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Autore: LonelyBoy    03/11/2012    2 recensioni
«Ha provato a rendere felici gli altri, adesso cerca solo di fare lo stesso per sé. Ne ha tutte le ragioni.»
Storia a capitoli di cui Dan è il fulcro, ambientata nell'"improbabile" seguito del matrimonio reale e frutto della mia innocua fantasia.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dan Humphrey, Quasi tutti | Coppie: Dan Humphrey/Serena Van Der Woodsen
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo | Contesto: Quinta stagione
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Capitolo III

Una volta destatosi, il vento smise di scompigliare il riccio ciuffo che ricadeva sul viso di Dan, comodamente sprofondato nella nuova poltrona del suo studio – nonché ex stanza di Jenny – con le mani rivolte verso il basso, sfiorando le fredde assi di legno del pavimento. Non dormiva, piuttosto sembrava avere lo sguardo perso, rivolto verso il soffitto. D’un tratto però si destò, aprì un cassetto ed estrasse la sua unica e personale fiaschetta piena di scotch.  Ne bevve una parte, deglutendo tre volte, poi la richiuse e con essa anche gli occhi, aspirando la brezza che per un attimo sembrò primaverile, piuttosto che autunnale.
Aveva appena scelto quale delle camice indossare per l’appuntamento, quando qualcuno bussò alla sua porta. A fargli visita fu Blair - avvolta in un corto abito scuro e perlaceo - che non esitò ad oltrepassare Dan, rimastole di fronte in modo distratto e al tempo stesso distaccato.
«Non ti aspettavo» esordì Dan.
«Non esserne sorpreso, ben poche volte ti ho dato preavviso di una mia visita imminente» aveva ribattuto lei. «Andrò dritta al punto: dove nascondi le tue riserve di whisky e super alcolici?»
«Le mie che?» domandò Dan, tentando alla bell’e meglio di mascherare la propria sorpresa. Blair lo sa?
«Fingi pure di non capire. Chuck è stato qui con te, ieri pomeriggio. Mi ha riferito tutto.»
Dan fece qualche passo verso di lei, ora con un impercettibile senso di preoccupazione. «Tutto cosa?»
«Tutto ciò che avrei dovuto sapere direttamente da te. E’ evidente che non stai bene, e questo da quando ci siamo lasciati.» Blair sospirò, guardandolo dritto negli occhi e provando così a leggere il suo animo, come aveva fatto tante e tante volte in passato. Eppure l’inespressività dello sguardo di Dan e la totale assenza di un appiglio emotivo al quale aggrapparsi non lasciavano scampo ad interpretazioni.
«Beh, come hai appena detto, ‘ci siamo lasciati’, il che basta a non rendere questo un tuo problema.» Aveva provato ad essere il più distaccato possibile, in quella circostanza, per poi proseguire: «e comunque non troverai ciò che stai cercando.»
Così Blair smise di rispondere e di fissarlo e cominciò a frugare nei mobili, sugli scaffali e nei posti più improbabili del salotto, non credendo ad una sola parola di Dan. Ma si sbagliava, così, quando smise di cercare, rivolse ancora uno sguardo al ragazzo, provando un’ultima volta a leggergli dentro. Lui sollevò appena gli angoli della bocca e allargò le braccia, quasi in segno di vittoria.
«Ma sicuro, quale vero scrittore dalla mondanità lacerata dagli eventi non nasconderebbe le proprie riserve di alcol nei cassetti della propria scrivania?» fece retoricamente Blair, dirigendosi allo stesso tempo verso lo studio nel fondo del loft. Inutilmente Dan provò a raggiungerla, accorgendosi con ritardo che ancora barcollava per la spossatezza; inciampò così sul tavolino basso e carambolò per terra, mugugnando per la botta appena subita. Blair gli si avvicinò sventolando la fiaschetta di metallo fra le proprie mani, quindi lo aiutò a sistemarsi goffamente sul divano.
«Di gran classe, devo dire» lo canzonò poi lei. «Farò sparire questa roba, dopodiché mi toccherà badare a te, a meno che tu non decida di mostrare a Serena il tuo lato peggiore. E comunque… anche se fosse, non te lo permetterei mai.»
«Come sai…?» domandò Dan con voce strozzata dai gemiti.
