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Autore: La Kurapikina    02/11/2012    1 recensioni
Ciao a tutti!!! E' la prima cosa che scrivo una ff su loro e spero vi piaccia. E' una "riscrizione" con molti cambiamenti della casa della notte dal punto di vista di Damien, in cui la storia prende una piega diversa da quella descritta nei libri, soprattutto per quanto riguarda Jack
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Queste è una cosa strana.”

Ok, so che non era esattamente la cosa più intelligente da dire quando una ragazza che doveva essere morta ci stava osservando con occhi infuocati dalla finestra della nostra Casa della Notte, ma che ci posso fare se mi è venuto in mente solo questo?

“Ragazzi, ditemi che quella non è Elizabeth…” mormorò Jack che, anche se non la conosceva, aveva intuito che quella non era una normale novizia e nemmeno un’umana.

“Jacky, Jacky è proprio lei…” cantilenarono le gemelle con gli occhi sbarrati a fissare quello che fino a mezz’ora prima era il bel visino di Elizabeth; ora era solo una maschera di crudeltà, confusione e… fame.

Sì, ci stava fissando come se fossimo il migliore degli spuntini…

“Ok, ragazzi, non facciamoci prendere dal panico…” intervenne Erik, alzando le mani e adottando la sua migliore espressione da attore va-tutto-perfettamente.

“Troppo tardi…” sibilò in risposta Zy, stringendosi al suo fianco e, se il momento fosso stato anche solo un pochino migliore, nessuno di noi si sarebbe astenuto dal commentare. In quel caso, però, l’unica cosa che seguì fu il più totale silenzio.

Dopo quella che parve un’eternità Stivie Rae, andando contro ogni logica, si avvicinò lentamente al vetro fino ad arrivare a pochi centimetri da Elizabeth e sussurrò: “Ragazzi è sempre lei. Certo dovrebbe essere morta, ma è sempre lei. Chi lo sa, magari in un modo o nell’altro si è salvata e… forse le serve aiuto!”

Con quella nuova convinzione Stivie Rae corse fino all’ingresso della scuola, sotto i nostri sguardi sconvolti, e stava per fiondarsi fuori quando, fortunatamente, Zy la raggiunse e la trattenne, afferrandola per un braccio: “Sei impazzita? Non hai visto i suoi occhi?”

“Cos’altro posso fare? E se avesse veramente bisogno di aiuto? E se stesse male?”

Cadde di nuovo il silenzio, quindi Jack si allontanò da me, afferrò con forza la mano di Stivie Rae e, con un sorriso titubante, disse: “Io vengo con te.”

La bionda lo guardò un attimo confusa, poi sorrise a sua volta e i due, ignorando le nostre proteste uscirono in giardino, avvicinandosi lentamente al luogo dove pochi secondi prima avevamo visto Elizabeth.

Io fui il primo a seguirli, preoccupato per Jack fino alla nausea e ammetto di essermi sentito rassicurato non poco quando vidi che anche Erik, le gemelle e Zy ci venivamo dietro: più eravamo meno possibilità c’erano che finisse male.

Quando però raggiungemmo il vetro, Elizabeth si stava allontanando lentamente verso il muro ad est, sotto il grande albero.

“Elizabeth! Aspetta!” chiamò Stivie Rae con voce che tremava leggermente, ma non ottenne risposta; ci scambiammo una rapida occhiata, quindi, dopo esserci stretti l’un l’atro tanto che avremmo potuto essere una persona sola, la seguimmo.

Il muro est era il luogo più scuro di tutto il giardino, ma c’era anche un grande potere, quindi c’era sempre sicuro, ma in quel momento, nonostante la nostra vista notturna era quasi perfetta, ogni ombra ci faceva sussultare, ogni scricchiolio ci faceva venire i brividi e giuro che me la sarei data a gambe se fossi stato solo.

“Ragazzi non mi piace…” sussurrò Shaunee dando voce ai pensieri di tutti e, come al solito, Erin finì per lei: “Concordo, gemella. E poi, non vedo nemmeno più Elizabeth.”

“State zitte.” Intervenne duro Jack, allontanandosi di Stivie Rae che, invece, indietreggiò fino a scontrarsi con il mio petto: la strinsi per istinto, sentendola tremare leggermente.

“Sento qualcosa.” Riprese quel pazzo del mio ragazzo: “E’ vicino.”

“Jack, andiamocene.” Lo supplicai cercando di trasmettergli quanta paura avessi.

“Lo so. Avete paura. Ma sento qualcosa ed è sempre più vicino…”

“Jacky…”

“Proprio qui.” Si mise ad annusare l’aria come un cane in cerca di tartufi e giuro che i suoi occhi brillavano in modo strano: “Elizabeth è vicina…”

“Errore.” Una voce roca e spaventosa alle nostre spalle ci fece sobbalzare e ci voltammo di scatto, trovandoci difronte niente meno che il viso rotondo e grassoccio di Elliot, morto circa una settimana prima.

Ok, quel ragazzo non era mai stato una gran bellezza, ma il suo volto era reso ancor più spaventoso dal fatto che le guance si stessero incavando, gli occhi rossi sporgevano delle orbite e si muoveva come se nel suo corpo si fosse rotto qualcosa: “Qui vicino ci sono io, creatura semi morta.”

