Lily perché
volevo entrambi, più che coraggioso mi definirei egoista” e poi si piegò su di
lei e la baciò.
Fu un bacio semplice, un
contatto di labbra, un intrecciarsi di lingue.
Poi Hermione sentì le mani
calde di Sirius scendere sul suo corpo, accarezzarle ogni centimetro di pelle,
farsi sempre più rapide e insistenti.
Lo spinse indietro, lo
costrinse ad arretrare fino a raggiungere il letto e si lasciò spogliare.
C’era dolcezza nei suoi gesti,
accompagnata però ad una certa urgenza.
Fecero l’amore e ad Hermione
sembrò che Sirius volesse donarle l’anima, lei riuscì a dargli soltanto il suo
corpo.
Non successe più dopo quella
volta, un paio di volte Sirius riuscì a rubarle dei baci, dei baci veloci
scambiati al buio di un ripostiglio o all’ombra di una bugia.
Non fecero più l’amore, ma spesso
durante le notti più fredde Hermione sgattaiolava fuori dalla sua camera e
raggiungeva quella di Sirius in silenzio infilandosi nel letto al suo fianco.
Lui l’accoglieva e la stringeva
forte a sé, tuffava il volto nei suoi capelli e respirava forte il suo odore.
Si addormentavano cullandosi a
vicenda, scaldandosi nel buio con il sottofondo del vocio che proveniva dal
piano di sotto.
Lì, in una casa dove non si
dormiva mai, dove la notte sembrava durare intere giornate e la guerra era
diventata padrona.
Un giorno Sirius la portò
fuori, la fece volteggiare sotto la neve, la fece ridere e si innamorò del
suono della sua risata.
“Nascondi anche tu un segreto”
gli sussurrò quella notte Sirius.
Hermione parve irrigidirsi
appena, ma non si mosse, continuò a rifugiarsi nel calore rassicurante del suo
corpo e ringraziò che fosse buio e Sirius non potesse vederla.
“Cosa te lo fa pensare?” gli
chiese allora lei e poté quasi sentirlo sorridere.
“Il tuo senso di colpa. Ti
aggiri per casa con un senso di colpa costante. È evidente. Vedo il modo in cui
guardi Harry, il modo in cui abbassi lo sguardo imbarazzata o forse infastidita
quando Ron ti tocca, facendo sembrare quel contatto una casualità. Il senso di
colpa è martoriante, Hermione, io ci ho convissuto per anni. Può distruggerti
ed è ciò che sta accadendo a te, il senso di colpa ti sta distruggendo”.
Così dicendo le poggiò un
morbido bacio sulla spalla.
La ragazza rimase in silenzio.
“Me lo dici il tuo segreto?”
gli chiese allora Sirius, una debole preghiera espressa con timidezza.
Hermione rise appena.
“Non posso” mormorò,
“Altrimenti poi non sarebbe più in segreto”.
Sirius l’abbracciò coprendola
completamente con il suo corpo.
“Lo sai, ho discusso anche con
gli altri membri dell’Ordine e mi hanno finalmente dato il permesso per uscire
per una ronda. Sono eccitato, è fantastico!” dichiarò allegramente per cambiare
discorso ed Hermione sorrise.
La neve continuò a scendere per
giorni.
Sirius costrinse Hermione ad
uscire una sera e l’aiutò a fare un pupazzo.
Non fu l’unica volta che Hermione
uscì di casa.
Si avventurò fuori una giornata
particolarmente nevosa, una di quelle giornate in cui il freddo ti penetra le
ossa e ti dà la sensazione di riuscire a perforarti il cuore.
Fu un gesto stupido da parte
sua, senza mantello dell’Invisibilità e senza pozione Polissucco.
Ma doveva rischiare, aveva
mancato il loro ultimo appuntamento e non poteva permettersi di mancarne un
altro.
Draco era lì che l’aspettava.
Nel loro rifugio.
In quella casetta mezza rotta
nel centro del nulla.
Era esattamente come l’aveva
immaginato, stretto nel suo cappotto scuro, seduto al solito angolo.
Il suo sguardo si illuminò
quando la vide arrivare.
“Temevo che non venissi nemmeno
sta volta” le confessò in un impeto di sincerità ed Hermione gli sorrise
dolcemente sedendosi al suo fianco.
“Iniziavi a mancarmi troppo
perché vi rinunciassi di nuovo”.
Dolcezza, quella che c’era tra
loro.
Avevano abbandonato l’ascia di
guerra dopo tanti anni di odio e i loro incontri erano fatti di silenzi e
parole dolci.