«Gossip Girl, ci sono foto di voi mentre ripulite Ralph Lauren. Poi ho avuto una conversazione con Serena, le ho proposto di passare una serata al femminile in assenza di Chuck, ma faticava a trovare una scusa che potesse coprire il vostro appuntamento. E’ ovvio che temeva una qualche mia particolare reazione» concluse Blair. «Si tratta di un vero appuntamento, non è così?»
«Si, più o meno. Cioè io le ho detto che il nostro sarebbe stato un vero appuntamento» Dan si toccò le tempie, provando così a riorganizzare i pensieri. «Credo che… parleremo un bel po’, magari accompagnati da del buon vino francese» aveva detto, fissandola e sperando che la compagna tralasciasse commenti negativi in merito alla sua ultima proposta.
 «Vino francese?»
«Come non detto» confabulò lui, abbassando il capo.
Blair lo ignorò. «Porti Serena da Jean Georges?»
«Che tono sorpreso, non dovrei?»
«Non ho detto questo. Ma non sarà un tantino… esagerato?» domandò Blair con voce acuta e inarcando le sopracciglia.
Dan si prese un attimo per elaborare una risposta. In effetti non è che io abbia ripreso a frequentare Serena da chissà quanto tempo, rifletté. D’altra parte però, conosco Serena da una vita. Attese un momento e fece apparire stavolta sul proprio volto l'espressione di sorpresa che assume chi ha appena riportato alla mente delle immagini preziose del proprio subconscio. Così proseguì: «Non sarà perché ci ho portato te l’ultima volta, prima che ci lasciassimo?»
Blair sollevò il petto per immagazzinare quanta più aria possibile, senza accorgersi che la scollatura del vestito dava così maggiore visibilità ai seni dalle forme dolci. «No, nient’affatto. Pensa, avevo persino trascurato quel particolare.»
«Quasi ti credo» ribatté lui con noncuranza. «Ma non è vero che andremo da Jean Georges, volevo solo vedere il modo in cui tu avresti reagito.»
I due si scambiarono un rapido sguardo, poi Dan fece per sollevarsi, ma lei lo bloccò per un polso. «Quindi cosa hai in mente?»
«Niente di eccessivo, vedrò di non distrarre Gossip Girl dalla sua occupazione attuale: ‘i pro e contro di divenire un Bass’.»
Blair sollevò le sopracciglia in un cipiglio decisamente spontaneo. «Cioè pensi che un ‘ritorno di fiamma’ fra Dan e Serena possa oscurarmi la scena? Non che l’influenza di Gossip Girl conti qualcosa per me-»
«-oh no, non lo penso, sono assolutamente certo che lo farà». Non c’era traccia alcuna di forzatura in quelle risposte, che Dan le rivolgeva abitualmente da tempo a quella parte, nessun cenno di cedimento che potesse in qualche modo indurre Blair a contrattaccare in maniera decisa e credibile. Dan si sentiva stranamente al suo posto, il suo atteggiamento del tutto naturale, le decisioni prese con il massimo della spontaneità, eppure non era interessato a conoscere il perché di tale cambiamento - nonostante se ne fosse già fatto un’idea. Unico oggetto del suo interesse restava la seccatura del dover revisionare il suo secondo manoscritto prossimo alla pubblicazione, Monarch of Manhattan, se a questa non si andavano ad aggiungere, ovviamente, la recente propensione nel buttar giù quanto più alcol possibile e, infine, il vivo desiderio – nonché peso sulla coscienza – nel rimediare al modo in cui aveva trattato e trascurato Serena.
Quella sera, Blair era venuta lì per aiutarlo. Tuttavia la persona che le stava di fronte aveva maturato una concezione di se e di chi gli stava attorno del tutto differente dal passato. Lo smisurato intelletto di Blair, il fascino, la lingua velenosa e persino gli occhi da cerbiatto, che poco tempo prima avevano dimostrato una influenza assoluta nei confronti dello stesso Dan, non erano stati abbastanza, armi non all’altezza della situazione.
Quando Dan si sollevò dal divano, ancora una volta lei gli bloccò il polso, costringendolo a rivolgere l’attenzione sul suo viso rosato pienamente in contrasto con i boccoli scuri che le ricadevano sulle spalle, il labbro superiore rivolto verso l’esterno, in una espressione che chiedeva più di tutto condiscendenza.
«Credo di potermela cavare anche da solo a questo punto. Ora, se non ti dispiace, ti pregherei di tornartene alle Woldorf Designs, o da Chuck, o dovunque tu stessi facendo qualcosa prima di passare da Brooklyn. Ho un appuntamento che mi aspetta.» Dan si era intanto liberato dalla presa, dirigendosi ad aprirle la porta e mostrandole l’uscita con un gesto seccato. Quindi Blair accolse le sue richieste, rivolgendole per un’ultima volta l’attenzione. «Dan», aveva detto.