“Noi non ci conosciamo.” Rispose subito Jack con una decisione che io proprio non avrei avuto in un momento simile: “Quindi non hai il diritto di chiamarmi creatura semi morta.”

“Il tuo Marchio è a metà: parte di te appartiene ancora alla Dea, la parte blu, ma l’altra parte è della Tenebra ora.”

Chissà perché ma quelle parole non mi sorpresero: sapevo già che le ombre viventi chiamate da Jack non potevano venire altro che da un grande male, ma non avevo chiaro cosa fosse esattamente questa “Tenebra”.

Mentre parlava Elliot aveva alzato il braccio sinistro con un gesto lento e meccanico e aveva portato l’indice alla fronte: il suo Marchio era ancora da novizio, ma era completamente di un rosso scarlatto fin troppo simile al sangue.

“Tu sei come noi, solo che a metà.” Alla nostra sinistra era comparsa Elizabeth e ci si stava avvicinando lentamente, camminando in modo scomposto e fissandoci con sguardo famelico; anche sulla sua fronte pallida risaltava il Marchio rosso.

Jack indietreggiò non sapendo come reagire, quindi: “Come? Perché voi, che dovreste essere morti, siete qui? Perché avete un Marchio rosso?”

Sembrava arrabbiato, ma soprattutto confuso e spaventato, quindi mi avvicinai a lui e lo strinsi leggermente mentre Elizabeth ed Elliot, i loro fantasmi o quel cavolo che erano si lasciavano andare in risatine semi isteriche.

“Ho fame.” Mugugnò ad un certo punto Elizabeth e quella fu l’ultima fra se che sentimmo prima che tutto andasse a rotoli.

Di colpo sentii uno strattone e mi ritrovai a terra insieme a Jack mentre, sopra di noi, quelle due belve che erano stati nostri compagni, ci tenevano fermi cercando di… morderci.

Sì, quelli volevano proprio morderci e puntavano dritti alla gola!

Sentii le ragazze urlare e Jack dibattersi, poi all’improvviso il peso di Elliot che mi schiacciava il petto fu sbalzato via ed io tornai finalmente a respirare; alzai lo sguardo scoprendo così che era stato Erik e liberarmi e aveva fatto lo stesso con Jack, allontanando di forza Elizabeth da lui.

Ci rialzammo e cercammo di fuggire mentre le ragazze continuavano a trillare chiamando aiuto, ma non arrivava nessuno.

Mentre cercavamo di correre per rifugiarci all’interno della Casa della Notte alle mie spalle Jack urlò e quando mi voltai vidi con disgusto Elliot che lo trascinava per i capelli verso la porticina segreta del muro est.

Lui si dibatteva ed urlava cercando di liberarsi in tutti i modi possibili, ma sia Elliot sia Elizabeth sembrava avere una forza ed una velocità che non erano naturali nemmeno in un vampiro adulto.

Poi, la situazione cambiò: intorno al mio ragazzo si accese la solita spaventosa aurea scarlatta e lui, in un modo o nell’altro, riuscì a liberarsi, ma, invece di scappare e raggiungerci si voltò e fronteggiò i due ragazzi, ringhiando. Intendo letteralmente.

“Vedi. Tu sei come noi.”

“Sta zitto! Non hai il diritto di parlarmi!”

A quelle frasi seguì solo un groviglio di braccia, gambe e corpi mentre Jack si scontrava con Elizabeth ed Elliot sotto i nostri sguardi semi sconvolti.

Perché in quel momento lui era veramente come loro: ringhiava, cercava di mordere e colpiva alla cieca con una forza che credevo impossibile si trovasse in quelle braccina sottili.

Non so per quanto tempo quella specie di rissa continuò, ma ad un certo punto sentii Zoey strillare con voce tendente all’isterico: “Ora basta! Fuoco caccia Elliot ed Elizabeth o qualunque cosa siano!”

Nel momento stesso in cui l’elemento rispose al richiamo di Zy e portò a termine perfettamente il suo compito (sia ringraziata la Dea!) Jack urlò portandosi le mani alla testa: “Fa male! Basta! Fa male!”

Si lasciò cadere a terra urlando e piangendo e in un attimo io gli fui accanto, ma non avevo la minima idea di cosa gli stesse succedendo.

“Ma cosa succede?” Ecco, buona domanda.

Neferet era comparsa con un corteo di professori e alunni e ci fissava con aria preoccupata.

“Adesso arrivate, voi! Non le avete sentite, prima, le nostre urla!?” sbottarono Erin e Shaunee come cani pronti a mordere.

La mia attenzione era concentrata interamente su Jack: lo fece mettere seduto e lo strinsi a me, cercando di calmarlo, ma lui continuava ad urlare che faceva troppo male.

Poi, improvvisamente, si calmò: mi voltai verso gli altri e vidi che l’unica cosa che era cambiata era che Zoey aveva congedato il fuoco; ci lanciammo sguardi preoccupati e confusi, senza capire.

“Va portato immediatamente in infermeria!” decretò Neferet e quella volta non potevamo che essere d’accordo con lei.

Qualcosa, in quella storia, era decisamente troppo strana.

 

 

 

 

 

Ciao a tutti^^ Spero che la storia continui a piacervi. Ringrazio specialmente Elizabeth Balckbird, che ha sempre la pazienza di commentare i miei scleri. J  

  
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