Forse perché erano troppo
brevi, non c’era tempo per odiarsi o litigare.
Rimasero minuti o forse ore in
quel modo, a chiacchierare di tutto, a parlare di loro.
Draco di tanto in tanto
l’abbracciava sperando di poterle donare calore.
Poi dei rumori improvvisi
attirarono la loro attenzione.
Dei passi, un vociare confuso,
c’erano delle persone lì fuori a pochi metri da loro, qualcuno si stava
avvicinando.
Hermione trattenne il respiro,
Draco tacque.
La ragazza gli afferrò la mano
spaventata, quasi come se cercasse sicurezza.
Non c’era rifugio, non c’era
alcuna via di fuga.
Le loro mani libere corsero
istintivamente alla bacchetta, ma non la tirarono fuori, era troppo tardi, la
porta si stava già aprendo nell’esatto istante in cui Hermione riconobbe alcune
delle loro voci.
Sirius Black comparve sulla
porta.
Il volto serio e la bacchetta
puntata su di loro.
Li osservò a lungo senza che il
suo volto cambiasse espressione, ma i suoi occhi brillarono all’ombra di quella
stanza ed Hermione riuscì quasi a percepire i suoi pensieri.
Non si mosse, rimase immobile
così come fecero loro.
Si fronteggiarono in silenzio
forse perché nessuna parola sarebbe stata adatta alla situazione.
“Sirius, tutto bene lì? Hai
trovato niente?”.
Hermione udì la voce di Remus
non molto distante.
Sirius li guardò per un ultimo
istante.
“Solo due ragazzi morti”
dichiarò infine ed Hermione percepì nitidamente Draco al suo fianco che si
rilassava, ma lei continuò a fissare l’uomo che la stava osservando.
Sentì Remus imprecare e Tonks
sospirare sommessamente.
All’inizio Tonks scoppiava
spesso in pianti esagerati davanti al cadavere di qualcuno. In una delle sue
prime ronde trovò il cadavere di un bambino e pretese che gli fosse fatto il
funerale, subito dopo la cerimonia Remus le urlò contro accusandola di essere
troppo debole e di rinunciare. Da allora Tonks capì cosa andava evitato, ma
Hermione l’aveva vista piangere ancora.
“Andiamo Sirius!” lo chiamò Ron
da lontano e l’uomo chiuse la porta senza voltarsi a guardare indietro.
Al suo ritorno a casa Hermione
trovò tutti riuniti sul retro.
Erano disposti in cerchio con
le mani giunte e al centro del cerchio erano stati sparpagliati petali di fiori
che emanavano un ottimo profumo.
La ragazza raggiunse il gruppo
in silenzio e prese posto accanto a Sirius.
Abbassò lo sguardo, imitando i
suoi amici e ascoltò le parole di Tonks, sembrava stesse recitando una sorta di
preghiera.
“Cosa succede?” bisbigliò
nell’orecchio di Sirius.
L’uomo non si scompose.
“Stiamo celebrando il tuo
funerale” dichiarò.
“Ed
eccoci riuniti per un addio. Perché per quanto voi possiate trovarlo stupido e
inutile tutti meritano un addio, una cerimonia, un piccolo saluto. Tutti i
morti che continuiamo a trovare giorno dopo giorno meritano il nostro rispetto
anche se i loro volti non sono a noi familiari. Ci saranno sicuramente madri e
padri che staranno piangendo la loro scomparsa, mariti, mogli e figli che
lottano con il proprio dolore, noi glielo dobbiamo. Quindi questo è un addio.
Addio ai morti in battaglia, ai cadaveri trovati in questi giorni. Al cadavere
del bambino biondo, dell’uomo trovato oggi, della donna strangolata e dei due
ragazzi morti. Che possano le loro anime riposare in eterno”.
Ed Hermione si sentì stringere il cuore in una morsa profonda di gelo.
Spazio autrice: Ormai le mie comparse su questo sito sono sporadiche e quasi mi dispiace per questo.
La storia che vi propongo oggi è nata per caso ed è
figlia di un'ispirazione miracolosa. In realtà l'idea iniziale
era stata concepita per un contest poi la storia si è
trasformata, prendendo una direzione completamente diversa da quella
che avevo immaginato io e ho capito che non era più adatta per
partecipare a qualche contest. Questo perché mi rendo
perfettamente conto del fatto che la trama è piuttosto surreale
ed Hermione è molto OOC.
Ma non sono riuscita ad ignorarla, quindi ve la propongo sperando che possa piacervi lo stesso.
Alla prossima _EpicLoVe_