«Blair, non mi devi alcuna spiegazione. Te l’ho detto, non c’è nulla da perdonare.»
«Lo spero.»
Lo spero. Si, ‘lo spero’ fu tutto quello che riuscì a dirgli prima di lasciare lui e quel posto. Non che Dan si aspettasse o richiedesse qualcosa di diverso, ma immaginare una risposta era parecchio differente dal sentirsela rivolgere direttamente nella vita reale.
 

*

 
Più di un’ora dopo, Dan aveva raggiunto l’attico dei Van der Woodsen, preso con se Serena, e in sua compagnia aveva trascorso esattamente la serata che aveva precedentemente pianificato. Allontanandola dagli sfarzi dell’East Side, Dan aveva portato Serena nel centro esatto di Williamsburg, memore di aver fatto centro, in passato, presentando alla stessa ragazza dai capelli dorati quei posti underground, radical chic, e spumeggianti dei tanti, troppi, negozi di nicchia. Oltretutto, Dan sapeva che in quel modo aveva maggiori possibilità di evitare spiacevoli contatti con ogni genere di paparazzi, da troppo tempo desiderosi di cogliere e immortalare la raggiante Serena Van der Woodsen in atti di svenevolezze e romanticherie. Entrambi parlarono di quanto si erano persi l’uno dell’altra, dell’intenzione di Serena di porre il blog di sua invenzione, S by S, maggiormente sotto i riflettori, così da oscurare ancor più il tentativo di rivalsa della segreta blogger Gossip Girl, e della volontà di Dan di cominciare ad elaborare idee su un nuovo libro, che almeno stavolta non avesse nulla a che fare con lo – da lui definito - stramaledettissimo mondo patinato dell’Upper East Side e di Manhattan intera. Tutto quanto volto ad evitare qualsiasi riflessione che potesse, in qualche modo, indurre al discorso ‘rottura-con-Blair’, o più semplicemente a Blair stessa. Serena non immaginava che, oltre al fatto di non voler riportare alla luce spiacevoli ricordi, Dan evitasse tale mossa anche e soprattutto per volontà di porre la propria attenzione solo ed esclusivamente su di lei. Certo Serena non aveva alcun motivo per cui dover toccare tale ‘punto scoperto’, d’altra parte sapeva anche di poter offrire a Dan un sostegno sicuro, probabilmente la cosa di cui aveva maggior bisogno in quel momento. Per questo, quando lei soltanto provò a fare un passo avanti in quella direzione, Dan la distrasse con un sorriso sincero, desideroso di provarle quanto l’apprezzabile e davvero rilevante preoccupazione nei propri confronti non fosse necessaria. Quindi, scompigliandosi il ciuffo brizzolato che gli ricadeva lateralmente sulla fronte, egli prese Serena dolcemente per un fianco e l’avviò con sé a munirsi del miglior cibo d’asporto che New York avesse mai conosciuto: vaschetta di Buffalo’s Wings per l’uno, e i pastellati e fritti Onion Rings per l’altra.
«Scelta coraggiosa. Azzardata, ma coraggiosa» le si rivolse Dan, continuando a squadrare con perplessità - e al tempo stesso sorpresa – il modo in cui gli anellini gialli e croccanti continuavano rapidamente a diminuire nella vaschetta posta tra le mani della ragazza, la quale, rivolgendogli lo sguardo a sua volta, prese a ridere sollevando il capo verso l’oscuro cielo privo di stelle, con i capelli dorati che irraggiavano in ogni direzione gli sprazzi di luce dei lampioni vicini. Serena indossava un corto vestito bianco con righe orizzontali, le quali erano nere a partire dai sensuali e prosperosi seni, mentre, andando dal bacino in giù, mutavano nello spessore e nel colore, divenendo rosse; di conseguenza le gambe erano per gran parte scoperte, ancor più sbilanciate e poste in bella mostra dalle lucenti, e anch’esse rosse, Louboutin tacco 14. Il tutto poteva essere ritenuto eccessivo e singolare, considerando anche il notevole freddo che continuava ad investire quell’autunno, se Dan non fosse stato abituato dalla stessa a ben altro di ancor più sorprendente.
