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Autore: SweetNemy    01/11/2012    1 recensioni
Questa è la storia di una ragazza che ha sempre viaggiato in giro per il mondo. Per merito di sua madre riesce a rimanere per sempre nella città in cui è nata e lì è determinata a farsi nuovi amici. La sua prima amicizia sarà una ragazza di nome Serena, ma in seguito conoscerà anche un ragazzo un po’ particolare...
Genere: Drammatico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Salveee a tutti.. scusate del ritardo ma ho avuto da studiare :S comunque ecco a voi un capitoletto appena sfornato è.é Spero vi piaccia! :P
SweetNemy <3

Capitolo VII

-Ritorno a scuola-

{Punto di vista di Clay}
Ero entrato insieme ad Aaron in quel posto da alcuni minuti ormai, e lo scrutavo come si fa con ogni posto nuovo. Solo l’atrio era immenso: c’erano tante persone che aspettavano parlando e tanti dipendenti che camminavano avanti e dietro per chissà cosa! Aspettammo qualche minuto e poi ci recammo in presidenza. Quella parola mi metteva i brividi, speriamo sia simpatica almeno!
Aaron bussò subito e entrò non appena gli fu dato il consenso, io lo seguii dopo un po’, quasi impaurito.
-Salve. – dissi quasi tremando.
-Ciao. Tu devi essere Clay. Rilassati, non ti mangio!
-Certo! – dissi più tranquillo, anche se di poco.
-Bene. Clay sei accompagnato da...?
Ora non sapevo se parlare o se semplicemente indicare Aaron, ma per fortuna quest’ultimo mi salvò da quella situazione spiacevole.
-Lo accompagno io. Mi chiamo Aaron e sono suo cugino.
-Cugino? E i genitori?
-I suoi genitori sono in Australia, sono io il suo tutore.
-D’accordo. Ho capito. Beh, al secondo anno c’è una classe di soli 21 alunni, rispetto la media di 24-26 delle altre classi. Ti consiglio di andare lì.
-Va benissimo. Dove si trova questa classe?
-Ti accompagnerà il collaboratore, lo trovi appena fuori la porta. Spero tu ti trova bene qui. Buona lezione.
-La ringrazio.
Alla fine non era tanto male, era abbastanza cordiale e rispettosa: credo mi troverò davvero bene! Ora fammi cercare il collaboratore.
-Tu sei il ragazzo nuovo?
-Sì.
-Seguimi, ti accompagno in classe.
-La ringrazio.
Dopo qualche metro salimmo le scale, un altro paio di metri di corridoio e finalmente giunsi in classe. Il signore bussò e dopo aver ricevuto il consenso aprì la porta.
-Buongiorno ragazzi, buongiorno professoressa. Questo è un nuovo alunno.
-Salve. C’è una ragazza nuova, siediti vicino a lei. – mi disse cercando di sembrare gentile, poi riferendosi al collaboratore, disse – riguardo a lei, vada via che qui bisogna fare lezione.
Dopo questo “simpaticissimo” saluto, mi sedetti dove stabilito e decisi di presentarmi a quella ragazza apparentemente annoiata o forse, persa nei suoi pensieri.
-Ciao. Io mi chiamo Clay.
-Eh? Scusa, pensavo ad altro. Comunque io sono Anna.
-Sei nata qui?
-Sì. Sono nata qui ma ho sempre vissuto in giro per il mondo, ma ora abito qui... per sempre! E tu, invece?
-Io sono nato qui e ci sono stato fino al mio terzo anno di vita, poi sono andato a vivere in Australia.
-In Australia? Perché?
-Diciamo che mio padre è italo - australiano e mia madre è australiana. Loro si sono lasciati tre anni fa e ho sempre vissuto con mia madre e con il suo nuovo marito, solo che poi... mi sono scocciato e sono andato a vivere con mio cugino Aaron e ora infatti sono qui con lui.
-Capito. Hai fratelli o sorelle?
-Sì, un fratello. – dissi con una voce bassa, quasi tremante. - E tu?
-Anch’io ho un fratello di 25 anni, ma da sei anni abita negli Stati Uniti. E tuo fratello dov’è, invece?
Esitai a lungo prima di rispondere, mi ero ripromesso di non piangere, ma io non so e non posso mentire.
-Lui è... – dissi abbassando lo sguardo – è in cielo.
-Scusa, mi dispiace.
-Non preoccuparti. Che prof. verrà ora?
-Dovrebbe venire storia, ma non lo conosco.
Non finimmo di parlare, che arrivò qualcuno. Era un uomo abbastanza alto, con i capelli neri lisci non molto corti, gli occhiali e gli occhi quasi come i miei. Avrà all’incirca una quarantina d’anni, ma conservati davvero bene. Sembrava simpatico e forse lo ora: ogni dubbio fu tolto quando cominciò a parlare.
-Buongiorno ragazzi. Mi chiamo Nicholas Cromi e sono il vostro insegnante di storia. – disse allegramente, poi cominciò a parlare di qualcosa riguardante la sua materia che non stetti tanto ad ascoltare, avevo una strana sensazione, sentivo che quell’uomo mi trasmetteva qualcosa, ma non so cosa. Era come se mi ricordasse qualcuno, solo che non sapevo dire chi.
Appena finì la sua lezione, ovvero nell’intervallo, lo seguii in sala professori per parlargli.