Serena era tutt’una esplosione di vitalità e manifesta bellezza, chiunque ammirandola ne sarebbe uscito folgorato, e questo Dan lo sapeva, pertanto se la godè a pieno in ogni suo gesto e in ogni sua parte, soprattutto quando prese a leccarsi le dita ‘condite’ di quella appetitosa frittura che le era inizialmente sfuggita.
Poco più tardi, richiedendo il servizio – che entrambi consideravano più agevole – di un taxi, i due decisero di riavviarsi nel cuore di Manhattan, vagliando per buona parte i numerosi sentieri del ‘polmone verde’ fra giocolieri, famigliole spesso festanti, coppiette di anziani e corridori serali.
Superato il teatro di marionette, lo Swedish Cottage, Serena aveva notato la non troppo lontana presenza di due paparazzi; quindi prese definitivamente l’iniziativa e guidò Dan verso vie meno conosciute e frequentate, dove anche il sentiero si faceva meno definito, invaso sempre più dal prato e dal fogliame circostante.
«Spero saprai perdonarmi per la pessima scelta di quella birra» disse Dan, che cercava di mantenere il passo di Serena – che, con quei tacchi, era agile persino su un terreno non del tutto spianato -, mentre con la coda dell’occhio cercava di stabilire se i loro inseguitori fossero stati definitivamente distanziati.
«Beh, forse non sarà stata quella giusta, ma ci ha permesso di digerire meglio le ali di pollo e gli anellini di cipolla» gli rispose Serena, scrutando l’oscurità con quegli occhi cerulei e glaucopidi, ed un sorriso che quella sera non l’aveva ancora abbandonata.
«Già, anche se quello è merito più che altro di questa lunga camminata, che, perdonami, ma a questo punto non sarà diventata un tantino estenuante?» chiese lui con un lieve sospiro di affanno. «Non dovremmo essere già abbastanza distanti da loro?»
«Può darsi, ma per esserne sicuri, camminiamo ancora un po’.»
Superati due folti cespugli delle dimensioni pressoché pari a quelle dei due ragazzi, Serena, con Dan al proprio seguito, sbucò inaspettatamente sul vertice di una piccola collina, il cui fondo era baciato dalle acque di una rientranza del Lago, splendidamente isolata dal mondo esterno. Nell’istante in cui Serena si accorse di non poter più compiere anche un solo passo in avanti, Dan le sopraggiunse distrattamente alle spalle e la spinse involontariamente in avanti, non avendo visto e percepito che la stessa cercava di voltarsi dall’altra parte in un fazzoletto, stavolta non sufficientemente rapida. Così Serena ricadde in avanti e, afferrando il braccio di Dan nel disperato tentativo di reggersi, finì per portarlo con se nella caduta. I due rotolarono due, tre, quattro volte verso il basso, l’uno avvinghiato all’altra. Quando il loro moto cessò, Dan giaceva disteso con le spalle a terra, mentre su di lui stava Serena, distesa anch’essa, ma contro il suo petto e il viso a pochi centimetri da quello di Dan. Serena ne percepiva il fiato, sorprendentemente caldo, e per lui era lo stesso, mentre veniva carezzato in volto dai suoi splendidi capelli biondi; lei cominciò a ridere, resasi cosciente di quanto l’episodio appena accaduto fosse stato divertente. Si, è stato divertente, pensò Dan in quell’istante, accompagnando allo stesso modo la risata di Serena. Che splendido sorriso. Che razza di sorriso dannatamente propedeutico. Nessuno dei due disse una sola parola, fu solo nel momento in cui scomparve la gioia dal volto di Serena e la stessa prese a mordersi il labbro inferiore - gesto che chiunque altro come Dan avrebbe definito sensuale – che lui capì che la sua presa sui fianchi dalle formi dolcissime di Serena si faceva sempre più solida. Doveva essersene accorta anche lei, le cui mani poste contro il petto del ragazzo gli trasmisero il brivido che in quel momento la percorse interamente. Dan non si mosse di lì, non fece per sollevarla, così come Serena non si discostò e, al contrario, avvicinò ancor più il suo volto a quello di lui, lentamente, fin quando la distanza fra le loro labbra divenne impercettibile. Allora Dan sollevò appena il capo. Annullo le distanze, ora.
Un lampo di luce li colse nel momento in cui arrivarono a sfiorarsi, Serena voltò lestamente il capo alla sua destra, mentre Dan ne guardava confusamente il profilo.
«Dannato flash!» Aveva esclamato un tizio sbucato da un cespuglio, che Dan riconobbe come uno dei due paparazzi da cui stavano fuggendo. «Serena, Serena Van der Woodsen, potresti tornare a farlo, per favore?»
«Cosa?» domandò Serena con tono incredulo, mentre si sollevava da terra, o meglio, da Dan.
«Oh ma che importanza ha, questo basta da sé a far scalpore. Ho anticipato persino Gossip Girl, che non può godere di questa succulenta anteprima! Saluti!» dichiarò con enfasi quel paparazzo prima di allontanarsi a grandi balzi dalla scena.
Serena scosse il capo, il silenzio che ne seguì fu accompagnato dal sibilo impercettibile del vento.
«Sarà un bel problema, fra non molto. Non credi?» chiese allora Dan, sedendosi sul prato lievemente bagnato dalla brina.
«Già, ma non possiamo farci nulla» rispose Serena scuotendo il capo. «Mi riporteresti a casa adesso, Dan?»
 

*

 
Era incredibile come, in un attimo, tutto fosse cambiato. Entrambi evitarono di parlare di quanto era successo pochi attimi prima, mentre erano distesi l’uno sull’altra con le rive del Lago a due piedi di distanza. Eppure quello era il loro pensiero fisso ed entrambi se ne accorsero quando presero a discutere distrattamente della rogna che li attendeva: entrambi, cioè, non potevano più contare sulla volontà reciproca del preservare ancora per se stessi quel ‘rapporto’, almeno fino al momento opportuno; ma, più di ogni altra cosa, quell’episodio avrebbe avuto un brusco effetto sulle carriere di entrambi.
Quella sera Dan accompagnò Serena a casa da Blair, fermandosi ai piedi del palazzo. Serena rimase con lui ancora per qualche istante, e quando gli disse che la serata le era piaciuta davvero, nonostante lo sfortunato episodio, la risposta di Dan l’aveva colta con incantevole sorpresa. «A me è piaciuto stare con te, in particolare.» Niente di speciale o singolare, in fondo, eppure l’effetto di quelle parole su di lei fu assoluto.
«Serena?» Dan dovette richiamarla all’attenzione quando, per qualche secondo, gli parve non avere più l’attenzione della ragazza, che fissava un punto indefinito delle sue labbra. «Dovresti andare, ora.»
«Si, dovresti andare anche tu» gli rispose Serena portando lo sguardo verso il basso.
Dan sentiva di dover dire qualcosa, voleva dire qualcosa, ma non sapeva se quello fosse esattamente il momento opportuno. E quando mai è il momento opportuno? «Serena, non dovremmo temere più nulla a questo punto,» cominciò Dan, «e almeno per quanto mi riguarda, non voglio commettere errori. E tu?»
«La penso allo stesso modo, e poi… non è per questo che avevamo stabilito di vederci. Pur trattandosi di un appuntamento» proseguì Serena, che parve confondere se stessa e Dan con quelle parole. «Non importa, buonanotte Dan» concluse rapidamente, scuotendo confusamente il capo.
Prima di allontanarsi, Dan si avvicinò a lei e dolcemente le baciò la guancia. Entrambi sorrisero. «Buonanotte, Serena.»




Con questo terzo capitolo potremmo dire che si arriva al punto in cui il lettore, riassumendo nella propria testa quelli che sono gli elementi chiave della storia, può cominciare a stabilire se la stessa storia fa schifo o meno. Senza mezzi termini. Oltre al fandom non proprio simpatico, o almeno poco amato negli ultimi anni, spero di poter venire a conoscenza di un vostro parere, di un vostro giudizio, perchè non potrebbe far altro che aiutarmi a migliorare. Comunque sia, in questa mia 'dimensione', Blair ha cominciato a lavorare per le Waldorf Designs, considerato che, almeno quest'aspetto della serie, per ora non mi ha lasciato l'amaro in bocca (e poi me la immaginavo alla grande Blair in quel ruolo). Nota: Serena scrive ancora il suo blog per lo Spectator, S By S, che io trovavo come la perfetta scelta antitetica a Gossip Girl! Le buffalo's wings e gli onion rings sono rispettivamente le ali di pollo e gli anellini di cipolla, cibi non proprio salutari, ma non per questo meno desiderati da una come Serena!
Detto ciò, vi saluto, spero possiate apprezzare la lettura. Alla prossima! ;)
 

  
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