-Professore posso farle una domanda?
-Ci siamo appena salutati o sbaglio?
-Sì. È così.
-Bene, dev’essere importante. Fammi pure questa domanda.
-Ecco... non è esattamente una domanda. Volevo dirle che lei mi ricorda qualcuno. Non so se il fatto che abbiamo gli stessi occhi, lo stesso tipo e colore dei capelli, lo stesso sguardo e lei ha il nome di mio padre siano coincidenze. Lei le ha notate? Mi dica, anche a lei ricordo qualcuno?
-Come ti chiami? – disse tirando un gran respiro.
-Clay.
-Clay! No, mi dispiace, non mi dice niente questo nome – non era pienamente sicuro, ma feci finta di crederlo e andai via.
Ritornai in classe, dove ricevetti la notizia che per oggi, per mancanza di professori, la lezione era finita: tirai un sospiro di sollievo e uscii fuori.
Quella scuola era immensa, se non avessi avuto altro da fare mi sarei messo a contare quante persone vi erano.. senza contare quante erano ancora dentro a fare lezione. Mentre pensavo fui interrotto da Anna.
-Ehi, ciao! Ti va di fare un giro oggi? Siamo compagni di banco e dobbiamo conoscerci meglio.
-Volentieri. Ti va bene alle quattro fuori la scuola? Non ricordo tanto bene la città e quindi conosco solo la strada da casa mia e la scuola.
-Tranquillo. Ti farò visitare alcuni posti scoperti in questi mesi.
-Ci conto. Ci vediamo oggi.
Salutai Anna e andai a casa, pensando a tutte le possibili figuracce che avrei potuto fare di pomeriggio; del resto non sapevo nulla di lei e non sapevo come prenderla.
Senza accorgermene arrivai a casa dove mi “accolse” Aaron.
-Ah, Clay. Finalmente sei arrivato! Oggi mi daresti lezioni d’italiano?
-Oggi ho un appuntamento, facciamo un’altra volta.
-D’accordo. E con chi avresti quest’appuntamento?
-Con una mia compagna di classe, mi ha invitato ad uscire. – dissi con aria felice.
-Una ragazza che invita ad uscire un ragazzo? Com’è cambiato il mondo!
-Il mondo è sempre lo stesso, sono le persone che cambiano.
-Ti è bastato un giorno di scuola per diventare un poeta? E dopo l’intero anno cosa sarai?
-Non lo so.. spero solo più felice.
Dopo aver mangiato e, anche se imbarazzato, lavato i piatti, incominciai a prepararmi forse troppo...
Giunsero le tre e trenta e lasciai casa e dopo circa un quarto d’ora arrivai fuori scuola e stranamente Anna era già lì.
-Ciao. Stai aspettando da molto? – chiesi tanto per iniziare un discorso.
-No. Tranquillo.
-Dove andiamo?
-Seguimi.
Incominciò a camminare molto sicura di sé e io la seguii quasi perdendomi nei suoi passi. Non so perché, ma quella ragazza mi faceva un effetto strano. Tirava un leggero venticello che le scuoteva i capelli, ma lei rimaneva composta. Sul viso, un dolce sorriso, le irradiava gli occhi, facendo sorridere anche me. E quel suo modo di fare, poi, mi affascinava come nessun altro.
Ok, Clay. Calmati! Ragiona, è solo una ragazza, non può farti quest’effetto!
-Non lo so, so solo che è bellissima! – dissi non rendendomi conto.
-Cosa? – chiese lei curiosa.
-Ehm... questa città! È bellissima!
-E non hai ancora visto niente!
Arrivammo sul lungomare e ci sedemmo su una panchina, il mare era calmo ma tirava un po’ di vento. Si stava proprio bene.
-Come mai tuo fratello è in America?
-È lì per studiare in un college americano. Gli è sempre piaciuta l’idea e se ti confesso, anche a me piace l’idea di non averlo tra i piedi.
-Magari io ce l’avessi tra i piedi il mio.
-Scusa. Non volevo... ma, se non sono troppo invadente, com’è successo?
-Ha fatto un incidente d’auto per colpa mia.
-Sono sicura che non è stata colpa tua.
-E invece sì! – dissi urlando e alzandomi.
Dopo un po’ si alzò anche lei e mi venne dietro.
-Ti manca tanto, non è vero?
-Darei tutto per averlo di nuovo con me. Quando se n’è andato non avevo la forza di far niente, neanche di andare al suo funerale. E mai sono andato a parlare con lui. E il bello sai qual è? Che neanche mia madre è andata al suo funerale, troppo impegnata a tradire mio padre con quel bastardo! Solo mio padre ci andò. Il mio vero padre. Se solo sapessi dov’è finito! Credo solo che abbia lasciato l’Australia e che sia andato altrove, ma altrove sono un’infinità di posti. Non saprei da dove iniziare e per ora voglio stare qui con Aaron. Pensa che sono tanto ossessionato da credere che il professore di storia fosse mio padre, ha lo stesso nome, mi somiglia vagamente e non so cosa mi stia succedendo.
-Si vede che sei distrutto. Posso fare qualcosa per te?
-Credimi, già stai facendo tanto.
Così si concluse quella giornata, con uno sguardo intenso contornato da un velo di imbarazzo.
  
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